Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
B-fronte – Gemma Cominale e Antonietta Vaia
Ambedue le artiste prediligono una pittura materica e informale, nella quale dispiegano la propria intimità, il proprio inconscio, i propri slanci emotivi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra è inserita nella rassegna d'arte contemporanea "B-fronte", promossa da Gennaro Stanislao e curata da Marco di Mauro. In un ciclo di sei mostre, B-fronte propone una selezione di 12 artisti, che rappresentano il panorama vario ed eclettico della giovane arte campana. La rassegna si concluderà sabato 29 gennaio 2005 con una riunione-dibattito, alla quale saranno invitati autorevoli critici d'arte.
Note critiche su Gemma Cominale ed Antonietta Vaia
a cura di Marco di Mauro
Gemma Cominale, iniziata all'arte dallo zio Tommaso, ha vissuto fino ad ieri la comune ritrosia degli artisti che intendono le loro creazioni come continue sperimentazioni. Solo adesso, raggiunta la maturità tecnica e stilistica, ha scelto di uscire dal suo laboratorio per incrociare gli occhi del pubblico, ascoltare i giudizi della critica, valutare la qualità del proprio lavoro.
La giovane artista, incline alla riflessione autobiografica ed esistenziale, traduce la sua intimità in una pittura densa, materica, ravvivata da riflessi metallici e schegge luminose. La sua tavola diventa lo spazio di una proiezione psicologica, che riflette uno spirito insicuro, una sensibilità introversa e contemplativa. L’inconscio prende forma nelle superfici che si piegano o si tendono, nei segni che si diradano o si addensano, in una sorta di espressionismo della memoria. Dal torbido fondale emerge una scheggia luminosa, un frammento dello spirito che affiora dall’inconscio e si pone in primo piano come punto focale dell’opera.
L’artista atellana tende a configurare una pittura intima, evocativa, espressione fedele delle vibrazioni dell’interiorità. La percezione dei graffi, delle pieghe, dei riflessi dorati si traduce in esperienza psicologica, che fa risuonare sensazioni passate o ne suscita di nuove. Attraverso l’arte, Gemma Cominale dialoga con l’assoluto, esterna e materializza la propria intimità, fatta di pulsioni, angosce, fremiti, umori. Per usare una nota espressione di Paul Klee, “l’artista non rappresenta il visibile, ma rende visibile ciò che non sempre è visibile”.
Antonietta Vaia ha abolito la figurazione per istituire un dialogo intimo e solitario con la materia, in cui stende una rete di segni informali, l’iconografia del suo spazio interiore. L’artista esplora il potenziale espressivo ed evocativo della materia per infondere in essa le sue pulsioni, ansie, trepidazioni. I suoi moti interiori, svincolati dall’indagine formale delle scienze, sono espressi con una sensibilità poetica ed una tensione onirica che sono propri di un animo femminile. Granelli di sabbia, steli secchi, frammenti cartacei invadono la tela, amalgamati da un manto di colori acrilici che penetra nelle rughe del supporto e riduce le asperità. Il colore, steso con passionale irruenza sulla superficie ruvida della tela, è luminoso, brillante, ma reca i segni di molteplici ferite. Sui brandelli di carta, estratti dai quotidiani locali, si leggono notizie di cronaca, storie personali e collettive che l’artista recepisce, filtra e traduce nella sintesi dell’opera d’arte. L’usura della carta, le sue lacerazioni, i suoi recuperi sono i segni del nostro passaggio, l’attuale che si tramanda con il suo portato di violenza e devastazione.
Antonietta Vaia dissolve la forma per esaltare la segreta spiritualità della materia, in un rapporto di reciproca immedesimazione tra se stessa e la sua opera. L’artista suggerisce uno sguardo oltre la materia, nell’affannosa ricerca del vero, dello spirito che fluttua sotto la superficie delle cose.
Note critiche su Gemma Cominale ed Antonietta Vaia
a cura di Marco di Mauro
Gemma Cominale, iniziata all'arte dallo zio Tommaso, ha vissuto fino ad ieri la comune ritrosia degli artisti che intendono le loro creazioni come continue sperimentazioni. Solo adesso, raggiunta la maturità tecnica e stilistica, ha scelto di uscire dal suo laboratorio per incrociare gli occhi del pubblico, ascoltare i giudizi della critica, valutare la qualità del proprio lavoro.
La giovane artista, incline alla riflessione autobiografica ed esistenziale, traduce la sua intimità in una pittura densa, materica, ravvivata da riflessi metallici e schegge luminose. La sua tavola diventa lo spazio di una proiezione psicologica, che riflette uno spirito insicuro, una sensibilità introversa e contemplativa. L’inconscio prende forma nelle superfici che si piegano o si tendono, nei segni che si diradano o si addensano, in una sorta di espressionismo della memoria. Dal torbido fondale emerge una scheggia luminosa, un frammento dello spirito che affiora dall’inconscio e si pone in primo piano come punto focale dell’opera.
L’artista atellana tende a configurare una pittura intima, evocativa, espressione fedele delle vibrazioni dell’interiorità. La percezione dei graffi, delle pieghe, dei riflessi dorati si traduce in esperienza psicologica, che fa risuonare sensazioni passate o ne suscita di nuove. Attraverso l’arte, Gemma Cominale dialoga con l’assoluto, esterna e materializza la propria intimità, fatta di pulsioni, angosce, fremiti, umori. Per usare una nota espressione di Paul Klee, “l’artista non rappresenta il visibile, ma rende visibile ciò che non sempre è visibile”.
Antonietta Vaia ha abolito la figurazione per istituire un dialogo intimo e solitario con la materia, in cui stende una rete di segni informali, l’iconografia del suo spazio interiore. L’artista esplora il potenziale espressivo ed evocativo della materia per infondere in essa le sue pulsioni, ansie, trepidazioni. I suoi moti interiori, svincolati dall’indagine formale delle scienze, sono espressi con una sensibilità poetica ed una tensione onirica che sono propri di un animo femminile. Granelli di sabbia, steli secchi, frammenti cartacei invadono la tela, amalgamati da un manto di colori acrilici che penetra nelle rughe del supporto e riduce le asperità. Il colore, steso con passionale irruenza sulla superficie ruvida della tela, è luminoso, brillante, ma reca i segni di molteplici ferite. Sui brandelli di carta, estratti dai quotidiani locali, si leggono notizie di cronaca, storie personali e collettive che l’artista recepisce, filtra e traduce nella sintesi dell’opera d’arte. L’usura della carta, le sue lacerazioni, i suoi recuperi sono i segni del nostro passaggio, l’attuale che si tramanda con il suo portato di violenza e devastazione.
Antonietta Vaia dissolve la forma per esaltare la segreta spiritualità della materia, in un rapporto di reciproca immedesimazione tra se stessa e la sua opera. L’artista suggerisce uno sguardo oltre la materia, nell’affannosa ricerca del vero, dello spirito che fluttua sotto la superficie delle cose.
04
gennaio 2005
B-fronte – Gemma Cominale e Antonietta Vaia
Dal 04 al 10 gennaio 2005
giovane arte
Location
CENTRO CULTURALE IL PILASTRO
Santa Maria Capua Vetere, Via R. D'angiò, 56, (Caserta)
Santa Maria Capua Vetere, Via R. D'angiò, 56, (Caserta)
Orario di apertura
feriali 10-12 e 18-20; festivi su appuntamento
Vernissage
4 Gennaio 2005, ore 18.30
Autore
Curatore