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Lilith – L’aspetto femminile della creazione
L’esposizione presenta una sorta di collezione da cui emerge l’aspetto femminile della creazione, dalla vena più concettuale ad una sensibilità più soft. La mostra esplora il modo tutto femminile di raccontare la vita con provocatoria e acuta ironia.
Comunicato stampa
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L’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Frascati e l’associazione Concerto d’Arte Contemporanea presentano Lilith. L’aspetto femminile della creazione, una grande mostra d’arte contemporanea con opere di famose artiste provenienti da tutto il mondo. L’esposizione si inaugura domenica 19 settembre 2004 alle ore 11,30 nelle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati con un saluto del premio nobel Rita Levi Montalcini. L’esposizione è organizzata con il contributo di: Regione Lazio — Assessorato alla Cultura, Spettacolo, Turismo e Sport, Provincia di Roma — Assessorato alle Politiche Culturali. Ha ricevuto inoltre il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dell’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Roma. Sponsor dell’evento Consorzio COSME e Consorzio Tutela Denominazione Frascati. Progetto e cura della mostra e del catalogo: Maria Luisa Trevisan. Organizzazione: Rosetta Gozzini.
Lilith, archetipo del femminino, preesistente ad Eva, fatta della stessa sostanza di Adamo ma, poiché non accettò di sottomettersi a lui, fu cacciata e, dotata di ali, potè così volare via. Un brano dello Zohar racconta che Lilith è nata in eclissi di luna, come a segnare un’esistenza nel buio totale e simbolicamente nel male. Condannata a vagare di notte e a nascondersi, trovava rifugio dentro la corteccia degli alberi. Nel III secolo questo mito era noto in una forma un po’ diversa, senza rapporto con il motivo demoniaco. Si parlava della “prima Eva”, e Caino e Abele avrebbero litigato per il possesso di questa donna creata indipendentemente da Adamo e che quindi non era loro parente, dopo di che Dio l’avrebbe di nuovo trasformata in polvere. Provocante, avvenente, libera e autonoma, e quindi presenza costante negli incubi dell’intero Oriente antico, Lilith rientra comunque anch’essa – scrive Giulio Busi - nel piano divino come elemento regolatore del cosmo con una funzione essenziale nel teatro del mondo: quella di stimolare il desiderio sessuale.
Lilith è dunque una di quelle figure mitologiche che, seppure antichissime (ne abbiamo testimonianza da ben ventottosecoli) conserva una stupefacente modernità, in quanto non è confinabile ai soli ambiti archetipico-culturali, ma investe anche aspetti sociologici del mondo contemporaneo. Lilith rappresenta la più arcaica delle divinità ambigue dell’area del Mediterraneo. Demone eterea, seduttrice, divoratrice e notturna, Lilith incarna gli aspetti negativi ed oscuri della Grande Dea: madre al contrario e perversa amante. I suoi abbracci soffocano, i suoi baci divorano e i suoi amplessi sono incestuosi e presentano una forte attrazione per ciò che virulento, terribile e orrendo.
Pittori e scultori, scrittori e poeti, profeti e maghi, hanno descritto in molte maniere la sua immagine che prende ora le sembianze del leone, dell’aquila, del serpente, della civetta, del cavallo, e del pesce.
Di recente la figura di Lilith è stata assurta a simbolo culturale di emancipazione della donna e di eguaglianza con il maschio, diventando la chiave di lettura della presente realtà. Nella misura in cui l’uomo cerca inconsciamente di riattivare nei prodotti delle sue culture le relazioni archetipiche, si trova dinanzi alle stesse ambivalenze – aggressività e sottomissione – che ha nei confronti della madre, quale primo oggetto del desiderio. Lilith così appare un simbolo assai attuale, che rappresenta in generale l’angoscia della civiltà ed in particolare incarna quella dell’età contemporanea, in cui le donne hanno preteso un ruolo diverso, e tra le prime sono state proprio le artiste, conquistando in questi ultimi anni la scena centrale dell’arte contemporanea. Esse mostrano una forza ed una energia creativa, da una parte particolarmente dirompente che sborda da una parte nella provocazione, dall’altra in una creatività dall'accento più poetico e narrativo, esprimendo forse quella tendenza più tipicamente femminile.
L'esposizione presenta una sorta di collezione da cui emerge l’aspetto femminile della creazione, dalla vena più concettuale ad una sensibilità più soft. La mostra esplora il modo tutto femminile di raccontare la vita con provocatoria e acuta ironia. Il lavoro della donna artista indaga con rigore il rapporto ambiguo tra vita e arte, tra quotidianità e creatività, tra dimensione domestica e valenza universale, tra sacro e profano. Sono sfiorati con apparente leggerezza e giocosa provocazione temi non facili per il continuo rischio del luogo comune, come l'identità femminile, il suo ancestrale legame con i rituali legati alla conservazione della specie.
La mostra prende in considerazione tra i diversi aspetti della femminilità, in particolar modo quello più provocatorio perché atto a scuotere le menti, a stimolare l’impegno sociale, a sollevare la discussione su temi scottanti quali guerre di religione, conflitti interetnici, discriminazioni, diseguaglianze, ingiustizie e violenze di ogni tipo, verso le quali la donna s'indigna per prima, essendo custode della vita. Contro tali contingenze avverse la donna, quale forza generatrice, ha sempre dovuto combattere per difendere la sua specificità femminile di madre, moglie, compagna, educatrice, ecc., e poter così proteggere i più piccoli e i più deboli. Da qui emerge il pensiero femminile che – diversamente da quello maschile - è un pensiero contestuale, in quanto si estende in tutte le direzioni e tiene conto di molte situazioni contemporaneamente.
L’esposizione a cura di Maria Luisa Trevisan e organizzata da Rosetta Gozzini presenta artiste italiane e straniere di livello internazionale con opere di pittura, scultura, fotografia, installazioni ambientali e video che mostreranno a tutto tondo il “femminino”, quale aspetto proprio della donna - visto come archetipo della vita - ambiguo, contraddittorio, sfuggente e perciò difficile da esplorare, soprattutto per il fatto che è spesso stato raccontato dall’uomo, il quale ne ha dato – ne “L’eterno femminino” - un’immagine idealizzata, parziale, falsa e deviante, che non rende affatto l’idea della complessità dell’universo femminile.
Le 36 artiste in rassegna sono: Carla Accardi, Kariri Andersen,
Donatella Berra, Anela Bohm, Giovanna Bolognini, Julia Bornefeld, Lousie
Bourgeois, Enrica Borghi, Tania Bruguera, Cecily Brown, Greta Correani, Marlene
Dumas, Stefania Fabrizi, Giosetta Fioroni, Vered Gamliel, Alessandra Giovannoni,
Nan Goldin, Cristina Gori, Debora Hirsch, Maria Micozzi, Silvia Levenson, Elena
Luminita Taranu, Barbara Nahmad, Shirin Neshat, Anna Onesti, Carol Rama,
Natalia Resini, Maria Grazia Rosin, Sarah Seidmann, Cindy Sherman, Kiki Seror,
Hana Silberstein, Kiki Smith, Maria Pia Fanna Roncoroni, Alessandra Urso, Jenny
Watson.
Lilith, archetipo del femminino, preesistente ad Eva, fatta della stessa sostanza di Adamo ma, poiché non accettò di sottomettersi a lui, fu cacciata e, dotata di ali, potè così volare via. Un brano dello Zohar racconta che Lilith è nata in eclissi di luna, come a segnare un’esistenza nel buio totale e simbolicamente nel male. Condannata a vagare di notte e a nascondersi, trovava rifugio dentro la corteccia degli alberi. Nel III secolo questo mito era noto in una forma un po’ diversa, senza rapporto con il motivo demoniaco. Si parlava della “prima Eva”, e Caino e Abele avrebbero litigato per il possesso di questa donna creata indipendentemente da Adamo e che quindi non era loro parente, dopo di che Dio l’avrebbe di nuovo trasformata in polvere. Provocante, avvenente, libera e autonoma, e quindi presenza costante negli incubi dell’intero Oriente antico, Lilith rientra comunque anch’essa – scrive Giulio Busi - nel piano divino come elemento regolatore del cosmo con una funzione essenziale nel teatro del mondo: quella di stimolare il desiderio sessuale.
Lilith è dunque una di quelle figure mitologiche che, seppure antichissime (ne abbiamo testimonianza da ben ventottosecoli) conserva una stupefacente modernità, in quanto non è confinabile ai soli ambiti archetipico-culturali, ma investe anche aspetti sociologici del mondo contemporaneo. Lilith rappresenta la più arcaica delle divinità ambigue dell’area del Mediterraneo. Demone eterea, seduttrice, divoratrice e notturna, Lilith incarna gli aspetti negativi ed oscuri della Grande Dea: madre al contrario e perversa amante. I suoi abbracci soffocano, i suoi baci divorano e i suoi amplessi sono incestuosi e presentano una forte attrazione per ciò che virulento, terribile e orrendo.
Pittori e scultori, scrittori e poeti, profeti e maghi, hanno descritto in molte maniere la sua immagine che prende ora le sembianze del leone, dell’aquila, del serpente, della civetta, del cavallo, e del pesce.
Di recente la figura di Lilith è stata assurta a simbolo culturale di emancipazione della donna e di eguaglianza con il maschio, diventando la chiave di lettura della presente realtà. Nella misura in cui l’uomo cerca inconsciamente di riattivare nei prodotti delle sue culture le relazioni archetipiche, si trova dinanzi alle stesse ambivalenze – aggressività e sottomissione – che ha nei confronti della madre, quale primo oggetto del desiderio. Lilith così appare un simbolo assai attuale, che rappresenta in generale l’angoscia della civiltà ed in particolare incarna quella dell’età contemporanea, in cui le donne hanno preteso un ruolo diverso, e tra le prime sono state proprio le artiste, conquistando in questi ultimi anni la scena centrale dell’arte contemporanea. Esse mostrano una forza ed una energia creativa, da una parte particolarmente dirompente che sborda da una parte nella provocazione, dall’altra in una creatività dall'accento più poetico e narrativo, esprimendo forse quella tendenza più tipicamente femminile.
L'esposizione presenta una sorta di collezione da cui emerge l’aspetto femminile della creazione, dalla vena più concettuale ad una sensibilità più soft. La mostra esplora il modo tutto femminile di raccontare la vita con provocatoria e acuta ironia. Il lavoro della donna artista indaga con rigore il rapporto ambiguo tra vita e arte, tra quotidianità e creatività, tra dimensione domestica e valenza universale, tra sacro e profano. Sono sfiorati con apparente leggerezza e giocosa provocazione temi non facili per il continuo rischio del luogo comune, come l'identità femminile, il suo ancestrale legame con i rituali legati alla conservazione della specie.
La mostra prende in considerazione tra i diversi aspetti della femminilità, in particolar modo quello più provocatorio perché atto a scuotere le menti, a stimolare l’impegno sociale, a sollevare la discussione su temi scottanti quali guerre di religione, conflitti interetnici, discriminazioni, diseguaglianze, ingiustizie e violenze di ogni tipo, verso le quali la donna s'indigna per prima, essendo custode della vita. Contro tali contingenze avverse la donna, quale forza generatrice, ha sempre dovuto combattere per difendere la sua specificità femminile di madre, moglie, compagna, educatrice, ecc., e poter così proteggere i più piccoli e i più deboli. Da qui emerge il pensiero femminile che – diversamente da quello maschile - è un pensiero contestuale, in quanto si estende in tutte le direzioni e tiene conto di molte situazioni contemporaneamente.
L’esposizione a cura di Maria Luisa Trevisan e organizzata da Rosetta Gozzini presenta artiste italiane e straniere di livello internazionale con opere di pittura, scultura, fotografia, installazioni ambientali e video che mostreranno a tutto tondo il “femminino”, quale aspetto proprio della donna - visto come archetipo della vita - ambiguo, contraddittorio, sfuggente e perciò difficile da esplorare, soprattutto per il fatto che è spesso stato raccontato dall’uomo, il quale ne ha dato – ne “L’eterno femminino” - un’immagine idealizzata, parziale, falsa e deviante, che non rende affatto l’idea della complessità dell’universo femminile.
Le 36 artiste in rassegna sono: Carla Accardi, Kariri Andersen,
Donatella Berra, Anela Bohm, Giovanna Bolognini, Julia Bornefeld, Lousie
Bourgeois, Enrica Borghi, Tania Bruguera, Cecily Brown, Greta Correani, Marlene
Dumas, Stefania Fabrizi, Giosetta Fioroni, Vered Gamliel, Alessandra Giovannoni,
Nan Goldin, Cristina Gori, Debora Hirsch, Maria Micozzi, Silvia Levenson, Elena
Luminita Taranu, Barbara Nahmad, Shirin Neshat, Anna Onesti, Carol Rama,
Natalia Resini, Maria Grazia Rosin, Sarah Seidmann, Cindy Sherman, Kiki Seror,
Hana Silberstein, Kiki Smith, Maria Pia Fanna Roncoroni, Alessandra Urso, Jenny
Watson.
19
settembre 2004
Lilith – L’aspetto femminile della creazione
Dal 19 settembre al 24 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
SCUDERIE ALDOBRANDINI
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Biglietti
€ 5,16 intero - € 2,58 ridotto
Orario di apertura
: dal martedì - venerdì 10,00 - 18,00 sabato, domenica e festivi 10,00 - 19,00 Lunedì chiuso
Vernissage
19 Settembre 2004, ore 11.30
Curatore