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Antonella Cinelli
Si tratta senza alcun dubbio di lavori che dichiarano da subito il loro àmbito di appartenenza, esprimono sensazioni accattivanti, una ricerca immediata di confidenza per la naturale morbidezza nella lettura.
Comunicato stampa
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IL DESIDERABILE e IL DESIDERATO
Analizzare le nuove opere di Antonella Cinelli può apparire apparentemente facile. Si tratta senza alcun dubbio di lavori che dichiarano da subito il loro àmbito di appartenenza, esprimono sensazioni accattivanti, una ricerca immediata di confidenza per la naturale morbidezza nella lettura.
Una prima considerazione nasce a questo punto spontanea: dove si pone questa scelta se inserita in un contesto più ampio ?
Negli ultimi anni l’egemonia legata al post-concettuale, alla dittatura del video e della fotografia si è allentata, un po’ per l’assoluta fragilità di molte delle “promesse”, un po’ per l’attento lavoro di una parte della critica che ha iniziato ad identificare e difendere gli artisti che desideravano ancora confrontarsi con la pittura. Sono restati “gli intoccabili” che hanno scalato le vette del successo internazionale, ma dietro a loro, in gran numero e per la felicità del collezionismo non-punitivo, si è affermata una vera schiera di artisti riconducibili alla grande famiglia della Nuova Figurazione italiana.
Antonella Cinelli rientra sicuramente in questo àmbito e si sta rapidamente ritagliando una nicchia significativa e convincente.
Si accennava alla possibilità di una facile accoglienza della sua pittura. Ciò non significa assolutamente che questo abbia a che fare con una facilità complessiva nella ricerca dei soggetti e nella loro realizzazione.
Come in ogni meccanismo sofisticato, gli snodi sono minimi, vanno cercati, interpretati, ci si deve chiedere altro, al di là del funzionamento nel suo complesso.
Quella di Antonella Cinelli è una bella pittura, una pittura seria, sapiente, fatta di ricerca sul colore, sull’impasto, sulla velatura, sulla prospettiva, sulla costruzione dell’opera, iniziando dalla tela e dalla sua preparazione. E’ un modo antico di procedere, che comincia dallo studio dei nuovi soggetti, dall’autocritica sulle proprie possibilità, sull’esercizio indispensabile per il raggiungimento di nuovi risultati, qualitativamente migliori.
E’ un desiderio di superare nuovi limiti e superarsi nella possibilità di raggiungerli, una competizione tra sé e sé, una onestà intellettuale che seleziona a priori, che non giustifica l’approssimazione, che tenta di seguire la pulsione interna a perfezionarsi e a perfezionare.
Stupisce in una giovane artista poco più che trentenne questa serietà, questa implacabilità nella ricerca, stupisce questa determinazione a non avere fretta a scapito della qualità finale dell'opera. Sorprende il rapido, continuo miglioramento della sua pittura, che raggiunge con queste ultime opere un livello sinceramente ragguardevole.
E l’anima di questi dipinti, le intime relazioni tra l’artista e il corpo, tra l’artista e la propria intimità?
Anche sotto questo aspetto, la lettura è sofisticata, immediata ma ricchissima di sottintesi. Antonella Cinelli è una giovane donna consapevole della propria bellezza, che trasferisce questa Bellezza nelle opere, nei dettagli anatomici e nei corpi di amiche e conoscenti. Rifrequenta la tematica del Nudo con la purezza e l’incoscienza di chi “sa perché sente”, senza paure, senza pregiudizi, senza affanni.
Una interessante e attualissima ricognizione potrebbe riguardare proprio questo nuovo territorio, battuto da molti giovani protagonisti italiani: Federico Guida e la lotta, Alessandro Bellucco e la caduta, Nicola Samorì e la tradizione. Un intreccio di sensibilità differenti, dove i soggetti nella loro nudità non sono altro che lo specchio di ciò che accade nel mondo, o meglio, lo specchio delle ragioni dei rapporti tra le persone.
Le nudità silenziose di Antonella Cinelli ci portano a suggestioni sussurrate, ci conducono a passo lento all’interno dell’essenza prima della Femminilità. Le braccia, le gambe, le schiene arcuate nella luce, i seni, sono descritti dalla Cinelli per sé e le sue amiche, per sé e le altre donne che le guardano. Il maschio non è fuori, ma è a distanza, non è escluso dalla lettura, ma ciò che traspare non è il desiderio femminile di sedurre, di conquistare. E’ un messaggio da donna a donna, perché l’uomo capisca e trovi la giusta traccia, segua il silenzio, la lentezza, il respiro sommesso.
Sono sicuramente corpi che esprimono sensualità. Sono giovani corpi compatti, sinuosi, desiderabili, ma il loro essere, nell’attimo della rappresentazione, è autoreferenziale, si sviluppa e si risolve dentro di sé, a proprio beneficio. E’ un darsi piacere quello di Antonella Cinelli, un dare piacere a chi è dentro il quadro, un dare piacere a chi coglie questo piacere. C’è una sorta di impossibilità alla rapina, che tanto riguarda, rappresenta ed è rappresentato dal corpo femminile nel cinema, nella pubblicità, nella pornografia. La Cinelli difende questa intimità femminile con delicatezza, eleganza, sobrietà.
Eppure anche la Cinelli è giunta alla pienezza atletica di questi corpi da una sorta di opposto, da un calco, o simulacro, sindone, ombra. Quella che animava la sua prima ricerca sul corpo, esibita alle mostre romane del 1998. Stranamente l’attuale possesso che l’artista esibisce – possesso del corpo, della forma, di una piena consapevolezza del suo esistere e del suo pesare – deriva quindi non solo da una sorta di contrario, ma anche da una tecnica diversa: scultura inserita in ambiente, installazione.
L’approdo alla pittura di oggi - che mantiene memoria dell’oggetto nell’inserimento di biancheria vera all’interno di certe opere - ha dunque un doppio significato: una festa del corpo ritrovato che si rivela, allo stesso tempo, come conquista di una tecnica nuova.
Attraverso i suoi lavori la Cinelli comunica sempre, non esclude la possibilità di nessun messaggio. La biancheria che scivola lungo il corpo accarezza ma non attrae. Le mani, sempre particolarmente curate nell’esecuzione, inviano frasi leggere, sottintendono movimenti eleganti, mentali; il loro frequente intrecciarsi dichiara un desiderio di nascondere, più che di mostrare. Tuttavia non c’è mai alcun desiderio di difesa, di sottrazione: i fondali neri escludono presenze, rumori, ribalte, la donna è sotto la luce di una lettura interiore che riguarda la sua antica consapevolezza.
La novità stilistica di questa pittura è l’inserimento prepotente di una prospettiva insolita, ravvicinata, sghemba, riconducibile alla modernità di un taglio di lettura più cinematografico che pittorico. Caravaggesca anche, se si guarda la violenza gentile della luce che snuda le anatomie con fermezza e perizia, accompagnandone la conoscenza e lo svelamento. Le anatomie sembrano appena celate sotto una pelle sottile che copre gli studi approfonditi sul disegno. Antonella Cinelli procede con lenta meditazione sulle tecniche e sul loro rispondere, si diceva. Sembra quasi che quelle parole scritte che attraversano i fondi scuri siano il proseguimento del suo silenzioso ragionare. Appunti, note, tracce di diario.
Con la naturale tensione di chi sente prima di rappresentare, la pittrice offre un ritratto convincente e maturo di una nuova generazione di donne e di artiste che non aggrediscono per affermarsi, che non rinunciano al loro ruolo millenario per assumere personalità e ruoli propri dell’altro sesso, che spaziano nei secoli con la certezza che la cultura sia un dono, e non una gabbia.
Così facendo il Desiderabile diviene Desiderato.
Beatrice Buscaroli
Analizzare le nuove opere di Antonella Cinelli può apparire apparentemente facile. Si tratta senza alcun dubbio di lavori che dichiarano da subito il loro àmbito di appartenenza, esprimono sensazioni accattivanti, una ricerca immediata di confidenza per la naturale morbidezza nella lettura.
Una prima considerazione nasce a questo punto spontanea: dove si pone questa scelta se inserita in un contesto più ampio ?
Negli ultimi anni l’egemonia legata al post-concettuale, alla dittatura del video e della fotografia si è allentata, un po’ per l’assoluta fragilità di molte delle “promesse”, un po’ per l’attento lavoro di una parte della critica che ha iniziato ad identificare e difendere gli artisti che desideravano ancora confrontarsi con la pittura. Sono restati “gli intoccabili” che hanno scalato le vette del successo internazionale, ma dietro a loro, in gran numero e per la felicità del collezionismo non-punitivo, si è affermata una vera schiera di artisti riconducibili alla grande famiglia della Nuova Figurazione italiana.
Antonella Cinelli rientra sicuramente in questo àmbito e si sta rapidamente ritagliando una nicchia significativa e convincente.
Si accennava alla possibilità di una facile accoglienza della sua pittura. Ciò non significa assolutamente che questo abbia a che fare con una facilità complessiva nella ricerca dei soggetti e nella loro realizzazione.
Come in ogni meccanismo sofisticato, gli snodi sono minimi, vanno cercati, interpretati, ci si deve chiedere altro, al di là del funzionamento nel suo complesso.
Quella di Antonella Cinelli è una bella pittura, una pittura seria, sapiente, fatta di ricerca sul colore, sull’impasto, sulla velatura, sulla prospettiva, sulla costruzione dell’opera, iniziando dalla tela e dalla sua preparazione. E’ un modo antico di procedere, che comincia dallo studio dei nuovi soggetti, dall’autocritica sulle proprie possibilità, sull’esercizio indispensabile per il raggiungimento di nuovi risultati, qualitativamente migliori.
E’ un desiderio di superare nuovi limiti e superarsi nella possibilità di raggiungerli, una competizione tra sé e sé, una onestà intellettuale che seleziona a priori, che non giustifica l’approssimazione, che tenta di seguire la pulsione interna a perfezionarsi e a perfezionare.
Stupisce in una giovane artista poco più che trentenne questa serietà, questa implacabilità nella ricerca, stupisce questa determinazione a non avere fretta a scapito della qualità finale dell'opera. Sorprende il rapido, continuo miglioramento della sua pittura, che raggiunge con queste ultime opere un livello sinceramente ragguardevole.
E l’anima di questi dipinti, le intime relazioni tra l’artista e il corpo, tra l’artista e la propria intimità?
Anche sotto questo aspetto, la lettura è sofisticata, immediata ma ricchissima di sottintesi. Antonella Cinelli è una giovane donna consapevole della propria bellezza, che trasferisce questa Bellezza nelle opere, nei dettagli anatomici e nei corpi di amiche e conoscenti. Rifrequenta la tematica del Nudo con la purezza e l’incoscienza di chi “sa perché sente”, senza paure, senza pregiudizi, senza affanni.
Una interessante e attualissima ricognizione potrebbe riguardare proprio questo nuovo territorio, battuto da molti giovani protagonisti italiani: Federico Guida e la lotta, Alessandro Bellucco e la caduta, Nicola Samorì e la tradizione. Un intreccio di sensibilità differenti, dove i soggetti nella loro nudità non sono altro che lo specchio di ciò che accade nel mondo, o meglio, lo specchio delle ragioni dei rapporti tra le persone.
Le nudità silenziose di Antonella Cinelli ci portano a suggestioni sussurrate, ci conducono a passo lento all’interno dell’essenza prima della Femminilità. Le braccia, le gambe, le schiene arcuate nella luce, i seni, sono descritti dalla Cinelli per sé e le sue amiche, per sé e le altre donne che le guardano. Il maschio non è fuori, ma è a distanza, non è escluso dalla lettura, ma ciò che traspare non è il desiderio femminile di sedurre, di conquistare. E’ un messaggio da donna a donna, perché l’uomo capisca e trovi la giusta traccia, segua il silenzio, la lentezza, il respiro sommesso.
Sono sicuramente corpi che esprimono sensualità. Sono giovani corpi compatti, sinuosi, desiderabili, ma il loro essere, nell’attimo della rappresentazione, è autoreferenziale, si sviluppa e si risolve dentro di sé, a proprio beneficio. E’ un darsi piacere quello di Antonella Cinelli, un dare piacere a chi è dentro il quadro, un dare piacere a chi coglie questo piacere. C’è una sorta di impossibilità alla rapina, che tanto riguarda, rappresenta ed è rappresentato dal corpo femminile nel cinema, nella pubblicità, nella pornografia. La Cinelli difende questa intimità femminile con delicatezza, eleganza, sobrietà.
Eppure anche la Cinelli è giunta alla pienezza atletica di questi corpi da una sorta di opposto, da un calco, o simulacro, sindone, ombra. Quella che animava la sua prima ricerca sul corpo, esibita alle mostre romane del 1998. Stranamente l’attuale possesso che l’artista esibisce – possesso del corpo, della forma, di una piena consapevolezza del suo esistere e del suo pesare – deriva quindi non solo da una sorta di contrario, ma anche da una tecnica diversa: scultura inserita in ambiente, installazione.
L’approdo alla pittura di oggi - che mantiene memoria dell’oggetto nell’inserimento di biancheria vera all’interno di certe opere - ha dunque un doppio significato: una festa del corpo ritrovato che si rivela, allo stesso tempo, come conquista di una tecnica nuova.
Attraverso i suoi lavori la Cinelli comunica sempre, non esclude la possibilità di nessun messaggio. La biancheria che scivola lungo il corpo accarezza ma non attrae. Le mani, sempre particolarmente curate nell’esecuzione, inviano frasi leggere, sottintendono movimenti eleganti, mentali; il loro frequente intrecciarsi dichiara un desiderio di nascondere, più che di mostrare. Tuttavia non c’è mai alcun desiderio di difesa, di sottrazione: i fondali neri escludono presenze, rumori, ribalte, la donna è sotto la luce di una lettura interiore che riguarda la sua antica consapevolezza.
La novità stilistica di questa pittura è l’inserimento prepotente di una prospettiva insolita, ravvicinata, sghemba, riconducibile alla modernità di un taglio di lettura più cinematografico che pittorico. Caravaggesca anche, se si guarda la violenza gentile della luce che snuda le anatomie con fermezza e perizia, accompagnandone la conoscenza e lo svelamento. Le anatomie sembrano appena celate sotto una pelle sottile che copre gli studi approfonditi sul disegno. Antonella Cinelli procede con lenta meditazione sulle tecniche e sul loro rispondere, si diceva. Sembra quasi che quelle parole scritte che attraversano i fondi scuri siano il proseguimento del suo silenzioso ragionare. Appunti, note, tracce di diario.
Con la naturale tensione di chi sente prima di rappresentare, la pittrice offre un ritratto convincente e maturo di una nuova generazione di donne e di artiste che non aggrediscono per affermarsi, che non rinunciano al loro ruolo millenario per assumere personalità e ruoli propri dell’altro sesso, che spaziano nei secoli con la certezza che la cultura sia un dono, e non una gabbia.
Così facendo il Desiderabile diviene Desiderato.
Beatrice Buscaroli
07
dicembre 2004
Antonella Cinelli
Dal 07 dicembre 2004 al 12 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 18
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 16 alle 19,30 ,la mattina su appuntamento
Vernissage
7 Dicembre 2004, ore 19
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