Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Guido Guidi – Da vicino
Guido Guidi è considerato il fotografo italiano che più d¹ogni altro, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha esplorato i confini e i margini del paesaggio contemporaneo evitando ogni romanticismo nostalgico e ogni forma di spettacolarizzazione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Come l¹americano Lewis Baltz egli ha sovente concentrato la sua attenzione sugli spazi intermedi, sui luoghi marginali, ³restanti², esclusi da ogni significazione forte e anche dal nostro stesso sguardo cosciente. Vicino alla ricerca fotografica di Luigi Ghirri - con cui ha più volte lavorato in analoghe ricerche sul territorio (come ad esempio l¹Archivio dello spazio a cura della Provincia di Milano, Viaggio in Italia e Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio) ha fatto parte di quel gruppo di autori (tra cui, ad esempio, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Giovanni Chiaramonte, Vincenzo Castella e Olivo Barbieri) che agli inizi degli anni Ottanta ha rinnovato la tradizione fotografica italiana aprendola a un linguaggio discreto, sommesso, interrogativo.
A distanza di anni da quella densa stagione è ormai però giunto il momento di osservare la ricerca di Guido Guidi non più - come spesso è accaduto nel passato - all¹interno di quella ³tendenza², ma quale ricerca autonoma. Una ricerca complessa - definita di ³vertiginosa coerenza² da un critico attento come Paolo Costantini - che questa mostra si propone di evidenziare attraverso alcuni frammenti significativi. Si potrà quindi osservare che i lavori di Guido Guidi, fin quasi dai suoi esordi alla fine degli anni Sessanta, hanno sempre affiancato, a una lettura problematica e sospesa del paesaggio contemporaneo, una modernissima, complessa, e spesso anticipatoria riflessione sul linguaggio fotografico, sul visibile stesso. Una riflessione che lo ha portato ad esempio, già a partire dagli anni Sessanta, a mettere in discussione le certezze della visione fotografica utilizzando sottili scarti linguistici: diacronie, leggere inclinazioni dell¹inquadratura altrimenti ortogonale, ombre dell¹obbiettivo che oscurano i bordi delle immagini o, ancora, messe a fuoco selettive. Un procedimento visivo quest¹ultimo che, con le sue ³anomale² sfocature, da una parte comunica la presenza della macchina fotografica che sta osservando la realtà, dall¹altra rende il visibile incerto, provvisorio, enigmatico. Sia che fotografi il paesaggio instabile e problematico della contemporaneità, sia che osservi i volti di chi vive in quei luoghi, la ricerca di Guido Guidi non diventa però mai una fredda riflessione sul visibile. In ogni sua immagine, infatti, si avverte sempre una sorta di pietas trattenuta, una pudica prossimità a quei minimi indizi che ci possono raccontare le memoria sedimentata nelle cose. La sua è quindi una fotografia capace di accogliere e rendere visibile anche il dissonante, il ripudiato, il non-visto. In altre parole una fotografia dell¹esperienza, che non osserva il mondo dall¹esterno, ma che è disponibile a farsi attraversare da esso.
Guido Guidi è nato a Cesena nel 1941. Ha partecipato alla ricerca Archivio dello spazio promossa dalla Provincia di Milano e ha esposto al Guggenheim Museum e al Whitney Museum di New York, al Centre Pompidou di Parigi e alla Biennale di Venezia. Il suo lavoro è stato pubblicato in molti libri e cataloghi, tra i quali Varianti (Art&, Udine 1995); e SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, Rubiera 2000); inoltre, per il Canadian Centre for Architecture di Montréal, ha realizzato: Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (CCA - Monacelli Press, New York, 1999); e Mies in America (CCA - Whitney Museum of American Art,New York 2001). Le sue più recenti pubblicazioni sono: In Between Cities (Electa, Milano 2003) e Le Corbusier, Scritti (Einaudi, Torino 2003). Insegna fotografia all¹Istituto Universitario di Architettura di Venezia e all¹Accademia di Belle Arti di Ravenna.
A distanza di anni da quella densa stagione è ormai però giunto il momento di osservare la ricerca di Guido Guidi non più - come spesso è accaduto nel passato - all¹interno di quella ³tendenza², ma quale ricerca autonoma. Una ricerca complessa - definita di ³vertiginosa coerenza² da un critico attento come Paolo Costantini - che questa mostra si propone di evidenziare attraverso alcuni frammenti significativi. Si potrà quindi osservare che i lavori di Guido Guidi, fin quasi dai suoi esordi alla fine degli anni Sessanta, hanno sempre affiancato, a una lettura problematica e sospesa del paesaggio contemporaneo, una modernissima, complessa, e spesso anticipatoria riflessione sul linguaggio fotografico, sul visibile stesso. Una riflessione che lo ha portato ad esempio, già a partire dagli anni Sessanta, a mettere in discussione le certezze della visione fotografica utilizzando sottili scarti linguistici: diacronie, leggere inclinazioni dell¹inquadratura altrimenti ortogonale, ombre dell¹obbiettivo che oscurano i bordi delle immagini o, ancora, messe a fuoco selettive. Un procedimento visivo quest¹ultimo che, con le sue ³anomale² sfocature, da una parte comunica la presenza della macchina fotografica che sta osservando la realtà, dall¹altra rende il visibile incerto, provvisorio, enigmatico. Sia che fotografi il paesaggio instabile e problematico della contemporaneità, sia che osservi i volti di chi vive in quei luoghi, la ricerca di Guido Guidi non diventa però mai una fredda riflessione sul visibile. In ogni sua immagine, infatti, si avverte sempre una sorta di pietas trattenuta, una pudica prossimità a quei minimi indizi che ci possono raccontare le memoria sedimentata nelle cose. La sua è quindi una fotografia capace di accogliere e rendere visibile anche il dissonante, il ripudiato, il non-visto. In altre parole una fotografia dell¹esperienza, che non osserva il mondo dall¹esterno, ma che è disponibile a farsi attraversare da esso.
Guido Guidi è nato a Cesena nel 1941. Ha partecipato alla ricerca Archivio dello spazio promossa dalla Provincia di Milano e ha esposto al Guggenheim Museum e al Whitney Museum di New York, al Centre Pompidou di Parigi e alla Biennale di Venezia. Il suo lavoro è stato pubblicato in molti libri e cataloghi, tra i quali Varianti (Art&, Udine 1995); e SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, Rubiera 2000); inoltre, per il Canadian Centre for Architecture di Montréal, ha realizzato: Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (CCA - Monacelli Press, New York, 1999); e Mies in America (CCA - Whitney Museum of American Art,New York 2001). Le sue più recenti pubblicazioni sono: In Between Cities (Electa, Milano 2003) e Le Corbusier, Scritti (Einaudi, Torino 2003). Insegna fotografia all¹Istituto Universitario di Architettura di Venezia e all¹Accademia di Belle Arti di Ravenna.
04
novembre 2004
Guido Guidi – Da vicino
Dal 04 novembre al 04 dicembre 2004
fotografia
Location
GALLERIA SAN FEDELE
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Orario di apertura
16 - 19.00 (mattino su richiesta) chiuso lunedì e festivi
Curatore