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Arno Boueilh
Arno riserva un’attenzione particolare alla poetica degli oggetti comuni, che da una parte ci rimanda agli objets trouvés di Braque, alla pittura popolare di Carrà, e principalmente all’estetica metafisica dechirichiana.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Arno Boueilh è un giovane artista francese nato nel 1977 a Parigi, dove
ha sempre vissuto.
L?arte nella sua vita ha rappresentato una quotidianità; fin da piccolo
trascorreva, infatti molte ore nello studio del padre architetto dove passava
il tempo a disegnare. Rimase inoltre colpito dal colore grigio scuro di
quell?ambiente, tanto che diventerà il tono preponderante delle sue prime
opere pittoriche.
Al liceo fa il suo incontro decisivo, quello che lo spinge ad intraprendere
la strada della pittura: il suo professore di disegno è un pittore, figlio
d?arte, che partendo da uno stile figurativo, si dedicherà successivamente
all?astrazione ed al trompe l?oeil, tecnica ripresa e personalizzata da
Arno nei suoi scorci urbani dal sapore iperrealista, nonché nelle sue ardite
?scatole prospettiche?.
Il giovane allievo ed il maestro si recano ogni domenica al Louvre, ad ammirare
ed apprendere l?Arte con la ?A? maiuscola. Iniziano poi a viaggiare durante
l?estate in cerca di luoghi da dipingere, prima in Borgogna e successivamente
in Toscana. I colori ocra e marrone di questa terrà prendono lentamente
il posto dei grigi in voga nella scuola parigina.
Il tema del viaggio ha un importanza fondamentale nella vita e nell?opera
dell?artista, egli racconta che ciò che lo rendeva riluttante nell?intraprendere
la vita del pittore era la prospettiva di starsene chiuso in uno studio
a dipingere nature morte. Così, dal piccolo appartamento-studio degli inizi
egli comincia a spaziare verso nuovi orizzonti e prospettive. Questo percorso
che è anche interiore è rispecchiato nell?evolversi del suo lavoro e delle
sue tematiche. Arno inizia con quadri di piccole dimensioni raffiguranti
i tetti parigini, per passare ai cortili ed infine, in maniera quasi liberatoria,
alle grandi tele con paesaggi toscani.
Tuttavia l?artista non lavora per cicli tematici, ma ama sperimentare molti
soggetti parallelamente, per poi approfondirli e rivisitarli a distanza
di tempo sempre sotto una luce nuova, alla ricerca di dettagli e particolari
non colti precedentemente.
Una costante all?interno di questa continua sperimentazione è la centralità
che assumono nei suoi dipinti le tracce lasciate dal passaggio dell?uomo,
sia nella natura che in paesaggi urbani. La presenza umana è suggerita,
e mai esplicitata, attraverso oggetti del vivere quotidiano, come possono
essere un abbeveratoio per animali e una carriola in una veduta campestre
o la sagoma di un?automobile che si staglia contro un muro cittadino. Tutti
questi elementi sono sempre posti al centro della composizione mediante
un rigoroso posizionamento nello spazio ed inquadramento prospettico.
Arno riserva un?attenzione particolare alla ?poetica degli oggetti comuni?,
che da una parte ci rimanda agli ?objets trouvés? di Braque, alla pittura
popolare di Carrà, e principalmente all?estetica metafisica dechirichiana
con le sue ?rivelazioni? in un mondo visto come ?un immenso museo di stranezze?,
dall?altra ci fa pensare ad un atteggiamento tipico dell?arte contemporanea
iniziato con il dadaismo, e cioè l?elevazione ad oggetto artistico di tutto
ciò che apparentemente è banale e magari anche sgradevole. Dobbiamo però
tener presente che l?artista evita di sottoporre aprioristicamente le sue
creazioni a qualunque filtro filosofico o intellettuale, facendone così
una pura espressione di un sentimento interiore, che solo in un secondo
tempo verrà rielaborato razionalmente.
Molto forte è anche il dato autobiografico, l?amore per la Toscana, terra
d?origine, il riaffiorare di ricordi d?infanzia, come quella Vespa che sognava
di guidare da bambino. Tutto questo ci introduce nel coinvolgente percorso
propostoci dal giovane pittore, a metà strada tra libera espressione dell?io
e influssi e rimandi colti, ambivalenza che non può non lasciarci profondamente
affascinati.
ha sempre vissuto.
L?arte nella sua vita ha rappresentato una quotidianità; fin da piccolo
trascorreva, infatti molte ore nello studio del padre architetto dove passava
il tempo a disegnare. Rimase inoltre colpito dal colore grigio scuro di
quell?ambiente, tanto che diventerà il tono preponderante delle sue prime
opere pittoriche.
Al liceo fa il suo incontro decisivo, quello che lo spinge ad intraprendere
la strada della pittura: il suo professore di disegno è un pittore, figlio
d?arte, che partendo da uno stile figurativo, si dedicherà successivamente
all?astrazione ed al trompe l?oeil, tecnica ripresa e personalizzata da
Arno nei suoi scorci urbani dal sapore iperrealista, nonché nelle sue ardite
?scatole prospettiche?.
Il giovane allievo ed il maestro si recano ogni domenica al Louvre, ad ammirare
ed apprendere l?Arte con la ?A? maiuscola. Iniziano poi a viaggiare durante
l?estate in cerca di luoghi da dipingere, prima in Borgogna e successivamente
in Toscana. I colori ocra e marrone di questa terrà prendono lentamente
il posto dei grigi in voga nella scuola parigina.
Il tema del viaggio ha un importanza fondamentale nella vita e nell?opera
dell?artista, egli racconta che ciò che lo rendeva riluttante nell?intraprendere
la vita del pittore era la prospettiva di starsene chiuso in uno studio
a dipingere nature morte. Così, dal piccolo appartamento-studio degli inizi
egli comincia a spaziare verso nuovi orizzonti e prospettive. Questo percorso
che è anche interiore è rispecchiato nell?evolversi del suo lavoro e delle
sue tematiche. Arno inizia con quadri di piccole dimensioni raffiguranti
i tetti parigini, per passare ai cortili ed infine, in maniera quasi liberatoria,
alle grandi tele con paesaggi toscani.
Tuttavia l?artista non lavora per cicli tematici, ma ama sperimentare molti
soggetti parallelamente, per poi approfondirli e rivisitarli a distanza
di tempo sempre sotto una luce nuova, alla ricerca di dettagli e particolari
non colti precedentemente.
Una costante all?interno di questa continua sperimentazione è la centralità
che assumono nei suoi dipinti le tracce lasciate dal passaggio dell?uomo,
sia nella natura che in paesaggi urbani. La presenza umana è suggerita,
e mai esplicitata, attraverso oggetti del vivere quotidiano, come possono
essere un abbeveratoio per animali e una carriola in una veduta campestre
o la sagoma di un?automobile che si staglia contro un muro cittadino. Tutti
questi elementi sono sempre posti al centro della composizione mediante
un rigoroso posizionamento nello spazio ed inquadramento prospettico.
Arno riserva un?attenzione particolare alla ?poetica degli oggetti comuni?,
che da una parte ci rimanda agli ?objets trouvés? di Braque, alla pittura
popolare di Carrà, e principalmente all?estetica metafisica dechirichiana
con le sue ?rivelazioni? in un mondo visto come ?un immenso museo di stranezze?,
dall?altra ci fa pensare ad un atteggiamento tipico dell?arte contemporanea
iniziato con il dadaismo, e cioè l?elevazione ad oggetto artistico di tutto
ciò che apparentemente è banale e magari anche sgradevole. Dobbiamo però
tener presente che l?artista evita di sottoporre aprioristicamente le sue
creazioni a qualunque filtro filosofico o intellettuale, facendone così
una pura espressione di un sentimento interiore, che solo in un secondo
tempo verrà rielaborato razionalmente.
Molto forte è anche il dato autobiografico, l?amore per la Toscana, terra
d?origine, il riaffiorare di ricordi d?infanzia, come quella Vespa che sognava
di guidare da bambino. Tutto questo ci introduce nel coinvolgente percorso
propostoci dal giovane pittore, a metà strada tra libera espressione dell?io
e influssi e rimandi colti, ambivalenza che non può non lasciarci profondamente
affascinati.
Luisa Binotti
13
ottobre 2004
Arno Boueilh
Dal 13 al 23 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
FOUR FOR ART
Roma, Via Merulana, 106, (Roma)
Roma, Via Merulana, 106, (Roma)
Orario di apertura
10.00-13.00 e 17.00-19.30. Domenica e lunedì mattina su
appuntamento
Vernissage
13 Ottobre 2004, H: 18.30