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Luca Bertasso – Disidentikit
Il percorso espositivo si snoda attorno a quadri dai temi surreali, incentrati su figure umane che vivono strane mutazioni, facendo emergere delle suggestioni tratte da citazioni e culture di molteplice provenienza.
Comunicato stampa
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Dal 4 dicembre al 22 gennaio 2005, la galleria Artealcontrario di Modena ospitea la personale di Luca Bertasso, artista nato a Torino nel 1968, ma milanese d’adozione, che aveva esordito giovanissimo, nel 1989 con una mostra alla Compagnia del Disegno presentata da Giovanni Testori. La mostra dal titolo Disidentikit è curata da Gianluca Marziani e raccoglie sedici lavori (olii su tela e tempere) realizzati nel 2004.
Il percorso espositivo si snoda attorno a quadri dai temi surreali, incentrati su figure umane che vivono strane mutazioni, facendo emergere delle suggestioni tratte da citazioni e culture di molteplice provenienza. Alcuni elementi risultano comuni a tutte le opere di Bertasso: colori d’impatto acido, stesure piatte, contrasti cromatici, profili netti, disseminazione di elementi numerici, data di scadenza a vista su ogni quadro. Sono lavori che vivono tra realtà e simulazione, esulandosi da ogni corrente e categoria artistica, subito riconoscibili per stile e coerenza intellettuale.
“Luca Bertasso è un’anomalia nel panorama figurativo italiano – sottolinea Marziani nel suo testo in catalogo -. Niente colpi mediatici, innanzitutto. Niente tecnologia di supporto elaborativo (ma solo perché non servirebbe agli scopi). Niente legami diretti con televisione, web, magazine e contesti a noi vicini. Insomma, qualcuno potrebbe pensare a patologie citazioniste, sindrome da accademismo, deformazioni decorative. E invece no, si tratta di opere che valicano i recinti noti ma non perdono il filo della contemporaneità più viva.
I titoli, elemento superfluo per alcuni artisti ma importante per altri, diventano fondamentali quando si integrano all’opera in maniera così empatica. Con Bertasso ogni definizione racchiude la sintesi di un percorso, il legame con l’idea del reale, un richiamo intellettuale ed emotivo. Dichiarano tutto ma non svelano quasi nulla, in fondo. Sono il contrasto illuminante tra l’immagine e l’inizio di un percorso interpretativo. Misurano la dismisura tra realtà e simulazione. Un esempio perfetto? “Le condizioni in cui versa Immanuel Kant al termine d’un sabato sera”, ovvero, figura in costume su fondo arancione, naso che si allunga in una dilatazione elastica del profilo corporeo, portando la zona pinocchiesca ad incorniciare il colore in una catena psicanalitica delle interpretazioni visive. Puro ma lucidissimo delirio iconico, un’alterazione tra linguaggio e forma dove si ristabilisce l’enigma stesso del dipingere. Un filosofo come simbolo del pensiero dentro un quadro come sintomo di un malessere: cortocircuiti tra parola ed immagine, personaggio e titolo, storia e invenzione, evidenza e implicito”.
Con Bertasso si accavallano categorie e classi nel motore multidirezionale della visione. Surrealismo, quindi, come matrice storica di un’appartenenza generica. Ma nello specifico, poi, tutto si complica, le storie partecipano ad una psiche tra realtà e sogno, dentro un limbo in cui si amalgamano i livelli del vero onirico e la manipolazione del vero ad occhi svegli.
Una definizione che sento più calzante? REALISMO PSICOATTIVO… pensando al terreno, la MENTE appunto, dove la visione prende forma e movimento sinergico. Una psiche che si muove con quella “percezione a croce” del reale, attivandosi in ogni direzione, lungo una raggiera concentrica che aggrega differenze e similitudini in maniera feroce.
La mostra è corredata da un catalogo che riproduce tutte le opere in mostra e contiene il testo critico di Gianluca Marziani.
Luca Bertasso (Torino, 1968) vive e lavora a Milano. Ha compiuto i suoi studi al Liceo Classico e all’Accademia di Brera.
Ha partecipato a numerose mostre tra cui segnaliamo la personale all’Obraz di Milano e la collettiva a Legnano, Giovanni Testori, un ritratto. L’omaggio di 40 artisti contemporanei entrambe del 2003
Il percorso espositivo si snoda attorno a quadri dai temi surreali, incentrati su figure umane che vivono strane mutazioni, facendo emergere delle suggestioni tratte da citazioni e culture di molteplice provenienza. Alcuni elementi risultano comuni a tutte le opere di Bertasso: colori d’impatto acido, stesure piatte, contrasti cromatici, profili netti, disseminazione di elementi numerici, data di scadenza a vista su ogni quadro. Sono lavori che vivono tra realtà e simulazione, esulandosi da ogni corrente e categoria artistica, subito riconoscibili per stile e coerenza intellettuale.
“Luca Bertasso è un’anomalia nel panorama figurativo italiano – sottolinea Marziani nel suo testo in catalogo -. Niente colpi mediatici, innanzitutto. Niente tecnologia di supporto elaborativo (ma solo perché non servirebbe agli scopi). Niente legami diretti con televisione, web, magazine e contesti a noi vicini. Insomma, qualcuno potrebbe pensare a patologie citazioniste, sindrome da accademismo, deformazioni decorative. E invece no, si tratta di opere che valicano i recinti noti ma non perdono il filo della contemporaneità più viva.
I titoli, elemento superfluo per alcuni artisti ma importante per altri, diventano fondamentali quando si integrano all’opera in maniera così empatica. Con Bertasso ogni definizione racchiude la sintesi di un percorso, il legame con l’idea del reale, un richiamo intellettuale ed emotivo. Dichiarano tutto ma non svelano quasi nulla, in fondo. Sono il contrasto illuminante tra l’immagine e l’inizio di un percorso interpretativo. Misurano la dismisura tra realtà e simulazione. Un esempio perfetto? “Le condizioni in cui versa Immanuel Kant al termine d’un sabato sera”, ovvero, figura in costume su fondo arancione, naso che si allunga in una dilatazione elastica del profilo corporeo, portando la zona pinocchiesca ad incorniciare il colore in una catena psicanalitica delle interpretazioni visive. Puro ma lucidissimo delirio iconico, un’alterazione tra linguaggio e forma dove si ristabilisce l’enigma stesso del dipingere. Un filosofo come simbolo del pensiero dentro un quadro come sintomo di un malessere: cortocircuiti tra parola ed immagine, personaggio e titolo, storia e invenzione, evidenza e implicito”.
Con Bertasso si accavallano categorie e classi nel motore multidirezionale della visione. Surrealismo, quindi, come matrice storica di un’appartenenza generica. Ma nello specifico, poi, tutto si complica, le storie partecipano ad una psiche tra realtà e sogno, dentro un limbo in cui si amalgamano i livelli del vero onirico e la manipolazione del vero ad occhi svegli.
Una definizione che sento più calzante? REALISMO PSICOATTIVO… pensando al terreno, la MENTE appunto, dove la visione prende forma e movimento sinergico. Una psiche che si muove con quella “percezione a croce” del reale, attivandosi in ogni direzione, lungo una raggiera concentrica che aggrega differenze e similitudini in maniera feroce.
La mostra è corredata da un catalogo che riproduce tutte le opere in mostra e contiene il testo critico di Gianluca Marziani.
Luca Bertasso (Torino, 1968) vive e lavora a Milano. Ha compiuto i suoi studi al Liceo Classico e all’Accademia di Brera.
Ha partecipato a numerose mostre tra cui segnaliamo la personale all’Obraz di Milano e la collettiva a Legnano, Giovanni Testori, un ritratto. L’omaggio di 40 artisti contemporanei entrambe del 2003
04
dicembre 2004
Luca Bertasso – Disidentikit
Dal 04 dicembre 2004 al 22 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTEALCONTRARIO
Modena, Via Carteria, 60, (Modena)
Modena, Via Carteria, 60, (Modena)
Orario di apertura
martedì, mercoledì, venerdì, sabato 10,00-13,00 / 16,30-19,00. Gli altri giorni su appuntamento
Autore
Curatore