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Lattanzio Querena e l’autunno del Neoclassicismo
Una mostra che ricostruisce l’affascinante contesto nel quale visse ed operò l’artista, pittore di pale sacre e felice ritrattista, attivo in terra veneta, tra Bergamo, Brescia, Padova e Venezia.
Comunicato stampa
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In occasione del restauro e della collocazione nella chiesa di S. Luigi della imponente pala della Cacciata dei profanatori dal Tempio, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Clusone, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e con la promozione culturale del Credito Bergamasco, dedica a Lattanzio Querena (Clusone, 1768 – Venezia, 1853) una mostra che ricostruisce l’affascinante contesto nel quale visse ed operò l’artista, pittore di pale sacre e felice ritrattista, attivo in terra veneta, tra Bergamo, Brescia, Padova e Venezia.
Nato a Clusone ma formatosi nella Venezia di fine Settecento, Lattanzio Querena ha vissuto nel delicato momento di passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo, in uno scenario dominato dalla suggestione degli antichi maestri, come Veronese, Tiziano, Piazzetta e dal confronto con gli artisti più innovativi dell’Ottocento italiano.
Maestro di Hayez, Accademico di Venezia, abile restauratore, fu consacrato dalla città dei Dogi con la commissione dei cartoni del mosaico per il lunettone centrale della Basilica di San Marco. Lattanzio Querena rappresenta, nella sua carriera artistica, quello che si può definire “l’autunno del Neoclassicismo”, in un percorso che la mostra ricostruisce nei suoi passaggi principali, dalla formazione alle prime commissioni, dal contesto familiare ai committenti, tra arte sacra e dipinti profani, con precisi rimandi ad artisti come Canova, Cicognara, Landi, Hayez e il Piccio.
L’ininterrotto rapporto con la terra d’origine, testimoniato dalle numerose pale d’altare che Querena continuò ad inviare dal suo studio veneziano in molte chiese della bergamasca anche dopo il definitivo trasferimento in laguna, trova conferma in una piccola ma scelta sezione dedicata proprio alla sua produzione sacra, soprattutto di destinazione privata.
La collocazione finale nella chiesa di San Luigi della grande tela con la Cacciata dei profanatori dal Tempio, dipinta nel 1813 per la Basilica di Clusone, suggerisce infine un ideale proseguimento della mostra sul territorio, attraverso un suggestivo itinerario tra le opere del Querena tra Val Seriana e Val di Scalve.
Importanti prestiti dall’Accademia Carrara di Bergamo, dai Civici Musei di Padova, dalla Pinacoteca di Brera, da altre istituzioni culturali e da collezionisti privati hanno consentito di restituire al pubblico il fascino e la suggestione di un’epoca, prima del definitivo ed ineluttabile passaggio alla civiltà romantica.
Biografia
Lattanzio Querena nasceva a Clusone il primo novembre del 1768 da Giuseppe e Maria Maddalena Carpinoni. Appresi i primi rudimenti dell’arte nella bottega di qualche artigiano locale, intorno all’età di vent’anni, il giovane si trasferiva a Verona, presso il pittore Saverio Dalla Rosa, quindi a Venezia, dove iniziava a frequentare lo studio di Francesco Maggiotto e la casa di Filippo Farsetti, che custodiva una preziosa raccolta di copie delle principali statue dell’antichità.
Dopo un breve rientro in patria, a partire dal 1797, Querena si stabiliva definitivamente a Venezia, dove nel giro di pochi mesi veniva ammesso alla prestigiosa Accademia. Questi primi anni di attività lo videro soprattutto impegnato nella ritrattistica e nell’attività di copista e restauratore, con prove che certamente lo misero in buona luce e che agevolarono il suo inserimento nel difficile ambiente artistico della città, tanto che, nel 1803, accoglieva nel suo studio il giovane, ma già promettente, Francesco Hayez, mentre nel 1806 veniva nominato docente all’Accademia. A suggellare la posizione di rilievo raggiunta dal Querena giungeva, nell’ottobre del 1818, il matrimonio con Giovanna Baldissini, figlia di uno dei maggiori restauratori della Venezia dell’epoca, ma anche la commissione di un dipinto per l’ambizioso progetto, di cui era regista Leopoldo Cicognara, dell’Omaggio delle Province Venete in occasione delle nozze dell’imperatore Francesco I con Carolina Augusta di Baviera. A partire dal 1815, vale a dire con la caduta di Napoleone e il ritorno degli austriaci a Venezia, la sua attività si concentrò quasi esclusivamente in ambito sacro, tanto da monopolizzare per circa vent’anni le committenze ecclesiastiche della città. Fu per questo motivo che venne incaricato di disegnare il cartone per il mosaico del portale centrale della Basilica di San Marco, realizzato nel 1836 da Liborio Salandri. Dopo questa prestigiosa commissione il Querena fu ancora lungamente attivo per le chiese veneziane e bergamasche, tuttavia la sua pittura, dall’accentuato sapore devoto, rappresentava ormai una posizione di retroguardia rispetto a quello che potevano essere le ricerche artistiche più innovative della pittura di storia. Quella storia contemporanea che, quando il Querena moriva il 10 luglio 1853, reclamava prepotentemente, con i fatti del 1848, un suo spazio e una sua dignità anche in arte.
Nato a Clusone ma formatosi nella Venezia di fine Settecento, Lattanzio Querena ha vissuto nel delicato momento di passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo, in uno scenario dominato dalla suggestione degli antichi maestri, come Veronese, Tiziano, Piazzetta e dal confronto con gli artisti più innovativi dell’Ottocento italiano.
Maestro di Hayez, Accademico di Venezia, abile restauratore, fu consacrato dalla città dei Dogi con la commissione dei cartoni del mosaico per il lunettone centrale della Basilica di San Marco. Lattanzio Querena rappresenta, nella sua carriera artistica, quello che si può definire “l’autunno del Neoclassicismo”, in un percorso che la mostra ricostruisce nei suoi passaggi principali, dalla formazione alle prime commissioni, dal contesto familiare ai committenti, tra arte sacra e dipinti profani, con precisi rimandi ad artisti come Canova, Cicognara, Landi, Hayez e il Piccio.
L’ininterrotto rapporto con la terra d’origine, testimoniato dalle numerose pale d’altare che Querena continuò ad inviare dal suo studio veneziano in molte chiese della bergamasca anche dopo il definitivo trasferimento in laguna, trova conferma in una piccola ma scelta sezione dedicata proprio alla sua produzione sacra, soprattutto di destinazione privata.
La collocazione finale nella chiesa di San Luigi della grande tela con la Cacciata dei profanatori dal Tempio, dipinta nel 1813 per la Basilica di Clusone, suggerisce infine un ideale proseguimento della mostra sul territorio, attraverso un suggestivo itinerario tra le opere del Querena tra Val Seriana e Val di Scalve.
Importanti prestiti dall’Accademia Carrara di Bergamo, dai Civici Musei di Padova, dalla Pinacoteca di Brera, da altre istituzioni culturali e da collezionisti privati hanno consentito di restituire al pubblico il fascino e la suggestione di un’epoca, prima del definitivo ed ineluttabile passaggio alla civiltà romantica.
Biografia
Lattanzio Querena nasceva a Clusone il primo novembre del 1768 da Giuseppe e Maria Maddalena Carpinoni. Appresi i primi rudimenti dell’arte nella bottega di qualche artigiano locale, intorno all’età di vent’anni, il giovane si trasferiva a Verona, presso il pittore Saverio Dalla Rosa, quindi a Venezia, dove iniziava a frequentare lo studio di Francesco Maggiotto e la casa di Filippo Farsetti, che custodiva una preziosa raccolta di copie delle principali statue dell’antichità.
Dopo un breve rientro in patria, a partire dal 1797, Querena si stabiliva definitivamente a Venezia, dove nel giro di pochi mesi veniva ammesso alla prestigiosa Accademia. Questi primi anni di attività lo videro soprattutto impegnato nella ritrattistica e nell’attività di copista e restauratore, con prove che certamente lo misero in buona luce e che agevolarono il suo inserimento nel difficile ambiente artistico della città, tanto che, nel 1803, accoglieva nel suo studio il giovane, ma già promettente, Francesco Hayez, mentre nel 1806 veniva nominato docente all’Accademia. A suggellare la posizione di rilievo raggiunta dal Querena giungeva, nell’ottobre del 1818, il matrimonio con Giovanna Baldissini, figlia di uno dei maggiori restauratori della Venezia dell’epoca, ma anche la commissione di un dipinto per l’ambizioso progetto, di cui era regista Leopoldo Cicognara, dell’Omaggio delle Province Venete in occasione delle nozze dell’imperatore Francesco I con Carolina Augusta di Baviera. A partire dal 1815, vale a dire con la caduta di Napoleone e il ritorno degli austriaci a Venezia, la sua attività si concentrò quasi esclusivamente in ambito sacro, tanto da monopolizzare per circa vent’anni le committenze ecclesiastiche della città. Fu per questo motivo che venne incaricato di disegnare il cartone per il mosaico del portale centrale della Basilica di San Marco, realizzato nel 1836 da Liborio Salandri. Dopo questa prestigiosa commissione il Querena fu ancora lungamente attivo per le chiese veneziane e bergamasche, tuttavia la sua pittura, dall’accentuato sapore devoto, rappresentava ormai una posizione di retroguardia rispetto a quello che potevano essere le ricerche artistiche più innovative della pittura di storia. Quella storia contemporanea che, quando il Querena moriva il 10 luglio 1853, reclamava prepotentemente, con i fatti del 1848, un suo spazio e una sua dignità anche in arte.
03
luglio 2004
Lattanzio Querena e l’autunno del Neoclassicismo
Dal 03 luglio al 26 settembre 2004
arte antica
Location
ORATORIO DEI DISCIPLINI
Clusone, Vicolo San Bernardino, (Bergamo)
Clusone, Vicolo San Bernardino, (Bergamo)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-12 e 16-19.30
Vernissage
3 Luglio 2004, ore 19
Autore