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Franco Passalacqua – Profondo verde
Per la prima volta espone a Bologna Franco Passalacqua, artista perugino ben noto in Italia per il suo lavoro. La mostra d’inaugurazione della stagione 2004-2005 presenta un artista che ha saputo trovare una strada personale tra la pittura e l’arte concettuale. I suoi quadri infatti richiamano atmosfere sospese tra la pittura figurativa e il monocromo.
Comunicato stampa
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Per la prima volta espone a Bologna Franco Passalacqua, artista perugino ben noto in Italia per il suo lavoro. La mostra d’inaugurazione della stagione 2004-2005 presenta un artista che ha saputo trovare una strada personale tra la pittura e l’arte concettuale. I suoi quadri infatti richiamano atmosfere sospese tra la pittura figurativa e il monocromo, spesso sono delle vere e proprie installazioni che creano ambienti particolari.
Il tema principale dell’artista è la natura e in particolare quella vegetale, gli alberi in particolare, che formano masse di verde composte da tante “vite” particolari. Non a caso il titolo di alcuni recenti lavori è proprio “compost” parola inglese che sta a indicare il “concime”. La Terra si nutre e si rigenera delle vita che nasce su di essa, il mondo vegetale nel suo ciclo naturale di vita e morte assicura comunque una continuità, messa in pericolo dall’intervento dell’uomo, dalla deforestazione per fini speculativi.
Nel quadri di Franco Passalacqua si ha la sensazione di una natura che cresce, che si sviluppa, che si muove verso la realizzazione del ciclo vitale. Ad essa gli uomini devono guardare come ad una presenza da amare e rispettare.
Ha scritto Valerio Dehò in catalogo: “ La natura in questi casi si manifesta come non addomesticata, non frammentata dall’uomo secondo le esigenze d’utilità. Non è il problema di trovarsi di fronte la foresta amazzonica piuttosto che i boschi appenninici, si tratta semplicemente di porsi di fronte a qualcosa che non è atteso anche se magari non è completamente lontano da noi e dal nostro quotidiano. Non si tratta dello stupore alla Rousseau il Doganiere o di Ligabue per le complesse vegetazioni tropicali, per quelle forme lontane, affascinanti, e incomprensibili da noi europei, si tratta di un senso d’inafferrabilità che si nasconde nella regolarità, nell’infinita ripetizione, in una manifestazione vitale che si presenta come assoluta, quindi senza punti di riferimento.
Le opere di Passalacqua possiedono un cinetismo interno, recondito, quasi ordito nella stesura pittorica. Sia nei lavori in cui il naturalismo possiede ancora una sua evidenza più marcata, che in quelli più recenti in cui gli alberi sono puntiformi elementi di una texture infinita, vi è un silenzioso movimento verso lo spettatore. Lo si percepisce anche dal taglio particolare. Li vediamo dall’alto e da uno scorcio leggermente laterale, quasi una veduta a volo d’uccello. In questa soluzione visiva si nasconde il segreto del movimento e l’attrazione per questa parete verde che diventa un banco di prova per la messa a fuoco di particolari, per la ricerca ansiosa di punti di riferimento. “
In mostra saranno presentati 20 lavori realizzati apposta per questo progetto. L’artista sarà presente all’inaugurazione.
Il tema principale dell’artista è la natura e in particolare quella vegetale, gli alberi in particolare, che formano masse di verde composte da tante “vite” particolari. Non a caso il titolo di alcuni recenti lavori è proprio “compost” parola inglese che sta a indicare il “concime”. La Terra si nutre e si rigenera delle vita che nasce su di essa, il mondo vegetale nel suo ciclo naturale di vita e morte assicura comunque una continuità, messa in pericolo dall’intervento dell’uomo, dalla deforestazione per fini speculativi.
Nel quadri di Franco Passalacqua si ha la sensazione di una natura che cresce, che si sviluppa, che si muove verso la realizzazione del ciclo vitale. Ad essa gli uomini devono guardare come ad una presenza da amare e rispettare.
Ha scritto Valerio Dehò in catalogo: “ La natura in questi casi si manifesta come non addomesticata, non frammentata dall’uomo secondo le esigenze d’utilità. Non è il problema di trovarsi di fronte la foresta amazzonica piuttosto che i boschi appenninici, si tratta semplicemente di porsi di fronte a qualcosa che non è atteso anche se magari non è completamente lontano da noi e dal nostro quotidiano. Non si tratta dello stupore alla Rousseau il Doganiere o di Ligabue per le complesse vegetazioni tropicali, per quelle forme lontane, affascinanti, e incomprensibili da noi europei, si tratta di un senso d’inafferrabilità che si nasconde nella regolarità, nell’infinita ripetizione, in una manifestazione vitale che si presenta come assoluta, quindi senza punti di riferimento.
Le opere di Passalacqua possiedono un cinetismo interno, recondito, quasi ordito nella stesura pittorica. Sia nei lavori in cui il naturalismo possiede ancora una sua evidenza più marcata, che in quelli più recenti in cui gli alberi sono puntiformi elementi di una texture infinita, vi è un silenzioso movimento verso lo spettatore. Lo si percepisce anche dal taglio particolare. Li vediamo dall’alto e da uno scorcio leggermente laterale, quasi una veduta a volo d’uccello. In questa soluzione visiva si nasconde il segreto del movimento e l’attrazione per questa parete verde che diventa un banco di prova per la messa a fuoco di particolari, per la ricerca ansiosa di punti di riferimento. “
In mostra saranno presentati 20 lavori realizzati apposta per questo progetto. L’artista sarà presente all’inaugurazione.
16
ottobre 2004
Franco Passalacqua – Profondo verde
Dal 16 ottobre al 04 dicembre 2004
arte contemporanea
Location
DIPAOLOARTE
Bologna, Galleria Falcone E Borsellino, 4AB, (Bologna)
Bologna, Galleria Falcone E Borsellino, 4AB, (Bologna)
Vernissage
16 Ottobre 2004, ore 18,30
Autore
Curatore