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Presentata a New York a febbraio, la sua installazione Under Attack, che conteneva le famose sequenze del disastro delle Torri Gemelle, ha suscitato forti reazioni da parte dei responsabili della galleria. Secondo lei perché?
Probabilmente per il troppo coinvolgimento: l’installazione era una rievocazione dell’evento attuata attraverso l’interazione da parte dello spettatore. In realtà ho utilizzato immagini di repertorio, sequenze viste e riviste in televisione: eppure, evincendole dal “solito” contesto e riproponendole in uno nuovo e coinvolgente, in cui lo spettatore poteva controllare attivamente l’avanzamento dell’azione, l’effetto si è ingigantito. Il mio obiettivo era rendere evidente quella “marmellata” creata ogni giorno dai media: ho estrapolato le immagini dal contesto mediatico, le ho sottratte dalla dimensione “auratica” della televisione, che toglie spazio in qualche modo alla coscienza.
Sia Under Attack, sia la precedente installazione Passi erano caratterizzate da un marcato uso dell’elemento interattivo: prevede ulteriori sviluppi?
In Italia l’interattività è stata per anni sviluppata solo nel senso binario di “stimolo-reazione”: l’installazione rispondeva in maniera predeterminata a una serie di stimoli sonori o meccanici. Io cerco di superare la dimensione del semplice “quadro animato”, per proporre un video che abbia un largo elemento di partecipazione. Il video è per me un racconto lineare che può essere spezzato in qualsiasi punto: la frammentazione è l’apporto dello spettatore, che ha la possibilità reinventare con i propri movimenti non solo lo spazio di fronte all’opera, ma soprattutto lo svolgimento, il tempo dell’opera stessa. Under Attack è costituito da un hardware -i sensori- e da un software creato appositamante per elaborare gli spostamenti dello spettatore: ho in progetto di aggiungere ulteriori parametri, associandoli a diversi movimenti di camera -per esempio lo zoom, ecc. Oggi il video è spesso irrigidito nel semplice filmino, è poco indagato, esplorato, eppure sono convinto che abbia ancora molto da dire!
Proprio la “frammentazione” dell’esperienza visiva, messa in atto con modalità diverse, sembra accomunare le sue opere…
La mia ricerca si concentra spesso sul rapporto tra tempo e percezione: il valore del tempo sta cambiando, soprattutto con l’avvento di internet. Dati e immagini viaggiano sempre più veloci e la rete dà la sensazione quasi tangibile dell’ubiquità, cancellando però il senso dello spostamento. Oggi il nostro “uso del tempo” è diverso rispetto a quello di una volta e la capacità di concentrarsi sulle informazioni diventa sempre più ridotta, da “tempi televisivi”, in cui paradossalmente la ratio è data ancora dal messaggio verbale, non dalla sola immagine. L’installazione Cieli o i monitor mobili che trasmettevano immagini in tempo reale sono incentrati sull’impossibilità della percezione di comprendere il tutto contemporaneamente: lo spettatore può concentrarsi solo su singoli frammenti visuali, su tante “storie” dal tempo sempre più contratto. Trovo interessante la possibilità del “racconto nel racconto”, di punti di prospettiva diversi, “finestre” che sottolineino l’aspetto ipertestuale, in una fine della “prospettiva tempo”…
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perchè vi fate prendere per il culo a questo modo? ma cosa significa fare un video con le frattaglie mediatiche che tutti abbiamo già visto e registrato in tv? ma questa dovrebbe essere arte? almeno blob non espone in gallerie da finocchi E’ troppo banale prima di censurarla non dovevano neanche farla quella mostra…ma non si vergognano? prima inaugurano e poi censurano (così creano un caso, i furbi!)?? questa brutta cosa è la più inutile puttanata che sia stata fatta negli ultimi tempi e voi che lo mettete ancora in primo piano fottetevi tutti
Sono convinto che se conoscessi un po’ meglio l’opera di Bertrand (dico di quello che ha fatto prima dell’11.9) ti accorgeresti che questa operazione è perfettamente legittima da parte di un artista che si è sempre occupato di problematiche sociali e di attualità, non è che abbia cavalcato la notizia stravolgendo le sue fonti di ispirazione (come hanno fatto altri). Ti inviterei perciò ad andare a rileggerti le cose di Ex intorno a Bertrand e magari a ripensare alla questione alla luce di quello. Perciò, a mio parere, si possono dare giudizi sulla qualità di quest’opera non sulla sua legittimità. E’ fuor di dubbio che la censura americana possa anche esser servita a segnalare l’opera di quest’artista all’opinione pubblica (come era successo qualche mese prima a Riello in Germania), ma questo è un altro discorso.
Sono atti di sciacallaggio così come lo è stato quello di pintaldi. Sfruttare la situazione non è fare arte. Fare i furbi non è fare gli artisti. Sciacallare su usa, pakistan, israele, palestina e su tutte le miserie del mondo con la scusa di essere impegnati socialmente è indegno.
GRAZIE MAX! quel meschinetto di pintaldi lo avevo proprio rimosso…
trovo strano che un artista cerchi di seprimentare linguaggi nuovi proprio con elemnti sociali e così forti come gli avvenimenti dell’ 11/9. Non poteva questo personaggio abbandonarsi al “suo” bisogno di interattività con soggetti diversi? Perchè proprio le immagini dell’attentato? che denuncia sarebbe questa? tutto il mondo ne conosce il dramma. Nella ripetizione (anche se supportata da una ricerca di montaggio differente) non vi trovo un messaggio diverso da quello già proposto dai media, vi leggo invece un ennesimo tentativo di attirare l’attenzione, e se di questo si tratta, viene subito a cadere quella forma nobile di indirizzare il pensiero sociale ai problemi del mondo. Cade cade e cade ancora perchè tra le righe se ne scopre l’avidità dello sfruttamento. Se l’artista vuole la marmellata di immagini da decontestualizzare lo faccia con i telefilm, le soap o i gingols commerciali…e non con gli elementi caratterizzanti un dramma mondiale. Non ne abbiamo bisogno. Poi che l’America lo censuri è un’altra questione, tagliare scene di film in cui le due torri comparivano mi pare esagerato, cos come mi sembra assurdo censurare una sequenza di immagini che per mesi le varie agenzie di stampa hanno diffuso con tanto “ardore”. E poi che diavolo di intervista è questa? banale, scontata sciocca direi. La ricerca che questo artista propone non è avanguardistica, molti altri artisti, con meno chiasso forse, hanno operato verso l’ipertestualità interattiva. I risultati sono più forti e significativi di quelli promossi da quest’ultimo. BOCCIATO, o meglio: Ennio Bertrand! SEI STATO ELIMINATO.
NANO nano
che bravo il nostro genio che ci mostra l’avidità dei telegiornali registrandoli e rimettendoli in onda in un giochino elettronico infantile ancora 2 o 3 volte, meno male che c’è lui. ma chi lo paga?
è utile quest’uomo alla nostra vita? si è divertito abbastanza a fare l’intettuale che coglie i risvolti più ovvi e cretini di un fatto così importante? ho centinaia di fotografie delle torri gemelle, ma non mi permetterei mai di farci un cartone animato, e tanto meno una giostra virtuale. in questi casi, il giochino tecnico è la cosa più idiota e infantile che si può fare. tutti facciamo dei paciocchi maneggiando idee sociali, ma di solito smettiamo in tempo, prima di fare gli stregoni del nulla davanti a 4 giornalisti del cazzo mandati da tuo nonno e far vedere quanto siamo seri. e tu, signor Alf, difendi una simile stronzata? perchè? per caso bertrand è tuo amico? chi cavolo sei tu? un profeta? illuminaci tutti, dài che siamo stupidi e pronti. TU SEI LA TELEVISIONE, fai finta di condannare i tuoi colleghi. propongo una sfida: vince l’artista che ipotizza una posizione o una idea artistica più ridicola e viscida, con veri premi, non inviti ad altre mostre, ma una macchina fotografica digitale o un computer. il tuo bizantinismo è pericoloso, inutile e marcio, te ne rendi conto, dall’alto della tuo acume? inoltre non venirmi a dire che qualunque discussione su questo argomento ancora caldo non è di tipo politico. e cosa ce ne frega se le altre opere di questo artista sono diverse. allora continuimo a tollerare qualunque cosa? propongo di abolire una censura così inutile e parziale ma di multare di migliaia di euro che espongono opere d’arte deficienti. così potreanno sempre farlo, ma mettendo a dura prova il loro amore per l’arte. l’unico che si comprerebbe questa opera d’arte è proprio un kamikaze, perchè non insegna un cazzo a nessuno, fa solo star male e non contiene un atomo di intelligenza mostrare gente che brucia e crepa in modo interattivo. ehi, vaticano, invece di raccontar le tue cazzate sulla vita, prendi a calci in culo questi indegni, 100 frustate, poi se può parlare, della loro bella scoperta sui media. e basta coll’arte cretina!!!!
ah, è legittima questa sua opera solo perchè le precendenti non erano male?
ma che critica intelligente, quanto guadagni?
allora è legittima l’opera alla quale sto lavorando: sto programmando un videogioco nel quale tuo nonno viene fatto a pezzi da una banda di periferia: serve a mettere in risalto la questione dell’impatto psicologico dei videogiochi violenti sui ragazzini. ti piace? vuoi fare una partita? saluta il nonno!
Credo che la discussione debba rimanere sul tono dell’eleganza. Avere pareri contrapposti fa parte del gioco. Se Alf considera legittimo questo tipo di arte può spiegarcelo per bene, senza dover di certo tirare in ballo il nonno di nessuno. Bravo si sente così offeso dalle parole di Alf da chiamarlo in causa con frasi accese come “dall’alto del tuo acume”, “quanto gudagni” ecc.. ma creo siano inopportune considerando che Alf si è limitato a dire la sua con toni pacati. Ci sarà pure una radice politica in quello che questo Bertrand ha proposto, ma ditemi chi non fa politica. Ogni gesto è politica, piaccia o no. Credo che il problema più grosso riguardi l’inutilità di una proposta artistica: se non offre niente, ha senso di esistere ugualmente, ma per l’amor di Dio, non osanniamola. Trovo emblematico che a Milano si faccia una mostra su Capa, reporter di guerra, perchè da ciò si può comprendere come l’attacco all’arte cruda di un fotografo così importante, possa in qualche modo far pensare sull’inutilità dei video di Bertrand. Da una parte il paladino della comunicazione visiva nei campi di battaglia, dall’altra la testimonianza di un -artista?- furbo. La diversità è rilevante anche se entrambi volevano-vogliono comunicare qualcosa. A uno io ci credo, Capa, all’altro no.
Io, francamente, non capisco perché non si possa esporre opinioni diverse in merito a questo argomento senza suscitare sospetti di chissà qual genere e accuse offensive. Ma che volete che ci guadagni mai? Ma di quali profezie andate scrivendo? Comunque non conosco Ennio Bertrand di persona e non so che faccia abbia. Me ne sono occupato un paio di volte in passato, questo sì. Vi inviterei a riflettere sull’accaduto: durante l’Armory Show vi sono state delle proteste da parte del personale di servizio che ha chiesto il ritiro di quell’opera, cosa che è stata fatta regolarmente in seguito alle pressioni dell’organizzazione. Eppure, come voi stessi rilevate, le immagini rubate da Bertrand non erano altro che quello che ogni americano ha visto ripetute sui propri schermi televisivi. Quale meccanismo si è dunque innescato? Gli americani non hanno accettato che vi fosse un oggetto in vendita che si occupasse così crudemente ed in modo così coinvolgente (la dimensione interattiva dell’opera non va trascurata) di questo grave evento di cronaca. Proprio loro, che del libero mercato e del libero pensiero hanno fatto una bandiera (su quanto ciò sia vero ognuno ha un’opinione propria), hanno preteso di dar giudizi di liceità ed opportunità all’arte. Così facendo hanno però gravemente leso non solo i diritti di libera espressione ma, soprattutto, hanno ridotto l’arte al solo valore di mercato, trascurando tutti gli altri valori legati alla capacità comunicativa, analitica e critica, alla creatività, perfino alla spiritualità; hanno, badate bene, privato l’arte dei suoi valori primari. Nella vicenda la qualità dell’opera di Bertand non è mai stata in causa, lo è stato il tema scelto. Andando oltre, perché devo dubitare della sincerità di un artista che in tempi non sospetti si era in modo illuminato interrogato sul fenomeno dei profughi non solo come problema del paese ospitante in relazione ai temi dell’accoglienza, sussidiarietà o di difesa dei confini interni, non, dunque, in modo egoista all’occidentale ma, piuttosto, riuscendo ad insinuare nel visitatore il dramma del distacco della propria terra, la paura della fuga, della clandestinità, lasciandolo con il vuoto, lo sconforto e la profonda sensazione di solitudine nel buio più profondo? Io denuncio la demagogia e l’estremismo di chi non vuole vedere al di là del proprio naso, di chi, egoisticamente, si arroga il diritto di censurare un legittimo tentativo di affrontare un evento che è tanto drammatico quanto lo sono tanti altri che affliggono il mondo quotidianamente e dei quali Bertrand si occupa con impegno e forza. In “Passi” camminano i soldati della morte mentre camminano i podisti della maratona. Bertrand, visto ciò che fa, ha scelto di affrontare il tema dell’11.9 con il maggior distacco possibile, senza mescolare altri video (come fa per solito) ma proponendo all’infinito lo stesso, quasi che fosse una sorta di inizio/fine, un’icona che si chiude su se stessa come ce l’hanno proposta i media. “Under attack” rappresenta il panico apocalittico che ha coinvolto tutto il mondo occidentale. Bertrand ha costruito semplicemente una macchina che mostra un filmato: possiamo fermarlo, possiamo farlo avanzare o retrocedere ma, prima o poi , dovremmo cedere il posto, allontanarci da esso. Ed allora il tempo ricomincerà a scorrere e cosa rimarrà? Null’altro che la tragedia della quale ci sentiamo più responsabili, perché quella tragedia avremmo dovuto veramente fermarla o impedirla. L’aereo continua a colpire con accanimento. E’ questa l’icona del nuovo millennio e, tra 10, 50, 100 anni, si racconterà la storia di ground zero. Ora però dico anche una terza cosa: non credo che questa sia la migliore delle opere di Bertrand, perché qui l’artista si è tirato da parte esponendosi al rischio di essere travisato. Tuttavia penso anche che tornare a parlare dell’11.9 sia positivo perché questa è una società che tende a dimenticare con troppa disinvoltura. Quante volte abbiamo sentito la frase “tutto è tornato alla normalità”? Cos’è la normalità?
Niente da dire sulle opere passate dell’artista, e niente da dire sul bisogno di ricordare ciò che è accaduto 11/9 2001. Ma qualcosa sull’arte si può dire?! A me non interessa se vogliono strumentalizzare Under Attack, non mi interessa se quattro americani decidono di censurarla perchè le ferite sono troppo fresche, non mi interessa nemmeno se magari il tutto è solamente pubblicità. Quello che mi preme sapere è se A)l’artista ha dato qualcosa di nuovo, anche solo in termini di ricerca.B) Il tema proposto può avere una valenza che va oltre alla semplice lettura logica.c)il ricordare in questo modo può o meno essere più incisivo delle migliaia di immagini e dibattiti soorti (giustamente) sull’argomento.d)la collettività ne aveva bisogno.e)coinvolge.f)In qualche modo ci arrichisce. Insomma, questo video, ha delle caratteristiche tali da poter affermare che al di là del contesto si possa identificare come arte? Potrebbe anche esserlo, ma a mio avviso è arte cattiva. Cattiva perchè non assolve agli spunti sopracitati, perchè se per antonomasia l’arte è altri codici, altre semantiche, altri messaggi, altri linguaggi…questo UNDER ATTACK non lo è.Sarà spot per il sociale, sarà propaganda, sarà qeul che riterete più opportuno, ma per me non è arte. Certo che sono crudo, ma in verità sono anche stanco di vedere propinare qualsiasi cosa come arte solamente perchè esula dal contesto naturale, solo perchè si vuole una interazione anche se si tratta di montare le sorprese degli ovetti kinder. In passato Bertrand avrà anche fatto cose eccelse, mettendo poesia dove non ve ne era traccia, illuminando angoli bui del pensiero dove nemmeno un fiammifero poteva rimanere acceso, ma in questo caso ha superato i limiti. A tutti è concesso di sbagliare, di mancare l’obiettivo, ma se lo si fa con un dramma mondiale, scusate, si toppa di brutto. L’artista indaga, ricerca, sperimenta, rilegge…la sua opera rimanda (non sempre a ciò cui l’artista voelva far riferimento), disegna, scrive, impartisce regole anche lontane dalla stessa radice che l’ha determinata. In questo caso non fa niente di tutto questo. Era più significativo un fiore, o una lapide. E poi porca miseria, sono le problematiche sommerse, quelle che nessuno vede, quelle che in pochi ricordano, quelle che la massa non vogliono concepire che bisogna portare alla luce, scovare e proporre. Non certo i fatti che tutto il mondo conosce, interpreta con + o – chiarezza. 11/9 ha cambiato la storia della terra:bene/male che cosa propone questa opera d’arte se non: questo evento ha cambiato la nostra vita? Null’altro. Allora se mi è concesso risulta quantomai azzardato definire questo video “ARTE”, sarà documento, testimonianza…ma se è così non è una galleria a doverlo esporre, non dovrebbe esserci nemmeno un proposito di commercio, dovrebbe semplicemente essere catalogato come “documento”, ciò che appunto è.
Scusate lo sfogo.
Siete tutti dei logorrreici e fallocratici.
Basta analizzare il significato semantico del linguaggio dei vostri discorsi e inoltre contare quante volte usate il termine *cazzo* *incazzare* e suvvia non conoscete altre parole quando vi incavolate!
Lingua italiana dove sei!!!Immaginate se le donne ad ogni arrabbiatura usassero m’infico fica o cose del genere? Cosa pensereste voi che siamo tutte sgualdrine da strapazzo! Per favore siate spiritosi, arrabbiati, tutto quello che volete ma sforzatevi un po’ ad usare una lingua meno bestiale! Ne ho il “cunt” pieno di leggervi! Tasha
standing ovation for Kranix please…
Tasha, non dire “tutti”. Non mi pare che tutti gli intervenuti si siano espressi con i termini da te citati, anzi mi pare che siano davvero pochi. Quanto a logorroici forse hai ragione, ma a volte la sintesi non è sufficiente a illustrare al meglio le proprie opinioni.Tornando alle presunte parolacce, forse sarebbe il caso di dire che per quanto di cattivo gusto uno le possa trovare, rimangono facenti parte della lingua italiana. Si può discutere se sia più o meno opportuno tirarle fuori in questo ambito, ma certo non si può dire che non sia italiano. Personalmente se mi dici che non te ne frega una fica, sorrido. Potresti essere anche tu a falo davanti a un “mi Incazzo”. Ciao e ti prego, non stancarti a leggerci.
alf
quest’opera non dimostra assolutamente niente, se non che che si può usare qualunque cosa in qualunque modo e aver trovare comunque un critico che stia a sentire qualunque cosa.
SENZA CONSIDERARE IL CONTENUTO:
quello che bertrand dice di volor dimostrare, cioè che i telegiornali fanno schifo, lo si capisce accendendo la televisione. quindi, anzi, la sua opera è “peggio” dei telegiornali, perchè è un collage di questi, quindi pure contraffatto, e quindi ancora meno attendibile come documento. se non è un documento, non è nemmeno un commento, ma piuttosto una cantilena di vecchietto che ripete inebetito gli ultimi passaggi sentiti attorno a se. c’era la nonna di un mio amico che faceva lo stesso, ma senza farlo apposta, e non c’era da vantarsi. lui invece, non pago, lo fa apposta, gioca come un bambino ma parla in modo terribilmente serio del suo giochino. no, non dimostra proprio niente di nuovo, mi dispiace.
CONSIDERANDO IL CONTENUTO:
nemmeno tu, Alf, dimostri qualcosa, se non, con la frase “non, dunque, in modo egoista all’occidentale”, di essere o aver bisogno di apparire, per qualche motivo, anti-occidentale.
(gli orientali sono più gerosi degli occidentali? sei sicuro? vai in oriente, vai in africa, dove per denaro si fanno i commerci più inauditi. se parli bene degli artisti che odiano l’occidente perchè lo odii anche tu, allora complimenti, dài, sputiamoci addosso tra noi occidentali ancora per molto, mi sembra costruttivo). comunque, buon lavoro…
Tasha, ma poi dei termini delicati non sembrerebbero troppo da borghese alle orecchie di Alf? non vorrei mai che pensi che io lo consideri tale. di arrivare a questo punto, non mi permetteri mai…
Alf, scusa per le parolacce che ti ho indirizzato, ma ho trovato niente di costruttivo e nemmeno intelligentemente critico nell’opera di bertrand, nè nelle tue giustificazioni. capisco che avendolo incontrato tu possa avere innocentemente un rapporto se non altro amichevole con l’artista, ci mancherebbe altro. ma poi allora perchè partire al galoppo iniziando a sottintendere in modo dispregiativo di quei 4 citrulli (o forse in gamba, non importa) imbarazzati censori, che hanno cercato, non con formule innovative (e cosa dovevano fare?), di prevedere e rappresentare la reazione del pubblico senza necessariamente disprezzarlo in partenza torturandolo o mortificando la sua posizione nel mondo, il suo significato di vita, come è piuttosto abitudine europea, ormai da tanto tempo. siccome negli USA il pubblico e il mercato lo avrebbero molto probabilmete snobbato, essendo per loro argomento più serio e vivo che da noi, io lo avrei censurato solo per un motivo: per la dignità della nostra produzione artistica. loro non capirebbero, non ha idea, la maggior parte degli americani, di quanto siamo contorti noi europei. sono gente semplice. non stupida, ma semplice.
Non è logico: magari voi stessi disprezzate i giornalisti che entrano sui luoghi dei delitti e nelle case a chiedere a dei poveracci “cosa stai provando?”, e poi legittimate la stessa cosa, messa in loop e resa sofisticata, in virtù della sua assurdità?
MA SOPRATTUTTO: chi te lo fa fare di andare a picchiettare sulla testa del pubblico degli americani mettendogli in onda una cosa che li fa stare male? lo sapete benissimo che ci soffrono e basta a vedere i morti che bruciano e cadono; saranno anche stupidi, ma voi che siete superiori ai sentimenti e ai difetti umani (tipo rifuggire la morte: strana cosa, vero? volete discutere di questo: sulla legittimità dei sentimenti che li rendono più umani di artisti e critici elastici e passionali come la pietra? allora chi è che sbaglia? forse chi non non riesce a sorridere apprezzando l’acutezza intellettuale insita nell’opera perchè la collega al passato reale, alla carne bruciata e piange?). anche un nuff film allora, è un’opera pregevole. tanto, dei sentimenti, chissenefrega. quello che non alcuni accettare, secondo me, è che la gente possa prendere il contenuto in senso letterale, cioè vitale e centrale, che, insomma il contenuto sia letto davvero come contenuto. e se il contenuto è il male… perchè non te lo compri tù? agli americani qusto film ha fatto schifo sul grande schermo: perchè dovrebbero anche affittarsi la cassetta?non lo vogliono nemmeno sul piccolo schermo.
Se sbarcasse john dodge a attaccare paperino ai nostri documenti, magari per prendere in giro il culto tradito che noi abbiamo della nostra storia italiana, coi nostri monumenti trascurati da millenni, già saresti indignato, che nemmeno hai idea di che effetto farebbe se l’oggetto delle sue roteanti rappresentazioni fosse una mattina della tua storia in cui ha visto coi tuoi occhi migliaia di gente che salta in aria. Saresti già morto di rabbia. Anzi, mi stupisco adesso che non ci sia stata una formale protesta da qualche istituzione. Sono stati molto diplomatici. Un altro paese (specialmente non occidentale, visto che tu ci disprezzi) avrebbe scatenato un caso politico inaudito. Te lo vedi, un leader indiano, africano, pakistano, cinese? Avrebbero già sentenziato le loro condanne a morte. Parlar male dell’occidente è facile, perché tanto non ti fa niente di male. E adesso mi rivolgo a Bertrand: Se i giornalisti sono dei vermi, perché non ti ribelli ai giornalisti invece di andare a rompere le palle a quegli americani che visitano le gallerie d’arte, che non c’entrano – lasciami dire una parola efficace e comprensibile visto che sono stato buono fin’adesso – un cazzo?
Oltre alle fotografie molto belle e toccanti e che quel giorno ottimi fotografi sono riusciti a scattare, e di cui almeno uno ci ha rimesso la pelle (hanno recuperato le pellicole), e che sono dei documenti e per questo hanno ragione di esistere, l’unica opera d’arte bella e sensata e che ho visto su questo argomento sono i fasci di luce che hanno preso il posto dei grattacieli in una ascensione ideale per colmare idealmente il vuoto lasciato. Cosa volete ancora dire, dopo una simile opera totale? E se invece dell’astrazione volete calarvi nel sugo della materia, dopo gli incredibili plastici dei fratelli Chapman sui lager, cosa volete ancora dire? E poi la gente non ne può più! BASTAAAAAAAAAA
Alf, le tue parole adesso te le ripeto, perchè forse non ti sono arrivate in cuffia:
“gli americani non hanno accettato che vi fosse un oggetto in vendita che si occupasse così crudemente ed in modo così coinvolgente (la dimensione interattiva dell’opera non va trascurata) di questo grave evento di cronaca. Proprio loro, che del libero mercato e del libero pensiero hanno fatto una bandiera (su quanto ciò sia vero ognuno ha un’opinione propria), hanno preteso di dar giudizi di liceità ed opportunità all’arte. Così facendo hanno però gravemente leso non solo i diritti di libera espressione ma, soprattutto, hanno ridotto l’arte al solo valore di mercato, trascurando tutti gli altri valori legati alla capacità comunicativa, analitica e critica, alla creatività, perfino alla spiritualità; hanno, badate bene, privato l’arte dei suoi valori primari.”
deciditi, cosa vuoi dire? che dovrebbero essere mercanti fino in fondo e usare quest’opera, farne commercio? allora ammetti che essa è stata concepita per uno “sporco fine di lucro”?
oppure che non è vero che difendono il libero mercato, e impediscono la libera espressione nell’arte perchè 4 doganieri schifati hanno rimandato indietro il meraviglioso giochino per coprofili? sarà per mancanza di spiritualità, come dici tu.
il tuo ragionamento fa acqua da tutte le parti. piuttosto dì che sono degli stronzi e basta, che li attacchi per qualche motivo tuo…
cavolo, parli come un politico senza pensiero che si trova improvvisamente su un cavallo di un esercito qualsiasi al galoppo.
Lo so che qualcuno dirà “ma ‘sto qua dice sempre le stesse cose” ma, come direbbe qualcun altro, mi corre l’obbligo. L’errore fondamentale che fate è mettere l’arte su un fronte, il mercato sull’altro, l’un contro l’altro armati. Io sono contrario a quest’idea ed attribuisco all’arte, materia per sua natura estremamente ambigua, questa straordinaria doppiezza: il rappresentare dei valori della cretività umana tra i più alti e, contemporaneamente, questo da quasi sempre (almeno da quando le popolazioni hanno sviluppato delle identità e delle civiltà), svilupparsi relazionandosi con il mercato, il collezionismo ed il mecenatismo (religioso e profano). L’arte si trova a suo agio nel benessere, acquista complessità e qualità nelle società nelle quali i bisogni essenziali sono garantiti (altrimenti è artigianato, decorazione, perfino espressioni della religiosità popolare cui solo le società di cui sopra possono ambire ad attribuire qualità artistiche). Per brevità segnalo solamente che, quella che definiamo unanimemente arte contemporanea, si lega in maniera imprescindibile all’attività dei grandi e piccoli collezionisti e dei grandi e piccoli galleristi. Nella fattispecie, poi, stiamo parlando di artisti non storicizzati o consolidati la cui ricerca (ma questo è un mio modo di vedere le cose) non è sostenuta in modo continuativo, a livello internazionale, altro se non dalle cosiddette gallerie di scoperta o di ricerca. Musei, Biennali, ecc. arrivano dopo. Certo che le gallerie fanno i loro interessi, talvolta possono perfino giocare sporco, ma le gallerie di scoperta hanno come fine quello di monitorare il territorio alla ricerca di nuovi talenti, fanno il lavoro più difficile andando a cercare gli artisti nei loro studi e nelle accademie, senza contare che in questo meccanismo giocano un ruolo fondamentale i critici, i curatori, i giornalisti. Ma, soprattutto, e questo è per me ciò che conta, c’entrano il pubblico ed i collezionisti. E’ per questo che io ho spesso invitato i galleristi ad aprirsi al pubblico rinnovando la loro immagine di semplice club esclusivo, ho invitato gli amici ad andare nelle gallerie e perfino a comprare opere dei giovani artisti per sostenerne l’attività, in linea con lo sviluppo recente di un nuovo piccolo collezionismo non più localizzato nelle mani di pochi grossi finanziatori. Con 300€ si può comprare un’ottimo lavoro di un’artista alla prima personale, meno di quanto spendiamo per riempirci la casa di poster di Monet o Kandinskij. Ma, al di là di tutto, io sono contento che si sia sviluppato questo dibattito. E’ importante, perché la chiave perché si realizzi ciò che tutti noi auspichiamo, cioé una maggior considerazione per la creatività del nostro tempo, sta nel diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea, farla diventare un fenomeno di massa, indurre la gente a sviluppare un proprio senso critico. Ovvio che non sarà mai come il calcio, ma le possibilità per creare un regime più democratico e meno settario ci sono (quello che facciamo lo dimostra). Sulla questione di pro o contro l’occidente mi pare di aver risposto con quanto detto sopra: è ovvio che sono contrario per principio ad ogni forma di regime o di statalizzazione nel campo dell’arte (per me in Russia, nel corso del ‘900, ha dato molto di più l’arte che si opponeva al realismo socialista rispetto a quella allineata). Circa Bertrand abbiamo discusso a lungo, io difendendo la legittimità di quell’opera voi attaccandone la qualità. La cosa curiosa è che, in fondo in fondo, credo che le rispettive posizioni non siano del tutto inconciliabili, almeno nella misura in cui, se stesse a me, di Bertrand comprerei certamente altri lavori. Ah, un’ultima cosa ancora: circa la questione dell’egoismo occidentale; ciò che mi infastidisce è la superficialità dei media, la strumentalizzazione a fini politici, la demagogia ad ogni costo, non altro. L’arte, per fortuna, spesso viene in soccorso. Ricordate il dibattito sull’arte dell’est, il padiglione sloveno alla Biennale, le opere della Bajevic e di molti altri. Chi ci ha detto di più? L’arte o i media?