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Calza a Pennello
In occasione di questa mostra, cinque noti pittori palermitani – Alessandro Bazan, Marcello Buffa, Andrea Buglisi, Andrea Di Marco, Davide Cappelli – si confrontano con opere inedite, chi in modo divertente, ironico o onirico, chi provocatorio o malinconico, su un tema comune, la scarpa
Comunicato stampa
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“Dimmi che scarpa porti e ti dirò chi sei...”.Tra tutti gli accessori dell’abbigliamento maschile e femminile, le scarpe sono forse quelli che hanno attirato di più l’immaginario collettivo e solleticato il narcisismo, la fantasia e la smania di possesso. Anche nella storia dell’arte la calzatura ritorna come un soggetto alquanto gettonato, da Van Gogh a Magritte, da Andy Warhol ad altri artisti pop come Dine e Jones, ogni volta con intenti e presupposti diversi.
In occasione di questa mostra, cinque noti pittori palermitani – Alessandro Bazan, Marcello Buffa, Andrea Buglisi, Andrea Di Marco, Davide Cappelli – si confrontano con opere inedite, chi in modo divertente, ironico o onirico, chi provocatorio o malinconico, su un tema comune, LA SCARPA, oggetto del desiderio, protagonista di mode e manie, feticcio o accessorio, da contemplare, desiderare, usare o gettar via...Non è una mostra sulle scarpe, ma sulle proiezioni che ognuno di noi riversa su quest’elemento del vestirsi e dell’apparire, sui suoi significati, sui simboli personali, sugli stereotipi o le anomalie che ad esso si legano.
Nel quadro Katia e le sue scarpe, Alessandro Bazan (Palermo, 1966) rende con efficacia il senso feticistico di questo ‘culto delle scarpe’ raffigurando uno dei suoi celebri nudi femminili al centro di uno stanzino, circondato da scaffali dove giacciono diverse paia di calzature dalle fogge più varie. Il feticismo si trasforma in voyeurismo nell’opera di Marcello Buffa (Palermo, 1969) Fine stagione, dove sulla tela l’artista, che lavora sul tema dell’identità, raffigura un volto formato dall’incrocio di due fisionomie differenti. È basata su spiazzamento, negazione e inquietante ironia l’opera di Andrea Buglisi (Palermo, 1974), Piedino, un grande wall paint con l’inserimento di una tela su supporto rettangolare rigido a rilievo, che ripropone il ritratto iperrealista di una bimba intenta a tracciare sul muro le coordinate geometriche e numeriche del gioco che tutti, da bambini, abbiamo fatto, tirando una pietra e saltellando in equilibrio entro un perimetro. In Dentro la scarpa, di Davide Cappelli (Palermo, 1970), una donna proietta l’immagine desiderata, la famigerata scarpa, all’esterno di sé, mentre osserva una vetrina, come se la superficie fosse lo specchio dove riflettere se stessi e le proprie manie. La solitudine, il silenzio, la sospensione quasi metafisica, il tono intimista connotano l’immagine di Andrea Di Marco (Palermo, 1970), I miei piedi dolci, dove l’ambientazione, caratteristica dell’opera dell’artista, permane quella dello spazio urbano, un angolo della strada in cui abita, tra automobili posteggiate e cassonetti, resi con una materia pittorica intrisa di luce.
La scelta del soggetto è legata al recupero della memoria e della storia dello spazio espositivo, situato nel cuore del quartiere della cosiddetta Fieravecchia, che per più di quarant’anni, sino a pochi anni fa, ha ospitato la ditta Lo Verso, un negozio di ingrosso e dettaglio di calzature, e che ora è un noto locale della città. Rievocare il passato del vecchio negozio di scarpe significa riallacciare uno dei fili delle tante memorie e identità che si sono incrociate in questo quartiere e nella piazza in cui domina la statua del Genio di Palermo, che negli anni ha visto convivere fianco a fianco e spegnersi lentamente palazzi nobiliari e esercizi commerciali, ma vuol dire anche proporre l’ipotesi di un cambiamento.
Questa riflessione, avviata con un discorso incentrato sulla pittura, che rimane una presenza molto forte tra i linguaggi degli artisti palermitani di oggi, proseguirà, a formare una trilogia, con altri appuntamenti futuri che vedranno protagonisti altri mezzi espressivi.
In occasione di questa mostra, cinque noti pittori palermitani – Alessandro Bazan, Marcello Buffa, Andrea Buglisi, Andrea Di Marco, Davide Cappelli – si confrontano con opere inedite, chi in modo divertente, ironico o onirico, chi provocatorio o malinconico, su un tema comune, LA SCARPA, oggetto del desiderio, protagonista di mode e manie, feticcio o accessorio, da contemplare, desiderare, usare o gettar via...Non è una mostra sulle scarpe, ma sulle proiezioni che ognuno di noi riversa su quest’elemento del vestirsi e dell’apparire, sui suoi significati, sui simboli personali, sugli stereotipi o le anomalie che ad esso si legano.
Nel quadro Katia e le sue scarpe, Alessandro Bazan (Palermo, 1966) rende con efficacia il senso feticistico di questo ‘culto delle scarpe’ raffigurando uno dei suoi celebri nudi femminili al centro di uno stanzino, circondato da scaffali dove giacciono diverse paia di calzature dalle fogge più varie. Il feticismo si trasforma in voyeurismo nell’opera di Marcello Buffa (Palermo, 1969) Fine stagione, dove sulla tela l’artista, che lavora sul tema dell’identità, raffigura un volto formato dall’incrocio di due fisionomie differenti. È basata su spiazzamento, negazione e inquietante ironia l’opera di Andrea Buglisi (Palermo, 1974), Piedino, un grande wall paint con l’inserimento di una tela su supporto rettangolare rigido a rilievo, che ripropone il ritratto iperrealista di una bimba intenta a tracciare sul muro le coordinate geometriche e numeriche del gioco che tutti, da bambini, abbiamo fatto, tirando una pietra e saltellando in equilibrio entro un perimetro. In Dentro la scarpa, di Davide Cappelli (Palermo, 1970), una donna proietta l’immagine desiderata, la famigerata scarpa, all’esterno di sé, mentre osserva una vetrina, come se la superficie fosse lo specchio dove riflettere se stessi e le proprie manie. La solitudine, il silenzio, la sospensione quasi metafisica, il tono intimista connotano l’immagine di Andrea Di Marco (Palermo, 1970), I miei piedi dolci, dove l’ambientazione, caratteristica dell’opera dell’artista, permane quella dello spazio urbano, un angolo della strada in cui abita, tra automobili posteggiate e cassonetti, resi con una materia pittorica intrisa di luce.
La scelta del soggetto è legata al recupero della memoria e della storia dello spazio espositivo, situato nel cuore del quartiere della cosiddetta Fieravecchia, che per più di quarant’anni, sino a pochi anni fa, ha ospitato la ditta Lo Verso, un negozio di ingrosso e dettaglio di calzature, e che ora è un noto locale della città. Rievocare il passato del vecchio negozio di scarpe significa riallacciare uno dei fili delle tante memorie e identità che si sono incrociate in questo quartiere e nella piazza in cui domina la statua del Genio di Palermo, che negli anni ha visto convivere fianco a fianco e spegnersi lentamente palazzi nobiliari e esercizi commerciali, ma vuol dire anche proporre l’ipotesi di un cambiamento.
Questa riflessione, avviata con un discorso incentrato sulla pittura, che rimane una presenza molto forte tra i linguaggi degli artisti palermitani di oggi, proseguirà, a formare una trilogia, con altri appuntamenti futuri che vedranno protagonisti altri mezzi espressivi.
07
luglio 2004
Calza a Pennello
Dal 07 luglio al 30 settembre 2004
arte contemporanea
Location
AREA CONTENITOREARTECONTEMPORANEA
Palermo, Piazza Della Rivoluzione, 1, (Palermo)
Palermo, Piazza Della Rivoluzione, 1, (Palermo)
Orario di apertura
tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 19:30
Vernissage
7 Luglio 2004, ore 19:30
Curatore