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Fino al 7.VII.2002 Ashes and Snow – Gregory Colbert Venezia, Arsenale
venezia
In un dialogo aperto con l’artista, il racconto di una mostra preannunciata da un’aurea di unicità. La narrazione di un viaggio inedito e meraviglioso alla scoperta del punto di raccordo tra esseri viventi…
Fino al 7 luglio, presso l’Arsenale di Venezia, si compirà il miracolo della magica iterazione tra animale e uomo. “Ashes and Snow” si presenta come una danza di gesti scaturiti dall’accostamento dell’uomo con capodogli e lamantini, elefanti e gru, falchi ed aquile.
L’esposizione del fotografo e documentarista canadese Gregory Colbert, nato a Toronto nel 1960, consta di circa 200 fotografie di grande formato appese ai soffitti e di una lunga proiezione riprodotta con la tecnica del rallenti, in cui immagini straordinarie raccontano il contatto inusitato di esseri viventi che hanno ormai perso la capacità di comunicare. Si concretizza il tentativo di lacerare la dicotomia che, nel corso dei secoli, ha cristallizzato il rapporto uomo-animale in una relazione gerarchizzata di sudditanza e sfruttamento. Contribuisce alla suggestione dell’evento l’imponente cornice rinascimentale dell’Arsenale – Corderie, Artiglierie e Gaggiandre: oltre 13.000 mq dedicati, per la prima volta, all’opera di un unico artista.
Alla domanda circa il criterio di scelta degli “attori” che, affiancati agli animali, divengono protagonisti degli scatti, Colbert risponde che sono stati gli animali stessi a sceglierli. Uomo ed animale, infatti, interagiscono armoniosamente: fanciulle che danzano sensualmente nel fiume ed elefanti che vi si avvicinano con curiosità; capodogli che si lasciano prendere per la coda, fluttuando nel mare insieme all’uomo; aquile che si prestano a giochi d’ali, librandosi in una dimensione extratemporale. Il lavoro di Colbert si distingue proprio per la pazienza e la fiducia manifestata nei confronti della natura. “Ashes and Snow” è infatti il prodotto di una ricerca durata quasi dieci anni tra le terre d’India, Burma, Sri Lanka, Tailandia, Egitto, Azzorre, Isole di Dominica e di Tonga in cui l’artista canadese ha atteso che si compisse quel miracolo che sottende ad ogni sua opera. “Ciò è avvenuto quando abbiamo tutti avuto l’umiltà di lasciare che si manifestasse, che la natura, gli animali guidassero il nostro lavoro” scrive egli stesso.
Colbert dichiara con modestia di essere solo all’inizio del suo cammino, alla scoperta delle meraviglie nascoste del mondo. Secondo lui, infatti, non esistono differenze significative tra questa esposizione e la sua precedente esperienza come fotoreporter e regista di documentari a sfondo sociale. “Per me” afferma “conta l’effetto emotivo che causo nelle persone, l’emozione che scaturisce dalla visione delle mie opere”. E sicuramente in esse vi è qualcosa di insolitamente impeccabile, un inafferrabile quid dovuto all’unicità sia del soggetto rappresentato sia della tecnica adottata, cui soggiace un procedimento di stampa segreto, realizzato su carta vegetale pigmentata, prodotta artigianalmente in Giappone. La luce, d’una tonalità sabbia, scandisce i profili di uomini e donne ritratti in pose emulative di cetacei, pachidermi e volatili, in cui, ad un iniziale incontro di fisicità, pare sostituirsi un contatto d’anime. Il risultato è un’aurea di infinitezza, un’atmosfera surreale che suggerisce il concretizzarsi di un’armonia che non conosce definizione.
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Laura Messina
Fino al 7.VII.2002
Gregory Colbert – Ashes and Snow
Venezia, Arsenale (Corderie, Artiglierie, Gaggiandre)
Informazioni sulla mostra e Ufficio Stampa Ashes and Snow – BiAnimale 1 tel. +39 041 2770773 info@ashesandsnow.it
. Tutti i giorni sino al 9 maggio dalle 10 alle 18; dal 10 maggio dalle 10 alle 19, venerdì e sabato dalle 10 alle 22. Ingresso 7.00, ridotto 5.00. Prenotazione disponibile presso tutte le filiali della Bnl.
[exibart]
veramente interessante il rapporto opera spazio!e bellissime ed intelligenti foto bravo
Colbert !!1
Molto interessanti. Non ho visto la mostra, ma ho potuto godere di una parte del catalogo e posso immaginare quanto “belle” possano risultare queste immagini sul grande formato. C’è una cosa ke accomuna tutte le immagini: il senso estetico. In ognuna di esse l’armonia sembra naturale, disinvolta quasi. Invece il lavoro per ottenere questo tipo di impatto deve essere stato complesso e articolato. Se da un lato allora compare la difficoltà tecnica, dall’altro la semplicità del bello la fa dimenticare. Colbert sembra un artigiano che ricerca il naturale anche sulla scelta dei supporti, e diventa indigeno sulla scelta dei soggetti. Mi viene in mente lo “scambio” quale fonte di sinergia tra uomo e natura, inteso proprio come dare/avere tra due esseri differenti che con-dividono un pianeta. Io non potrò andare alla mostra, ma invito ki ci dovesse andare a esprimere pareri in merito: vale una discussione. Adios.
Non ho visto la mostra, ma voglio assolutamente andarci. Gregory Colbert ha colpito nel segno. Credo che ci voglia far riflettere, farci fermare per un attimo e farci ricordare che anche noi siamo animali, solo che abbiamo pericolosamente dimenticato la nostra natura, che, dal suo canto, ci continua ad insegnare, a dare lezioni di saggezza. Non dovremmo dimenticare il concetto romantico di natura, dove essa è madre e matrigna allo stesso tempo.
Bravo Colbert, immagini di una struggente poeticità. Mi commuovono.
…solo poche ore prima d immergermi nel magnifico mondo color seppia di Colbert.
Ho recentemente visto un servizio in TV riguardante la sua mostra.
Vorrei che chiunque fosse anche solo istintivamente attratto dalle parole di Laura Messina…si lasciasse prendere dal desiderio di scoprire qualcosa di più…
Vi invito ad andare … io ci sarò,giovedì 12..
Una settimana fa c’era l’artista presente. Si potevano scambiare amene chiacchiere e farsi firmare i cataloghi o i poster; era disponibilissimo,intimidito,gratificato.beati coloro ke hanno goduto della sua testimonianza Live.
testimone ora, di quel meraviglioso spettacolo naturale che mostra in mostra Colbert…
Oggi posso assicurarvi ancor più, che entro il 6 luglio se volete regalarvi qualcosa di assolutamente memorabile… sapete dove andare,e cosa fare:semplicemente,entrate nell’Arsenale di Venezia e lasciatevi avvolgere da immagini-sentimento, fotografie di echi e riecheggi di piccoli uomini e grandi animali…
non voglio convincervi ma cerco di far sì che meno persone tra di ‘noi’ debbano perdere questa occasione…
e se le mie parole non fossero in grado di farvi capire ciò che ho sentito e che sento guardate anche da queste parti… http://www.ashesandsnow.org
Dalle parole di Ilaria comprendo come anche a lei sia accaduto di provare quella travolgente emozionalità che, per la scia di meraviglia che ci scolpisce dentro, scatena in noi il DESIDERIO di CONDIVISIONE. Ritengo sia la più alta forma, spesso inconsapevole, di apprezzamento di un’opera d’arte. Il viaggio di Colbert è assolutamente imperdibile!
la mostra del pedofilo desideroso di farsi inculare dalle bestie è un’ingigantimento della morbosa casa del grande fratello dove dalle persone che la curano alle persone che ci lavorano come maschere vige una situazione di scalda succhia premi minchie turgide di tutti quei luoghi comuni da circolo di taglio e cucito che permeano l’atmosfera di un velo tetro di cattivo odore da patronato rieducativo.
si respira solo malvagità in quel sarcofago dell’arsenale.
mi spiace che tu abbia speso soldi, forse avresti dovuto farti rimborsare!!
suppongo quindi, che d’ora in avanti avremo la fortuna di non incontrarti più alle esposizioni di Colbert, giusto?
non ci vedremo alle mostre di colbert perché lui non esporrà mai più. E non perché è un cadavere che non lo sa ma perché non gliene fotte miente di voi scioccche canaglie da quattro soldi. La malvagità che si respira non è quella delle immagini frivole del fotografo ma di voi che pure pagate per la volgarità. senza andare all’inaugurazione. vera cosa importante e testimonianza soprafffina del suo lavoro. Con guess star cecchi paone e un fiorito contorno di mucche con scarpette cenerentole di cristallo costoso.
Guardatevi attorno le bestie non c’entrano, è l’elefantiasi che non perdona. Una piccola fastidiosetta orchite.
..certo, Cecchi Paone non è il massimo…
tuttavia non è il soggetto delle fotografie, e quello che queste possono trasmettere a chi sa apprezzarle,prescinde l’entourage di perbenismo che può circondarle…se il tuo giudizio si basa quindi sugli occhi di chi le guarda,ciò vuol dire che i tuoi occhi non sono abbastanza indipendenti per poter guardare diritto all’obiettivo…ti perdi nel futile;la gente e non le foto,le sensazioni di chi ti sta di fianco e non le emozioni che ti trasmettono i lavori in mostra…se ti fai forte sputando sugli altri non sei poi così sopra le parti…
cari ragazzi, sprecherò poche parole..io Colbert lo conosco, dopo un casuale incontro è nata una intesa, diciamo, e quello che posso di da “intima” è che l’individuo è una persona di una positività travolgente, capace di far vivere il sogno al più disperato degli esseri umani, dolce, sincero e gentile …una persona favolosa..ma fa piacere constatare quanto l’invidia dei mediocri si ingegni contro i grandi. un saluto
“DESIDERIO DI CONDIVISIONE”
La straordinaria opera di Colbert, ci ricorda che abbiamo il dovere di ritornare alla ricerca. Riscoprire il contatto, l’UNIONE, che avviene con il puro desiderio di essere in meditazione, di conoscere,ritrovare ciò che abbiamo dimenticato, ciò che E’ e sarà sempre. In meditazione ci liberiamo dai condizionamenti, dalle paure, entriamo consapevoli in contatto con l’universo e ne beneficiamo. Riscopriamo di essere UNO e non divisi, da questo sentimento che va nutrito, origina il nostro cambiamento per comprendere che facciamo parte dell’ORDINE UNIVERSALE, Possiamo attuare il SILENZIO. Percepiremo ciò che è giusto, conquisteremo la vera chiarezza.L’inizio di una ritrovata consapevolezza porta a vivere in vera pace,nell’equilibrio che Colbert generosamente ci mostra, con la sua personale ricerca.