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Giuliano Vangi
Nella Chiesa di Sant’Agostino le opere più recenti ci riportano subitaneamente alla tragica, ormai quotidiana, realtà internazionale: la lotta dell’uomo contro l’uomo, ma specialmente contro se stesso, travolto da passioni feroci.
Comunicato stampa
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L’Assessore alla Cultura, Massimiliano Simoni, e il Comune di Pietrasanta hanno il piacere di annunciare l’apertura di Vangi, grande esposizione personale delle opere più recenti del Maestro Giuliano Vangi. L’inaugurazione avrà luogo mercoledì 4 luglio alle ore 21,30 presso la Chiesa ed il Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta. La mostra, che proseguirà fino al 19 settembre, sarà corredata da un elegante catalogo con saggi critici di Umberto Baldini, Renato Barilli, Francesco Buranelli, Dino Carlesi.
Giuliano Vangi
nasce nel 1931 a Barberino di Mugello (Firenze). Studia all'Istituto d'Arte, allievo di Bruno Innocenti, e successivamente all'Accademia di Belle Arti. Tra il 1950 e il 1959 insegna disegno all'Istituto d'Arte di Pesaro. Tra il 1959 e il 1962 si trasferisce in Brasile dove si dedica ad una ricerca astratta, lavorando cristalli e metalli quali ferro e acciaio. Le sue opere iniziano ad attirare l’attenzione pubblica: vince il Primo Premio al Salone di Curitiba, espone al Museo di San Paolo e partecipa ad una mostra itinerante negli Stati Uniti.
Nel 1962 ritorna in Italia e si stabilisce a Varese; insegna per alcuni anni all'Istituto d'Arte di Cantù. Dopo il suo rientro in Italia recupera la figurazione, ricorrendo a quelle doti plastiche dalla straordinaria forza espressiva che esprime lo spirito del tempo. Dal 1978 risiede a Pesaro.
Fa parte dell'Accademia del Disegno di Firenze, dell'Accademia di San Luca e dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon di Roma. Ha esposto in molte sedi prestigiose in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo la prima importante esposizione italiana a Palazzo Strozzi nel 1967. Negli anni successivi si susseguono numerose mostre in Europa a Monaco, Vienna, Stoccarda, Amburgo, Francoforte, Londra. Nel 1981 inaugura la sua prima personale a New York presso la
Sindin Gallery, e nel 1988 invece porta le sue opere in Oriente per la prima mostra a Tokyo presso la Gallery Universe. In Italia sono state allestite sue personali a Milano, Firenze, Bologna, Parma, Trieste, Grosseto, Roma, Carrara, Lucca, Ancona, Bergamo, Brescia. È stato presente ripetutamente alle più prestigiose rassegne d'arte, dalla Biennale di Venezia, a Documenta di Kassel, dal FIAC di Parigi ad Art di Basilea, dalla Biennale di San Paolo alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Scultura di Carrara. Ha inoltre partecipato a numerose collettive sia in Italia che all'estero. Tra le sue mostre personali più recenti, memorabili rimangono la mostra di Napoli del 1991 a Castel Sant'Elmo e la grande antologica del 1995 a Firenze, al Forte del Belvedere. Nel 2000 l’artista ha esposto agli Uffizi alla mostra "Studi per un crocifisso e opere scelte 1988-2000"; nel 2001 l’Ermitage di San Pietroburgo gli dedica un’esposizione personale e nello stesso anno si inaugura una grande mostra al Museo di Hakone in Giappone.
Vince nel 1983 il Premio del Presidente della Repubblica dell'Accademia di San Luca e nel 1994 è nominato Professore Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara; nel 2002 in Giappone gli viene assegnato il Praemium Imperiale per la scultura. Lo stesso anno, nell'ambito della manifestazione "Italia in Giappone 2001", voluta da Umberto Agnelli e dal Ministero degli Affari Esteri, lo stretto legame tra l’artista e il Giappone è definitivamente sancito dall’inaugurazione a Mishima di un Museo a lui dedicato, che si sviluppa su una superficie di 30.000 m² (2.000 coperti, il resto a parco), che contengono oltre 60 sculture e altre 40 opere, tra modelli in gesso policromato, disegni, opere di grafica oltre ad un grande mosaico di 20 metri posto all’ingresso; nell'area verde presenta, tra le altre, tre sculture monumentali: La scala del cielo, Stratificazione e L'uomo nel canneto. Progettato dall'architetto Munemoto, è la prima volta che un intero museo giapponese viene dedicato a un artista straniero vivente.
Giuliano Vangi ha realizzato numerosi monumenti collocati in contesti prestigiosi, come la statua di S. Giovanni Battista a Firenze, La Lupa in Piazza Postierla a Siena, Il Crocifisso ed il nuovo presbiterio per la Cattedrale di Padova, il nuovo altare e ambone del Duomo di Pisa, Varcare la Soglia, la grande scultura in marmo al nuovo ingresso dei Musei Vaticani, una scultura in legno policromo per la Sala Garibaldi del Senato, un ambone in pietra garganica sul tema di Maria di Magdala per la Chiesa di San Giovanni Rotondo realizzata con l’architetto Renzo Piano e dedicata a Padre Pio, la Nuova Cappella del cimitero comunale di Azzano (Lucca), inaugurata nell’ottobre 2002, creata assieme all’architetto Mario Botta, con il quale ha collaborato anche per la Il Santuario Beato Giovanni XXIII a Seriate (Bergamo), inaugurato nel maggio 2004.
Il pensiero corre al primo incontro con il Maestro nel suo studio a Pietrasanta. Immerso nel suo lavoro, carico di polvere, circondato dalle sue meravigliose creature. Si apriva per me, che da tanto inseguivo il sogno di realizzare una sua mostra a Pietrasanta, un mondo sospeso tra Espressionismo e Neo-Plasticismo, "[…] capace di sfidare le più ardite soluzioni astratto-concrete […]" (Renato Barilli). Vedere i disegni dell’ormai finito Vangi Museo a Mishima in Giappone, fu un’emozione intensissima, superata solo dalla visita in loco, posto incantato, deputato all’arte e ad un uomo che le ha dedicato tutta la vita, materiale ed intellettiva. Passeggiare nel parco, toccare le sculture, ammirare i disegni, le pitture, fu calarsi in un luogo antico, ma allo stesso tempo così moderno. La memoria, fatta di ricordi e tradizioni, forgiata nello studio e nell’applicazione, mi trasportava in luoghi lontani carichi di storia e di passioni, l’emozione era ormai la mia ‘compagna’ di questa splendida avventura.
L’Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni con qieste parole introduce il grande evento espositivo dell’estate: "Vangi a Pietrasanta … un evento tanto bramato e ora divenuto realtà, una lunga attesa ripagata da una mostra semplicemente spettacolare, per l’allestimento, ma soprattutto per l’indescrivibile qualità delle opere di questo grande Maestro, artefice di un certo tipo di arte contemporanea destinata già all’eternità.
Nella Chiesa di Sant’Agostino le opere più recenti ci riportano subitaneamente alla tragica, ormai quotidiana, realtà internazionale: la lotta dell’uomo contro l’uomo, ma specialmente contro se stesso, travolto da passioni feroci, che Vangi riesce a tradurre accoratamente ed espressivamente in pura materia, in cui i volti talvolta si trasformano in maschere e gli uomini in animali. L’umanità come protagonista assoluta delle sue mirabili opere, un’umanità forte, tragica, spavalda, ma anche isolata, persa, confusa, irrimediabilmente sola… Come sole, invece, perché irraggiungibili, ‘statuarie’, sono le altre figure, che però rappresentano situazioni più pacate, tranquille, quasi iconiche, nella loro preziosità e unicità: pietre e marmi policromi splendono nelle altre sale del Chiostro di Sant’Agostino, assieme ai bronzi, che sfumando in patine diverse poi si completano in leghe create ad hoc.
È un universo a sé stante, il mondo di Vangi, contraddistinto da una marcata robustezza strutturale dei volumi, ma anche da morbide e sinuose superfici perfettamente levigate e da raffinate -e certosinianamente studiate- associazioni ed intarsi di materiali diversi. Così, dopo essere stato acclamato universalmente, Giuliano Vangi finalmente si ‘svela’ a Pietrasanta, dove da anni ormai lavora affiancato dalle abili e versatili maestranze locali.
Desidero ringraziare sentitamente il Maestro Vangi per averci regalato tali forti emozioni, i suoi collaboratori per il loro aiuto, e tutti quelli che, come noi, hanno creduto e lavorato affinché questo meraviglioso e memorabile sogno si portasse a compimento".
Giuliano Vangi
porta con questa mostra di grandissimo valore, fortemente voluta dall’Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni, una delle testimonianze più importanti a livello internazionale nell’ambito della scultura contemporanea. La sua ricerca che si evolve negli anni utilizzando materiali e soluzioni differenti, mette a fuoco progressivamente il soggetto assoluto delle sue opere: l’uomo. "E’ la storia dell’uomo destinato, da quando ha messo piede sulla Terra, a doversi conquistare e costruire, giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, la sua vita nel continuo avvicendarsi di lotte, a volte le più spietate e violente", così definisce la sua opera Umberto Baldini che aggiunge "l’artista Vangi ha composto il suo credo sui sentimenti e sulle azioni dell’uomo esaltandoli nella bellezza anche nei momenti di angoscia e di sgomento".
Il lungo percorso di ricerca svolto dallo scultore in questi anni è stato così descritto dal critico Renato Barilli: "Giuliano Vangi si è distinto fin dal primo momento per una volontà di andare al sodo, di afferrare la forma umana in presa diretta senza tante esitazioni, e di darcela come si presenta nei panni della quotidianità più dimessa. Egli accetta la sfida che fu di tutti i suoi colleghi anteriori nel tempo e dimostra che si può fare quanto essi ritenevano impossibile, cioè afferrare la più palpitante attualità nei suoi panni". Attraverso i marmi e i bronzi del Maestro si ripercorre un lungo cammino che ci riconduce fino alle origini della nostra storia individuale e della scultura del Novecento: "L’uomo rinuncia alla definizione Pop e diviene una delle masse plastiche essenziali care all’epoca del ‘richiamo all’ordine’, dei Valori Plastici, quasi dedicando un omaggio ad Arturo Martini. Le figure di Vangi indietreggiano a fasi remote dell’evoluzione della specie, il che comporta anche il ritrovamento di certi passaggi nella storia della scultura del Novecento, operato con esemplarità provvista anche di un sapore didattico" conclude Renato Barilli.
Francesco Buranelli sottolinea l’importanza dei legami dello scultore con la tradizione artistica italiana con queste parole: "Giuliano Vangi sfrutta sapientemente la trasparenza del marmo e manifesta la sua grande maestria scultorea riuscendo a realizzare ardite soluzioni tecniche e un effetto di chiari scuri per un felice gioco di luce; del resto Giuliano Vangi mostra i suoi profondi legami con la tradizione rinascimentale della scultura italiana nell’esecuzione di certi dettagli anatomici".
Il Professor Dino Carlesi, in una sua lettera diretta all’artista, evidenzia nell’opera di Vangi il profondo senso esistenziale che si lega indissolubilmente alla ricerca artistica dello scultore: "Le tue opere nascono per narrarci di uomini e donne che vanno per le vie della città o sostano ai
quadrivi del mondo/ sono sempre a portata di mano, vicini di casa o di quartiere prima di nascondersi nel marmo di cui saranno tratte/ da quel buio della natura dove gli oltraggi arrecati agli esseri umani sono ormai quotidiani/ dopo Giacometti Kafka e Montale tu li ridoni alla luce dello spazio per farne emblemi di vittorie segrete/ l’intelligenza della materia li sacralizza con carne e sangue/ dai loro sguardi esce il silenzio/ quello che ti accompagna ogni giorno nel tuo laboratorio/ un silenzio che è un grido continuato".
Giuliano Vangi
nasce nel 1931 a Barberino di Mugello (Firenze). Studia all'Istituto d'Arte, allievo di Bruno Innocenti, e successivamente all'Accademia di Belle Arti. Tra il 1950 e il 1959 insegna disegno all'Istituto d'Arte di Pesaro. Tra il 1959 e il 1962 si trasferisce in Brasile dove si dedica ad una ricerca astratta, lavorando cristalli e metalli quali ferro e acciaio. Le sue opere iniziano ad attirare l’attenzione pubblica: vince il Primo Premio al Salone di Curitiba, espone al Museo di San Paolo e partecipa ad una mostra itinerante negli Stati Uniti.
Nel 1962 ritorna in Italia e si stabilisce a Varese; insegna per alcuni anni all'Istituto d'Arte di Cantù. Dopo il suo rientro in Italia recupera la figurazione, ricorrendo a quelle doti plastiche dalla straordinaria forza espressiva che esprime lo spirito del tempo. Dal 1978 risiede a Pesaro.
Fa parte dell'Accademia del Disegno di Firenze, dell'Accademia di San Luca e dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon di Roma. Ha esposto in molte sedi prestigiose in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo la prima importante esposizione italiana a Palazzo Strozzi nel 1967. Negli anni successivi si susseguono numerose mostre in Europa a Monaco, Vienna, Stoccarda, Amburgo, Francoforte, Londra. Nel 1981 inaugura la sua prima personale a New York presso la
Sindin Gallery, e nel 1988 invece porta le sue opere in Oriente per la prima mostra a Tokyo presso la Gallery Universe. In Italia sono state allestite sue personali a Milano, Firenze, Bologna, Parma, Trieste, Grosseto, Roma, Carrara, Lucca, Ancona, Bergamo, Brescia. È stato presente ripetutamente alle più prestigiose rassegne d'arte, dalla Biennale di Venezia, a Documenta di Kassel, dal FIAC di Parigi ad Art di Basilea, dalla Biennale di San Paolo alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Scultura di Carrara. Ha inoltre partecipato a numerose collettive sia in Italia che all'estero. Tra le sue mostre personali più recenti, memorabili rimangono la mostra di Napoli del 1991 a Castel Sant'Elmo e la grande antologica del 1995 a Firenze, al Forte del Belvedere. Nel 2000 l’artista ha esposto agli Uffizi alla mostra "Studi per un crocifisso e opere scelte 1988-2000"; nel 2001 l’Ermitage di San Pietroburgo gli dedica un’esposizione personale e nello stesso anno si inaugura una grande mostra al Museo di Hakone in Giappone.
Vince nel 1983 il Premio del Presidente della Repubblica dell'Accademia di San Luca e nel 1994 è nominato Professore Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara; nel 2002 in Giappone gli viene assegnato il Praemium Imperiale per la scultura. Lo stesso anno, nell'ambito della manifestazione "Italia in Giappone 2001", voluta da Umberto Agnelli e dal Ministero degli Affari Esteri, lo stretto legame tra l’artista e il Giappone è definitivamente sancito dall’inaugurazione a Mishima di un Museo a lui dedicato, che si sviluppa su una superficie di 30.000 m² (2.000 coperti, il resto a parco), che contengono oltre 60 sculture e altre 40 opere, tra modelli in gesso policromato, disegni, opere di grafica oltre ad un grande mosaico di 20 metri posto all’ingresso; nell'area verde presenta, tra le altre, tre sculture monumentali: La scala del cielo, Stratificazione e L'uomo nel canneto. Progettato dall'architetto Munemoto, è la prima volta che un intero museo giapponese viene dedicato a un artista straniero vivente.
Giuliano Vangi ha realizzato numerosi monumenti collocati in contesti prestigiosi, come la statua di S. Giovanni Battista a Firenze, La Lupa in Piazza Postierla a Siena, Il Crocifisso ed il nuovo presbiterio per la Cattedrale di Padova, il nuovo altare e ambone del Duomo di Pisa, Varcare la Soglia, la grande scultura in marmo al nuovo ingresso dei Musei Vaticani, una scultura in legno policromo per la Sala Garibaldi del Senato, un ambone in pietra garganica sul tema di Maria di Magdala per la Chiesa di San Giovanni Rotondo realizzata con l’architetto Renzo Piano e dedicata a Padre Pio, la Nuova Cappella del cimitero comunale di Azzano (Lucca), inaugurata nell’ottobre 2002, creata assieme all’architetto Mario Botta, con il quale ha collaborato anche per la Il Santuario Beato Giovanni XXIII a Seriate (Bergamo), inaugurato nel maggio 2004.
Il pensiero corre al primo incontro con il Maestro nel suo studio a Pietrasanta. Immerso nel suo lavoro, carico di polvere, circondato dalle sue meravigliose creature. Si apriva per me, che da tanto inseguivo il sogno di realizzare una sua mostra a Pietrasanta, un mondo sospeso tra Espressionismo e Neo-Plasticismo, "[…] capace di sfidare le più ardite soluzioni astratto-concrete […]" (Renato Barilli). Vedere i disegni dell’ormai finito Vangi Museo a Mishima in Giappone, fu un’emozione intensissima, superata solo dalla visita in loco, posto incantato, deputato all’arte e ad un uomo che le ha dedicato tutta la vita, materiale ed intellettiva. Passeggiare nel parco, toccare le sculture, ammirare i disegni, le pitture, fu calarsi in un luogo antico, ma allo stesso tempo così moderno. La memoria, fatta di ricordi e tradizioni, forgiata nello studio e nell’applicazione, mi trasportava in luoghi lontani carichi di storia e di passioni, l’emozione era ormai la mia ‘compagna’ di questa splendida avventura.
L’Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni con qieste parole introduce il grande evento espositivo dell’estate: "Vangi a Pietrasanta … un evento tanto bramato e ora divenuto realtà, una lunga attesa ripagata da una mostra semplicemente spettacolare, per l’allestimento, ma soprattutto per l’indescrivibile qualità delle opere di questo grande Maestro, artefice di un certo tipo di arte contemporanea destinata già all’eternità.
Nella Chiesa di Sant’Agostino le opere più recenti ci riportano subitaneamente alla tragica, ormai quotidiana, realtà internazionale: la lotta dell’uomo contro l’uomo, ma specialmente contro se stesso, travolto da passioni feroci, che Vangi riesce a tradurre accoratamente ed espressivamente in pura materia, in cui i volti talvolta si trasformano in maschere e gli uomini in animali. L’umanità come protagonista assoluta delle sue mirabili opere, un’umanità forte, tragica, spavalda, ma anche isolata, persa, confusa, irrimediabilmente sola… Come sole, invece, perché irraggiungibili, ‘statuarie’, sono le altre figure, che però rappresentano situazioni più pacate, tranquille, quasi iconiche, nella loro preziosità e unicità: pietre e marmi policromi splendono nelle altre sale del Chiostro di Sant’Agostino, assieme ai bronzi, che sfumando in patine diverse poi si completano in leghe create ad hoc.
È un universo a sé stante, il mondo di Vangi, contraddistinto da una marcata robustezza strutturale dei volumi, ma anche da morbide e sinuose superfici perfettamente levigate e da raffinate -e certosinianamente studiate- associazioni ed intarsi di materiali diversi. Così, dopo essere stato acclamato universalmente, Giuliano Vangi finalmente si ‘svela’ a Pietrasanta, dove da anni ormai lavora affiancato dalle abili e versatili maestranze locali.
Desidero ringraziare sentitamente il Maestro Vangi per averci regalato tali forti emozioni, i suoi collaboratori per il loro aiuto, e tutti quelli che, come noi, hanno creduto e lavorato affinché questo meraviglioso e memorabile sogno si portasse a compimento".
Giuliano Vangi
porta con questa mostra di grandissimo valore, fortemente voluta dall’Assessore alla Cultura Massimiliano Simoni, una delle testimonianze più importanti a livello internazionale nell’ambito della scultura contemporanea. La sua ricerca che si evolve negli anni utilizzando materiali e soluzioni differenti, mette a fuoco progressivamente il soggetto assoluto delle sue opere: l’uomo. "E’ la storia dell’uomo destinato, da quando ha messo piede sulla Terra, a doversi conquistare e costruire, giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, la sua vita nel continuo avvicendarsi di lotte, a volte le più spietate e violente", così definisce la sua opera Umberto Baldini che aggiunge "l’artista Vangi ha composto il suo credo sui sentimenti e sulle azioni dell’uomo esaltandoli nella bellezza anche nei momenti di angoscia e di sgomento".
Il lungo percorso di ricerca svolto dallo scultore in questi anni è stato così descritto dal critico Renato Barilli: "Giuliano Vangi si è distinto fin dal primo momento per una volontà di andare al sodo, di afferrare la forma umana in presa diretta senza tante esitazioni, e di darcela come si presenta nei panni della quotidianità più dimessa. Egli accetta la sfida che fu di tutti i suoi colleghi anteriori nel tempo e dimostra che si può fare quanto essi ritenevano impossibile, cioè afferrare la più palpitante attualità nei suoi panni". Attraverso i marmi e i bronzi del Maestro si ripercorre un lungo cammino che ci riconduce fino alle origini della nostra storia individuale e della scultura del Novecento: "L’uomo rinuncia alla definizione Pop e diviene una delle masse plastiche essenziali care all’epoca del ‘richiamo all’ordine’, dei Valori Plastici, quasi dedicando un omaggio ad Arturo Martini. Le figure di Vangi indietreggiano a fasi remote dell’evoluzione della specie, il che comporta anche il ritrovamento di certi passaggi nella storia della scultura del Novecento, operato con esemplarità provvista anche di un sapore didattico" conclude Renato Barilli.
Francesco Buranelli sottolinea l’importanza dei legami dello scultore con la tradizione artistica italiana con queste parole: "Giuliano Vangi sfrutta sapientemente la trasparenza del marmo e manifesta la sua grande maestria scultorea riuscendo a realizzare ardite soluzioni tecniche e un effetto di chiari scuri per un felice gioco di luce; del resto Giuliano Vangi mostra i suoi profondi legami con la tradizione rinascimentale della scultura italiana nell’esecuzione di certi dettagli anatomici".
Il Professor Dino Carlesi, in una sua lettera diretta all’artista, evidenzia nell’opera di Vangi il profondo senso esistenziale che si lega indissolubilmente alla ricerca artistica dello scultore: "Le tue opere nascono per narrarci di uomini e donne che vanno per le vie della città o sostano ai
quadrivi del mondo/ sono sempre a portata di mano, vicini di casa o di quartiere prima di nascondersi nel marmo di cui saranno tratte/ da quel buio della natura dove gli oltraggi arrecati agli esseri umani sono ormai quotidiani/ dopo Giacometti Kafka e Montale tu li ridoni alla luce dello spazio per farne emblemi di vittorie segrete/ l’intelligenza della materia li sacralizza con carne e sangue/ dai loro sguardi esce il silenzio/ quello che ti accompagna ogni giorno nel tuo laboratorio/ un silenzio che è un grido continuato".
04
agosto 2004
Giuliano Vangi
Dal 04 agosto al 19 settembre 2004
arte contemporanea
Location
CHIESA E CHIOSTRO DI SANT’AGOSTINO
Pietrasanta, Via Sant'agostino, 1, (Lucca)
Pietrasanta, Via Sant'agostino, 1, (Lucca)
Biglietti
5€, possono entrare gratuitamente gli under 14 e gli over 65
Orario di apertura
18,30 – 20,00/ 21,00-24,00
Vernissage
4 Agosto 2004, ore 21,30