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Luisa Strocco – Variazioni formali
La mostra ripercorre le tappe fondamentali dell’evoluzione artistica di Luisa Strocco, che inizia a Torino negli anni Cinquanta e Sessanta, attraversa gli anni Settanta al fianco di Castellani e Bonalumi, contrassegnati da opere astratte di stampo neo-costruttivista, arrivando infine all’informale.
Comunicato stampa
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Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Torino vive un grande fermento culturale ed artistico, è proprio in questo periodo che Luisa Strocco, giovanissima, si avvicina alla pittura, prima come autodidatta e poi come allieva del pittore Raffaele Pontecorvo. Le prime opere sono di impianto figurativo in cui, però, si possono scorgere sia influenze informali, sia simboliste e surrealiste. I soggetti e le tematiche trattati sembrano indagare una dimensione sospesa tra la raffigurazione del reale, con una particolare attenzione per aspetti di introspezione, e quella dell’onirico. Le figure, mai completamente risolte formalmente, delineate da pennellate forti e nervose che esprimono una grande tensione espressiva, emergono da non-ambientazioni dominate dal puro colore steso verticalmente con gesti incisivi e veloci, lasciando visibili colature e zone vuote. L’artista sembra più interessata ad evocare un’atmosfera, la suggestione di una visione improvvisa che affiora alla mente come un’epifania, piuttosto che descrivere una scena nei suoi dettagli. L’impatto psicologico di questi lavori è l’elemento di maggior rilievo, ma anche le scelte stilistiche e tecniche denotano già la maturità interpretativa dell’artista e una poetica che si inscrive nell’orizzonte dell’immateriale perché pone una lucida constatazione della realtà a confronto con enigmi ideali.
I lavori successivi abbandonano gradualmente la figura umana come soggetto, prediligendo forme naturali il cui richiamo antropomorfo rimane evidente: gli alberi, in particolare i tronchi, diventano presenze ricorrenti, mentre si inizia a presagire l’evoluzione verso una pittura più astratta. È possibile, infatti, notare come si vada sviluppando un processo di semplificazione delle forme, in cui la ricerca di una maggiore sintesi coincida con una stilizzazione delle figure.
Luisa Strocco sembra voler penetrare al di là delle apparenze, per individuare l’essenza e le verità metafisiche dell’esistenza tangibile delle cose. La volontà di indagare la realtà alla ricerca di un nesso che leghi le varie forme viventi la spinge a oggettivare il particolare per elevarlo a universale facendogli perdere connotazioni troppo soggettive. È in questa fase che la sua pittura raggiunge l’apice del lirismo e dell’emblematicità semantica: il colore diventa protagonista, i valori tonali contrapposti a zone monocrome animano la superficie del dipinto ricreando la stessa tensione drammatica che prima veniva espressa dalla figura. La linea assume un ruolo centrale, in principio come componente strutturale che articola lo spazio, successivamente come gesto informale.
Negli anni Settanta, trovandosi al centro di situazioni nodali di cambiamento del linguaggio visivo contemporaneo, l’artista compie un netto stacco rispetto alla produzione precedente, arrivando ad un’astrazione di stampo neo-costruttivista. Risale a questo periodo la realizzazione di una serie di opere monocrome bianche in legno che si possono ricollegare alle ricerche spazialiste e alle “pitture-oggetto” di Castellani e Bonalumi, con cui espone nel 1973, in cui l’astrazione si coniuga con l’esplicitarsi della dimensione plastica della superficie pittorica. Il rigore formale di queste opere si ricollega però in qualche modo alle esperienze precedenti perché richiama morfologicamente un’organicità arborea o vegetale: la linea, protagonista assoluta, definisce configurazioni simili a tronchi o rami. La raffinatezza dell’impianto compositivo non solo ridefinisce i confini dell’opera, ma introduce nella dimensione pittorica l’elemento plastico che stimola una percezione più dinamica e complessa dell’immagine artistica.
Dopo un periodo silente, riprende negli anni Novanta la sua produzione, dedicandosi alla pittura informale e scegliendo anche supporti alternativi alla tela, come la carta fotografica che le permette una gestualità più veloce ed intuitiva. Il colore viene steso in ampie campiture con un unico orientamento direzionale, per lo più orizzontale, e poi graffiato, inciso con un’azione reiterata che introduce il concetto fondamentale del tempo. Ritorna la linea e la stratificazione visiva diventa specchio del ciclo perpetuo dell’eterno ritorno, della molteplicità di elementi che costituiscono il reale e delle rispettive chiavi di lettura. Ancora una volta Luisa Strocco sorprende per l’eleganza grafica, l’icastica espressività e la sintesi formale con cui risolve i topoi dell’arte o i dualismi pieno e vuoto, interiorità ed esteriorità riconducendo i rapporti di valore che soggiacciono al piano estetico a contenuto spirituale ed etico perché, come sosteneva Søren Kierkegaard, “…una scelta estetica non è una scelta. Scegliere è soprattutto un’espressione rigorosa ed effettiva dell'etica.”
I lavori successivi abbandonano gradualmente la figura umana come soggetto, prediligendo forme naturali il cui richiamo antropomorfo rimane evidente: gli alberi, in particolare i tronchi, diventano presenze ricorrenti, mentre si inizia a presagire l’evoluzione verso una pittura più astratta. È possibile, infatti, notare come si vada sviluppando un processo di semplificazione delle forme, in cui la ricerca di una maggiore sintesi coincida con una stilizzazione delle figure.
Luisa Strocco sembra voler penetrare al di là delle apparenze, per individuare l’essenza e le verità metafisiche dell’esistenza tangibile delle cose. La volontà di indagare la realtà alla ricerca di un nesso che leghi le varie forme viventi la spinge a oggettivare il particolare per elevarlo a universale facendogli perdere connotazioni troppo soggettive. È in questa fase che la sua pittura raggiunge l’apice del lirismo e dell’emblematicità semantica: il colore diventa protagonista, i valori tonali contrapposti a zone monocrome animano la superficie del dipinto ricreando la stessa tensione drammatica che prima veniva espressa dalla figura. La linea assume un ruolo centrale, in principio come componente strutturale che articola lo spazio, successivamente come gesto informale.
Negli anni Settanta, trovandosi al centro di situazioni nodali di cambiamento del linguaggio visivo contemporaneo, l’artista compie un netto stacco rispetto alla produzione precedente, arrivando ad un’astrazione di stampo neo-costruttivista. Risale a questo periodo la realizzazione di una serie di opere monocrome bianche in legno che si possono ricollegare alle ricerche spazialiste e alle “pitture-oggetto” di Castellani e Bonalumi, con cui espone nel 1973, in cui l’astrazione si coniuga con l’esplicitarsi della dimensione plastica della superficie pittorica. Il rigore formale di queste opere si ricollega però in qualche modo alle esperienze precedenti perché richiama morfologicamente un’organicità arborea o vegetale: la linea, protagonista assoluta, definisce configurazioni simili a tronchi o rami. La raffinatezza dell’impianto compositivo non solo ridefinisce i confini dell’opera, ma introduce nella dimensione pittorica l’elemento plastico che stimola una percezione più dinamica e complessa dell’immagine artistica.
Dopo un periodo silente, riprende negli anni Novanta la sua produzione, dedicandosi alla pittura informale e scegliendo anche supporti alternativi alla tela, come la carta fotografica che le permette una gestualità più veloce ed intuitiva. Il colore viene steso in ampie campiture con un unico orientamento direzionale, per lo più orizzontale, e poi graffiato, inciso con un’azione reiterata che introduce il concetto fondamentale del tempo. Ritorna la linea e la stratificazione visiva diventa specchio del ciclo perpetuo dell’eterno ritorno, della molteplicità di elementi che costituiscono il reale e delle rispettive chiavi di lettura. Ancora una volta Luisa Strocco sorprende per l’eleganza grafica, l’icastica espressività e la sintesi formale con cui risolve i topoi dell’arte o i dualismi pieno e vuoto, interiorità ed esteriorità riconducendo i rapporti di valore che soggiacciono al piano estetico a contenuto spirituale ed etico perché, come sosteneva Søren Kierkegaard, “…una scelta estetica non è una scelta. Scegliere è soprattutto un’espressione rigorosa ed effettiva dell'etica.”
13
aprile 2019
Luisa Strocco – Variazioni formali
Dal 13 al 27 aprile 2019
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 9:30–13:00 / 15:00–19:00
sabato ore 15:00–19:00
Vernissage
13 Aprile 2019, h 17.00
Autore
Curatore