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Arash Radpour – Ten Thousand Names
A partire dal 14 marzo la DAFNA Gallery di Danilo Ambrosino e Anna Fresa, in collaborazione con Carla Travierso, ospita la mostra Ten Thousand Names dell’artista iraniano Arash Radpour.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Per la prima volta, nel suo percorso artistico, Radpour si confronta con la tridimensionalità del linguaggio scultoreo: una grande istallazione, composta da oltre un migliaio di frammenti di vetro, di colore rosso e tenuti insieme da fili, è un Utero a grande scala, sospeso nella sala monumentale della galleria. Questa scultura, oltre ad altre opere esposte, realizzate con varie tecniche e linguaggi, diventano un veicolo di conoscenza e di ricerca per indagare e approfondire il tema dell'archetipo della potenza generatrice della donna.
Il racconto di Arash Radpour pone la donna al centro dell’universo, nella sua duplice essenza di creatrice e portatrice di vita, condizionata e condizionante l’incedere dei cicli lunari, ponendo l’accento sulla sua inscindibile connessione con le leggi della natura. La creatività dell'artista è da intendersi sia come il risultato del proprio vissuto, e quindi del suo rapporto con il mondo femminino, sia come momento finalistico simbolico. La continua indagine della soglia tra i generi e le forze archetipiche, che vivono inconsciamente in ognuno di noi, gli ha permesso di valutare l'espressione del femminile come tema di ricerca e di evoluzione del suo percorso artistico.
Ad accompagnare la narrazione ci sono una serie di disegni, dove l’artista rende evidente, nella chiara forma bicorne dell’Utero, il suo avvicinarsi al profilo taurino e alla luna, i cui cicli sono legati al divenire e alla crescita, sottolineando quanto già asserito dal mito antico in cui alla donna era affidato il compito di raffigurare l’umanità intera, un’umanità tutta al femminile dunque e al Toro il divino, in una sorta di fusione tra il naturale ed il sovrannaturale.
Il titolo della mostra, Ten Thousand Names, trae appunto origine dal mito antico della Grande Madre, diecimila nomi rappresentano il tentativo, vano, di quantificare le infinite forme ed attributi della Grande Dea, a partire dalle cosiddette Veneri Paleolitiche fino alle figure mitologiche tra cui Tiamat, Tanit, Astarte, Ishtar, Iside, Afrodite o Cibele, la Grande Dea dell’Asia minore, e poi Maria generatrice di Dio (Theotókos), ma potremmo continuare con Amaterasu la mitica antenata dell'imperatore del paese del sol levante, piuttosto che Aditi, energia che precede la creazione nella religione vedica etc. etc. Altrettanto infinite sono le congiunzioni del ruolo della donna nell’Universo il cui Utero diventa contemporaneamente luogo della nascita della sepoltura e della rinascita.
L''allestimento dell'installazione è a cura dell'arch. Alice Bartoli, ha collaborato al montaggio Demetra Radpour
Biografia
ARASH RADPOUR. Nato a Teheran, Iran nel 1976.
All’età di quattro anni è con i genitori a Roma, in Italia, via dalla rivoluzione iraniana del 1979. Qui cresce e studia. Nel 1994 si diploma in fotografia all’Istituto di Stato Rossellini. Dai primi anni 2000 lavora in campo pubblicitario, firmando campagne fotografiche internazionali per importanti marchi. Nel 2003 vince il premio © Mediastar per la migliore fotografia pubblicitaria. Dal 2005 intraprende l’attività’ della libera ricerca, anche in campo video. Suoi lavori sono stati esposti alla Biennale di Venezia, al Victoria Memorial Hall di Kolkata e il Modern Art Museum di New Delhi, il MAMBA di Buenos Aires, La Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino e il Museo Andersen, il Museo Napoleonico, il MAXXI e il MACRO di Roma. Nel 2011 viene selezionato tra cento dei migliori fotografi del mondo per il libro “New York, a photographer’s city”, edito da Rizzoli International e curato da Marla Hamburg Kennedy. Dal 2014 sceglie Napoli come sua casa, ed è qui che nasce il progetto Ten Thousand Names, il primo di natura installativa e scultorea a cui lavora per due anni fino all'incontro con Anna Fresa e Danilo Ambrosino che gli offrono gli spazi della DAFNA Gallery per renderne possibile la realizzazione e presentazione al pubblico.
Il racconto di Arash Radpour pone la donna al centro dell’universo, nella sua duplice essenza di creatrice e portatrice di vita, condizionata e condizionante l’incedere dei cicli lunari, ponendo l’accento sulla sua inscindibile connessione con le leggi della natura. La creatività dell'artista è da intendersi sia come il risultato del proprio vissuto, e quindi del suo rapporto con il mondo femminino, sia come momento finalistico simbolico. La continua indagine della soglia tra i generi e le forze archetipiche, che vivono inconsciamente in ognuno di noi, gli ha permesso di valutare l'espressione del femminile come tema di ricerca e di evoluzione del suo percorso artistico.
Ad accompagnare la narrazione ci sono una serie di disegni, dove l’artista rende evidente, nella chiara forma bicorne dell’Utero, il suo avvicinarsi al profilo taurino e alla luna, i cui cicli sono legati al divenire e alla crescita, sottolineando quanto già asserito dal mito antico in cui alla donna era affidato il compito di raffigurare l’umanità intera, un’umanità tutta al femminile dunque e al Toro il divino, in una sorta di fusione tra il naturale ed il sovrannaturale.
Il titolo della mostra, Ten Thousand Names, trae appunto origine dal mito antico della Grande Madre, diecimila nomi rappresentano il tentativo, vano, di quantificare le infinite forme ed attributi della Grande Dea, a partire dalle cosiddette Veneri Paleolitiche fino alle figure mitologiche tra cui Tiamat, Tanit, Astarte, Ishtar, Iside, Afrodite o Cibele, la Grande Dea dell’Asia minore, e poi Maria generatrice di Dio (Theotókos), ma potremmo continuare con Amaterasu la mitica antenata dell'imperatore del paese del sol levante, piuttosto che Aditi, energia che precede la creazione nella religione vedica etc. etc. Altrettanto infinite sono le congiunzioni del ruolo della donna nell’Universo il cui Utero diventa contemporaneamente luogo della nascita della sepoltura e della rinascita.
L''allestimento dell'installazione è a cura dell'arch. Alice Bartoli, ha collaborato al montaggio Demetra Radpour
Biografia
ARASH RADPOUR. Nato a Teheran, Iran nel 1976.
All’età di quattro anni è con i genitori a Roma, in Italia, via dalla rivoluzione iraniana del 1979. Qui cresce e studia. Nel 1994 si diploma in fotografia all’Istituto di Stato Rossellini. Dai primi anni 2000 lavora in campo pubblicitario, firmando campagne fotografiche internazionali per importanti marchi. Nel 2003 vince il premio © Mediastar per la migliore fotografia pubblicitaria. Dal 2005 intraprende l’attività’ della libera ricerca, anche in campo video. Suoi lavori sono stati esposti alla Biennale di Venezia, al Victoria Memorial Hall di Kolkata e il Modern Art Museum di New Delhi, il MAMBA di Buenos Aires, La Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino e il Museo Andersen, il Museo Napoleonico, il MAXXI e il MACRO di Roma. Nel 2011 viene selezionato tra cento dei migliori fotografi del mondo per il libro “New York, a photographer’s city”, edito da Rizzoli International e curato da Marla Hamburg Kennedy. Dal 2014 sceglie Napoli come sua casa, ed è qui che nasce il progetto Ten Thousand Names, il primo di natura installativa e scultorea a cui lavora per due anni fino all'incontro con Anna Fresa e Danilo Ambrosino che gli offrono gli spazi della DAFNA Gallery per renderne possibile la realizzazione e presentazione al pubblico.
14
marzo 2019
Arash Radpour – Ten Thousand Names
Dal 14 marzo al 14 maggio 2019
arte contemporanea
Location
DAFNA HOME GALLERY
Napoli, Via Santa Teresa Degli Scalzi, 76, (Napoli)
Napoli, Via Santa Teresa Degli Scalzi, 76, (Napoli)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 10.00 – 19.00. Sabato su appuntamento
Vernissage
14 Marzo 2019, ore 18.00
Autore