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Drumbamatic discovernissage – Paolo Garau
E’ il primo Discovernissage di Paolo Garau nell’ambito della quarta serata Drumbamatic al Linux Club di musica elettronica e arti visive e performative.
Comunicato stampa
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E’ il primo Discovernissage di Paolo Garau nell’ambito della quarta serata Drumbamatic al Linux Club di musica elettronica e arti visive e performative.
Istruzione: chiudere gli occhi; aspettare; aprire gli occhi; aspettare; chiudere gli occhi.
A occhi aperti la mente è un sistema in espansione: la vista nella sua flagranza, verso il fuori, scambio di informazioni in tutte le direzioni. Chiudiamo gli occhi e la nostra mente è un sistema in contrazione: buio non assoluto, ma solcato da lampi. Del visto, dell’appena visto, permangono echi. Affondano e iniziano a sedimentare. La mente è in contrazione: verso un centro recondito (concentrazione: contrazione verso un centro). Cambia anche il rapporto con gli altri sensi; udito e tatto a occhi chiusi infatti acquistano in intensità e preminenza. Aprire e chiudere gli occhi ci dà il senso di una pulsazione. Come per la materia nelle teorie dell’universo pulsante: dal Big Bang al collasso che precede una nuova esplosione. Con essa si genera insieme allo spazio, il tempo. All’espansione corrisponde il tempo che scorre in avanti, alla contrazione il tempo all’indietro.
La scatola tecno-suprematista di Paolo Garau, nella sua solidità geometrica, tiene saldamente lo spazio abitato dall’osservatore. Vi si aprono delle finestre da cui osservare calchi di volti a occhi chiusi. Note: a) osservare un volto a occhi chiusi riporta alla sensazione di stare a occhi chiusi; b) lo scorcio accentua la regressione della forma rispetto al piano. I volti sembrano in continua contrazione: si ritraggono, regrediscono. Spazialmente: sembra che si allontanino o diventino più piccoli davanti ai nostri occhi. Temporalmente: è come se, nella con(cen)trazione, muovessero verso un pregresso. Altre finestre danno accesso a un’altra visione. Celle di liquido conservante nelle quali sono sospesi un insetto, un pulcino, o altro. Questo stato di sospensione ci restituisce il carattere della visione a occhi chiusi, il suo darsi come eco. Nel liquido l’animale è una struttura che irrompe in un continuum indistinto. In un prima: struttura primordiale, stadio evolutivo precedente, pensiero recuperato. Nella cella una luce pulsa: la visione a occhi chiusi, la visione come eco, ha carattere sonoro.
Istruzione: chiudere gli occhi; aspettare; aprire gli occhi; aspettare; chiudere gli occhi.
A occhi aperti la mente è un sistema in espansione: la vista nella sua flagranza, verso il fuori, scambio di informazioni in tutte le direzioni. Chiudiamo gli occhi e la nostra mente è un sistema in contrazione: buio non assoluto, ma solcato da lampi. Del visto, dell’appena visto, permangono echi. Affondano e iniziano a sedimentare. La mente è in contrazione: verso un centro recondito (concentrazione: contrazione verso un centro). Cambia anche il rapporto con gli altri sensi; udito e tatto a occhi chiusi infatti acquistano in intensità e preminenza. Aprire e chiudere gli occhi ci dà il senso di una pulsazione. Come per la materia nelle teorie dell’universo pulsante: dal Big Bang al collasso che precede una nuova esplosione. Con essa si genera insieme allo spazio, il tempo. All’espansione corrisponde il tempo che scorre in avanti, alla contrazione il tempo all’indietro.
La scatola tecno-suprematista di Paolo Garau, nella sua solidità geometrica, tiene saldamente lo spazio abitato dall’osservatore. Vi si aprono delle finestre da cui osservare calchi di volti a occhi chiusi. Note: a) osservare un volto a occhi chiusi riporta alla sensazione di stare a occhi chiusi; b) lo scorcio accentua la regressione della forma rispetto al piano. I volti sembrano in continua contrazione: si ritraggono, regrediscono. Spazialmente: sembra che si allontanino o diventino più piccoli davanti ai nostri occhi. Temporalmente: è come se, nella con(cen)trazione, muovessero verso un pregresso. Altre finestre danno accesso a un’altra visione. Celle di liquido conservante nelle quali sono sospesi un insetto, un pulcino, o altro. Questo stato di sospensione ci restituisce il carattere della visione a occhi chiusi, il suo darsi come eco. Nel liquido l’animale è una struttura che irrompe in un continuum indistinto. In un prima: struttura primordiale, stadio evolutivo precedente, pensiero recuperato. Nella cella una luce pulsa: la visione a occhi chiusi, la visione come eco, ha carattere sonoro.
04
dicembre 2004
Drumbamatic discovernissage – Paolo Garau
04 dicembre 2004
arte contemporanea
Location
LINUX CLUB
Roma, Via Giuseppe Libetta, 15, (Roma)
Roma, Via Giuseppe Libetta, 15, (Roma)
Vernissage
4 Dicembre 2004, ore 20
Sito web
www.drumbamatic.com
Autore
Curatore