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Picasso. La seduzione del classico
A Villa Olmo centotrenta opere, tra dipinti, disegni, arazzi, incisioni, linogravure, sculture e ceramiche, indagheranno l’esperienza giovanile figurativa del maestro spagnolo.
Comunicato stampa
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Dopo l’evento del 2004 dedicato a Joan Miró che ha riscosso l’interesse di oltre 76.000 visitatori, il Comune di Como ha in programma una nuova grande iniziativa. Dal 19 marzo al 17 luglio 2005, infatti, a Villa Olmo si terrà la mostra PICASSO LA SEDUZIONE DEL CLASSICO organizzata dal Comune di Como in collaborazione con la Fondazione Cariplo.
La rassegna, curata da Maria Lluïsa Borràs, Massimo Bignardi e Luigi Fiorletta, presenterà centotrenta opere tra dipinti, disegni, arazzi, incisioni, linogravure, sculture e ceramiche, che tracceranno, all’interno della grande esperienza dell’artista spagnolo, una linea di attenzione alla figura e, per essa, alla cultura classica. L’importanza del progetto è testimoniata dal fatto che, dopo la tappa comasca, l’esposizione si trasferirà, in agosto, a Valencia e, in settembre, a Malaga, città natale di Picasso e sede della Fundación Pablo Ruiz Picasso, Museo-Casa Natal.
Il percorso espositivo trae sollecitazione da quanto l’artista stesso scrive, “Una volta Braque mi disse: ‘In fondo tu hai sempre amato la bellezza classica’. È vero. Anche oggi per me è così. Non si inventa una bellezza ogni anno”, e darà conto delle influenze che l’antichità classica, in tempi diversi, produsse sull’intera carriera dell’artista spagnolo, attraverso una selezione di opere provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche europee quali il Museo Picasso di Barcellona, il Reina Sofia di Madrid, il Museo Picasso di Parigi, il Centre Pompidou di Parigi, e poi da Tolosa, Antibes e Malaga.
La prima sezione – “Lo sguardo come strumento di formazione dell’immagine: 1895-1903” -, unicamente strutturata da dipinti e disegni, sarà dedicata ai “luoghi” del Mediterraneo, intesi come luoghi-immagine della pittura che l’artista porta con sé, e si aprirà con le opere giovanili eseguite a Malaga e a Barcellona. È un momento di scoperta delle possibilità creative dello sguardo che si traduce nell’attenzione al paesaggio, allo spazio, alle diverse tipologie umane, segnalata, soprattutto, dai dipinti eseguiti a Barcellona tra il 1895 e il 1903, anno nel quale realizza il celebre dipinto “La vita”, da inscrivere nel “Periodo Blu”, del quale si propone uno studio poco noto proveniente dal Museo Picasso di Barcellona. Il percorso continua con le opere che segnano il concretizzarsi dell’esperienza cubista: verranno presentati i paesaggi eseguiti ad Horta de Ebro (nella provincia di Tarragona in Spagna) nell’estate del 1909, dove si conferma quel processo di squadrare i blocchi compositivi, rilevando pienamente l’applicazione del “metodo” di analisi e di costruzione cubista.
La seconda sezione, “Dopo Pompei: una linea classica racconta il mito”, si concentra sul soggiorno in Italia di Picasso nel 1917, che si tradurrà nel tempo in quelle esperienze attente alla figura, evidenti sia nelle opere della stagione nota come “neoclassicismo”, nel periodo che va dal 1919 al 1924, sia in quegli attraversamenti registrati, fra il 1930 e il 1937, soprattutto nella Suite Vollard. Sono tracce lasciate per quello che è stato, per Picasso, l’incontro con la cultura e la civiltà di Pompei, con la Napoli dei primi del secolo, con le radici greche che vivificano l’immaginario della cultura europea. Il “viaggio italiano” del 1917, infatti, sarà segnato dalla scoperta della pittura “pompeiana” e della Roma classica e rinascimentale.
In questo àmbito si inscrivono alcuni disegni provenienti dai carnet italiani, oggi conservati al Museo Picasso di Parigi, della primavera del 1917. L’intento è di proporre un aperto confronto, sul tema delle “Tre donne alla fonte”, con alcuni reperti archeologici, in particolare le pitture murarie, provenienti da Pompei, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un rinnovato dialogo con l’immaginario del mondo classico, con le sue figure e, soprattutto, con il mito che l’artista trasporterà, nell’estate del 1923, durante il soggiorno a Cap d’Antibes, nei disegni del celebre “Carnet 67”.
È un rapporto con il mito classico, con la sua iconografia, che Picasso farà registrare, con un rinnovato interesse, nelle incisioni realizzate dalla fine degli anni Venti, ossia dal 1927 al 1934, in particolare nella cosiddetta “Suite Vollard”.
Nella parte centrale del percorso espositivo si colloca “La corrida e il Minotauro: l’inganno dell’artificio la magia del rito” dedicata alla “tauromachia”. Qui verranno accolte le opere eseguite dai primi anni Trenta al 1960: sono dipinti, disegni, ceramiche, nonché incisioni, in particolare quelle realizzate, nel 1957, quali illustrazioni al manuale classico di José Delgado detto Pepe Illo, La Tauromaquia, o arte de torear, pubblicato da Editorial Gustavo Gili a Barcellona, nel 1959. In questa sezione verrà presentato il grande sipario (13 x 8 metri) La deposizione del Minotauro in costume da Arlecchino, proveniente dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Les Abattoirs” di Toulouse. Questo capolavoro venne realizzato dal maestro spagnolo nel 1936 per l’opera teatrale Quatorze-juillet di Romain Rolland, rappresentata al Théatre du Peuple il 14 luglio di quello stesso anno.
La quarta sezione, “Nella luce di un ritrovato Mediterraneo: la forma della pittura, i colori della materia”, analizzerà il periodo degli anni Quaranta che la critica definì di “ritorno al Mediterraneo” di Picasso. Se la linea in questi anni diviene costruzione di una forma classica, riletta alla luce di un personale attraversamento del corpo della “pittura”, la ceramica assume il valore di forma-superficie della pittura stessa, riconsiderando in essa anche la decorazione. Sono opere provenienti dal Museo Picasso di Antibes, dal Museo Picasso di Barcellona, dal Museo Reina Sofia di Madrid, dalla Pinacoteca di Brera. Un tracciato di immagini che trovano piena corrispondenza con i segni, le figure della ceramica.
Il catalogo sarà pubblicato da Silvana Editoriale.
Durante tutto il periodo di apertura della mostra, nello SpazioPicasso attiguo a Villa Olmo verrà rappresentato uno spettacolo teatrale creato appositamente per l'evento di Como, con lo scopo di essere un ulteriore approfondimento alla visita dell'esposizione. "L'ultima notte di Antigone" è una produzione di "Teatro in Mostra" di Como in collaborazione con "Teatro del Battito" di Milano. Gli attori saranno Laura Negretti e Alessandro Baito. Il testo e la regia di Marco Filatori, analizzeranno il rapporto che ha legato il maestro spagnolo a Jean Cocteau, soprattutto nel periodo del loro viaggio in Italia a seguito della compagnia del coreografo russo Djaghilev, e nel quale i due artisti sentirono forte il richiamo al classico.
La rassegna, curata da Maria Lluïsa Borràs, Massimo Bignardi e Luigi Fiorletta, presenterà centotrenta opere tra dipinti, disegni, arazzi, incisioni, linogravure, sculture e ceramiche, che tracceranno, all’interno della grande esperienza dell’artista spagnolo, una linea di attenzione alla figura e, per essa, alla cultura classica. L’importanza del progetto è testimoniata dal fatto che, dopo la tappa comasca, l’esposizione si trasferirà, in agosto, a Valencia e, in settembre, a Malaga, città natale di Picasso e sede della Fundación Pablo Ruiz Picasso, Museo-Casa Natal.
Il percorso espositivo trae sollecitazione da quanto l’artista stesso scrive, “Una volta Braque mi disse: ‘In fondo tu hai sempre amato la bellezza classica’. È vero. Anche oggi per me è così. Non si inventa una bellezza ogni anno”, e darà conto delle influenze che l’antichità classica, in tempi diversi, produsse sull’intera carriera dell’artista spagnolo, attraverso una selezione di opere provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche europee quali il Museo Picasso di Barcellona, il Reina Sofia di Madrid, il Museo Picasso di Parigi, il Centre Pompidou di Parigi, e poi da Tolosa, Antibes e Malaga.
La prima sezione – “Lo sguardo come strumento di formazione dell’immagine: 1895-1903” -, unicamente strutturata da dipinti e disegni, sarà dedicata ai “luoghi” del Mediterraneo, intesi come luoghi-immagine della pittura che l’artista porta con sé, e si aprirà con le opere giovanili eseguite a Malaga e a Barcellona. È un momento di scoperta delle possibilità creative dello sguardo che si traduce nell’attenzione al paesaggio, allo spazio, alle diverse tipologie umane, segnalata, soprattutto, dai dipinti eseguiti a Barcellona tra il 1895 e il 1903, anno nel quale realizza il celebre dipinto “La vita”, da inscrivere nel “Periodo Blu”, del quale si propone uno studio poco noto proveniente dal Museo Picasso di Barcellona. Il percorso continua con le opere che segnano il concretizzarsi dell’esperienza cubista: verranno presentati i paesaggi eseguiti ad Horta de Ebro (nella provincia di Tarragona in Spagna) nell’estate del 1909, dove si conferma quel processo di squadrare i blocchi compositivi, rilevando pienamente l’applicazione del “metodo” di analisi e di costruzione cubista.
La seconda sezione, “Dopo Pompei: una linea classica racconta il mito”, si concentra sul soggiorno in Italia di Picasso nel 1917, che si tradurrà nel tempo in quelle esperienze attente alla figura, evidenti sia nelle opere della stagione nota come “neoclassicismo”, nel periodo che va dal 1919 al 1924, sia in quegli attraversamenti registrati, fra il 1930 e il 1937, soprattutto nella Suite Vollard. Sono tracce lasciate per quello che è stato, per Picasso, l’incontro con la cultura e la civiltà di Pompei, con la Napoli dei primi del secolo, con le radici greche che vivificano l’immaginario della cultura europea. Il “viaggio italiano” del 1917, infatti, sarà segnato dalla scoperta della pittura “pompeiana” e della Roma classica e rinascimentale.
In questo àmbito si inscrivono alcuni disegni provenienti dai carnet italiani, oggi conservati al Museo Picasso di Parigi, della primavera del 1917. L’intento è di proporre un aperto confronto, sul tema delle “Tre donne alla fonte”, con alcuni reperti archeologici, in particolare le pitture murarie, provenienti da Pompei, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un rinnovato dialogo con l’immaginario del mondo classico, con le sue figure e, soprattutto, con il mito che l’artista trasporterà, nell’estate del 1923, durante il soggiorno a Cap d’Antibes, nei disegni del celebre “Carnet 67”.
È un rapporto con il mito classico, con la sua iconografia, che Picasso farà registrare, con un rinnovato interesse, nelle incisioni realizzate dalla fine degli anni Venti, ossia dal 1927 al 1934, in particolare nella cosiddetta “Suite Vollard”.
Nella parte centrale del percorso espositivo si colloca “La corrida e il Minotauro: l’inganno dell’artificio la magia del rito” dedicata alla “tauromachia”. Qui verranno accolte le opere eseguite dai primi anni Trenta al 1960: sono dipinti, disegni, ceramiche, nonché incisioni, in particolare quelle realizzate, nel 1957, quali illustrazioni al manuale classico di José Delgado detto Pepe Illo, La Tauromaquia, o arte de torear, pubblicato da Editorial Gustavo Gili a Barcellona, nel 1959. In questa sezione verrà presentato il grande sipario (13 x 8 metri) La deposizione del Minotauro in costume da Arlecchino, proveniente dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Les Abattoirs” di Toulouse. Questo capolavoro venne realizzato dal maestro spagnolo nel 1936 per l’opera teatrale Quatorze-juillet di Romain Rolland, rappresentata al Théatre du Peuple il 14 luglio di quello stesso anno.
La quarta sezione, “Nella luce di un ritrovato Mediterraneo: la forma della pittura, i colori della materia”, analizzerà il periodo degli anni Quaranta che la critica definì di “ritorno al Mediterraneo” di Picasso. Se la linea in questi anni diviene costruzione di una forma classica, riletta alla luce di un personale attraversamento del corpo della “pittura”, la ceramica assume il valore di forma-superficie della pittura stessa, riconsiderando in essa anche la decorazione. Sono opere provenienti dal Museo Picasso di Antibes, dal Museo Picasso di Barcellona, dal Museo Reina Sofia di Madrid, dalla Pinacoteca di Brera. Un tracciato di immagini che trovano piena corrispondenza con i segni, le figure della ceramica.
Il catalogo sarà pubblicato da Silvana Editoriale.
Durante tutto il periodo di apertura della mostra, nello SpazioPicasso attiguo a Villa Olmo verrà rappresentato uno spettacolo teatrale creato appositamente per l'evento di Como, con lo scopo di essere un ulteriore approfondimento alla visita dell'esposizione. "L'ultima notte di Antigone" è una produzione di "Teatro in Mostra" di Como in collaborazione con "Teatro del Battito" di Milano. Gli attori saranno Laura Negretti e Alessandro Baito. Il testo e la regia di Marco Filatori, analizzeranno il rapporto che ha legato il maestro spagnolo a Jean Cocteau, soprattutto nel periodo del loro viaggio in Italia a seguito della compagnia del coreografo russo Djaghilev, e nel quale i due artisti sentirono forte il richiamo al classico.
18
marzo 2005
Picasso. La seduzione del classico
Dal 18 marzo al 17 luglio 2005
arte moderna e contemporanea
Location
VILLA OLMO
Como, Via Simone Cantoni, 1, (Como)
Como, Via Simone Cantoni, 1, (Como)
Biglietti
€ 8 intero; € 5 ridotto
Orario di apertura
martedì, mercoledì e giovedì 9.00 – 20.00; venerdì, sabato e domenica 9.00 – 22.00. Lunedì chiuso (La biglietteria chiude un’ora prima)
Vernissage
18 Marzo 2005, ore 11,30
Sito web
www.picassocomo.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore