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Susan Dutton – Bad Girl 1957-1965
Il blu mitiga, tempera la forza, la violenza, a volte autodistruttiva. Ho pensato al titolo “Bad Girl” per esorcizzarmi dallo stigma allora prevalente, anche in America.
quotidiana in una bellissima creazione"
In Favour of the Sensitive Man di Anais Nin
Ci sono strade che si incrociano ed è allora che può nascere l'idea che ti
frullava dentro come una falena impazzita ma non riuscivi ad afferrare.
L'occasione può essere un incontro fortuito con una sconosciuta, mentre
visiti una mostra in una galleria. È facile parlare, è facile intrecciare la
corda che ognuna di noi ha tra le mani ed aspetta solo d'essere annodata
così da poter salire più in alto. Parlare del passato.del mio passato di
cattiva ragazza, degli anni che hanno segnato la mia vita, partendo dalla
nativa California, e seguendo gli anni in cui studiavo arte ad Amburgo e poi
l' Italia, e di come in quegli anni, 1957-1965, fosse tanto diverso e
soprattutto meno libero il modo di vivere di una ragazza. Inoltre, gli
eventi politici e sociali dell'epoca furono di grande impatto per noi tutti,
hanno cambiato drasticamente il nostro modo di vivere e agire.
È dal raccontarmi che ha preso corpo l'idea di realizzare una serie di opere
per una mostra in cui espongo quegli anni. Un libro di ricordi (souvenir),
dunque, dove i reperti conservati nei miei viaggi, incontri, avventure,
diventano corpo unico con il colore e le immagini. Collage e pittura uniti
nel segno della memoria per dare vita ad un libro che non si sfoglia, ma si
guarda. I miei colori: il rosso, la passione, il viola, che deriva dal rosso
ma ha in se il blu, colore della spiritualità, del distacco emotivo. Il blu
mitiga, tempera la forza, la violenza, a volte autodistruttiva. Ho pensato
al titolo "Bad Girl" per esorcizzarmi dallo stigma allora prevalente, anche
in America, che quando una ragazza voleva girare e fare, non era considerata
brava e doveva vivere con un grande senso di colpa, in particolare se era
sensibile.
Susan Dutton
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Susan Dutton è nata il 3 novembre del 1942 ad Alhambra (California) negli
Stati Uniti d'America. Ha frequentato l'Universita' di California a Berkeley
dove si è laureata in Letteratura Tedesca, scrittura creativa e disegno. Ad
Amburgo si è specializza in grafica pubblicitaria e ha seguito corsi di
fotografia, pittura, disegno e tipografia presso l'Accademia di Belle Arti.
Ha sempre disegnato, dipinto e fotografato nonostante le attività
professionale artistiche e non, l'abbiano portata a viaggiare e a stabilirsi
in diversi continenti europei, come l'Italia, l'Olanda e il Belgio.
I numerosi viaggi in Africa e in Oriente le hanno impresso un nuovo senso
del colore, impreziosendolo di tonalità calde e accese le quali sono
diventati i punti di forza delle sue ultime produzioni. Predilige la tecnica
ad olio sui grandi formati, ma anche l'acquerello, la tempera, il disegno a
matita, inchiostro e pastelli morbidi, la fotografia in bianco e nero. Le
tematiche che affronta sono i paesaggi, soprattutto i dintorni parmensi, ed
il ritratto, che esegue preferibilmente dal vivo perchè ha bisogno di
conoscere e di parlare con la persona da ritrarre, così da coglierne i
tratti caratteristici dell'espressione: per fare un ritratto devo entrare in
sintonia con il soggetto, ritrarre è un pò come fare l'amore
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Susan è un'artista che non si può tenere al laccio. Ha uno spirito indocile
che le vibra nella voce e una luce pazza che le scintilla negli occhi. È
irrequieta, curiosa, amante degli spazi e della luce, e affronta il viaggio
come conoscenza, ricerca e scoperta di sé stessa e degli altri. È una
persona molto critica, esigente, sensibile, creativa e riesce a comunicare
con semplicità il suo disagio e la sua visione della vita e della gente.
Pensando a lei, la prima frase che mi viene in mente è "The Wanderer" (la
vagabonda), perché è esattamente quello che lei è stata, e forse lo è
ancora, perché la vera natura non si può sopprimere o soffocare. Prima ha
vagabondato con altri "Beatnicks" nel periodo in cui giovani americani
protestavano contro il capitalismo e la bomba atomica, seguendo il pensiero
di Kerouak, poi c'è stata l'Europa, la Germania, l'Olanda, il Belgio, la
Turchia, numerosi viaggi in Africa e in Oriente, esperienze che sono rimaste
impresse nella sua fotografia e nella sua pittura. Proprio questo è
diventato il punto di partenza per la sua prima mostra qui a Lecce, una
serie raffigurante il periodo 1957-1965 dal titolo "BAD GIRL", che
sintetizza ironicamente in due parole come gli americani giudicavano le
ragazze che si emancipavano e volavano libere senza costrizione esterne. E
sì, perché è esattamente quello che Susan è stata: una ragazza
disubbidiente, che ha lasciato la terra d'origine popolata da un'umanità di
plastica, per conoscere qualcosa di più autentico ed emozionante e seguire
così il lancinante desiderio di saggiare il pensiero e il cuore degli
uomini.
Si rimane colpiti dalle pennellate e dai colori dei suoi lavori, specie per
l'atmosfera decadente della vita bohièm che la giovane Susan ha trascorso
in quegli anni. Le forti tonalità c'investono e quasi c'aggrediscono
spiritualmente e sono la chiara materializzazione della sua incisività
caratteriale. I temi della serie sono singoli episodi della sua vita,
imprigionati dall'obiettivo della sua macchina fotografica e riportati a
nuova vita con ardente espressività e impreziositi da souvenirs che lei ha
raccolto lungo la strada e che la rendono unica e personale.
Piergiorgio Leaci
Susan Dutton – Bad Girl 1957-1965
Lecce, Via Federico D'aragona, 14, (Lecce)