Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Materialità Impalpabile
Le opere presentate hanno nella luce in qualità di denominatore comune, l’elemento fondante di
materialità / immaterialità, ordine / disordine, realtà / virtualità, dimensioni visibili e invisibili. Si crea così una rete di relazioni che intorno alla poetica di ognuno degli artisti, evoca sensazioni e connessioni inattese
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MILANO DESIGN WEEK 2019 ‐ 5Vie District
Materialità Impalpabile
A cura di Isa Helena Tibúrcio
Dal 09 al 14 Aprile 2019 ‐ dalle 16:00 alle 22:00
Vernissage Mercoledì 10 Aprile 2019 dalle ore 18:00
Casa dello Zecchiere ‐ Via del Bollo 3, Milano
Alla Casa dello Zecchiere si inaugura “Materialità Impalpabile”, una mostra di Light Art con gli artisti Nino
Alfieri, Carlo Bernardini, Massimo Hachen, Ramilson Noronha e Pietro Pirelli, che presenteranno opere
recenti ed installazioni ambientali che utilizzano differenti tecnologie e materiali espressivi. Con l'elemento
della luce ad agire tra di loro come filo conduttore, si relazionano opere costituite da suono, laser, acqua,
fibra ottica, specchi convessi, terracotta, legno combusto, materiali fotosensibili, luce nera, illuminant
mode, immagini video satellitari, marmi artificiali.
Le opere presentate hanno nella luce in qualità di denominatore comune, l'elemento fondante di
materialità / immaterialità, ordine / disordine, realtà / virtualità, dimensioni visibili e invisibili. Si crea così
una rete di relazioni che intorno alla poetica di ognuno degli artisti, evoca sensazioni e connessioni
inattese. Oltre al richiamo di suggestioni visionarie, possiamo assistere ad aspetti di trasformazione e
smaterializzazione dello spazio con apparenze illusorie di "altre" dimensioni, tese a modificare la
percezione del luogo.
Nino Alfieri (Milano, 1953) ripropone “Light Seeds – evanescenza pulsante è l’energia dei semi",
un’installazione multimediale realizzata in collaborazione con il compositore musicale Corrado Saija ed
ispirata a fossili, amigdale, puntali di aratro antichi e forme‐matrice organiche ricorrenti nelle sue opere.
Questi “semi primari”, collocati a terra, emettono una luce che li fa apparire in sospensione, la cui intensità
varia ciclicamente con evanescenze pulsanti e suoni appositamente composti per evocarne la potenziale
schiusura. Il contrasto tra le forme organiche in terra cruda e terracotta con la tecnologia che le rende
luminose, facendole pulsare e fluttuare nel buio trasmette l'idea di semi pieni di futuro, lasciandoci intuire
la possibilità che tutto resti ancora in sospensione, come un autentico richiamo alla vitalità della natura. E'
proprio questa vitalità e bellezza della natura a manifestarsi in un dialogo tra passato e futuro,
rigenerandosi attraverso forme tangibili di luce e suono.
Carlo Bernardini (Viterbo, 1966) ha lavorato nella trasformazione percettiva dello spazio attraverso la luce,
trovando nella fibra ottica e nelle superfici elettroluminescenti gli elementi principali e innovativi della sua
ricerca sperimentale. Le sue installazioni ambientali in fibra ottica hanno la caratteristica di creare uno
spazio che offre molteplici possibilità di fruizione per ogni singolo spettatore. Trasmettendo l'idea di un
luogo fisso e cristallizzato, possono dare al contempo un'impressione di mobilità, dove una linea creata su
un piano può svilupparsi al di là di esso in modo reale o illusorio, lasciando spazio all’immaginazione. Il
vecchio pozzo della Casa dello Zecchiere rivisitato dall'artista con un’opera site‐specific acquisisce nuovi
contorni. La sua profondità è invertita e diretta verso l'alto, indicando un segno di prospettive che
puntano al futuro. Nell'opera "Catalizzatore di Luce" l'artista crea una sorta di scatola visiva che amplifica
gli effetti luminosi della fibra ottica utilizzando la superficie olf (optical lighting film), che funge da
diaframma tra l'occhio dell'osservatore e l'interno della scatola. Il risultato è la generazione di uno spazio
evocativo e poetico, la cui luminosità è amplificata grazie alla moltiplicazione illusoria delle linee in fibra
ottica, contemporaneamente alla sfocatura dei suoi contorni.
Massimo Hachen (Milano, 1952) proviene da precedenti esperienze artistiche in cui ha utilizzato in opere
astratte una tecnica personale “sotto vetro” ricercando ambiguità visive che derivano dall’esperienza
maturata nel campo della Gestalt e della percezione visiva. Ha anche realizzato installazioni con fasci di
luce laser nell’ambito di una ricerca sulla fonoestesia, ovvero la traduzione del suono in forma. Le sue
cinque opere esposte sono composizioni duali che utilizzano due differenti fonti luminose, cioè una luce
bianca e una ultravioletta. I lavori si basano sull’uso indiretto del colore (colore film altrimenti illuminant
mode). Sono composizioni completamente bianche dove il colore, sotto luce bianca, non è visibile,
conducendo a specifiche organizzazioni percettive. Quando le stesse vengono illuminate dalla black
light rivelano l’aspetto cromatico portando l’osservatore a percezioni opposte alle precedenti, come nel
caso di “Disordine e Ordine” o del suo complementare “Ordine e Disordine”.
L'installazione multimediale "Landscape Marble" di Ramilson Noronha (Ponte Nova, 1977) trasforma
immagini satellitari in marmi artificiali. Queste pietre artificiali sono generate a partire dall'immagine aerea
di luoghi reali del globo terrestre, come il Rincon de los Sauces in Argentina, Carnaíba do Sertão nel Brasile,
alcune zone dell'Africa, della Mongolia, di Venezia, degli Stati Uniti o del Medio Oriente. L'immagine di ogni
luogo da origine a una particolare pietra artificiale, la quale insieme ad altre, mediante proiezioni video o
stampe su lastre di polipropilene, risulta avere una somiglianza con antiche lastre di marmo. "Landscape
Marble" può essere visto come un modo per riportare alla materialità qualcosa che si manifesta
digitalmente, anche in modo impalpabile, se consideriamo la dimensione astratta di un territorio visto
dall'alto, date le vaste dimensioni geografiche. Il lavoro stabilisce una relazione tra materialità e
immaterialità, costruendo dialoghi tra il territorio, le sue rappresentazioni e le diverse precedenti
esperienze di artisti come Richard Serra, Gordon Matta‐Clark, e Walter de Maria.
Alcune opere di Pietro Pirelli (Roma, 1954) creano il suono toccando la luce, dando vita a note
installazioni / performance multisensoriali come l’"Arpa di Luce", realizzata con Gianpietro Grossi. In altre
sue opere è invece il suono a modulare la luce, come nel caso degli “Idrofoni”. Nella mostra, l'artista,
musicista e performer oltre a esporre due "Idrofanie" in forma di light box, propone l’"Idrofono",
strumento da lui inventato per suonare l’acqua e visualizzarne il moto ondoso in proiezioni di
luce. L’"Idrofono” di Pirelli è infatti un dispositivo in plexiglass e fili d'acciaio che, trasmettendo le vibrazioni
del suono a un sottile strato d'acqua, produce onde. Quando esse vengono attraversate da una banda
luminosa, la luce ne viene rifratta creando una varietà di immagini in movimento. Nelle "Idrofanie" invece il
suono si manifesta in forma statica, grazie agli scatti fotografici realizzati in collaborazione con Eugenio
Manghi. Ciascuna di queste opere è il risultato di un processo che attraversa diverse fasi: produrre suono,
muovere l'acqua, generare forme in divenire, congelarne un brevissimo istante in una sorta di scultura di
luce.
"Pur offrendo sempre una percezione del divenire, il tempo oggettivo del flusso musicale si trasforma così
in una istante sonico, che consente all’osservatore di osservare un suono secondo una propria temporalità
percettiva." Pietro Pirelli
Nel contesto del Fuorisalone 2019 la mostra viene presentata, a cura dell’arch. Isa Helena Tibúrcio (PhD
Design Polimi), nel Distretto 5Vie parallelamente al Salone del Mobile.
Contact: isatiburcio@gmail.com
Materialità Impalpabile
A cura di Isa Helena Tibúrcio
Dal 09 al 14 Aprile 2019 ‐ dalle 16:00 alle 22:00
Vernissage Mercoledì 10 Aprile 2019 dalle ore 18:00
Casa dello Zecchiere ‐ Via del Bollo 3, Milano
Alla Casa dello Zecchiere si inaugura “Materialità Impalpabile”, una mostra di Light Art con gli artisti Nino
Alfieri, Carlo Bernardini, Massimo Hachen, Ramilson Noronha e Pietro Pirelli, che presenteranno opere
recenti ed installazioni ambientali che utilizzano differenti tecnologie e materiali espressivi. Con l'elemento
della luce ad agire tra di loro come filo conduttore, si relazionano opere costituite da suono, laser, acqua,
fibra ottica, specchi convessi, terracotta, legno combusto, materiali fotosensibili, luce nera, illuminant
mode, immagini video satellitari, marmi artificiali.
Le opere presentate hanno nella luce in qualità di denominatore comune, l'elemento fondante di
materialità / immaterialità, ordine / disordine, realtà / virtualità, dimensioni visibili e invisibili. Si crea così
una rete di relazioni che intorno alla poetica di ognuno degli artisti, evoca sensazioni e connessioni
inattese. Oltre al richiamo di suggestioni visionarie, possiamo assistere ad aspetti di trasformazione e
smaterializzazione dello spazio con apparenze illusorie di "altre" dimensioni, tese a modificare la
percezione del luogo.
Nino Alfieri (Milano, 1953) ripropone “Light Seeds – evanescenza pulsante è l’energia dei semi",
un’installazione multimediale realizzata in collaborazione con il compositore musicale Corrado Saija ed
ispirata a fossili, amigdale, puntali di aratro antichi e forme‐matrice organiche ricorrenti nelle sue opere.
Questi “semi primari”, collocati a terra, emettono una luce che li fa apparire in sospensione, la cui intensità
varia ciclicamente con evanescenze pulsanti e suoni appositamente composti per evocarne la potenziale
schiusura. Il contrasto tra le forme organiche in terra cruda e terracotta con la tecnologia che le rende
luminose, facendole pulsare e fluttuare nel buio trasmette l'idea di semi pieni di futuro, lasciandoci intuire
la possibilità che tutto resti ancora in sospensione, come un autentico richiamo alla vitalità della natura. E'
proprio questa vitalità e bellezza della natura a manifestarsi in un dialogo tra passato e futuro,
rigenerandosi attraverso forme tangibili di luce e suono.
Carlo Bernardini (Viterbo, 1966) ha lavorato nella trasformazione percettiva dello spazio attraverso la luce,
trovando nella fibra ottica e nelle superfici elettroluminescenti gli elementi principali e innovativi della sua
ricerca sperimentale. Le sue installazioni ambientali in fibra ottica hanno la caratteristica di creare uno
spazio che offre molteplici possibilità di fruizione per ogni singolo spettatore. Trasmettendo l'idea di un
luogo fisso e cristallizzato, possono dare al contempo un'impressione di mobilità, dove una linea creata su
un piano può svilupparsi al di là di esso in modo reale o illusorio, lasciando spazio all’immaginazione. Il
vecchio pozzo della Casa dello Zecchiere rivisitato dall'artista con un’opera site‐specific acquisisce nuovi
contorni. La sua profondità è invertita e diretta verso l'alto, indicando un segno di prospettive che
puntano al futuro. Nell'opera "Catalizzatore di Luce" l'artista crea una sorta di scatola visiva che amplifica
gli effetti luminosi della fibra ottica utilizzando la superficie olf (optical lighting film), che funge da
diaframma tra l'occhio dell'osservatore e l'interno della scatola. Il risultato è la generazione di uno spazio
evocativo e poetico, la cui luminosità è amplificata grazie alla moltiplicazione illusoria delle linee in fibra
ottica, contemporaneamente alla sfocatura dei suoi contorni.
Massimo Hachen (Milano, 1952) proviene da precedenti esperienze artistiche in cui ha utilizzato in opere
astratte una tecnica personale “sotto vetro” ricercando ambiguità visive che derivano dall’esperienza
maturata nel campo della Gestalt e della percezione visiva. Ha anche realizzato installazioni con fasci di
luce laser nell’ambito di una ricerca sulla fonoestesia, ovvero la traduzione del suono in forma. Le sue
cinque opere esposte sono composizioni duali che utilizzano due differenti fonti luminose, cioè una luce
bianca e una ultravioletta. I lavori si basano sull’uso indiretto del colore (colore film altrimenti illuminant
mode). Sono composizioni completamente bianche dove il colore, sotto luce bianca, non è visibile,
conducendo a specifiche organizzazioni percettive. Quando le stesse vengono illuminate dalla black
light rivelano l’aspetto cromatico portando l’osservatore a percezioni opposte alle precedenti, come nel
caso di “Disordine e Ordine” o del suo complementare “Ordine e Disordine”.
L'installazione multimediale "Landscape Marble" di Ramilson Noronha (Ponte Nova, 1977) trasforma
immagini satellitari in marmi artificiali. Queste pietre artificiali sono generate a partire dall'immagine aerea
di luoghi reali del globo terrestre, come il Rincon de los Sauces in Argentina, Carnaíba do Sertão nel Brasile,
alcune zone dell'Africa, della Mongolia, di Venezia, degli Stati Uniti o del Medio Oriente. L'immagine di ogni
luogo da origine a una particolare pietra artificiale, la quale insieme ad altre, mediante proiezioni video o
stampe su lastre di polipropilene, risulta avere una somiglianza con antiche lastre di marmo. "Landscape
Marble" può essere visto come un modo per riportare alla materialità qualcosa che si manifesta
digitalmente, anche in modo impalpabile, se consideriamo la dimensione astratta di un territorio visto
dall'alto, date le vaste dimensioni geografiche. Il lavoro stabilisce una relazione tra materialità e
immaterialità, costruendo dialoghi tra il territorio, le sue rappresentazioni e le diverse precedenti
esperienze di artisti come Richard Serra, Gordon Matta‐Clark, e Walter de Maria.
Alcune opere di Pietro Pirelli (Roma, 1954) creano il suono toccando la luce, dando vita a note
installazioni / performance multisensoriali come l’"Arpa di Luce", realizzata con Gianpietro Grossi. In altre
sue opere è invece il suono a modulare la luce, come nel caso degli “Idrofoni”. Nella mostra, l'artista,
musicista e performer oltre a esporre due "Idrofanie" in forma di light box, propone l’"Idrofono",
strumento da lui inventato per suonare l’acqua e visualizzarne il moto ondoso in proiezioni di
luce. L’"Idrofono” di Pirelli è infatti un dispositivo in plexiglass e fili d'acciaio che, trasmettendo le vibrazioni
del suono a un sottile strato d'acqua, produce onde. Quando esse vengono attraversate da una banda
luminosa, la luce ne viene rifratta creando una varietà di immagini in movimento. Nelle "Idrofanie" invece il
suono si manifesta in forma statica, grazie agli scatti fotografici realizzati in collaborazione con Eugenio
Manghi. Ciascuna di queste opere è il risultato di un processo che attraversa diverse fasi: produrre suono,
muovere l'acqua, generare forme in divenire, congelarne un brevissimo istante in una sorta di scultura di
luce.
"Pur offrendo sempre una percezione del divenire, il tempo oggettivo del flusso musicale si trasforma così
in una istante sonico, che consente all’osservatore di osservare un suono secondo una propria temporalità
percettiva." Pietro Pirelli
Nel contesto del Fuorisalone 2019 la mostra viene presentata, a cura dell’arch. Isa Helena Tibúrcio (PhD
Design Polimi), nel Distretto 5Vie parallelamente al Salone del Mobile.
Contact: isatiburcio@gmail.com
10
aprile 2019
Materialità Impalpabile
Dal 10 al 14 aprile 2019
arte contemporanea
Location
CASA DELLO ZECCHIERE
Milano, Via Del Bollo, 3, (Milano)
Milano, Via Del Bollo, 3, (Milano)
Orario di apertura
dalle 16:00 alle 22:00
Vernissage
10 Aprile 2019, ore 18
Autore
Curatore