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«Solo cartoni, cartoni vuoti. E poi bottiglie di birre sopra, e caffè. Tutto un casino». Con forte accento barese Anna Macchi, 47 anni, si sta conquistando il suo famoso quarto d’ora di celebrità, ripresa da televisioni locali e non, e invitata a programmi televisivi sui canali pugliesi, per riaprire l’ennesima disputa: se un non addetto ai lavori non riconosce l’arte e la butta via, è possibile definirla “arte” o è solo paccottiglia? Per chi non l’avesse ancora capito la signora Macchi è l’inserviente che a Bari, alla Sala Murat, la settimana scorsa ha dato all’azienda locale di nettezza urbana qualche opera di Nicola Gobbetto, David Jablonowski e alcune pubblicazioni in edizione limitata dell’associazione Flip di Napoli. Ora Anna sarà testimonial di una campagna di sensibilizzazione sul decoro urbano e sul senso civico, che sarà finanziato dal Comune e dall’Amiu, e verrà girato nei prossimi giorni.
Non è pentita Anna Macchi, d’altronde «c’era casino e i cartoni erano vuoti, e le cose le devono mettere nell’altra sala»: lei ha fatto solo il suo lavoro. E non chiederà scusa agli artisti e non andrà a vedere la mostra, ha dichiarato in una videointervista a Repubblica -galeotta per l’ingaggio della donna nella campagna pubblicitaria.
Insomma, grande Anna, postata e ripostata sui social network con migliaia di condivisione. Nuovo fenomeno mediatico per sparare un po’ a zero sulla “monnezza” contemporanea, un po’ per far fare quattro risate al pubblico, per vedere da vicino “l’esemplare”. Sotto a chi tocca, nel mondo vecchio e sempreverde dell’apparenza e dell’apparizione!
Episodio esemplare di quella Bari che premia chi sbaglia! Quale vocabolo può da solo sintetizzare tutto questo?
sbagliato chi? Anna o i sedicenti artisti?
L’antiarte ha fatto il suo tempo!
Troppa immondizia uccide l’arte! Con queste trovate neodadaiste si fa solo demagogia,retorica, puzzo, si getta fumo nausebondo negli occhi di critici,curatori al servizio di un sistema dell’arte putrido, servile e clientelare. Purtroppo tanti sedicenti artisti non hanno il coraggio di denunciare l’ipocrisia della nostra contemporaneità, a non riconoscere l’assurdità di questo sistema malato di cui ne fanno parte. Provate adesso a immaginare come diventerebbe un museo-mausoleo contemporaneo se fosse riempito solo di rifiuti solidi vari?