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Aerobanchetto futurista
Il Ristorante Futurista Lacerba festeggia il compleanno e la sua nuova veste: nuovo stile più colorato e dinamico e nuovi menu con ricette “Passatiste” completamente rinnovate, oltre naturalmente al menu Futurista.
Comunicato stampa
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L’IDEA:
Quattro giovani (Pino Carvelli: responsabile listavivande futurista, Marco Cambrai: responsabile listavivande passatista, Angelo Trapasso: “guidapalato” e Monica Trapasso, l’architetto) ed una scommessa: creare un ristorante nel cuore di Milano, giocando la carta della provocazione.
IL LOCALE:
Il nome del locale strizza l’occhio alla celeberrima rivista letteraria LACERBA, ideata dai futuristi Giovanni Papini e Ardengo Soffici a Firenze nel 1913.
Lo spirito del locale è riassunto nella scritta “Gaudeo Ergo Sum” che appare all’ingresso, come al Cabaret del Diavolo a Roma arredato e decorato da Depero.
Il desiderio dei proprietari, giovanissimi ma con esperienza nel settore, era quella di creare un locale raffinato ma non formale, progettato in ogni dettaglio ma con la possibilità di cambiare nel tempo senza dover scegliere, come spesso accade, tra le gioie degli occhi (bell’ambiente) e i piaceri del palato (buona cucina).
La fonte di ispirazione a cui attingere per soddisfare tale desiderio è stata individuata dall’ architetto Monica Trapasso nel movimento culturale più sconvolgente del secolo scorso: il FUTURISMO. L’obiettivo non era solo quello di ricreare l’ambiente artistico, letterario e stravagante dell’epoca, ma di tentare di riproporre il connubio tra arte e cucina sperimentato dai futuristi, senza raggiungere la loro più estrema provocazione.
Una stazione di cambio dei cavalli del ‘700 (zona P.ta Romana) è parso il luogo ideale in cui ricreare una suggestiva ambientazione di inizio ‘900, proiettata all’interno di una filosofia di vita fondata sul dinamismo come principio base della civiltà delle macchine.
L’obbiettivo di creare un locale intimo, nonostante la sua ampiezza , è stato raggiunto creando ambienti diversi per colore e funzioni:
- La sala ristorante in cui poter cenare comodamente seduti al tavolo Depero, Balla o Santelia mentre si legge uno dei tanti manifesti futuristi appesi alle pareti dipinte di giallo
- La saletta Boccioni con camino tappezzata di quadri e fotografie su sfondo arancio dove poter cenare al riparo da sguardi indiscreti
- il “Quisibeve” decorato ispirandosi ad alcune delle più belle pubblicità “Campari” di Depero
- la sala Keppel decorata come l’omonima casa a Rovereto nel 1923 durante una bizzarra veglia futurista (la foto la troverete appesa alle pareti)
- le sedie, le poltrone e i tavolini che vanno dagli anni ‘20 agli anni ‘50 pazientemente scovati nei mercatini dell’interland milanese
- il soffitto del Quisibeve nato dalla traduzione tridimensionale del quadro di BALLA “compenetrazione di colori”
- Il corridoio con le pareti piene zeppe di giornali dell’epoca
- Una discreta biblioteca sul futurismo fatta di libri comprati ma soprattutto affettuosamente regalati dai clienti
- i listavivande (menù), imbullonati come il famoso “libro macchina” di Depero,
- gli sgargiantissimi panciotti “deperiani” dai mille colori, indossati dai camerieri (come quello esibito dal pittore Alberti, direttore di mensa, durante l’ aerobanchetto di Bologna del 1931).
Il locale frutto di una appassionata “arte propria” nasce dal lavoro fisico dei quattro soci aiutati da parenti ed amici: tende, panciotti e plafone/quadro realizzati dalla mamma di uno dei soci, parte grafica curata dall’amico-architetto Danilo Perissinotto, affreschi decorati dal conterraneo Marco Calabrese, quadri e giornali attaccati, foglio per foglio, da Monica………
In cucina Marco e Pino, fedeli al libro “La Cucina Futurista” di Fillia e Marinetti del 1932, hanno fatto loro l’obbiettivo che fu dei futuristi: “creare armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani”. Visto che “la vita di oggi e di domani” di allora non è più quella di oggi, i due cuochi sono impegnati nella rivisitazione di quei piatti, lasciando aperta la porta della loro cucina a ogni suggerimento.
In sala Angelo vi farà da Cicerone in questo viaggio nella cucina futurista fatto di nomi e accostamenti insoliti: il mitico Carneplastico” (cilindro composto da carne di vitello e undici verdure, posto verticalmente nel centro del piatto, spalmato di miele d’acacia sulla cima e sostenuto alla base da un anello di salsiccia), Perc***ottare (fonduta di formaggi profumata alla grappa con peperoni ripieni alla crema di tartufo), “Cotoletta Tennis” (carne di vitello impanata con mascarpone e noci tritate e battuta a formare la rete di una racchetta da tennis). Se non vi sentite ancora pronti niente paura perché per i tradizionalisti che vogliono solo curiosare c’è la possibilità di ordinare piatti meno insoliti: basta richiedere il listavivande “passatista”, come lo definivano Marinetti e i suoi.
Quattro giovani (Pino Carvelli: responsabile listavivande futurista, Marco Cambrai: responsabile listavivande passatista, Angelo Trapasso: “guidapalato” e Monica Trapasso, l’architetto) ed una scommessa: creare un ristorante nel cuore di Milano, giocando la carta della provocazione.
IL LOCALE:
Il nome del locale strizza l’occhio alla celeberrima rivista letteraria LACERBA, ideata dai futuristi Giovanni Papini e Ardengo Soffici a Firenze nel 1913.
Lo spirito del locale è riassunto nella scritta “Gaudeo Ergo Sum” che appare all’ingresso, come al Cabaret del Diavolo a Roma arredato e decorato da Depero.
Il desiderio dei proprietari, giovanissimi ma con esperienza nel settore, era quella di creare un locale raffinato ma non formale, progettato in ogni dettaglio ma con la possibilità di cambiare nel tempo senza dover scegliere, come spesso accade, tra le gioie degli occhi (bell’ambiente) e i piaceri del palato (buona cucina).
La fonte di ispirazione a cui attingere per soddisfare tale desiderio è stata individuata dall’ architetto Monica Trapasso nel movimento culturale più sconvolgente del secolo scorso: il FUTURISMO. L’obiettivo non era solo quello di ricreare l’ambiente artistico, letterario e stravagante dell’epoca, ma di tentare di riproporre il connubio tra arte e cucina sperimentato dai futuristi, senza raggiungere la loro più estrema provocazione.
Una stazione di cambio dei cavalli del ‘700 (zona P.ta Romana) è parso il luogo ideale in cui ricreare una suggestiva ambientazione di inizio ‘900, proiettata all’interno di una filosofia di vita fondata sul dinamismo come principio base della civiltà delle macchine.
L’obbiettivo di creare un locale intimo, nonostante la sua ampiezza , è stato raggiunto creando ambienti diversi per colore e funzioni:
- La sala ristorante in cui poter cenare comodamente seduti al tavolo Depero, Balla o Santelia mentre si legge uno dei tanti manifesti futuristi appesi alle pareti dipinte di giallo
- La saletta Boccioni con camino tappezzata di quadri e fotografie su sfondo arancio dove poter cenare al riparo da sguardi indiscreti
- il “Quisibeve” decorato ispirandosi ad alcune delle più belle pubblicità “Campari” di Depero
- la sala Keppel decorata come l’omonima casa a Rovereto nel 1923 durante una bizzarra veglia futurista (la foto la troverete appesa alle pareti)
- le sedie, le poltrone e i tavolini che vanno dagli anni ‘20 agli anni ‘50 pazientemente scovati nei mercatini dell’interland milanese
- il soffitto del Quisibeve nato dalla traduzione tridimensionale del quadro di BALLA “compenetrazione di colori”
- Il corridoio con le pareti piene zeppe di giornali dell’epoca
- Una discreta biblioteca sul futurismo fatta di libri comprati ma soprattutto affettuosamente regalati dai clienti
- i listavivande (menù), imbullonati come il famoso “libro macchina” di Depero,
- gli sgargiantissimi panciotti “deperiani” dai mille colori, indossati dai camerieri (come quello esibito dal pittore Alberti, direttore di mensa, durante l’ aerobanchetto di Bologna del 1931).
Il locale frutto di una appassionata “arte propria” nasce dal lavoro fisico dei quattro soci aiutati da parenti ed amici: tende, panciotti e plafone/quadro realizzati dalla mamma di uno dei soci, parte grafica curata dall’amico-architetto Danilo Perissinotto, affreschi decorati dal conterraneo Marco Calabrese, quadri e giornali attaccati, foglio per foglio, da Monica………
In cucina Marco e Pino, fedeli al libro “La Cucina Futurista” di Fillia e Marinetti del 1932, hanno fatto loro l’obbiettivo che fu dei futuristi: “creare armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani”. Visto che “la vita di oggi e di domani” di allora non è più quella di oggi, i due cuochi sono impegnati nella rivisitazione di quei piatti, lasciando aperta la porta della loro cucina a ogni suggerimento.
In sala Angelo vi farà da Cicerone in questo viaggio nella cucina futurista fatto di nomi e accostamenti insoliti: il mitico Carneplastico” (cilindro composto da carne di vitello e undici verdure, posto verticalmente nel centro del piatto, spalmato di miele d’acacia sulla cima e sostenuto alla base da un anello di salsiccia), Perc***ottare (fonduta di formaggi profumata alla grappa con peperoni ripieni alla crema di tartufo), “Cotoletta Tennis” (carne di vitello impanata con mascarpone e noci tritate e battuta a formare la rete di una racchetta da tennis). Se non vi sentite ancora pronti niente paura perché per i tradizionalisti che vogliono solo curiosare c’è la possibilità di ordinare piatti meno insoliti: basta richiedere il listavivande “passatista”, come lo definivano Marinetti e i suoi.
19
novembre 2004
Aerobanchetto futurista
19 novembre 2004
serata - evento
Location
LACERBA
Milano, Via Orti, 4, (Milano)
Milano, Via Orti, 4, (Milano)
Vernissage
19 Novembre 2004, DALLE ORE 20.00