06 aprile 2014

Fino al 11.V.2014 Simon Hantai Accademia di Francia in Villa Medici, Roma

 
Quaranta opere per una retrospettiva, la prima in Italia del pittore francese. La prova della sua ossessiva ricerca sulla tecnica pittorica -

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È una mostra di rara intensità quella che l’Accademia di Francia in Villa Medici dedica a Simon Hantai (1922-2008), straordinario pittore d’origine ungherese e francese d’adozione. Prima di entrare nelle sale delle Grandes Galeries che ospitano le opere, fermatevi all’ingresso e godetevi i due filmati che fanno vedere Hantai al lavoro o mentre parla con ispirata profondità di musica e di Cèzanne. 
Decisivo fu il lungo soggiorno di Hantai in Italia nel 1948, come tappa dell’itinerario che dall’Ungheria lo porterà a Parigi. Lo si vede bene in un vero e proprio capolavoro come A Galla Placidia (1958-59), in cui la profonda impressione esercitata sull’artista dai mosaici ravennati  si trasforma in una visione vibrante,  quasi mistica, dominata dall’apparizione di una croce che irradia energia nel vuoto. Bellissima, nella stessa sala, anche un’opera come Peinture (Ecriture rose), in cui il palinsesto di una scrittura sacrale ascende nel mistero lieve di una nube rosata. Entrambe le opere danno immagine ad un’unità vivente e pulsante, concreta e spirituale al tempo stesso. 
Simon Hantai, Tabula, 1980 courtesy Villa Medici, Roma
Ecco poi, con la tecnica del pliage che rappresentò per Hantai l’originale risposta a Matisse e Pollock, alcuni mirabili dipinti della serie delle Mariales, fra cui spicca il blu di Mariane, Manteau de la Vierge (1960), eccezionalmente prestato dai Musei Vaticani. Di fronte a queste opere si può veramente, come diceva Hantai, “sentire e rispettare il mistero”. A Parigi Hantai conobbe in modo rocambolesco, lasciandogli una sua tela davanti casa senza alcun biglietto, Andrè Breton, vate del surrealismo. E proprio Breton organizzò la sua prima personale, considerandolo il nuovo grande pittore del movimento. Ma lo spirito indipendente di Hantai lo portò dopo qualche anno a staccarsi dal surrealismo per percorrere la strada di un astrattismo quasi mistico, innervato da una spiritualità corporea. “Esiste una vista ad occhi chiusi – dice Hantai in un filmato – e con la mano si sa vedere”.
Giustamente Eric de Chassey, curatore della mostra e Direttore di Villa Medici, sottolinea che Hantai “per continuare la pittura è stato costretto nel contempo ad aprirla a ciò che essa non era (in particolare alla scrittura, alla fotografia ed alla filosofia) e a umiliarla, a ridurla cioè alle sue componenti più bassamente materiali, per farne paradossalmente sorgere uno splendore prodigioso”. Dopo aver rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, Hantai decise di chiudersi nell’assoluto isolamento della ricerca, ritirandosi dalla fastidiosa mondanità del sistema dell’arte. E nei lavori degli ultimi anni continuò la sua sfida radicale per rinnovare la pittura, ritagliandola e quasi umiliandola per trarne fuori le gocce estreme di una spiritualità assoluta, umile, ascetica.                 
Gabriele Simongini
mostra visitata il 20 febbraio 2014
Dal 12 febbraio al 11 Maggio 2014
Simon Hantai
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici 
Viale Trinità dei Monti, 1 00187 Roma 
Orari: Dal martedì alla domenica
10.30-12.30 14.00-18.30

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