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Davide Bramante – Così vicino così lontano
Sospeso fra perdizione e salvezza, Bramante – come Wenders – non indica se la lotta è ragionevolmente destinata al successo, né svela se i suoi paesaggi di viaggio, o viaggi attraverso il paesaggio, siano veri, o multimediali, o tutt’e due.
Comunicato stampa
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Così lontano, così vicino, un film di Wim Wenders sulla Germania post Muro, un mondo che dal caos non sa trarre soluzioni prossime. Prece-dentemente, c’era stato Il cielo sopra Berlino, spezzoni di vite diverse, lontane, forzosamente unificate da un deus ex machina freddo, impersonale; nell’antica capitale tedesca, la riunificazione sovrappone identità solo eidetiche, formali, prive di contenuti, ma proprio per questo quanto mai intercambiabili e multiformi. Dietro le forme vacue, però, un’umanità spaventata si interroga angosciosamente: Perché unirsi, o riunirsi, non vuol dire comprendersi? Perché la prossimità, la familiarità, possono alimentare estraneità, alterità? E perché, anzi, dalla prossimità è tanto più facile scivolare nella confusione e nella violenza?
Le stesse domande affiorano nell’opera di Bramante in mostra dal 9 dicembre ad ARTECONTEMPORANEA: paesaggi compositi quanto incongrui, nei quali si sovrappongono, sfumano, o traspaiono l’uno sotto l’altro, architetture, mezzi di trasporto, uomini o oggetti eterogenei e muti; ritmi veloci di vita, e il consumo sempre più frenetico di prodotti e immagini, non lasciano più tempo per ascoltarsi ed ascoltare; anche ciò che è più contiguo sembra sfuggire, e perfino la propria esistenza scorre come per conto suo; la solitudine, dunque, è inevitabile, se non benvenuta; e le immagini, l’unico articolo di fede sopravvissuto nel XXI secolo, si fanno generatrici di equivoci, inganni, o illusioni.
Inganni, illusioni – o visioni? L’artista è, in verità, ambiguo, anzi paradossale: i suoi assemblaggi, stratificazioni, o sovrapposizioni, sono scaraventati tutti assieme in troppo poco spazio per evitare il caos; e poiché non è rispettato alcun ordine di tempo, nessun orientamento sembra davvero possibile; ma, lungi dall’essere illusorio o ingannevole, l’artificio enfatizza – con tutta naturalezza, si direbbe – ogni particolare: l’ aereo, che nessuno noterebbe più che distrattamente in pista, diventa un significante fragoroso in piazza; e i binari percorsi inopinatamente da un uomo saltano aggressivamente al centro dell’attenzione. In breve, l’identità è rivelata proprio dall’atto con il quale si vorrebbe nasconderla, emerge prepotente dalla confusione e intraprende la sua lotta per ridare alle cose un senso.
Sospeso fra perdizione e salvezza, Bramante – come Wenders – non indica se la lotta è ragionevolmente destinata al successo, né svela se i suoi paesaggi di viaggio, o viaggi attraverso il paesaggio, siano veri, o multimediali, o tutt’e due. Poco importa, rispetto alla nitidezza con cui il significante aderisce al significato nel mondo onnicomprensivo delle “geografie” psicologiche disegnate dall’artista. Le sue immagini-icona esemplarmente testimoni di possibili luoghi di nuovo senso sono il presupposto necessario di qualunque risposta: il resto sta a noi. r.a.
Le stesse domande affiorano nell’opera di Bramante in mostra dal 9 dicembre ad ARTECONTEMPORANEA: paesaggi compositi quanto incongrui, nei quali si sovrappongono, sfumano, o traspaiono l’uno sotto l’altro, architetture, mezzi di trasporto, uomini o oggetti eterogenei e muti; ritmi veloci di vita, e il consumo sempre più frenetico di prodotti e immagini, non lasciano più tempo per ascoltarsi ed ascoltare; anche ciò che è più contiguo sembra sfuggire, e perfino la propria esistenza scorre come per conto suo; la solitudine, dunque, è inevitabile, se non benvenuta; e le immagini, l’unico articolo di fede sopravvissuto nel XXI secolo, si fanno generatrici di equivoci, inganni, o illusioni.
Inganni, illusioni – o visioni? L’artista è, in verità, ambiguo, anzi paradossale: i suoi assemblaggi, stratificazioni, o sovrapposizioni, sono scaraventati tutti assieme in troppo poco spazio per evitare il caos; e poiché non è rispettato alcun ordine di tempo, nessun orientamento sembra davvero possibile; ma, lungi dall’essere illusorio o ingannevole, l’artificio enfatizza – con tutta naturalezza, si direbbe – ogni particolare: l’ aereo, che nessuno noterebbe più che distrattamente in pista, diventa un significante fragoroso in piazza; e i binari percorsi inopinatamente da un uomo saltano aggressivamente al centro dell’attenzione. In breve, l’identità è rivelata proprio dall’atto con il quale si vorrebbe nasconderla, emerge prepotente dalla confusione e intraprende la sua lotta per ridare alle cose un senso.
Sospeso fra perdizione e salvezza, Bramante – come Wenders – non indica se la lotta è ragionevolmente destinata al successo, né svela se i suoi paesaggi di viaggio, o viaggi attraverso il paesaggio, siano veri, o multimediali, o tutt’e due. Poco importa, rispetto alla nitidezza con cui il significante aderisce al significato nel mondo onnicomprensivo delle “geografie” psicologiche disegnate dall’artista. Le sue immagini-icona esemplarmente testimoni di possibili luoghi di nuovo senso sono il presupposto necessario di qualunque risposta: il resto sta a noi. r.a.
09
dicembre 2004
Davide Bramante – Così vicino così lontano
Dal 09 dicembre 2004 al 30 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTECONTEMPORANEA
Catania, Via Firenze, 184, (Catania)
Catania, Via Firenze, 184, (Catania)
Orario di apertura
dal mart. al sab
Vernissage
9 Dicembre 2004, ore 19,30
Autore
Curatore