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Otto monache nigre
una nuova generazione di artisti insediati al Pastificio Cerere: Nicolaj Pennestri, Pietro Ruffo ,Maurizio Savini
Comunicato stampa
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Lo spazio di una chiesa è sempre stato particolarmente interessante per la realizzazione di una mostra d'arte contemporanea. Forse per il fatto che l'edificio di culto è stato da sempre un luogo di concentrazione di opere d'arte.
Spesso stratificatesi nel corso dei secoli anche a scapito di altre opere realizzate in precedenza. La ricerca artistica ha trovato in questi luoghi importantissimi momenti che sono diventati una parte fondamentale della storia dell'arte in incessanti accumulazioni. Lo spazio della chiesa è stato anche al centro della ricerca di un'occupazione totale dell'ambiente in tutte le sue parti, creando un senso di horror vacui. Ci sono molti elementi interessanti che individuano il luogo di una chiesa come uno spazio di ricerca "ambientale" dell'arte. Inoltre gli spazi di culto sono stati tra i primi e più importanti interscambi tra l'arte e il pubblico. Per molti di questi motivi lo spazio di culto è paragonabile con lo spazio espositivo contemporaneo. Lo spazio della chiesa è anche interessante per la memoria storica ed umana che si respira all'interno dei suoi spazi.
I tre Artisti che prendono parte alla mostra le “otto monache nigre” sembrano cercare di interpretare non solo lo spazio della chiesa come uno spazio espositivo di particolare interesse, ma anche di recuperare la memoria umana che ha, per lunghi secoli, caratterizzato questo luogo. Attraverso questa mostra c’è il tentativo, con gli interventi di Nicolaj Pennstri, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, di recuperare ed’interpretare una storia svoltasi nel convento adiacente la chiesa di SS Filippo e Giacomo.
La riservata vita di clausura delle monache diventa in questo modo il tema centrale della mostra e delle opere degli artisti.
L’opera di Maurizio Savini senza titolo mostra una fotografia: una persona in un abito monacale mentre sbuccia una patata con una gestualità preziosa che ricorda per la sua postura ed economia dell’immagine la pittura classica. Pietro Ruffo con l’installazione dementia 8 cerca di catturare il momento in cui una vecchia monaca si trova nell’ultimo frangente di vita con lo sguardo rivolto verso l’assoluta incertezza di tutta una vita trascorsa. Nicolaj Pennestri nel a dress changes your life video n’1 lavora sul concetto di identità e la sua trasformazione attraverso determinate situazioni, in particolare come cambia radicalmente la fisionomia di una persona in un certo abito.
Sono tre opere che cercano di interpretare lo spazio ambientale della chiesa, nella sua aticolazione nello spazio, e concentrandosi sul contesto del convento, rendono un’omaggio alla memoria del luogo.
Lorenzo Benedetti
Spesso stratificatesi nel corso dei secoli anche a scapito di altre opere realizzate in precedenza. La ricerca artistica ha trovato in questi luoghi importantissimi momenti che sono diventati una parte fondamentale della storia dell'arte in incessanti accumulazioni. Lo spazio della chiesa è stato anche al centro della ricerca di un'occupazione totale dell'ambiente in tutte le sue parti, creando un senso di horror vacui. Ci sono molti elementi interessanti che individuano il luogo di una chiesa come uno spazio di ricerca "ambientale" dell'arte. Inoltre gli spazi di culto sono stati tra i primi e più importanti interscambi tra l'arte e il pubblico. Per molti di questi motivi lo spazio di culto è paragonabile con lo spazio espositivo contemporaneo. Lo spazio della chiesa è anche interessante per la memoria storica ed umana che si respira all'interno dei suoi spazi.
I tre Artisti che prendono parte alla mostra le “otto monache nigre” sembrano cercare di interpretare non solo lo spazio della chiesa come uno spazio espositivo di particolare interesse, ma anche di recuperare la memoria umana che ha, per lunghi secoli, caratterizzato questo luogo. Attraverso questa mostra c’è il tentativo, con gli interventi di Nicolaj Pennstri, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, di recuperare ed’interpretare una storia svoltasi nel convento adiacente la chiesa di SS Filippo e Giacomo.
La riservata vita di clausura delle monache diventa in questo modo il tema centrale della mostra e delle opere degli artisti.
L’opera di Maurizio Savini senza titolo mostra una fotografia: una persona in un abito monacale mentre sbuccia una patata con una gestualità preziosa che ricorda per la sua postura ed economia dell’immagine la pittura classica. Pietro Ruffo con l’installazione dementia 8 cerca di catturare il momento in cui una vecchia monaca si trova nell’ultimo frangente di vita con lo sguardo rivolto verso l’assoluta incertezza di tutta una vita trascorsa. Nicolaj Pennestri nel a dress changes your life video n’1 lavora sul concetto di identità e la sua trasformazione attraverso determinate situazioni, in particolare come cambia radicalmente la fisionomia di una persona in un certo abito.
Sono tre opere che cercano di interpretare lo spazio ambientale della chiesa, nella sua aticolazione nello spazio, e concentrandosi sul contesto del convento, rendono un’omaggio alla memoria del luogo.
Lorenzo Benedetti
16
luglio 2004
Otto monache nigre
Dal 16 al 25 luglio 2004
arte contemporanea
Location
SANTI FILIPPO E GIACOMO
Todi, Vocabolo San Giacomo-colvalenza, (Perugia)
Todi, Vocabolo San Giacomo-colvalenza, (Perugia)
Orario di apertura
ore 17.00-22.00
Vernissage
16 Luglio 2004, ore 18
Sito web
www.pastificiocerere.com
Curatore