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Brera mai vista – Girovaghi, eccentrici, ‘ponentini’. Francesco Casella, Cremona 1517
È un’opera affascinante e “senza storia”, eseguita da un pittore il cui ricordo era quasi scomparso fino al recupero attuato nel 1984 da Marco Tanzi, autore del catalogo-dossier.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La tavola con il Martirio di santo Stefano firmata nel 1517 da Francesco
Casella si trovava sull’altare in Sant’Apollinare a Cremona, dove fu
vista dalle guide locali precedenti la soppressione della chiesa nel
1805; entrata a Brera nel 1809, dal 1814 al 1888 fu concessa in deposito
alla basilica di Santo Ste-fano a Mi-lano, al suo ritorno per un certo
tempo venne esposta in pinacoteca, poi ricoverata nei depositi e
dimenticata. Ora torna finalmente alla pubblica fruizione dopo un
esemplare intervento di restauro condotto dal Laboratorio Nicola di
Aramengo sotto la direzione di Luisa Arrigoni, direttrice della
Pinacoteca di Brera.
È un’opera affascinante e “senza storia”, eseguita da un pittore il cui
ricordo era quasi scomparso fino al recupero attuato nel 1984 da Marco
Tanzi, autore del catalogo-dossier, nell’ambito delle sue ricerche sul
momento più fervido e rivoluzionario della pittura a Cremona, crocevia
culturale al centro della Valpadana tra Quattro e Cinquecento. Casella
non è artista stanziale, non si ferma a Cremona dove le carte d’archivio
sono estremamente reticenti: lascia sue opere in Piemonte (tre tavole
già a Vignale Monferrato ora nel Museo Borgogna di Vercelli; due tele
nel Duomo di Asti) e, probabilmente, si stabilisce in Liguria per un
soggiorno prolungato. Una sua tavoletta con Santa Caterina è esposta con
la prestigiosa attribuzione a Bernardo Zenale nel museo della Bob Jones
University di Greenville (South Carolina), mentre altre opere (poche)
sono in musei italiani ed esteri.
In una fase ricca di inquietudini per la cultura artistica dell’Italia
settentrionale nel passaggio cruciale tra classicismo ed
anticlassicismo, Francesco Casella si pone fra gli “eccentrici” che
trapassano la civiltà delle grottesche guardando al nord, a Dürer e alle
incisioni e si segnala durante tutta la sua carriera per una sor-ta di
abilità camaleontica nel recepire le emergenze piú significative della
cultura figurativa lombarda, piemontese e ligure.
A dispetto del silenzio quasi totale delle fonti, Casella doveva essere
maestro di una certa fama, come attesta l’importanza delle commissioni
cremonesi. Nel Duomo lascia una pala ornatissima e luccicante d’ori
proprio quando si allestiscono i ponteggi per la decorazione della
navata centrale, dove nel giro di solo otto anni Boccaccio Boccaccino,
Altobello Melone, Gianfrancesco Bembo, Gerolamo Romanino e il Pordenone
cambieranno il volto della pittura nella valle del Po. Nel 1513 guarda
all’antico con la curiosità del neofita, assemblando incisioni e
placchette aggiornatissime in un ambiente del convento di Sant’Abbondio,
dove occhieggiano esclusivissimi filosofi, astronomi e sapienti
dell’antichità. Subito dopo sparisce, passando probabilmente a lavorare
in Liguria: nel 1514 forse è lui il Francesco da Cremona iscritto alla
Matricola dei pittori genovesi che deve eseguire un quadro per una
chiesa in Val Polcevera. Ricompare a Cremona nel 1517 con il Martirio di
santo Stefano, nel quale conferma la sua pronta capacità di
assi-milazione del mondo ligure e di quei contatti con le Fiandre, che
solo a Genova può avere intrecciato, non senza l’aiuto costante delle
stampe düreriane. La tavola di Brera è un manifesto affascinante e
coloratissimo, terso e sgrammaticato, truce e caricaturale. Senza
dimenticare, poi, che nella Cremona di Boccaccio Boccaccino,
Gianfrancesco Bembo e Altobello Melone, ovvero di tre campioni
riconosciuti di quel passaggio sconvolgente verso la rivoluzione
anticlassica, la prima pala d’altare che non sia una placida ‘Sacra
conversazione’, ma rappresenti una storia vera e propria in tutta la sua
concitazione e con personaggi selvatici e ‘ponentini’, è proprio il
Martirio di santo Stefano.
Casella si trovava sull’altare in Sant’Apollinare a Cremona, dove fu
vista dalle guide locali precedenti la soppressione della chiesa nel
1805; entrata a Brera nel 1809, dal 1814 al 1888 fu concessa in deposito
alla basilica di Santo Ste-fano a Mi-lano, al suo ritorno per un certo
tempo venne esposta in pinacoteca, poi ricoverata nei depositi e
dimenticata. Ora torna finalmente alla pubblica fruizione dopo un
esemplare intervento di restauro condotto dal Laboratorio Nicola di
Aramengo sotto la direzione di Luisa Arrigoni, direttrice della
Pinacoteca di Brera.
È un’opera affascinante e “senza storia”, eseguita da un pittore il cui
ricordo era quasi scomparso fino al recupero attuato nel 1984 da Marco
Tanzi, autore del catalogo-dossier, nell’ambito delle sue ricerche sul
momento più fervido e rivoluzionario della pittura a Cremona, crocevia
culturale al centro della Valpadana tra Quattro e Cinquecento. Casella
non è artista stanziale, non si ferma a Cremona dove le carte d’archivio
sono estremamente reticenti: lascia sue opere in Piemonte (tre tavole
già a Vignale Monferrato ora nel Museo Borgogna di Vercelli; due tele
nel Duomo di Asti) e, probabilmente, si stabilisce in Liguria per un
soggiorno prolungato. Una sua tavoletta con Santa Caterina è esposta con
la prestigiosa attribuzione a Bernardo Zenale nel museo della Bob Jones
University di Greenville (South Carolina), mentre altre opere (poche)
sono in musei italiani ed esteri.
In una fase ricca di inquietudini per la cultura artistica dell’Italia
settentrionale nel passaggio cruciale tra classicismo ed
anticlassicismo, Francesco Casella si pone fra gli “eccentrici” che
trapassano la civiltà delle grottesche guardando al nord, a Dürer e alle
incisioni e si segnala durante tutta la sua carriera per una sor-ta di
abilità camaleontica nel recepire le emergenze piú significative della
cultura figurativa lombarda, piemontese e ligure.
A dispetto del silenzio quasi totale delle fonti, Casella doveva essere
maestro di una certa fama, come attesta l’importanza delle commissioni
cremonesi. Nel Duomo lascia una pala ornatissima e luccicante d’ori
proprio quando si allestiscono i ponteggi per la decorazione della
navata centrale, dove nel giro di solo otto anni Boccaccio Boccaccino,
Altobello Melone, Gianfrancesco Bembo, Gerolamo Romanino e il Pordenone
cambieranno il volto della pittura nella valle del Po. Nel 1513 guarda
all’antico con la curiosità del neofita, assemblando incisioni e
placchette aggiornatissime in un ambiente del convento di Sant’Abbondio,
dove occhieggiano esclusivissimi filosofi, astronomi e sapienti
dell’antichità. Subito dopo sparisce, passando probabilmente a lavorare
in Liguria: nel 1514 forse è lui il Francesco da Cremona iscritto alla
Matricola dei pittori genovesi che deve eseguire un quadro per una
chiesa in Val Polcevera. Ricompare a Cremona nel 1517 con il Martirio di
santo Stefano, nel quale conferma la sua pronta capacità di
assi-milazione del mondo ligure e di quei contatti con le Fiandre, che
solo a Genova può avere intrecciato, non senza l’aiuto costante delle
stampe düreriane. La tavola di Brera è un manifesto affascinante e
coloratissimo, terso e sgrammaticato, truce e caricaturale. Senza
dimenticare, poi, che nella Cremona di Boccaccio Boccaccino,
Gianfrancesco Bembo e Altobello Melone, ovvero di tre campioni
riconosciuti di quel passaggio sconvolgente verso la rivoluzione
anticlassica, la prima pala d’altare che non sia una placida ‘Sacra
conversazione’, ma rappresenti una storia vera e propria in tutta la sua
concitazione e con personaggi selvatici e ‘ponentini’, è proprio il
Martirio di santo Stefano.
28
ottobre 2004
Brera mai vista – Girovaghi, eccentrici, ‘ponentini’. Francesco Casella, Cremona 1517
Dal 28 ottobre 2004 al 23 gennaio 2005
arte antica
Location
PINACOTECA DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Biglietti
dal 28 ottobre 2004 al 9 gennaio 2005:
€ 8 (compreso Pinacoteca e mostra Fra Carnevale. Un artista rinascimentale da Filippo Lippi a Piero della Francesca) 4 € ridotto
dal 10 al 23 gennaio 2005:
€ 5 (compreso Pinacoteca) € 2.50 ridotto
Orario di apertura
8.30 -19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude 45 minuti prima)
lunedì chiuso