Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
16
marzo 2014
L’arte si pratica, si distrugge, si ricrea e si ripensa: About Practice è il titolo della curiosa mostra di Arianna Carossa, Tom Pnini e Marta Roberti a cura di Alessandro Facente nella galleria di Giuseppe Pero, dove nulla è mai come sembra e l’arte si guarda e si discute.
Qui, due artiste italiane, già note nel circuito internazionale, e un israeliano, nati intorno agli anni ottanta, condividono un modus operandi che parte dal considerare l’arte come un processo di costruzione di senso dell’opera in perenne evoluzione. Produzione interdisciplinare, teoria e autocritica dell’opera, incluse le contaminazioni che le hanno motivate, invitano a ripensare il ruolo e il modo di guardare l’arte.
Spiazzano i lavori post-poveristi di Arianna Carossa (1973), già nota per assemblaggi di oggetti diversi, prelevati, smontati e ricostruiti. Le sue installazioni anti-design trasformano gli oggetti in qualcos’altro, in particolare fanno sorridere I suonatori di Brema (2014), composta da una vasca, parabordo e zampa di cinghiale e L’uomo dal guanto in bocca (2014), con guanto di gomma, noce e argilla cotta, lavori di vocazione scultorea che istaurano un dialogano immaginario tra il passato e il presente, evocazioni e ripensamenti, storie e derive linguistiche.
Marta Roberti (1977), non si dimentica per l’installazione ambientale di calchi su carta grafite, difficile da reperire nella nostra epoca digitale, che rappresenta l’esistente Selva Romana-via dell’Acqua Marcia (2014), un omaggio alla decadente magnificenza di Roma: un giardino misterioso, sopravvissuto alla modernità, fuori dal tempo, reale e onirico insieme,trasformato in milieu delle attese. I suoi paesaggi naturali di vocazione pittorica che sfiorano il concetto di sublime romantico ricordano i Capricci di Giovanni Battista Piranesi trasudano di melanconica nostalgia.
Quest’ opera sembra dialogare con l’imperdibile video installazione Ballade to the double (2012) di Tom Pnini (1981): composto da una produzione simultanea di quattro canali, ogni canale raffigura lo stesso binario morto del Nevada (Usa), in una diversa stagione dell’anno. Guardando lo scorrere delle immagini avrete la sensazione di viaggiare su un treno fantasma che udite ma non vedete, poi all’improvviso, in lontananza accade l’inatteso, da scoprire immergendovi nell’opera che non si racconta, in cui la durata, il tempo e la memoria sono i protagonisti principali.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 22 febbraio
Dal 21 febbraio al 24 aprile 2014
About practice
Galleria Giuseppe Pero
Via Porro Lambertenghi 3, 20159
Milano
Orari: Martedì al sabato dalle 14.00 alle 19.00
Info: www.giuseppepero.com