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Fiori al Campo dei Fiori
In occasione degli undici anni di attività
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione degli undici anni di attività da gallerista, Lela Djokic inaugura giovedì 9 dicembre 2004 la mostra Fiori al Campo dei Fiori.
Le trentatré opere esposte sono divise in tre gruppi: il primo e il più numeroso, che dà il titolo alla mostra, è composto da oli di nature morte con i motivi floreali. In questo primo gruppo troviamo artisti come Giorgio Szoldatics (Roma 1873 – c. 1930), una delle figure chiave del divisionismo romano. Alle precoci esperienze divisioniste, influenzate dal napoletano Enrico Lionne (Napoli 1865 - 1921), si ricollega la Natura morta con violette dipinta nel 1915 da Francesco Trombadori (Siracusa 1886 – Roma 1961). Circa del 1920 sono i Ciclamini di Deiva De Angelis (Gubbio 1885 – Roma 1925), un olio dipinto da questa singolare pittrice, alla quale sarà dedicata la prossima mostra della Galleria. Cronologicamente segue Begonia con la specchiera del 1927 di Riccardo Francalancia (Assisi 1886 – Roma 1965), uno degli esponenti più significativi della Scuola Romana. Del fiorentino Galileo Chini (Firenze 1873 – 1956) si espone una grande Natura morta con vassoio, fiori e cactus, databile alla fine degli Anni Venti, dove gli oggetti raffigurati appaiono esaltati dal virtuosismo tecnico e dalla maestria dell’artista. Filippo De Pisis è presente con due delicati dipinti, il primo del 1934, l’altro del 1946. Arturo Noci (Roma 1874 – New York 1952) compare in mostra con Vaso di peonie e Impressione, due tele dipinte negli Anni Trenta a New York, città dove il pittore romano si trasferì nel 1923 senza mai più far ritorno in Italia. Dalie bianche del 1938 di Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958), appartiene al periodo “figurativo” del pittore, fase a lungo sottovalutata dalla critica e dal mercato e riconsiderata con interesse soltanto negli ultimi anni. Un raro piccolo dipinto, Margherite del 1948 di Antonio Donghi (Roma 1897 – 1963), costituisce poi un vero arricchimento per la rassegna, stante la scarsa disponibilità delle opere dell’artista. Così come al novero delle rarità appartiene l’inchiostro Auguri del 1963 di Lucio Fontana (Rosario de Santa Fè 1899 – Comabbio 1968). Chiude questa sezione della mostra una tela del 1980 di Adriana Pincherle (Roma 1909 – Firenze 1996).
Il secondo gruppo di nature morte prive di motivi floreali, si apre con una vivida opera di Giuseppe De Sanctis (Napoli 1858 - 1924) Frutta del 1907. Di sette anni più tardi è Natura morta con uva di Armando Spadini (Firenze 1883 - Roma 1925), tela “fauve” dipinta a ridosso della Prima Guerra. Uno sguardo freddo e lucido che raggela gli oggetti, ritroviamo nelle due Nature morte di Francesco Trombadori, alle quali ben si accosta Mele e vaso di rame di Rino Gaspare Battaini (Milano 1892 - Rapallo 1960). Il mosaico “da cavalletto” di Gino Severini (Cortona 1883 - Parigi 1966) appartiene alle opere realizzate attorno al 1939 – 1940 con la tecnica del mosaico. Alberto Ziveri (Roma 1908 - 1989) con un olio dal titolo Asparagi del 1955 conclude la seconda sezione.
Un gruppo a sé sono il pastello Pergolato con mandorlo in fiore di Giuseppe Casciaro (Ortelle 1863 - Napoli 1945) eseguito nel giugno del 1900, e i Glicini del triestino Guido Marussig (Trieste 1885 - Gorizia 1972) risalente al 1908. Di Giovanni Guerrini (Imola 1887 - Roma 1972) è la tela Occhi d’aprile, 1920, apparsa nello stesso anno alla Biennale di Venezia e nel 1967 a Firenze alla storica mostra Pittura italiana 1915 – 1935 curata da Carlo Lodovico Ragghianti. Un Arlecchino con clarinetto e vaso di fiori di Pietro Gaudenzi (Genova 1880 - Anticoli Corrado 1955) è l’unico esempio di figura forte in primo piano nella mostra. Mentre in Alberi fioriti, pastello degli anni Trenta di Michele Cascella (Ortona 1892 - Milano 1989), una fanciulla sfuma e si disperde sul prato. Dell’esoterico Raoul Dal Molin Ferenzona (Firenze 1879 - Milano 1946) ecco una tempera dedicata al mese d’aprile, mese dove il sole entra nel segno del Toro e la terra si riempie di fiori, farfalle, rondini…
Si è scelto di accostare ai nomi più celebri come quelli di Balla, Severini, De Pisis, Donghi, Fontana, personalità come quelle di Rodolfo Villani (Roma 1881 – 1941), del quale il pubblico romano ha già avuto modo di ammirare una tela di grandi dimensioni, Le ore più belle (1927), in mostra nella rassegna La Famiglia nell’arte allestita nel 2002 al Museo del Corso di Roma. E va ricordato che Villani, oggi quasi dimenticato, fu promotore e segretario delle tre uniche edizioni delle Biennali romane (1921, 1923 e 1925). Nel ringraziare in questa occasione la disponibilità degli eredi, si espongono tre nature morte eseguite dall’artista nel 1940, un anno prima della morte.
Le trentatré opere esposte sono divise in tre gruppi: il primo e il più numeroso, che dà il titolo alla mostra, è composto da oli di nature morte con i motivi floreali. In questo primo gruppo troviamo artisti come Giorgio Szoldatics (Roma 1873 – c. 1930), una delle figure chiave del divisionismo romano. Alle precoci esperienze divisioniste, influenzate dal napoletano Enrico Lionne (Napoli 1865 - 1921), si ricollega la Natura morta con violette dipinta nel 1915 da Francesco Trombadori (Siracusa 1886 – Roma 1961). Circa del 1920 sono i Ciclamini di Deiva De Angelis (Gubbio 1885 – Roma 1925), un olio dipinto da questa singolare pittrice, alla quale sarà dedicata la prossima mostra della Galleria. Cronologicamente segue Begonia con la specchiera del 1927 di Riccardo Francalancia (Assisi 1886 – Roma 1965), uno degli esponenti più significativi della Scuola Romana. Del fiorentino Galileo Chini (Firenze 1873 – 1956) si espone una grande Natura morta con vassoio, fiori e cactus, databile alla fine degli Anni Venti, dove gli oggetti raffigurati appaiono esaltati dal virtuosismo tecnico e dalla maestria dell’artista. Filippo De Pisis è presente con due delicati dipinti, il primo del 1934, l’altro del 1946. Arturo Noci (Roma 1874 – New York 1952) compare in mostra con Vaso di peonie e Impressione, due tele dipinte negli Anni Trenta a New York, città dove il pittore romano si trasferì nel 1923 senza mai più far ritorno in Italia. Dalie bianche del 1938 di Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958), appartiene al periodo “figurativo” del pittore, fase a lungo sottovalutata dalla critica e dal mercato e riconsiderata con interesse soltanto negli ultimi anni. Un raro piccolo dipinto, Margherite del 1948 di Antonio Donghi (Roma 1897 – 1963), costituisce poi un vero arricchimento per la rassegna, stante la scarsa disponibilità delle opere dell’artista. Così come al novero delle rarità appartiene l’inchiostro Auguri del 1963 di Lucio Fontana (Rosario de Santa Fè 1899 – Comabbio 1968). Chiude questa sezione della mostra una tela del 1980 di Adriana Pincherle (Roma 1909 – Firenze 1996).
Il secondo gruppo di nature morte prive di motivi floreali, si apre con una vivida opera di Giuseppe De Sanctis (Napoli 1858 - 1924) Frutta del 1907. Di sette anni più tardi è Natura morta con uva di Armando Spadini (Firenze 1883 - Roma 1925), tela “fauve” dipinta a ridosso della Prima Guerra. Uno sguardo freddo e lucido che raggela gli oggetti, ritroviamo nelle due Nature morte di Francesco Trombadori, alle quali ben si accosta Mele e vaso di rame di Rino Gaspare Battaini (Milano 1892 - Rapallo 1960). Il mosaico “da cavalletto” di Gino Severini (Cortona 1883 - Parigi 1966) appartiene alle opere realizzate attorno al 1939 – 1940 con la tecnica del mosaico. Alberto Ziveri (Roma 1908 - 1989) con un olio dal titolo Asparagi del 1955 conclude la seconda sezione.
Un gruppo a sé sono il pastello Pergolato con mandorlo in fiore di Giuseppe Casciaro (Ortelle 1863 - Napoli 1945) eseguito nel giugno del 1900, e i Glicini del triestino Guido Marussig (Trieste 1885 - Gorizia 1972) risalente al 1908. Di Giovanni Guerrini (Imola 1887 - Roma 1972) è la tela Occhi d’aprile, 1920, apparsa nello stesso anno alla Biennale di Venezia e nel 1967 a Firenze alla storica mostra Pittura italiana 1915 – 1935 curata da Carlo Lodovico Ragghianti. Un Arlecchino con clarinetto e vaso di fiori di Pietro Gaudenzi (Genova 1880 - Anticoli Corrado 1955) è l’unico esempio di figura forte in primo piano nella mostra. Mentre in Alberi fioriti, pastello degli anni Trenta di Michele Cascella (Ortona 1892 - Milano 1989), una fanciulla sfuma e si disperde sul prato. Dell’esoterico Raoul Dal Molin Ferenzona (Firenze 1879 - Milano 1946) ecco una tempera dedicata al mese d’aprile, mese dove il sole entra nel segno del Toro e la terra si riempie di fiori, farfalle, rondini…
Si è scelto di accostare ai nomi più celebri come quelli di Balla, Severini, De Pisis, Donghi, Fontana, personalità come quelle di Rodolfo Villani (Roma 1881 – 1941), del quale il pubblico romano ha già avuto modo di ammirare una tela di grandi dimensioni, Le ore più belle (1927), in mostra nella rassegna La Famiglia nell’arte allestita nel 2002 al Museo del Corso di Roma. E va ricordato che Villani, oggi quasi dimenticato, fu promotore e segretario delle tre uniche edizioni delle Biennali romane (1921, 1923 e 1925). Nel ringraziare in questa occasione la disponibilità degli eredi, si espongono tre nature morte eseguite dall’artista nel 1940, un anno prima della morte.
09
dicembre 2004
Fiori al Campo dei Fiori
Dal 09 dicembre 2004 al 31 gennaio 2005
arte moderna e contemporanea
Location
NUOVA GALLERIA CAMPO DEI FIORI
Roma, Via di Monserrato, 30, (Roma)
Roma, Via di Monserrato, 30, (Roma)
Orario di apertura
10-13 / 16-19, chiuso lunedì mattina e festivi
Vernissage
9 Dicembre 2004, ore 18.00 - 21.00
Curatore