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A. Rahman – Vita spezzata
I colori delle sue grafiche sono quelli dell’Oriente, della sua terra, molto spesso infatti ricorrono il rosso ed il verde della bandiera del Bangladesh, ma allo stesso tempo sono colori intensi, puri, quasi mai sfumati.
Comunicato stampa
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A. Rahman è nato in Bangladesh il 31 dicembre 1970. Nel 1992 si è laureato presso l’Istituto di Belle Arti dell’università di Dhaka, dove nel 1996 ha conseguito un master. Dal 2000 al 2002 ha partecipato a numerose esposizioni sia collettive che personali presso gallerie ed istituzioni universitarie in Bangladesh ed in Giappone.Nel suo paese Rahman è stato capo redattore del giornale “Mounthly Art News” che viene tuttora pubblicato ed ha fondato “Print Makers Association”. Dal 2002 è in Italia, dopo un soggiorno a Napoli è ora attivo a Roma come artista associato della Four For Art, presso il cui laboratorio crea le proprie opere.
Parlando dei suoi lavori il termine “creazione” è più che mai appropriato, dato l’uso personalissimo che fa della tecnica incisoria e della stampa al torchio, sia per quanto riguarda i materiali usati per le matrici (prevalentemente supporti plastici), che per le modalità d’imprimitura su carta, nonché per la tipologia di colori impiegati. Ogni opera costituisce un unicum, la sua “rielaborazione” della tecniche accademiche lo porta a non tirare mai copie identiche dalla stessa matrice. Per questa ragione se volessimo etichettare le sue creazioni potremmo definirle “performances”.
I colori delle sue grafiche sono quelli dell’Oriente, della sua terra, molto spesso infatti ricorrono il rosso ed il verde della bandiera del Bangladesh, ma allo stesso tempo sono colori intensi, puri, quasi mai sfumati, colori carichi di segnali e di quel forte espressionismo interiore che permea il filone della “pittura dell’angoscia” da Van Gogh a Munch, e alla quale possiamo riallacciare l’operato di questo giovane artista.
Rahman afferma, parlando dell’uso di simboli e metafore “Non faccio arte per fare retorica ma faccio arte come espressione interiore”, e ancora “faccio arte perché mi piace fare arte”, affermazione che ci riporta al wildiano “Art for Art’s sake”. L’opera dunque creata per il compiacimento estetico, ma anche come mezzo per soddisfare l’impellente esigenza di esprimere i propri sentimenti. Sentimenti che traspaiono da ogni titolo, espressioni di amore per la terra lontana e per la sua gente, che spesso appare nelle composizioni, di profonda angoscia per averla lasciata e per le condizioni in cui versa.
Nel suo cammino artistico emerge una profonda riflessione sulla vita dell’uomo, quel semaforo, che compare spessissimo nei suoi lavori sta a rappresentare le tappe dell’esistenza. L’umanità è indagata nella sua coscienza, nella sua ideologia e si avvertono fortissimi i rischi a cui è esposta, in “Playng dolls”, ad esempio sono i giochi di guerra dei potenti a rappresentare una minaccia.
Rahman dedica un’attenzione particolare alla figura femminile, vista come “bersaglio” delle avversità nella vita pubblica e privata, come ci dice in “Agony of sun” , ma del resto ci suggerisce che è proprio dall’universo delle donne che può venire un possibile riscatto per un’umanità in agonia. Forse non tutto è ancora perduto, come sembra trasparire da alcuni titoli, se davvero, come recita una delle opere più coinvolgenti dell’artista “Dio ha bisogno dell’amore delle donne” .
Luisa Binotti
Parlando dei suoi lavori il termine “creazione” è più che mai appropriato, dato l’uso personalissimo che fa della tecnica incisoria e della stampa al torchio, sia per quanto riguarda i materiali usati per le matrici (prevalentemente supporti plastici), che per le modalità d’imprimitura su carta, nonché per la tipologia di colori impiegati. Ogni opera costituisce un unicum, la sua “rielaborazione” della tecniche accademiche lo porta a non tirare mai copie identiche dalla stessa matrice. Per questa ragione se volessimo etichettare le sue creazioni potremmo definirle “performances”.
I colori delle sue grafiche sono quelli dell’Oriente, della sua terra, molto spesso infatti ricorrono il rosso ed il verde della bandiera del Bangladesh, ma allo stesso tempo sono colori intensi, puri, quasi mai sfumati, colori carichi di segnali e di quel forte espressionismo interiore che permea il filone della “pittura dell’angoscia” da Van Gogh a Munch, e alla quale possiamo riallacciare l’operato di questo giovane artista.
Rahman afferma, parlando dell’uso di simboli e metafore “Non faccio arte per fare retorica ma faccio arte come espressione interiore”, e ancora “faccio arte perché mi piace fare arte”, affermazione che ci riporta al wildiano “Art for Art’s sake”. L’opera dunque creata per il compiacimento estetico, ma anche come mezzo per soddisfare l’impellente esigenza di esprimere i propri sentimenti. Sentimenti che traspaiono da ogni titolo, espressioni di amore per la terra lontana e per la sua gente, che spesso appare nelle composizioni, di profonda angoscia per averla lasciata e per le condizioni in cui versa.
Nel suo cammino artistico emerge una profonda riflessione sulla vita dell’uomo, quel semaforo, che compare spessissimo nei suoi lavori sta a rappresentare le tappe dell’esistenza. L’umanità è indagata nella sua coscienza, nella sua ideologia e si avvertono fortissimi i rischi a cui è esposta, in “Playng dolls”, ad esempio sono i giochi di guerra dei potenti a rappresentare una minaccia.
Rahman dedica un’attenzione particolare alla figura femminile, vista come “bersaglio” delle avversità nella vita pubblica e privata, come ci dice in “Agony of sun” , ma del resto ci suggerisce che è proprio dall’universo delle donne che può venire un possibile riscatto per un’umanità in agonia. Forse non tutto è ancora perduto, come sembra trasparire da alcuni titoli, se davvero, come recita una delle opere più coinvolgenti dell’artista “Dio ha bisogno dell’amore delle donne” .
Luisa Binotti
01
ottobre 2004
A. Rahman – Vita spezzata
Dal primo al 10 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
FOUR FOR ART
Roma, Via Merulana, 106, (Roma)
Roma, Via Merulana, 106, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle
10 alle 13 e dalle 17 alle 19.30. Il lunedì mattina e la domenica su appuntamento
Vernissage
1 Ottobre 2004, ore 18.30