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Fenomenologia della Metacosa
Mostra dedicata a un gruppo di artisti che negli Anni Ottanta operarono a Milano nello studio di Gianfranco Ferroni e che animarono l’ambiente culturale milanese dando vita a un movimento di tendenza che prese il nome di “Metacosa”.
Comunicato stampa
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Si terrà a Milano, dal 5 ottobre al 21 novembre 2004, presso lo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, una grande mostra, “Fenomenologia della Metacosa”, dedicata a un gruppo di artisti che negli Anni Ottanta operarono a Milano nello studio di Gianfranco Ferroni e che animarono l’ambiente culturale milanese dando vita a un movimento di tendenza che prese il nome di “Metacosa”.
Il gruppo tenne la prima mostra a Brescia nel 1979, presentato in catalogo dal famoso critico Roberto Tassi che ne seguì l’attività anche nelle esposizioni successive
Altre mostre in seguito si tennero a Milano, Viareggio, Bergamo, Vicenza e in altre città italiane.
Conclusa questa esperienza, i pittori che l’animarono hanno continuato una coerente e rigorosa attività espositiva con mostre personali in Italia e all’estero.
La loro tenace resistenza, come gruppo e singoli artisti, alla marea di mostre che negli Anni Ottanta esaltavano l’informale e le avanguardie e che, col sostegno di gran parte della critica, avevano soppiantato, decretandone la morte, la pittura figurativa, rappresenta storicamente una vittoria della cultura e della pluralità dei linguaggi.
Questi artisti rappresentano una parte importante della pittura del secondo Novecento che non è stata travolta dall’informale e dalle avanguardie quando queste erano di moda.
La Provincia di Milano vuole con questa mostra proseguire un discorso già iniziato con precedenti esposizioni dedicate ai pittori del primo Novecento.
La mostra è curata da Philippe Daverio, già gallerista di fama e critico d’arte noto al grande pubblico per la trasmissione televisiva di successo “Passepartout”.
E’ la prima volta che Daverio, ex assessore alla cultura del Comune di Milano, accetta di impegnarsi come curatore di una mostra.
“Ogni pittore di questo gruppo ha la propria luce; la qualità e la sostanza della luce essendo diversa in ognuno di loro; la coincidenza di poetica non comporta coincidenza di stile o di poesia. Il fascino e la verità della mostra sta proprio in questo, nell’unire intorno a una comune idea, e quasi filosofia, della pittura, artisti molto diversi.”
Gianfranco Ferroni, nato a Livorno il 22 febbraio 1927, ha partecipato ad importanti mostre nazionali ed internazionali, tra le altre, la Biennale di Venezia, nel 1958, 1964, 1968, 1982. È morto a Bergamo nel 2001. Nello studio che Ferroni dipinge desolato, luminoso e risonante, come fosse, pur così preciso, lontano da ogni verità, avvengono miracoli opposti: tutto è detto, indagato ed esposto, con una precisione ed un nitore così ossessivi che da essi si sprigiona il mistero delle cose; ma è un mistero, attraverso le cose, della nostra vita, della materia, dell’immanenza. Nelle opere di Ferroni degli anni settanta, quelle per cui si unisce, facendone un poco da fulcro, al gruppo di pittori qui presentato, si sentono convivere, in un abbraccio inatteso, angoscia e amore. E ne nasce una poesia figurativa tra le più intense.
Sandro Luporini è nato a Viareggio il 12 luglio 1930. Studia ingegneria all’Università di Pisa. Nel 1953 decide di dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Nel 1963 si lega alla galleria “Il Fante di Spade” e nel 1983 all’Adac di Modena. Luporini da sempre ha unito alla pittura una parallela attività letteraria: è stato infatti per quasi quarant’anni il coautore delle canzoni e dei testi teatrali interpretati da Giorgio Gaber. Nell’opera pittorica di Sandro Luporini la luce è protagonista. Vela le apparenze, svela la realtà; appare mutabile, varia, si modifica sottilmente, e quasi delicatamente, secondo gli oggetti su cui si posa. Luporini ha uno straordinario modo di comporre l’immagine.
Nei suoi quadri vi è un contrasto misuratissimo e suggestivo tra la penombra della stanza e lo splendore dell’aria e la spiaggia che digrada oltre la balaustra.
Giuseppe Bartolini è nato a Viareggio il 6 giugno 1938. Consegue il diploma di maturità artistica e frequenta la facoltà di architettura a Firenze. La Pittura di Bartolini si è a lungo soffermata sull’analisi del territorio pisano realizzando sulla città di Pisa alcune delle sue opere di maggiore impegno. Dipinge esterni, non si può dire paesaggi; da sempre però, non a periodi; è l’unico del gruppo a farlo. Certo il sentimento dello spazio è diverso; anche la luce e la poesia. Le sue immagini, pur così nitide, luminose, intatte e come risonanti, contengono un sottile strazio; dal cielo terso e uguale, dall’assenza di persone, dalla bellezza che gli oggetti anche più infimi e corrotti contengono e mostrano, dall’immobilità del tutto, esala una malinconia aspra, come sorpresa e fusa entro la luce.
Giuseppe Biagi è nato a Viareggio il 3 febbraio 1949. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Carrara, si iscrive da prima alla facoltà di architettura di Firenze, poi alla Facoltà di Lettere di Pisa. Partecipa ad alcune iniziative sul finire degli anni sessanta con un intensa produzione informale. Vive e lavora a Viareggio. Nelle opere degli anni ottanta la luce di Biagi è uno straordinario artificio mentale; si stende delicata, omogenea, evanescente, medianica tutta contesa di grigi, di perle, di nebbie, e il chiarore che suscita è così diffuso e unito da sembrare quello di un ricordo.
Nelle opere ultime, il segno, l’inventiva, un ordine mentale che crea, che compone e scompone ogni cosa su cui lo sguardo di Biagi si pone, porta l’osservatore a ritrovare un ordine che sta nelle cose, e che spesso ci sfugge perché non riusciamo a decodificarle.
Lino Mannocci è nato a Viareggio il 13 aprile 1945. Nel 1968 si trasferisce a Londra.
Vive e lavora a Londra e Montigiano. Anche Mannocci, come Biagi, è oggi attratto dall’informale. Ed è particolarmente interessante la ricerca che conduce da tempo in questa esperienza che dalla metà degli anni ottanta si va sempre più caratterizzando.
La particolarità che in questa mostra emerge è il passaggio graduale ma determinato che lo porta non tanto alla negazione delle passate esperienze, ma a fare di queste materia di elaborazione. Mannocci ha un intelletto fantasioso, elegante e poetico. Finissima è la sua materia e la luce di questi quadri delicata, lievemente magica, tutta impastata di colore e come dal colore stesso emessa.
Giorgio Tonelli è nato a Brescia il 5 settembre 1941. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia nel 1964. Inizia a dipingere professionalmente nel 1970. All’inizio degli anni novanta si è trasferito a Bologna dove tuttora vive e lavora. Da diversi anni è uno degli artisti di maggior prestigio della Galleria Forni di Bologna con la quale ha esposto nelle più diverse parti del mondo. Tonelli sembrava, in certe opere di qualche anno fa, voler concedere alla pop-art iperrealista; ma era un errore di visione e di giudizio, crederlo, poiché la sua pittura, come quella di tutti gli altri artisti del gruppo, era anzi all’opposto; molto distante dalla pop-art e dall’iperrealismo non soltanto perché non palesava nessuno dei loro vizi, ma proprio, e ciò è fondamentale, per la disposizione del sentimento e la qualità della poesia.
Bernardino Luino è nato a Latina il 27 marzo del 1951. Frequenta i corsi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e Firenze. Nel 1976 si trasferisce a Milano. Nel 1978 si impegna con l’Adac di Modena. Nel 1985 inizia un rapporto di collaborazione con la Galleria Henoch di New York che gli organizza mostra in diversi Stati americani.
“Le nature morte di Luino sono palpitanti tracce d’esistenza. Il lenzuolo ha tutte le tracce antropomorfe del corpo che l’ha sgualcito e che presto lo sgualcirà ancora, e il limone è gonfio del sole che lo ha maturato; le tovaglie e i lini si increspano di pieghe e di forme, le stanze, e gli spazi sono proprio ciò che sembrano: vale a dire quinte quotidiane e domestiche in cui l’autore trascorre gran parte della vita, in cui si formano i pensieri e trascorrono le parole dette o solo pensate.
Il gruppo tenne la prima mostra a Brescia nel 1979, presentato in catalogo dal famoso critico Roberto Tassi che ne seguì l’attività anche nelle esposizioni successive
Altre mostre in seguito si tennero a Milano, Viareggio, Bergamo, Vicenza e in altre città italiane.
Conclusa questa esperienza, i pittori che l’animarono hanno continuato una coerente e rigorosa attività espositiva con mostre personali in Italia e all’estero.
La loro tenace resistenza, come gruppo e singoli artisti, alla marea di mostre che negli Anni Ottanta esaltavano l’informale e le avanguardie e che, col sostegno di gran parte della critica, avevano soppiantato, decretandone la morte, la pittura figurativa, rappresenta storicamente una vittoria della cultura e della pluralità dei linguaggi.
Questi artisti rappresentano una parte importante della pittura del secondo Novecento che non è stata travolta dall’informale e dalle avanguardie quando queste erano di moda.
La Provincia di Milano vuole con questa mostra proseguire un discorso già iniziato con precedenti esposizioni dedicate ai pittori del primo Novecento.
La mostra è curata da Philippe Daverio, già gallerista di fama e critico d’arte noto al grande pubblico per la trasmissione televisiva di successo “Passepartout”.
E’ la prima volta che Daverio, ex assessore alla cultura del Comune di Milano, accetta di impegnarsi come curatore di una mostra.
“Ogni pittore di questo gruppo ha la propria luce; la qualità e la sostanza della luce essendo diversa in ognuno di loro; la coincidenza di poetica non comporta coincidenza di stile o di poesia. Il fascino e la verità della mostra sta proprio in questo, nell’unire intorno a una comune idea, e quasi filosofia, della pittura, artisti molto diversi.”
Gianfranco Ferroni, nato a Livorno il 22 febbraio 1927, ha partecipato ad importanti mostre nazionali ed internazionali, tra le altre, la Biennale di Venezia, nel 1958, 1964, 1968, 1982. È morto a Bergamo nel 2001. Nello studio che Ferroni dipinge desolato, luminoso e risonante, come fosse, pur così preciso, lontano da ogni verità, avvengono miracoli opposti: tutto è detto, indagato ed esposto, con una precisione ed un nitore così ossessivi che da essi si sprigiona il mistero delle cose; ma è un mistero, attraverso le cose, della nostra vita, della materia, dell’immanenza. Nelle opere di Ferroni degli anni settanta, quelle per cui si unisce, facendone un poco da fulcro, al gruppo di pittori qui presentato, si sentono convivere, in un abbraccio inatteso, angoscia e amore. E ne nasce una poesia figurativa tra le più intense.
Sandro Luporini è nato a Viareggio il 12 luglio 1930. Studia ingegneria all’Università di Pisa. Nel 1953 decide di dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Nel 1963 si lega alla galleria “Il Fante di Spade” e nel 1983 all’Adac di Modena. Luporini da sempre ha unito alla pittura una parallela attività letteraria: è stato infatti per quasi quarant’anni il coautore delle canzoni e dei testi teatrali interpretati da Giorgio Gaber. Nell’opera pittorica di Sandro Luporini la luce è protagonista. Vela le apparenze, svela la realtà; appare mutabile, varia, si modifica sottilmente, e quasi delicatamente, secondo gli oggetti su cui si posa. Luporini ha uno straordinario modo di comporre l’immagine.
Nei suoi quadri vi è un contrasto misuratissimo e suggestivo tra la penombra della stanza e lo splendore dell’aria e la spiaggia che digrada oltre la balaustra.
Giuseppe Bartolini è nato a Viareggio il 6 giugno 1938. Consegue il diploma di maturità artistica e frequenta la facoltà di architettura a Firenze. La Pittura di Bartolini si è a lungo soffermata sull’analisi del territorio pisano realizzando sulla città di Pisa alcune delle sue opere di maggiore impegno. Dipinge esterni, non si può dire paesaggi; da sempre però, non a periodi; è l’unico del gruppo a farlo. Certo il sentimento dello spazio è diverso; anche la luce e la poesia. Le sue immagini, pur così nitide, luminose, intatte e come risonanti, contengono un sottile strazio; dal cielo terso e uguale, dall’assenza di persone, dalla bellezza che gli oggetti anche più infimi e corrotti contengono e mostrano, dall’immobilità del tutto, esala una malinconia aspra, come sorpresa e fusa entro la luce.
Giuseppe Biagi è nato a Viareggio il 3 febbraio 1949. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Carrara, si iscrive da prima alla facoltà di architettura di Firenze, poi alla Facoltà di Lettere di Pisa. Partecipa ad alcune iniziative sul finire degli anni sessanta con un intensa produzione informale. Vive e lavora a Viareggio. Nelle opere degli anni ottanta la luce di Biagi è uno straordinario artificio mentale; si stende delicata, omogenea, evanescente, medianica tutta contesa di grigi, di perle, di nebbie, e il chiarore che suscita è così diffuso e unito da sembrare quello di un ricordo.
Nelle opere ultime, il segno, l’inventiva, un ordine mentale che crea, che compone e scompone ogni cosa su cui lo sguardo di Biagi si pone, porta l’osservatore a ritrovare un ordine che sta nelle cose, e che spesso ci sfugge perché non riusciamo a decodificarle.
Lino Mannocci è nato a Viareggio il 13 aprile 1945. Nel 1968 si trasferisce a Londra.
Vive e lavora a Londra e Montigiano. Anche Mannocci, come Biagi, è oggi attratto dall’informale. Ed è particolarmente interessante la ricerca che conduce da tempo in questa esperienza che dalla metà degli anni ottanta si va sempre più caratterizzando.
La particolarità che in questa mostra emerge è il passaggio graduale ma determinato che lo porta non tanto alla negazione delle passate esperienze, ma a fare di queste materia di elaborazione. Mannocci ha un intelletto fantasioso, elegante e poetico. Finissima è la sua materia e la luce di questi quadri delicata, lievemente magica, tutta impastata di colore e come dal colore stesso emessa.
Giorgio Tonelli è nato a Brescia il 5 settembre 1941. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia nel 1964. Inizia a dipingere professionalmente nel 1970. All’inizio degli anni novanta si è trasferito a Bologna dove tuttora vive e lavora. Da diversi anni è uno degli artisti di maggior prestigio della Galleria Forni di Bologna con la quale ha esposto nelle più diverse parti del mondo. Tonelli sembrava, in certe opere di qualche anno fa, voler concedere alla pop-art iperrealista; ma era un errore di visione e di giudizio, crederlo, poiché la sua pittura, come quella di tutti gli altri artisti del gruppo, era anzi all’opposto; molto distante dalla pop-art e dall’iperrealismo non soltanto perché non palesava nessuno dei loro vizi, ma proprio, e ciò è fondamentale, per la disposizione del sentimento e la qualità della poesia.
Bernardino Luino è nato a Latina il 27 marzo del 1951. Frequenta i corsi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e Firenze. Nel 1976 si trasferisce a Milano. Nel 1978 si impegna con l’Adac di Modena. Nel 1985 inizia un rapporto di collaborazione con la Galleria Henoch di New York che gli organizza mostra in diversi Stati americani.
“Le nature morte di Luino sono palpitanti tracce d’esistenza. Il lenzuolo ha tutte le tracce antropomorfe del corpo che l’ha sgualcito e che presto lo sgualcirà ancora, e il limone è gonfio del sole che lo ha maturato; le tovaglie e i lini si increspano di pieghe e di forme, le stanze, e gli spazi sono proprio ciò che sembrano: vale a dire quinte quotidiane e domestiche in cui l’autore trascorre gran parte della vita, in cui si formano i pensieri e trascorrono le parole dette o solo pensate.
05
ottobre 2004
Fenomenologia della Metacosa
Dal 05 ottobre al 21 novembre 2004
arte contemporanea
Location
SPAZIO OBERDAN – CINETECA
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Biglietti
intero € 6,20 – ridotto € 4,10 – gruppi scolastici € 2,50
Orario di apertura
tutti i giorni 10–19.30, martedì e giovedì fino alle 22, chiuso il lunedì
Vernissage
5 Ottobre 2004, ore 18.00 a inviti
Curatore