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Omaggio a Giulio Turcato
circa 20 opere realizzate fra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, che permettono di seguire l’evolversi della sua pittura dalle esperienze post-cubiste fino ai lavori più recenti.
Comunicato stampa
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Da mercoledì 12 gennaio 2005 (inaugurazione ore 18.30; ingresso libero) la Galleria PoliArt di Milano dedica a Giulio Turcato un’ampia retrospettiva. Si tratta di circa 20 opere realizzate fra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, che permettono di seguire l’evolversi della sua pittura dalle esperienze post-cubiste fino ai lavori più recenti. Sezione importante della mostra è dedicata alle Superfici lunari, ciclo realizzato su gommapiuma che testimonia la spiccata vena sperimentale ed innovativa del maestro; inoltre tra le opere saranno presenti Cangianti, Arcipelaghi e Acropoli (collage su tela), oltre ad un paio di opere degli anni Cinquanta. Un lungo percorso che attraversa tutta l’arte del nostro Novecento.
Giulio Turcato (nato a Mantova 1912) fu al centro delle maggiori iniziative artistiche del Novecento: lo vediamo fin dal 1947 fra i fondatori di Forma, poi vengono le partecipazioni al gruppo “Neo-cubista” (con Guttuso e altri), al “Gruppo degli Otto” (insieme a Birolli, Corpora, Morlotti, Santomaso e Vedova), poi dagli anni Sessanta la partecipazione alle Biennali di Venezia, i riconoscimenti istituzionali (il premio della Presidenza del Consiglio, 1965), e infine le grandi mostre al Palazzo delle Esposizioni, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Galleria Moderna e Contemporanea Ca’ Foscari di Venezia. Sue opere sono ora custodite presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo Civico d’Arte Contemporanea di Milano, la Collezione del Palazzo del Quirinale.
In questo lungo cammino, l’artista (scomparso a Roma nel 1995) non ha perso il suo spirito indipendente e restio a sacrificare l’impulso creativo ai canoni di una scuola. Anche quando la temperie culturale lo spingeva al Realismo, Turcato non venne meno alla scelta iniziale dell’astrattismo, legata tanto alla sua vocazione di colorista, quanto all’attenzione per le avanguardie e all’apertura internazionale. Ciò non toglie che Turcato abbia mantenuto viva la volontà di svolgere tematiche sociali, ma rivisitate in maniera da stemperare tutta la drammaticità emotiva in un approccio formale lieve e misurato. Non a caso Lionello Venturi, che nel 1952 tenne a battesimo il gruppo degli Otto, ha potuto dire che “per Turcato un quadro è uno spazio carico d’emozione… Ciò che egli chiede per dipingere è di avere un’emozione, che esorbiti dal limite del quadro, e sia un impulso surrealista senza bisogno d’inconscio, capace non di dramma romantico ma di forma e colore”.
Piero Dorazio lo ricorda così: “Per gli artisti romani più vecchi e più giovani, Turcato è stato un mito per mezzo secolo. Chi lo incontrava al bar, da Rosati, o andava da lui a via Margutta, otteneva a qualsiasi ora, come da un oracolo, quello che cercava: la verità… Era l’ultimo scapigliato nel senso che personificava l’anti-accademia, ignorava la logica comune perché la sua mente organizzava il dubbio spontaneamente, a modo suo… Turcato incoraggiava tutti gli artisti più giovani, li prendeva sul serio, li consigliava con allegria: fu il primo a comprare un quadro a Schifano”.
Giulio Turcato (nato a Mantova 1912) fu al centro delle maggiori iniziative artistiche del Novecento: lo vediamo fin dal 1947 fra i fondatori di Forma, poi vengono le partecipazioni al gruppo “Neo-cubista” (con Guttuso e altri), al “Gruppo degli Otto” (insieme a Birolli, Corpora, Morlotti, Santomaso e Vedova), poi dagli anni Sessanta la partecipazione alle Biennali di Venezia, i riconoscimenti istituzionali (il premio della Presidenza del Consiglio, 1965), e infine le grandi mostre al Palazzo delle Esposizioni, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Galleria Moderna e Contemporanea Ca’ Foscari di Venezia. Sue opere sono ora custodite presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo Civico d’Arte Contemporanea di Milano, la Collezione del Palazzo del Quirinale.
In questo lungo cammino, l’artista (scomparso a Roma nel 1995) non ha perso il suo spirito indipendente e restio a sacrificare l’impulso creativo ai canoni di una scuola. Anche quando la temperie culturale lo spingeva al Realismo, Turcato non venne meno alla scelta iniziale dell’astrattismo, legata tanto alla sua vocazione di colorista, quanto all’attenzione per le avanguardie e all’apertura internazionale. Ciò non toglie che Turcato abbia mantenuto viva la volontà di svolgere tematiche sociali, ma rivisitate in maniera da stemperare tutta la drammaticità emotiva in un approccio formale lieve e misurato. Non a caso Lionello Venturi, che nel 1952 tenne a battesimo il gruppo degli Otto, ha potuto dire che “per Turcato un quadro è uno spazio carico d’emozione… Ciò che egli chiede per dipingere è di avere un’emozione, che esorbiti dal limite del quadro, e sia un impulso surrealista senza bisogno d’inconscio, capace non di dramma romantico ma di forma e colore”.
Piero Dorazio lo ricorda così: “Per gli artisti romani più vecchi e più giovani, Turcato è stato un mito per mezzo secolo. Chi lo incontrava al bar, da Rosati, o andava da lui a via Margutta, otteneva a qualsiasi ora, come da un oracolo, quello che cercava: la verità… Era l’ultimo scapigliato nel senso che personificava l’anti-accademia, ignorava la logica comune perché la sua mente organizzava il dubbio spontaneamente, a modo suo… Turcato incoraggiava tutti gli artisti più giovani, li prendeva sul serio, li consigliava con allegria: fu il primo a comprare un quadro a Schifano”.
12
gennaio 2005
Omaggio a Giulio Turcato
Dal 12 gennaio al 13 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA POLIART
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Orario di apertura
mer. 16-20; gio., ven. e sab. 10.30-13 e 16-20; lun. e mar. su appuntamento
Vernissage
12 Gennaio 2005, ore 18,30
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