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Giorgio Celon – figura fuori serie
Le strutture architettoniche, prive di ogni riferimento cromatico, diventano dei semplici agglomerati di masse lineari, in cui appare arduo riconoscere delle caratteristiche che possano contraddistinguerle
Comunicato stampa
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"Figura" è una parola etimologicamente correlata a "finzione".
C'è, insomma, in ogni immagine che pretende di raffigurare il reale una componente falsificatoria che non risulta attenuata nemmeno nelle più fedeli riproduzioni.
Si dà anzi il caso che quanto più un'effigie cerca di riprodurre un oggetto, tanto più lo falsifica, sino al punto di fornire una versione del tutto stravolta di esso.
Questo paradossale meccanismo iconico è reso alquanto evidente nelle opere di Giorgio Celon.
Il meccanismo di "configurazione" messo in atto da questo artista, infatti, consiste in un progressivo denudamento dell' elemento di finzione che è presente in ogni immagine. Celon ha scelto come soggetti delle sue opere delle visioni metropolitane di cui ha ripreso in termini pittorici solo gli elementi essenziali.
La scelta di utilizzare come unico colore il bianco è funzionale ad una sorta di spoliazione degli aspetti sensoriali propri dell' elemento da rappresentare, cosi da concentrarsi solo sui suoi lati asettici, in quanto più facilmente riproducibili.
Le strutture architettoniche, prive di ogni riferimento cromatico, diventano dei semplici agglomerati di masse lineari, in cui appare arduo riconoscere delle caratteristiche che possano contraddistinguerle.
Gli scorci di strade percorse da auto o da altri veicoli si trasformano in anonime vie di comunicazione, tutt'altro che contestualizzabili in un preciso ambito geografico o culturale.
Celon tende inoltre ad accentuare l'assenza di identità dei soggetti delle sue opere raffigurandoli con dei "tagli" vertiginosi e delle inquadrature oblique che ne occultano ulteriormente i lati connotativi.
Infine, quasi a voler perseguire la certezza di giungere ad un'autentica fedeltà riproduttiva, le immagini sono reiterate al proprio interno, in modo tale da ripetere più volte almeno alcuni dei particolari delle visioni pittoriche.
Nonostante questo accanimento iconico, le opere di Celon sembrano tutto fuorché dei dipinti realistici.
Il procedimento di "configurazione" tende infatti ad ampliare lo iato tra l'arte e la realtà, accentuando la parvenza di finzione implicita in ogni processo rappresentativo.
All'artista non resta altro che il compito di testimoniare questo scarto, rendendolo il più possibile degno di essere ammirato.
Roberto Borghi
C'è, insomma, in ogni immagine che pretende di raffigurare il reale una componente falsificatoria che non risulta attenuata nemmeno nelle più fedeli riproduzioni.
Si dà anzi il caso che quanto più un'effigie cerca di riprodurre un oggetto, tanto più lo falsifica, sino al punto di fornire una versione del tutto stravolta di esso.
Questo paradossale meccanismo iconico è reso alquanto evidente nelle opere di Giorgio Celon.
Il meccanismo di "configurazione" messo in atto da questo artista, infatti, consiste in un progressivo denudamento dell' elemento di finzione che è presente in ogni immagine. Celon ha scelto come soggetti delle sue opere delle visioni metropolitane di cui ha ripreso in termini pittorici solo gli elementi essenziali.
La scelta di utilizzare come unico colore il bianco è funzionale ad una sorta di spoliazione degli aspetti sensoriali propri dell' elemento da rappresentare, cosi da concentrarsi solo sui suoi lati asettici, in quanto più facilmente riproducibili.
Le strutture architettoniche, prive di ogni riferimento cromatico, diventano dei semplici agglomerati di masse lineari, in cui appare arduo riconoscere delle caratteristiche che possano contraddistinguerle.
Gli scorci di strade percorse da auto o da altri veicoli si trasformano in anonime vie di comunicazione, tutt'altro che contestualizzabili in un preciso ambito geografico o culturale.
Celon tende inoltre ad accentuare l'assenza di identità dei soggetti delle sue opere raffigurandoli con dei "tagli" vertiginosi e delle inquadrature oblique che ne occultano ulteriormente i lati connotativi.
Infine, quasi a voler perseguire la certezza di giungere ad un'autentica fedeltà riproduttiva, le immagini sono reiterate al proprio interno, in modo tale da ripetere più volte almeno alcuni dei particolari delle visioni pittoriche.
Nonostante questo accanimento iconico, le opere di Celon sembrano tutto fuorché dei dipinti realistici.
Il procedimento di "configurazione" tende infatti ad ampliare lo iato tra l'arte e la realtà, accentuando la parvenza di finzione implicita in ogni processo rappresentativo.
All'artista non resta altro che il compito di testimoniare questo scarto, rendendolo il più possibile degno di essere ammirato.
Roberto Borghi
04
dicembre 2004
Giorgio Celon – figura fuori serie
Dal 04 dicembre 2004 all'otto gennaio 2005
arte contemporanea
Location
CASA DI TOLLERANZA
Milano, Via Francesco Ingegnoli, 17, (Milano)
Milano, Via Francesco Ingegnoli, 17, (Milano)
Orario di apertura
gli altri giorni solo su appuntamento 02.2610360
Vernissage
4 Dicembre 2004, 18.30 - 21.00
Autore
Curatore