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Borderline
Attraverso le nuove serie di opere, i due artisti ci invitano a vedere quello che non si vede, ma che si sente, che si vive e che appartiene ad uno stato intermedio, un altrove presente, un passato vivente che ci destabilizza perché ci rimanda al limite di qualcosa di familiare e contemporaneamente di estraneo.
Comunicato stampa
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In psicanalisi, il termine "borderline" è lo stato limite che separa la "normalità" da tutto il resto. L'équipe di Artist Promotion prende spunto da questa tematica delle frontiere nel senso ampio per mettere in scena le opere di Zouhir Boudjema e Raphaëlle Lavaud-Bonnard, due artisti francesi che si interrogano sui limiti della pittura attraverso una riflessione che consiste nell'utilizzare lo spazio pitturale come supporto simbolico dove i paradossi ed i contrari "comunicano" in tutta libertà. Questa esperienza dei limiti vuole essere un punto di partenza, una riflessione sul concetto di frontiere così come il linguaggio della pittura lo concepisce e lo esamina. Questa linea visibile e/o invisibile evolve in continuazione e ci costringe a rivedere e ridefinire in permanenza il concetto di limite.
Seni? Teste? Coppie? Colori? Non- colori? Di diritto? Di rovescio? Le opere di Zouhir e di Raphaëlle ci interpellano. Riusciamo appena a distinguere la linea di orizzonte e le diverse forme intricate che ci propongono. Per la loro seconda mostra presso la galleria Postart di Milano, gli artisti ci iniziano alle sensazioni "frontaliere" ed agli stati limiti. «Borderline»: Un termine preso a prestito dall'universo dalla psicanalisi ci rivela la strana sensazione di cadere inevitabilmente al di là del visibile, del sostenibile e della ragione. Ma a proposito, quale è la definizione di limite? Né Zouhir né Raphaëlle si azzardano a darne una visione precisa. Si limitano soltanto a sfiorarne i contorni usando un linguaggio plastico audace senza rivelarci ciò che si trova al di là della frontiera, perché l'unica sensazione importante è l'oscillazione tra due energie che spaccano l'immagine in due parti contrapposte.
Attraverso le nuove serie di opere, i due artisti ci invitano a vedere quello che non si vede, ma che si sente, che si vive e che appartiene ad uno stato intermedio, un altrove presente, un passato vivente che ci destabilizza perché ci rimanda al limite di qualcosa di familiare e contemporaneamente di estraneo.
L'esperienza del limite è strettamente legata al punto di vista che solo la pittura può evidenziare usando forme colorate. Imporre un punto di vista allo spettatore non significa necessariamente chiuderlo in una visione del mondo, anzi lo costringe a porsi delle domande.
L'essenziale della pittura di Raphaëlle consiste nell'interpretare in modo inedito il corpo ed il viso umano, che essa rende con delle attitudini compatte ma viventi oppure con delle espressioni truci ma di una verità agghiacciante. I suoi personaggi sono al limite della disaggregazione o della deformazione e paradossalmente sono dipinti in una postura quotidiana: sdraiati, dormenti o che fanno l'amore. Nella pittura di Raphaëlle il limite esprime il sentimento di clausura che a volte la vita di coppia genera, ravvivato da un erotismo latente o manifesto, con delle scene di personaggi che si fondono e allo stesso tempo esplosivi.
Invece, la pittura di Zouhir esprime l'astrazione del sentimento. Per questo motivo, nelle sue opere i colori sono disposti secondo un ritmo apparentemente ordinato, ma in realtà tradiscono una visione caotica minuziosamente equilibrata. Il bianco è un non-colore che domina la sua pittura e tutte le sue composizioni, costituendo una specie di leitmotiv che non sfuma assolutamente la vivacità e la luminosità degli altri colori. Il bianco assorbe le energie e l'intensità degli altri colori caldi che si trovano
Seni? Teste? Coppie? Colori? Non- colori? Di diritto? Di rovescio? Le opere di Zouhir e di Raphaëlle ci interpellano. Riusciamo appena a distinguere la linea di orizzonte e le diverse forme intricate che ci propongono. Per la loro seconda mostra presso la galleria Postart di Milano, gli artisti ci iniziano alle sensazioni "frontaliere" ed agli stati limiti. «Borderline»: Un termine preso a prestito dall'universo dalla psicanalisi ci rivela la strana sensazione di cadere inevitabilmente al di là del visibile, del sostenibile e della ragione. Ma a proposito, quale è la definizione di limite? Né Zouhir né Raphaëlle si azzardano a darne una visione precisa. Si limitano soltanto a sfiorarne i contorni usando un linguaggio plastico audace senza rivelarci ciò che si trova al di là della frontiera, perché l'unica sensazione importante è l'oscillazione tra due energie che spaccano l'immagine in due parti contrapposte.
Attraverso le nuove serie di opere, i due artisti ci invitano a vedere quello che non si vede, ma che si sente, che si vive e che appartiene ad uno stato intermedio, un altrove presente, un passato vivente che ci destabilizza perché ci rimanda al limite di qualcosa di familiare e contemporaneamente di estraneo.
L'esperienza del limite è strettamente legata al punto di vista che solo la pittura può evidenziare usando forme colorate. Imporre un punto di vista allo spettatore non significa necessariamente chiuderlo in una visione del mondo, anzi lo costringe a porsi delle domande.
L'essenziale della pittura di Raphaëlle consiste nell'interpretare in modo inedito il corpo ed il viso umano, che essa rende con delle attitudini compatte ma viventi oppure con delle espressioni truci ma di una verità agghiacciante. I suoi personaggi sono al limite della disaggregazione o della deformazione e paradossalmente sono dipinti in una postura quotidiana: sdraiati, dormenti o che fanno l'amore. Nella pittura di Raphaëlle il limite esprime il sentimento di clausura che a volte la vita di coppia genera, ravvivato da un erotismo latente o manifesto, con delle scene di personaggi che si fondono e allo stesso tempo esplosivi.
Invece, la pittura di Zouhir esprime l'astrazione del sentimento. Per questo motivo, nelle sue opere i colori sono disposti secondo un ritmo apparentemente ordinato, ma in realtà tradiscono una visione caotica minuziosamente equilibrata. Il bianco è un non-colore che domina la sua pittura e tutte le sue composizioni, costituendo una specie di leitmotiv che non sfuma assolutamente la vivacità e la luminosità degli altri colori. Il bianco assorbe le energie e l'intensità degli altri colori caldi che si trovano
29
ottobre 2004
Borderline
Dal 29 ottobre all'undici novembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA POSTART
Milano, Via Pietro Giannone, 10, (Milano)
Milano, Via Pietro Giannone, 10, (Milano)
Orario di apertura
tutti giorni 15.30 - 19.30
Vernissage
29 Ottobre 2004, ore 18.30
Sito web
www.artistpromotion.it
Autore
Curatore