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Seduzioni e miserie del potere
Comunicato stampa
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Il Comune di Vicenza inaugura venerdì 28 gennaio alle ore 18, presso la bellissima Basilica Palladiana la grande mostra Seduzioni e miserie del potere. visto da sinistra - visto da destra. Galantara, Scalarini, Sironi, Guareschi, Altan, curata dalla Fondazione Antonio Mazzotta di Milano.
Con il contributo di Veneto Banca e Trenitalia
Con il patrocinio di Provincia di Vicenza e Regione Veneto.
La rassegna è già stata presentata a Milano e a Bagnacavallo nel 2003 riscuotendo grande successo di pubblico e incontrando grande entusiamo presso la critica nazionale e internazionale. Gabriele Mazzotta, curatore della mostra e del catalogo, ha inoltre vinto il premio “Pino Zac” per la “Satira politica 2003” di Forte dei Marmi.
La mostra presenta le opere di cinque tra i massimi esponenti italiani del disegno satirico e della caricatura, compiendo un impressionante excursus nella storia sociale, politica e del costume del nostro paese dal 1890 ai giorni nostri. Sono esposti oltre 450 disegni e acquarelli di Galantara, Scalarini, Sironi, Guareschi e Altan.
A corredo della mostra la casa editrice Mazzotta pubblica un catalogo che, oltre a riprodurre tutte le opere in mostra, contiene testi di Mimmo Franzinelli (Galantara. L’asino anticlericale), Giorgio Seveso (Scalarini e la passione del socialismo), Claudia Gian Ferrari (Mario Sironi: l’illustrazione e la satira politica), Paola Pallottino (Giovannino: il catalogo è questo. Piccolo atlante delle metafore iconografiche di Guareschi), Ferruccio Giromini (Altan ovvero un franco e leale sgomento).
Dopo la satira risorgimentale dell’800, il cui livello è decisamente inferiore rispetto al Daumier dello “Charivari” e agli altri modelli europei, con Galantara e Scalarini – che aprono cronologicamente la rassegna – nasce finalmente la caricatura politica italiana, originale e temibile, che si afferma anche presso il grande pubblico (si pensi che “L’Asino” arrivò alla tiratura di 60.000 copie) e che viene apprezzata anche all’estero.
Si parte quindi dagli anni dell’unificazione d’Italia per arrivare ai tempi moderni, attraverso la monarchia, le guerre, il ventennio fascista, il referendum per la Repubblica, la ricostruzione, il passaggio dal mondo rurale all’industrializzazione, le lotte sociali e le grandi svolte politiche quali i referendum, le elezioni, ecc., fino ai giorni nostri, con la satira sul partito-azienda e il crollo della sinistra.
Comune a tutti gli autori presentati è la potente e caustica vena satirica, dissacratoria nei confronti delle istituzioni governative, che sia monarchia o stato repubblicano, invariabilmente anticlericale, contro le disuguaglianze sociali e le ingiustizie inflitte al popolo. La posizione politica da cui partono questi disegnatori non è sempre la stessa, perché alcuni sono socialisti o, in breve, di sinistra, altri sono contro i partiti di sinistra come Guareschi, o allineati a posizioni governative fasciste, come Sironi. Tutto ciò non incide tuttavia sull’integrità morale del loro sguardo che stigmatizza le ipocrisie del potere costituito per prendere le difese dei deboli, rendendo scomodi e invisi gli artisti, spesso fino al carcere o alla deportazione (vedi Guareschi e Scalarini).
Con il loro segno graffiante questi autori hanno indicato agli italiani i loro difetti, parlando alla loro mente e al loro cuore; hanno cercato di far comprendere la storia, mettendo all’indice le ingiustizie o disvelando le tragedie che hanno costellato la crescita della nostra nazione.
Gli artisti:
Gabriele Galantara (Montelupone-Macerata, 1865 – Roma, 1937)
Tra i maggiori ideatori delle immagini del movimento socialista italiano, è un maestro, riconosciuto anche all’estero, del disegno politico a cavallo tra il XIX e il XX secolo. I suoi disegni furono pubblicati sull’ “Asino” e sull’ “Avanti!” e all’estero su periodici illustrati tedeschi e sul francese “L’Assiette au beurre”.
Insieme all’amico Podrecca, Galantara – che spesso si firma Ratalanga – pubblica a partire dal 1888 fogli universitari sui quali compaiono le sue prime vignette. La sua satira, inizialmente misurata e goliardica, influenzata dalla tradizione comica bolognese, con accenti anarchici e antimonarchici, si dirige gradualmente verso un forte impegno politico che gli costerà l’espulsione dall’università, a causa di alcune caricature contro Giosuè Carducci.
Il successo giunge a Galantara dalla sua attività di giornalista politico e disegnatore satirico a Roma con il “Torneo” e soprattutto con “L’Asino” (1892), al quale rimarrà legato fino al 1922, con l’avvento del fascismo. La sua carica polemica, sanguigna e soprattutto anticlericale è legata alle lotte sociali di inizio secolo ed è indirizzata alle masse contadine e ai diseredati, affinché si affranchino dalla soggezione economica.
Le 87 opere esposte (realizzate a matita, china e acquarello su carta o cartoncino), tutte tratte dalla sua produzione per “L’Asino”, provengono dalla Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, che le ha prestate alla Fondazione Antonio Mazzotta con il compito di custodirle e farle conoscere.
Giuseppe Scalarini (Mantova, 1873 – Milano, 1948)
Il talento per il disegno e le sue idee socialiste e anticlericali (aveva assorbito i fermenti patriottici del padre, fervente combattente nelle campagne risorgimentali) portarono Scalarini a fare della caricatura una sorta di strumento di divulgazione popolare, dando all’immagine un forte potere persuasivo ed esplicativo.
Nel 1896 fonda a Mantova il “Merlin Cocai”, a cui segue “La Terra”, primo giornale socialista della città, le cui vignette antigovernative gli fruttano una condanna. Ripara in Austria e poi a Berlino, dove collabora al “Lustige Blätter” e al “Fliegenden Blätter”. Nel 1911, tornato in Italia, entra a far parte della redazione dell’“Avanti!”, organo del Partito socialista italiano, cui collabora fino al 1926 pubblicando circa 4.000 disegni. Il nome di Scalarini rimane inseparabile dal giornale, per il quale realizza ogni giorno una vignetta caratterizzata da un disegno per così dire “ideologico”: spoglio, secco, geometrico e volto a cogliere il punto di evidente contraddizione del sistema, della politica e della morale borghese.
Le sue vignette gli procurano altri processi: nel 1911 per la rievocazione di Adua; nel 1914 per aver denunciato la violenza della polizia durante una rivolta popolare a Rocca Gorga; nel 1916 per antimilitarismo; e poi ancora nel 1918, 1919 e 1920. Tra il 1923 e il 1926 subisce tre aggressioni a cui segue il confino a Lampedusa e poi a Ustica (tra il dicembre 1926 e il novembre 1928); nel 1929 viene diffidato dal firmare lavori di qualsiasi genere.
Scalarini si dedica allora al disegno per bambini e pubblica un libro con Vallardi nel 1933. Nuovamente arrestato e inviato in campo di concentramento in Abruzzo nel 1940, viene poi rimesso in libertà sotto sorveglianza speciale.
In mostra sono esposte 99 vignette realizzate a inchiostro di china tra il 1911 al 1947, quasi tutte pubblicate su l’“Avanti!”.
Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961)
Noto come pittore e illustratore, lo è forse meno come disegnatore satirico e politico. Appena ventenne, nel 1905, realizza tre copertine per l’“Avanti della Domenica” e poi, dal 1912, collabora con “Noi e il Mondo”, “La Tribuna Illustrata” e altre riviste. La collaborazione al “Popolo d’Italia” inizia nel 1921, su incarico di Mussolini stesso, allora direttore del giornale, e termina nel 1943, quando con la fine della guerra la testata chiude. Per quasi tutto questo periodo la produzione di Sironi è instancabile: ogni giorno egli è tenuto a creare diverse vignette tra le quali il direttore si riserva di scegliere quella da pubblicare.
La grande capacità pittorica dell’artista si esprime anche con questo mezzo: pur in un formato assai ridotto Sironi sa tracciare segni di grande efficacia e incisività. La critica si accorge dei suoi disegni e li loda fin dal 1915, quando ancora la sua pittura è poco nota.
Profondamente convinto dell’ideologia fascista, Sironi mantiene comunque una posizione solitaria nella visione dei singoli accadimenti storici che si trova a commentare con le sue vignette e questo lo isola progressivamente dal Partito fascista costringendolo a ridurre notevolmente i suoi rapporti con il giornale all’inizio degli anni Trenta. Fra il 1931 e il 1935, infatti, Sironi lavora solo per la “Rivista Illustrata”, il ben più innocuo periodico del “Popolo d’Italia”, sulla quale tiene anche una rubrica. Una seconda importante fase di Sironi come illustratore politico si ha a partire dal 1936, quando viene richiamato al giornale, fino al 1942.
In mostra è esposta una selezione di 80 disegni (carboncino, china o biacca su carta) realizzati per “Il Popolo d’Italia”, provenienti da un unico fondo portato alla luce e conservato da Claudia Gian Ferrari.
Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca-Parma, 1908 – Cervia, 1968)
Scrittore italiano tra i più conosciuti e tradotti all’estero, giornalista, autore satirico e sceneggiatore (basti ricordare la saga dedicata ai personaggi di Don Camillo e Peppone), Guareschi costituisce un pezzo della storia del costume italiano. Fierissimo conservatore, sostenitore dei monarchici prima delle elezioni per la Repubblica, è avverso alla sinistra e al Fronte popolare, pur provenendo da una famiglia di estrazione comunista. Critico nei confronti dei personaggi politici di qualsiasi bandiera, viene condannato e messo in prigione nel 1951 per offesa al presidente della Repubblica Einaudi e nel 1954 per diffamazione nei confronti di De Gasperi.
Le sue vignette e i suoi articoli appaiono su numerose riviste, tra cui “Candido”, da lui fondata con Giovanni Mosca nel 1945 e diretta fino alla chiusura nel 1961.
La mostra presenta una selezione di 95 opere (per lo più a china, grafite e biacca su carta), realizzate per questo settimanale, provenienti dal fondo della Regione Lombardia custodito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
Guareschi è stato lo scrittore italiano forse più letto e amato dal pubblico, ma anche il più contrastato dal potere politico e culturale. Infatti alla sua morte gli verranno tributati pochissimi riconoscimenti, rispetto alla reazione della critica estera. Le sue opere sono tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più note fino all’islandese, al vietnamita, all’arabo ecc.
Francesco Tullio Altan (Treviso, 1942)
Abbandonati gli studi di architettura, i suoi esordi sono nel cinema e nella televisione, dove realizza scenografie e sceneggiature. Le prime vignette risalgono alla fine degli anni Sessanta su “Playmen”. Dal 1974 inizia una vera e propria collaborazione come cartoonist con diversi giornali italiani. Famosissimo autore di satira politica, le sue vignette sono pubblicate su importanti periodici quali “Linus”, “Panorama”, “Tango”, “Cuore”, “Smemoranda”, e in maniera esclusiva da diversi anni su “L’Espresso” e il quotidiano “La Repubblica”.
I personaggi che Altan ha creato fanno ormai parte dell’immaginario collettivo italiano: dal metalmeccanico Cipputi agli uomini strabordanti grasso la cui voracità non ha freni, ai conturbanti ritratti di donna, immobili nella contemplazione passiva e compiaciuta di una realtà contraddittoria.
Il lavoro di Altan - di cui la mostra presenta 94 vignette e illustrazioni realizzate con inchiostro di china e pennarello, dal 1980 ai nostri giorni - viene assimilato a quello dell’antropologo per lo studio comportamentale dei suoi personaggi, definiti nella loro caratterizzazione tipica e nel loro linguaggio, fatto di battute fulminanti che portano a un’immediata percezione di una realtà sociale distorta.
Grande fortuna hanno avuto, anche all’estero, le storie da lui create per i bambini, come le avventure a fumetti della cagnolina Pimpa.
Con il contributo di Veneto Banca e Trenitalia
Con il patrocinio di Provincia di Vicenza e Regione Veneto.
La rassegna è già stata presentata a Milano e a Bagnacavallo nel 2003 riscuotendo grande successo di pubblico e incontrando grande entusiamo presso la critica nazionale e internazionale. Gabriele Mazzotta, curatore della mostra e del catalogo, ha inoltre vinto il premio “Pino Zac” per la “Satira politica 2003” di Forte dei Marmi.
La mostra presenta le opere di cinque tra i massimi esponenti italiani del disegno satirico e della caricatura, compiendo un impressionante excursus nella storia sociale, politica e del costume del nostro paese dal 1890 ai giorni nostri. Sono esposti oltre 450 disegni e acquarelli di Galantara, Scalarini, Sironi, Guareschi e Altan.
A corredo della mostra la casa editrice Mazzotta pubblica un catalogo che, oltre a riprodurre tutte le opere in mostra, contiene testi di Mimmo Franzinelli (Galantara. L’asino anticlericale), Giorgio Seveso (Scalarini e la passione del socialismo), Claudia Gian Ferrari (Mario Sironi: l’illustrazione e la satira politica), Paola Pallottino (Giovannino: il catalogo è questo. Piccolo atlante delle metafore iconografiche di Guareschi), Ferruccio Giromini (Altan ovvero un franco e leale sgomento).
Dopo la satira risorgimentale dell’800, il cui livello è decisamente inferiore rispetto al Daumier dello “Charivari” e agli altri modelli europei, con Galantara e Scalarini – che aprono cronologicamente la rassegna – nasce finalmente la caricatura politica italiana, originale e temibile, che si afferma anche presso il grande pubblico (si pensi che “L’Asino” arrivò alla tiratura di 60.000 copie) e che viene apprezzata anche all’estero.
Si parte quindi dagli anni dell’unificazione d’Italia per arrivare ai tempi moderni, attraverso la monarchia, le guerre, il ventennio fascista, il referendum per la Repubblica, la ricostruzione, il passaggio dal mondo rurale all’industrializzazione, le lotte sociali e le grandi svolte politiche quali i referendum, le elezioni, ecc., fino ai giorni nostri, con la satira sul partito-azienda e il crollo della sinistra.
Comune a tutti gli autori presentati è la potente e caustica vena satirica, dissacratoria nei confronti delle istituzioni governative, che sia monarchia o stato repubblicano, invariabilmente anticlericale, contro le disuguaglianze sociali e le ingiustizie inflitte al popolo. La posizione politica da cui partono questi disegnatori non è sempre la stessa, perché alcuni sono socialisti o, in breve, di sinistra, altri sono contro i partiti di sinistra come Guareschi, o allineati a posizioni governative fasciste, come Sironi. Tutto ciò non incide tuttavia sull’integrità morale del loro sguardo che stigmatizza le ipocrisie del potere costituito per prendere le difese dei deboli, rendendo scomodi e invisi gli artisti, spesso fino al carcere o alla deportazione (vedi Guareschi e Scalarini).
Con il loro segno graffiante questi autori hanno indicato agli italiani i loro difetti, parlando alla loro mente e al loro cuore; hanno cercato di far comprendere la storia, mettendo all’indice le ingiustizie o disvelando le tragedie che hanno costellato la crescita della nostra nazione.
Gli artisti:
Gabriele Galantara (Montelupone-Macerata, 1865 – Roma, 1937)
Tra i maggiori ideatori delle immagini del movimento socialista italiano, è un maestro, riconosciuto anche all’estero, del disegno politico a cavallo tra il XIX e il XX secolo. I suoi disegni furono pubblicati sull’ “Asino” e sull’ “Avanti!” e all’estero su periodici illustrati tedeschi e sul francese “L’Assiette au beurre”.
Insieme all’amico Podrecca, Galantara – che spesso si firma Ratalanga – pubblica a partire dal 1888 fogli universitari sui quali compaiono le sue prime vignette. La sua satira, inizialmente misurata e goliardica, influenzata dalla tradizione comica bolognese, con accenti anarchici e antimonarchici, si dirige gradualmente verso un forte impegno politico che gli costerà l’espulsione dall’università, a causa di alcune caricature contro Giosuè Carducci.
Il successo giunge a Galantara dalla sua attività di giornalista politico e disegnatore satirico a Roma con il “Torneo” e soprattutto con “L’Asino” (1892), al quale rimarrà legato fino al 1922, con l’avvento del fascismo. La sua carica polemica, sanguigna e soprattutto anticlericale è legata alle lotte sociali di inizio secolo ed è indirizzata alle masse contadine e ai diseredati, affinché si affranchino dalla soggezione economica.
Le 87 opere esposte (realizzate a matita, china e acquarello su carta o cartoncino), tutte tratte dalla sua produzione per “L’Asino”, provengono dalla Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, che le ha prestate alla Fondazione Antonio Mazzotta con il compito di custodirle e farle conoscere.
Giuseppe Scalarini (Mantova, 1873 – Milano, 1948)
Il talento per il disegno e le sue idee socialiste e anticlericali (aveva assorbito i fermenti patriottici del padre, fervente combattente nelle campagne risorgimentali) portarono Scalarini a fare della caricatura una sorta di strumento di divulgazione popolare, dando all’immagine un forte potere persuasivo ed esplicativo.
Nel 1896 fonda a Mantova il “Merlin Cocai”, a cui segue “La Terra”, primo giornale socialista della città, le cui vignette antigovernative gli fruttano una condanna. Ripara in Austria e poi a Berlino, dove collabora al “Lustige Blätter” e al “Fliegenden Blätter”. Nel 1911, tornato in Italia, entra a far parte della redazione dell’“Avanti!”, organo del Partito socialista italiano, cui collabora fino al 1926 pubblicando circa 4.000 disegni. Il nome di Scalarini rimane inseparabile dal giornale, per il quale realizza ogni giorno una vignetta caratterizzata da un disegno per così dire “ideologico”: spoglio, secco, geometrico e volto a cogliere il punto di evidente contraddizione del sistema, della politica e della morale borghese.
Le sue vignette gli procurano altri processi: nel 1911 per la rievocazione di Adua; nel 1914 per aver denunciato la violenza della polizia durante una rivolta popolare a Rocca Gorga; nel 1916 per antimilitarismo; e poi ancora nel 1918, 1919 e 1920. Tra il 1923 e il 1926 subisce tre aggressioni a cui segue il confino a Lampedusa e poi a Ustica (tra il dicembre 1926 e il novembre 1928); nel 1929 viene diffidato dal firmare lavori di qualsiasi genere.
Scalarini si dedica allora al disegno per bambini e pubblica un libro con Vallardi nel 1933. Nuovamente arrestato e inviato in campo di concentramento in Abruzzo nel 1940, viene poi rimesso in libertà sotto sorveglianza speciale.
In mostra sono esposte 99 vignette realizzate a inchiostro di china tra il 1911 al 1947, quasi tutte pubblicate su l’“Avanti!”.
Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961)
Noto come pittore e illustratore, lo è forse meno come disegnatore satirico e politico. Appena ventenne, nel 1905, realizza tre copertine per l’“Avanti della Domenica” e poi, dal 1912, collabora con “Noi e il Mondo”, “La Tribuna Illustrata” e altre riviste. La collaborazione al “Popolo d’Italia” inizia nel 1921, su incarico di Mussolini stesso, allora direttore del giornale, e termina nel 1943, quando con la fine della guerra la testata chiude. Per quasi tutto questo periodo la produzione di Sironi è instancabile: ogni giorno egli è tenuto a creare diverse vignette tra le quali il direttore si riserva di scegliere quella da pubblicare.
La grande capacità pittorica dell’artista si esprime anche con questo mezzo: pur in un formato assai ridotto Sironi sa tracciare segni di grande efficacia e incisività. La critica si accorge dei suoi disegni e li loda fin dal 1915, quando ancora la sua pittura è poco nota.
Profondamente convinto dell’ideologia fascista, Sironi mantiene comunque una posizione solitaria nella visione dei singoli accadimenti storici che si trova a commentare con le sue vignette e questo lo isola progressivamente dal Partito fascista costringendolo a ridurre notevolmente i suoi rapporti con il giornale all’inizio degli anni Trenta. Fra il 1931 e il 1935, infatti, Sironi lavora solo per la “Rivista Illustrata”, il ben più innocuo periodico del “Popolo d’Italia”, sulla quale tiene anche una rubrica. Una seconda importante fase di Sironi come illustratore politico si ha a partire dal 1936, quando viene richiamato al giornale, fino al 1942.
In mostra è esposta una selezione di 80 disegni (carboncino, china o biacca su carta) realizzati per “Il Popolo d’Italia”, provenienti da un unico fondo portato alla luce e conservato da Claudia Gian Ferrari.
Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca-Parma, 1908 – Cervia, 1968)
Scrittore italiano tra i più conosciuti e tradotti all’estero, giornalista, autore satirico e sceneggiatore (basti ricordare la saga dedicata ai personaggi di Don Camillo e Peppone), Guareschi costituisce un pezzo della storia del costume italiano. Fierissimo conservatore, sostenitore dei monarchici prima delle elezioni per la Repubblica, è avverso alla sinistra e al Fronte popolare, pur provenendo da una famiglia di estrazione comunista. Critico nei confronti dei personaggi politici di qualsiasi bandiera, viene condannato e messo in prigione nel 1951 per offesa al presidente della Repubblica Einaudi e nel 1954 per diffamazione nei confronti di De Gasperi.
Le sue vignette e i suoi articoli appaiono su numerose riviste, tra cui “Candido”, da lui fondata con Giovanni Mosca nel 1945 e diretta fino alla chiusura nel 1961.
La mostra presenta una selezione di 95 opere (per lo più a china, grafite e biacca su carta), realizzate per questo settimanale, provenienti dal fondo della Regione Lombardia custodito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
Guareschi è stato lo scrittore italiano forse più letto e amato dal pubblico, ma anche il più contrastato dal potere politico e culturale. Infatti alla sua morte gli verranno tributati pochissimi riconoscimenti, rispetto alla reazione della critica estera. Le sue opere sono tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più note fino all’islandese, al vietnamita, all’arabo ecc.
Francesco Tullio Altan (Treviso, 1942)
Abbandonati gli studi di architettura, i suoi esordi sono nel cinema e nella televisione, dove realizza scenografie e sceneggiature. Le prime vignette risalgono alla fine degli anni Sessanta su “Playmen”. Dal 1974 inizia una vera e propria collaborazione come cartoonist con diversi giornali italiani. Famosissimo autore di satira politica, le sue vignette sono pubblicate su importanti periodici quali “Linus”, “Panorama”, “Tango”, “Cuore”, “Smemoranda”, e in maniera esclusiva da diversi anni su “L’Espresso” e il quotidiano “La Repubblica”.
I personaggi che Altan ha creato fanno ormai parte dell’immaginario collettivo italiano: dal metalmeccanico Cipputi agli uomini strabordanti grasso la cui voracità non ha freni, ai conturbanti ritratti di donna, immobili nella contemplazione passiva e compiaciuta di una realtà contraddittoria.
Il lavoro di Altan - di cui la mostra presenta 94 vignette e illustrazioni realizzate con inchiostro di china e pennarello, dal 1980 ai nostri giorni - viene assimilato a quello dell’antropologo per lo studio comportamentale dei suoi personaggi, definiti nella loro caratterizzazione tipica e nel loro linguaggio, fatto di battute fulminanti che portano a un’immediata percezione di una realtà sociale distorta.
Grande fortuna hanno avuto, anche all’estero, le storie da lui create per i bambini, come le avventure a fumetti della cagnolina Pimpa.
28
gennaio 2005
Seduzioni e miserie del potere
Dal 28 gennaio al primo maggio 2005
disegno e grafica
Location
BASILICA PALLADIANA
Vicenza, Piazza Dei Signori, (Vicenza)
Vicenza, Piazza Dei Signori, (Vicenza)
Biglietti
euro 5,00 intero, euro 3,00 ridotto
Orario di apertura
10.30-13/15-19; chiuso lunedì
Vernissage
28 Gennaio 2005, ore 18
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore