25 gennaio 2014

Fino al 15.III.2014 Alex Israel E Kathryn Andrews Gagosian Gallery, Roma

 
Due giovani artisti dalla città degli angeli. Gagosian presenta una doppia personale che omaggia Duchamp ed Andy Warhol -

di

Los Angeles, la megalopoli con i viali bordati di palme dove sembra vietato poter camminare a piedi, le spiagge bianche popolate da una fauna di biondissime bellezze alla Baywatch e la collina di Hollywood, il luogo dei sogni di celluloide, patria delle celebrities internazionali, delle loro ville miliardarie e delle loro vite da rotocalco spesso eccessive. Questo è il mondo  rutilante e smagliante che i due giovani artisti losangelini Alex Israel e Kathryn Andrews vivisezionano con intelligente ironia e innegabile spirito imprenditoriale. Entrambi hanno fatto della pratica installativa modellata sulla scia del ready made di duchampiana memoria la loro cifra distintiva riconvertendo nel loro attraente lavoro le icone, i simboli e le atmosferte di quel mondo affascinante e crudele. 

Kathryn Andrews - Lethal Weapon - Photo Courtesy Press Office

Israel ha portato alle estreme conseguenze la lezione del grande Duchamp circa la paternità dell’opera e il valore del concetto rispetto alla pratica manuale, infatti il grande pannello che accoglie i visitatori nell’ovale della Gagosian Gallery di Roma con il suo cielo denso di nubi azzurre e rosa confetto, come da tradizione cinematografica, non è stato realizzato dall’artista ma da un decoratore specializzato della Metro Goldwin Meyer. Un ulteriore salto quantico nello sconfinamento di generi lo ha compiuto fra il 2011 e il 2012 con la fortunata serie di stranianti e assurde interviste ad una serie di divi Hollywoodiani dal titolo “As it lays” in cui il giovane Israel, sempre nascosto da un grande paio di occhiali da sole neri e senza mai cambiare la serissima epressione da “poker face”, ha chiesto ad attori e “celebrities” rigorosamente “over 40” tipo  Melanie Griffith se era una donna costosa da mantenere o allo scrittore Breat Easton Ellis se aveva mai fatto un party quando i suoi genitori erano fuori città quando era un adolescente o alla ex teen-ager prodigio Molly Ringwald se aveva mai avuto il morbillo (vi consiglio di dare un’occhiata: www.asitlays.com.)                                                                                                                           Israel, dotato di una “vis comica” non comune, in questo progetto in bilico fra arte, performance e cinema mi ha fatto pensare a quel genio di Andy Warhol, un grande contaminatore di generi, che, già negli anni ’60, aveva sdoganato la telecamera come mezzo per fare arte con la serie degli “Screen tests” ritratti muti di personaggi celebri come Bob Dylan o Salvator Dalì o habitués della sua Factory come l’androgina, affascinante musa di quegli anni eccessivi Edie Sedgwick morta troppo presto di overdose o il cantante maledetto Lou Reed, tutti ripresi mentre guardano in silenzio dentro la telecamera immortalando per sempre quell’effimero momento di gloria in cui erano giovani, belli e troppo dannati.                                   I ready made di Alex Israel non possono che essere le memorabilia dell’industria cinematografica più potente del mondo come l’opera “Maltese Falcon” (2013) scultura in bronzo che riproduce, migliorandola, l’icona dell’omonimo noir del 1942 di John Houston. Per questa prima mostra romana l’artista non ha potuto esimersi dal rendere omaggio alla nostra fabbrica dei sogni ” made in Italy”: Cinecittà, esponendo alcuni pezzi che fanno parte della storia di quel luogo magico, che l’artista ha selezionato e che non sono in vendita in quanto presentati esclusivamente come “reperti cinematografici” e non come “opere”.                                                                                                                           Anche i lavori installativi di Kathryn Andrews (1973) sembrano oggetti rinvenuti su un set cinematografico ma rimodellati, rifiniti e curati secondo la migliore tradizione estetica di quel Minimalismo Californiano che negli anni ’60 e ’70 ha prodotto alcuni artisti eccellenti come John Mc Cracken e Robert Irvine. Le installazioni presentate a Roma sono lucide ed attraenti e affondano le loro radici in quell’humus fertilissimo che è la cultura visiva made in USA, come nella prima opera che sembra aprire la mostra, una toilette da trucco, tipico oggetto-simbolo del mondo del cinema, specchiata e rifinita come un lussuoso pezzo di design e consacrata a “supporto” per il proiettile d’oro usato nel film “Die another day” della fortunata serie di James Bond. Una mostra molto Americana, che mixa la realtà con i new media e con l’industria dell’enterteinement, una mostra non facile ma molto interessante per i molteplici livelli di lettura che offrono le opere, una mostra attraversata da un’energia dinamica che dalle nostre parti ultimamente ci siamo dimenticati, una salutare ventata di aria fresca in una città eterna e dalla grande bellezza che da troppo tempo sembra impanata nelle sabbie mobili.

Paola Ugolini

Dal 16 Gennaio al 15 Marzo 2014

Kathryn Andrews | Alex Israel

Via Francesco Crispi 16

00187 Roma

Orari: dal Martedì al Sabato 10:30-7 

Info: 06.4208.6498 – roma@gagosian.com

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