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Paolo Medici – Rinascimento Donna
Il fulcro della ricerca figurativa assume l’elemento-donna non come mero oggetto della rappresentazione, ma come platonica iponea di valori universali e archetipici
Comunicato stampa
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La personale di Paolo Medici “Rinascimento Donna è la seconda mostra, dopo il Palazzo Ducale di
Sabbioneta (MN); di questo progetto itinerante dedicato solo ad aree Museali, per poi arrivare al 2020 alla
Reggia di Caserta e al Palazzo della Regione Legislativa di Bologna.
Il progetto si declina su due essenziali filoni afferenti e complementari:
1) l’Umanesimo dell’immagine
2) la contemplazione della femminilità nei suoi aspetti archetipici.
Umanesimo dell’immagine. La ricerca iconologica muove dal presupposto aristotelico di un’arte mimetica, da
intendersi “grecamente” come partecipazione del soggetto agente all’esistenza e al mondo fenomenico, al
dominio delle cose sensibili. La realtà fisica è pertanto il punto di partenza dello studio delle forme.
Il recupero dell’immagine fisica è il postulato di base di ogni operazione estetica di questa produzione, reso
ancor più incisivo da una sorta di filologia del “canone”. Il quale non deve essere inteso come derivazione
della “maniera”, ma come indagine condotta sui fondamenti della tradizione artistica occidentale che fanno
capo ai principi di “ordine e grandezza” (ritmo, organizzazione degli spazi, misura, armonia delle parti...).
Esattamente cioè gli oggetti della ricerca estetica che ha originato il nostro Umanesimo, e ciò
convenzionalmente che si passa sotto la definizione generica di Rinascimento.
Contemplazione della femminilità.
L’aspetto referenziale o, diciamo così, “di contenuto”, non va disgiunto dalla premessa tecnica sopra
esposta. Anch’esso infatti muove da una calcolata esperienza mimetica ottenuta per incessante
rielaborazione di modelli acquisiti.
Tuttavia, il fulcro di questa ricerca figurativa assume l’elemento-donna non come mero oggetto della
rappresentazione, ma come platonica iponea di valori universali e archetipici. Qui non si allude insomma alla
consolidata fraseologia della donna “madre”, “patria”, “amante”, “strega”, “musa”, “morte rapace” e simili. Il
baricentro di tale produzione punta semmai a sviscerare i connotati originari della femminilità, al di là delle
denotazioni ideologiche a essa attribuibili.
La tecnica antichissima del frottage è non solo funzionale a questa operazione di “ricalco” del modulo antico,
ma esprime essa stessa un valore – si passi il termine – “ideologico” nella dinamica di tale umanesimo
dell’immagine. Gli infiniti passaggi cromatici che caratterizzano queste sovrapposizioni dei pastelli cerosi
sulla carta nera declinano nella tecnica sperimentata tutti i costrutti delle antiche velature dei pittori
rinascimentali, e nel contempo combinano la craquelure derivante dai supporti di ricalco (trame di ferro, pelli
conciate, stoffe e quant’altro) con una antichizzazione naturale del supporto. Il risultato ricercato e ottenuto è
quello di un effetto naturalistico mediato già all’origine dal passaggio del tempo.
DAVIDE MATTELLINI
Paolo Medici (Roma, 1955) sviluppa la propria esperienza artistica a cavallo fra l’esperienza diretta di
Corrado Cagli e quella della “Ca’ d’Oro” di Giorgio De Chirico nei primi anni ’70. Dopo questa didattica
formativa, prende parte a numerosi eventi culturali che attraversano le principali correnti figurative del
secondo ’900, e sviluppa la propria produzione fra il Lazio, le Marche, l’Emilia Romagna e la Lombardia,
esponendo, in forma collettiva o personale, in numerose rassegne che esibiscono, come comune
denominatore, lo studio metodico della figura femminile accompagnato alla sperimentazione tecnica del
frottage – modalità acquisita sin dagli esordi nell’atelier di Cagli, e di cui si fa a tutt’oggi portatore
d’eccellenza riconosciuto a livello nazionale ed europeo. Attualmente vive e lavora a Bologna.
www.paolomedicipittore.it
Sabbioneta (MN); di questo progetto itinerante dedicato solo ad aree Museali, per poi arrivare al 2020 alla
Reggia di Caserta e al Palazzo della Regione Legislativa di Bologna.
Il progetto si declina su due essenziali filoni afferenti e complementari:
1) l’Umanesimo dell’immagine
2) la contemplazione della femminilità nei suoi aspetti archetipici.
Umanesimo dell’immagine. La ricerca iconologica muove dal presupposto aristotelico di un’arte mimetica, da
intendersi “grecamente” come partecipazione del soggetto agente all’esistenza e al mondo fenomenico, al
dominio delle cose sensibili. La realtà fisica è pertanto il punto di partenza dello studio delle forme.
Il recupero dell’immagine fisica è il postulato di base di ogni operazione estetica di questa produzione, reso
ancor più incisivo da una sorta di filologia del “canone”. Il quale non deve essere inteso come derivazione
della “maniera”, ma come indagine condotta sui fondamenti della tradizione artistica occidentale che fanno
capo ai principi di “ordine e grandezza” (ritmo, organizzazione degli spazi, misura, armonia delle parti...).
Esattamente cioè gli oggetti della ricerca estetica che ha originato il nostro Umanesimo, e ciò
convenzionalmente che si passa sotto la definizione generica di Rinascimento.
Contemplazione della femminilità.
L’aspetto referenziale o, diciamo così, “di contenuto”, non va disgiunto dalla premessa tecnica sopra
esposta. Anch’esso infatti muove da una calcolata esperienza mimetica ottenuta per incessante
rielaborazione di modelli acquisiti.
Tuttavia, il fulcro di questa ricerca figurativa assume l’elemento-donna non come mero oggetto della
rappresentazione, ma come platonica iponea di valori universali e archetipici. Qui non si allude insomma alla
consolidata fraseologia della donna “madre”, “patria”, “amante”, “strega”, “musa”, “morte rapace” e simili. Il
baricentro di tale produzione punta semmai a sviscerare i connotati originari della femminilità, al di là delle
denotazioni ideologiche a essa attribuibili.
La tecnica antichissima del frottage è non solo funzionale a questa operazione di “ricalco” del modulo antico,
ma esprime essa stessa un valore – si passi il termine – “ideologico” nella dinamica di tale umanesimo
dell’immagine. Gli infiniti passaggi cromatici che caratterizzano queste sovrapposizioni dei pastelli cerosi
sulla carta nera declinano nella tecnica sperimentata tutti i costrutti delle antiche velature dei pittori
rinascimentali, e nel contempo combinano la craquelure derivante dai supporti di ricalco (trame di ferro, pelli
conciate, stoffe e quant’altro) con una antichizzazione naturale del supporto. Il risultato ricercato e ottenuto è
quello di un effetto naturalistico mediato già all’origine dal passaggio del tempo.
DAVIDE MATTELLINI
Paolo Medici (Roma, 1955) sviluppa la propria esperienza artistica a cavallo fra l’esperienza diretta di
Corrado Cagli e quella della “Ca’ d’Oro” di Giorgio De Chirico nei primi anni ’70. Dopo questa didattica
formativa, prende parte a numerosi eventi culturali che attraversano le principali correnti figurative del
secondo ’900, e sviluppa la propria produzione fra il Lazio, le Marche, l’Emilia Romagna e la Lombardia,
esponendo, in forma collettiva o personale, in numerose rassegne che esibiscono, come comune
denominatore, lo studio metodico della figura femminile accompagnato alla sperimentazione tecnica del
frottage – modalità acquisita sin dagli esordi nell’atelier di Cagli, e di cui si fa a tutt’oggi portatore
d’eccellenza riconosciuto a livello nazionale ed europeo. Attualmente vive e lavora a Bologna.
www.paolomedicipittore.it
30
marzo 2019
Paolo Medici – Rinascimento Donna
Dal 30 marzo al 28 aprile 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA HARRY BERTOIA
Pordenone, Corso Vittorio Emanuele Ii, 60, (Pordenone)
Pordenone, Corso Vittorio Emanuele Ii, 60, (Pordenone)
Orario di apertura
da giovedì a sabato 16,00 – 19,00, domenica 10,00 – 12,00 e 16,00 - 1900
Vernissage
30 Marzo 2019, h 17.30
Autore