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Marina Abramovic – Cleaning the mirror
In occasione dell’attuale mostra, che riprende il titolo Cleaning the mirror, l’artista teatralizzerà ancora una volta il tema della complementarietà e del rispecchiamento tra la vita e la morte attraverso una performance
Comunicato stampa
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Domenica 19 dicembre, alle ore 12.30 presso la sede napoletana della galleria Lia Rumma s'inaugura, con una performance appositamente concepita, la mostra personale di Marina Abramović.
Marina Abramović, protagonista indiscussa da più di trent'anni della scena artistica internazionale, è nata in Montenegro nel 1946.
Sin dagli esordi, a Belgrado negli anni Settanta, il suo corpo è stato il soggetto, l'oggetto e lo strumento di un lavoro teso ad affrontare tematiche di ampia portata; il confronto con lo scorrere del tempo e con la morte vista come momento fondamentale di trasformazione spirituale e emozionale sono stati tra le istanze portanti delle sue coinvolgenti performance. A più riprese Abramović ha utilizzato lo scheletro come simbolo universalmente riconosciuto, realizzando opere e azioni che rappresentano un memento mori capace di evocare le danze macabre medievali, le vanitas seicentesche e, più in generale, i riti riguardanti il rapporto tra la vita e la morte diffusi in ogni tempo e in ogni cultura.
Nella video-installazione del 1995 Cleaning the Mirror, per esempio, l'artista riprende un'azione della durata di tre ore nella quale tiene in grembo uno scheletro e lo pulisce energicamente seguendone con le dita i contorni, indagandone i vuoti; in Cleaning the Mirror II lo stende sul proprio corpo nudo e lo fa muovere al ritmo del respiro.
Nel 1997 realizza Balkan Baroque, complessa installazione al cui centro è collocata una montagna di ossa di animali. Per molte ore ogni giorno Abramović sta seduta sul cumulo e, cantando, raschia e ripulisce le ossa. Un recupero delle proprie origini culturali, una reazione emotiva alla guerra dei Balcani, un senso di lutto e di purificazione sono compresenti in questa azione dal forte valore rituale che le vale il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia.
In occasione dell'attuale mostra, che riprende il titolo Cleaning the mirror, l'artista teatralizzerà ancora una volta il tema della complementarietà e del rispecchiamento tra la vita e la morte attraverso una performance in cui di nuovo il suo corpo, inteso come veicolo di energia per eccellenza, vivrà nel confronto diretto con uno scheletro umano, simbolo di morte.
Verranno esposte inoltre, una serie di fotografie realizzate in occasione del ritorno di Marina Abramović a Belgrado nel 2003 dopo più di vent’anni. Alcune di queste fanno riferimento alla figura leggendaria di Tesla, scienziato balcanico del XIX secolo al quale si attribuisce la frase “la scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità" e a cui la città di Belgrado ha dedicato un museo. In Count on us, chorus , invece Marina Abramović “protetta” da uno scheletro, dirige un coro di bambini vestiti di nero che cantano l’inno dell’ONU, mentre in Count on us, star viene riproposta una nuova versione di una delle sue primissime performance: l’artista è circondata da bambini che con i loro corpi formano una stella a cinque punte nera: la stella del futuro incerto.
Con questa mostra l'artista sottolinea dunque una volta di più come il sentimento della vita scaturisca proprio dal confronto fondamentale con la morte e ribadisce la necessità di affrontare l'esistenza con consapevole pienezza e con vitale energia.
Marina Abramović, protagonista indiscussa da più di trent'anni della scena artistica internazionale, è nata in Montenegro nel 1946.
Sin dagli esordi, a Belgrado negli anni Settanta, il suo corpo è stato il soggetto, l'oggetto e lo strumento di un lavoro teso ad affrontare tematiche di ampia portata; il confronto con lo scorrere del tempo e con la morte vista come momento fondamentale di trasformazione spirituale e emozionale sono stati tra le istanze portanti delle sue coinvolgenti performance. A più riprese Abramović ha utilizzato lo scheletro come simbolo universalmente riconosciuto, realizzando opere e azioni che rappresentano un memento mori capace di evocare le danze macabre medievali, le vanitas seicentesche e, più in generale, i riti riguardanti il rapporto tra la vita e la morte diffusi in ogni tempo e in ogni cultura.
Nella video-installazione del 1995 Cleaning the Mirror, per esempio, l'artista riprende un'azione della durata di tre ore nella quale tiene in grembo uno scheletro e lo pulisce energicamente seguendone con le dita i contorni, indagandone i vuoti; in Cleaning the Mirror II lo stende sul proprio corpo nudo e lo fa muovere al ritmo del respiro.
Nel 1997 realizza Balkan Baroque, complessa installazione al cui centro è collocata una montagna di ossa di animali. Per molte ore ogni giorno Abramović sta seduta sul cumulo e, cantando, raschia e ripulisce le ossa. Un recupero delle proprie origini culturali, una reazione emotiva alla guerra dei Balcani, un senso di lutto e di purificazione sono compresenti in questa azione dal forte valore rituale che le vale il Leone d'Oro alla Biennale di Venezia.
In occasione dell'attuale mostra, che riprende il titolo Cleaning the mirror, l'artista teatralizzerà ancora una volta il tema della complementarietà e del rispecchiamento tra la vita e la morte attraverso una performance in cui di nuovo il suo corpo, inteso come veicolo di energia per eccellenza, vivrà nel confronto diretto con uno scheletro umano, simbolo di morte.
Verranno esposte inoltre, una serie di fotografie realizzate in occasione del ritorno di Marina Abramović a Belgrado nel 2003 dopo più di vent’anni. Alcune di queste fanno riferimento alla figura leggendaria di Tesla, scienziato balcanico del XIX secolo al quale si attribuisce la frase “la scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità" e a cui la città di Belgrado ha dedicato un museo. In Count on us, chorus , invece Marina Abramović “protetta” da uno scheletro, dirige un coro di bambini vestiti di nero che cantano l’inno dell’ONU, mentre in Count on us, star viene riproposta una nuova versione di una delle sue primissime performance: l’artista è circondata da bambini che con i loro corpi formano una stella a cinque punte nera: la stella del futuro incerto.
Con questa mostra l'artista sottolinea dunque una volta di più come il sentimento della vita scaturisca proprio dal confronto fondamentale con la morte e ribadisce la necessità di affrontare l'esistenza con consapevole pienezza e con vitale energia.
19
dicembre 2004
Marina Abramovic – Cleaning the mirror
Dal 19 dicembre 2004 al 25 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA LIA RUMMA
Napoli, Via Vannella Gaetani, 12, (Napoli)
Napoli, Via Vannella Gaetani, 12, (Napoli)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì dalle ore 16.30 alle ore 19.30, gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
19 Dicembre 2004, ore 12.00
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