Dopo l’inaugurazione della nuova sede milanese di Via Santa Marta 3, nel cuore della Milano storica e finanziaria, svoltasi il 22 ottobre scorso con una mostra di maestri storici del XX secolo (Sironi, Severini, De Chirico, Manzù, Sassu, Picasso, Rosai, Soffici), la Galleria San Giorgio Investimenti d’Arte prosegue la sua stagione espositiva con un’antologica di opere scelte di Giorgio de Chirico.

Dal 10 febbraio all’11 marzo 2005 verrà proposta una selezione filologica, che documenta tutto il percorso figurativo dell’artista che inventò la Pittura Metafisica. Come esprime il titolo della rassegna – “De Chirico classico e moderno” – anche in questa circostanza la San Giorgio Investimenti d’Arte propone al pubblico un’analisi dei filoni più classici dell’arte moderna, attraverso un’accurata scelta di capolavori conclamati: tutte le opere esposte sono infatti storicizzate, essendo già catalogate e pubblicate nei repertori scientifici e nell’archivio dechirichiano, e vengono offerte all’acquirente con l’autentica legale della Fondazione de Chirico. In mostra dipinti, disegni e grafiche originali colorate a mano da De Chirico.

Come scrive il critico d’arte Domenico Montato, curatore della mostra, nel catalogo edito nella collana “Eventi in galleria”, «… molto si è discusso sulla valenza estetica del de Chirico “barocco” che subentrò alla straordinaria stagione “metafisica”, ma resta il fatto che la sensibilità dell’artista rimase sempre aliena dallo sperimentalismo e dallo spirito dissacrante propri delle avanguardie parigine, preferendo il porto sicuro dell’evocazione del mondo e del repertorio classico, conosciuto fin da bambino durante gli anni trascorsi nella copia della statuaria greca all’Accademia di Atene. La nascita in terra di Grecia restò quindi una sorta di destino per de Chirico, il quale seppe però innestare su questo retaggio classico una rivoluzione linguistica moderna, che traduceva la crisi incipiente del nuovo secolo, lo spaesamento dell’intellettuale contemporaneo posto, come Ercole al bivio, davanti alla perdita dei significati fondativi dell’esistenza».