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Wop. Cultura e segno underground nell’arte emergente a Roma
Con questo progetto, il critico Barbara Martusciello focalizza l’attenzione sulla più attuale creatività di autori emergenti d’area romana provenienti da ambiti del graffitismo, del writing, della street art, dello skateboarding e di varie pratiche off
Comunicato stampa
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Con questo progetto, il critico Barbara Martusciello focalizza l'attenzione sulla più attuale creatività di autori emergenti d'area romana provenienti da ambiti del graffitismo, del writing, della street art, dello skateboarding e di varie pratiche off indicando quanto tale derivazione abbia dato luogo a formalizzazioni e poetiche da analizzare all'interno del contesto-Arte. Questo perché, nell'analisi della curatrice, quel linguaggio antagonista si è semplicemente spostato verso una nuova forma/essenza espressiva veicolando e rivendicando cultura e atmosfera del proprio ambito di appartenenza.
Tale realtà controculturale, che notoriamente affonda le proprie radici storiche in un'area creativa e ideologica made in USA affermatasi poco più tardi in Europa, ha avuto in Italia interessanti concretizzazioni non adeguatamente indicate né valorizzate; con questa mostra la curatrice -già attenta ai fenomeni giovanili e alle tendenze emergenti dell'arte italiana con particolare attenzione verso le sue derive antiaccademiche e alternative- intende approfondirne un aspetto particolare che ha avuto proprio a Roma, in un arco generazionale circoscritto, uno sviluppo tra i più maturi dal punto di vista della consapevolezza artistica. La scelta del titolo della collettiva, "WOP" (termine gergale usato dagli americani per definire gli italiani immigrati senza permesso di soggiorno), ironicamente e provocatoriamente palesa il desiderio legittimo di affrancamento dalla paternità statunitense oggi più che mai superata seppur ancor valida nell'immaginario collettivo e mediatico.
Emiliano Cataldo (Stand), Stefano Monfeli (Pane), Leonardo Franceschi (Joe), Stefano Proietti (Nico/Aser) -appartenenti al gruppo TRV- provengono dal writing distintosi negli anni '90 e sono protagonisti di una scena nota per aver sviluppato uno stile molto differente rispetto a quello generalmente condiviso nel resto d'Europa. Certo writing romano, infatti, si caratterizza per una particolare ricerca delle radici newyorkesi poi campionate, rielaborate e inserite in un contesto visivo-culturale tutto stanziale che ha prodotto un linguaggio assolutamente unico riconosciuto e apprezzato anche da esponenti storici del graffitismo e del writing estero.
Monfeli, Franceschi, Proietti realizzano opere che si inseriscono perfettamente all'interno di questa panoramica accanto a Emiliano Cataldo, che rivela inoltre un'attenzione per l'immagine fotografica, campo e linguaggio che, non a caso, l'autore pratica realizzando anche fotografie. Anche Alessandro Maida (Scarful) -che con gli autori appena citati fa parte di un ulteriore gruppo, il team creativo WhyStyle- condivide con i colleghi un'attitudine espressiva non ortodossa e sulla strada concretizzata, nel suo caso specifico, nell'uso privilegiato di stancil e di stickers; la sua debordante immaginazione si esplicita in una produzione polisemica, sia pittorica che tridimensionale, sempre artisticamente intesa. Daniele Tabellini (Fupete) e Jacopo Baruchello (JBRock) provengono anch'essi da situazioni formative alternative trasferite a vari e vasti campi della creatività concentrati in una produzione pittoricamente caratterizzata e orientata verso una fortissima contaminazione linguistica in continua evoluzione. Papik Rossi e Mirai Pulvirenti sono noti per essere tra i migliori fotografi dello skateboarding e di diverse realtà on the road, vissute, condivise e rese attraverso scatti fotografici che vanno oltre la pura documentazione, di fatto abbracciando le derive dell'arte.
La scelta di questi artisti rivela, così, come scrive la curatrice, "una nuova trasformazione all'interno dell'arte nella quale più che portare le diverse esperienze e il segno underground viene portato lo spirito, l'essenza di questo background..."
Barbara Martusciello
Tale realtà controculturale, che notoriamente affonda le proprie radici storiche in un'area creativa e ideologica made in USA affermatasi poco più tardi in Europa, ha avuto in Italia interessanti concretizzazioni non adeguatamente indicate né valorizzate; con questa mostra la curatrice -già attenta ai fenomeni giovanili e alle tendenze emergenti dell'arte italiana con particolare attenzione verso le sue derive antiaccademiche e alternative- intende approfondirne un aspetto particolare che ha avuto proprio a Roma, in un arco generazionale circoscritto, uno sviluppo tra i più maturi dal punto di vista della consapevolezza artistica. La scelta del titolo della collettiva, "WOP" (termine gergale usato dagli americani per definire gli italiani immigrati senza permesso di soggiorno), ironicamente e provocatoriamente palesa il desiderio legittimo di affrancamento dalla paternità statunitense oggi più che mai superata seppur ancor valida nell'immaginario collettivo e mediatico.
Emiliano Cataldo (Stand), Stefano Monfeli (Pane), Leonardo Franceschi (Joe), Stefano Proietti (Nico/Aser) -appartenenti al gruppo TRV- provengono dal writing distintosi negli anni '90 e sono protagonisti di una scena nota per aver sviluppato uno stile molto differente rispetto a quello generalmente condiviso nel resto d'Europa. Certo writing romano, infatti, si caratterizza per una particolare ricerca delle radici newyorkesi poi campionate, rielaborate e inserite in un contesto visivo-culturale tutto stanziale che ha prodotto un linguaggio assolutamente unico riconosciuto e apprezzato anche da esponenti storici del graffitismo e del writing estero.
Monfeli, Franceschi, Proietti realizzano opere che si inseriscono perfettamente all'interno di questa panoramica accanto a Emiliano Cataldo, che rivela inoltre un'attenzione per l'immagine fotografica, campo e linguaggio che, non a caso, l'autore pratica realizzando anche fotografie. Anche Alessandro Maida (Scarful) -che con gli autori appena citati fa parte di un ulteriore gruppo, il team creativo WhyStyle- condivide con i colleghi un'attitudine espressiva non ortodossa e sulla strada concretizzata, nel suo caso specifico, nell'uso privilegiato di stancil e di stickers; la sua debordante immaginazione si esplicita in una produzione polisemica, sia pittorica che tridimensionale, sempre artisticamente intesa. Daniele Tabellini (Fupete) e Jacopo Baruchello (JBRock) provengono anch'essi da situazioni formative alternative trasferite a vari e vasti campi della creatività concentrati in una produzione pittoricamente caratterizzata e orientata verso una fortissima contaminazione linguistica in continua evoluzione. Papik Rossi e Mirai Pulvirenti sono noti per essere tra i migliori fotografi dello skateboarding e di diverse realtà on the road, vissute, condivise e rese attraverso scatti fotografici che vanno oltre la pura documentazione, di fatto abbracciando le derive dell'arte.
La scelta di questi artisti rivela, così, come scrive la curatrice, "una nuova trasformazione all'interno dell'arte nella quale più che portare le diverse esperienze e il segno underground viene portato lo spirito, l'essenza di questo background..."
Barbara Martusciello
15
febbraio 2005
Wop. Cultura e segno underground nell’arte emergente a Roma
Dal 15 al 28 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
TEMPLE UNIVERSITY
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Roma, Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10-13 e 16-19,30
Vernissage
15 Febbraio 2005, ore 19
Autore
Curatore