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05
novembre 2014
Un’opera per il Castello 2013 Castel Sant’Elmo, Napoli
altrecittà
Interpretare gli spazi di un castello monumentale con gli strumenti del contemporaneo. Così un giardino e un campo di grano diventano simboli visionari della ricerca artistica -
Castel Sant’Elmo appare ai napoletani come un edificio dall’ampia semantica percettiva. Sospeso sulla collina del Vomero, affacciato sul segmento scuro del Rettifilo e sullo sfondamento visivo del golfo, si delinea come meta onirica, simile all’ineffabile castello dell’agrimensore K.
Il concorso “Un’opera per il Castello”, la cui prima edizione risale al 2011, fa di questa incertezza fenomenologica un punto di forza, un campo di prova di strumenti e teorie, per convogliare le espressioni degli artisti under 36 tra le imponenti mura tufacee, tra i bastioni ricavati nella viva roccia. Dopo le prove di Daniela Di Maro, con “Anastatica Sensibile”, e di Rosy Rox, con “Tempo Interiore”, “Le Jardin” – del collettivo franco-italiano composto da Romain Conduzorgues, Baptiste Furic, Jule Messau, Giulia Beretta, Francesca Borrelli, Francesco Cianciulli, Carolina Rossi – e “My Dreams, they’ll never surrender”, di Gian Maria Tosatti, vincitori ex aequo dell’edizione 2013, proseguono sulla scia dell’indagine sulle pratiche più aggiornate. Quattro opere monumentali che, insieme alle installazioni di Giuseppe Fermariello, Eugenio Giliberti, Giancarlo Neri e Mimmo Paladino, già da anni sulla Piazza d’armi, intervengono nella conformazione del castello, sovrapponendo il linguaggio del contemporaneo alla stratificazione storica.
«Queste opere sono significativamente presenti nel panorama delle sperimentazioni contemporanee, ognuna per motivi diversi e complementari», ha detto Angela Tecce, durante la presentazione dei due lavori e del relativo video realizzato da Fiamma Marchione.
“Le Jardin” si presta all’interpretazione già dal nome, perché il giardino è uno spazio ibrido tra natura, architettura e paesaggio. Nell’ampio corridoio del fossato, tra il massiccio ingresso e la rampa che conduce all’alta piazza d’armi, una vorticosa scala di legno fa da collegamento a un torrione altrimenti inaccessibile, sul quale, nel corso degli anni, è cresciuta una selva spontanea. Superato l’ultimo gradino, la fruizione dell’opera continua, estendendosi tra gli angoli lasciati liberi dalla vegetazione, in dialogo aperto con lo sconfinamento visivo dell’alta collina. «L’idea era di rendere accessibile uno spazio nascosto, misterioso anche per le persone che quotidianamente vi passano accanto», ha spiegato Francesca Borrelli. «E’ stato un lavoro collettivo e in fieri – ha continuato Carolina Rossi – che ha preso forma grazie al confronto tra esperienze e competenze».
Il passaggio percettivo da “Le Jardin” a “My Dreams…”, è vertiginoso, come un salto mentale dall’apertura alla concentrazione. Nella cisterna del castello, improvvisa dilatazione dello spazio nelle viscere oscure degli ambulacri, una distesa di grano è illuminata da un sole metallico. La visione è obbligata da un recesso sospeso a pochi metri dal disco dorato che, perpendicolare al campo fitto di spighe dorate, diventa struttura mitologica. La fisicità imponente dell’installazione poggia su basi sociali, «ispirandomi a personaggi storici, filosofi, uomini politici, da Antonio Gramsci a Rubin “Hurricane” Carter, ho tracciato una ricerca sulle possibilità di libertà», ha spiegato Tosatti. Così, la reclusione fisica diventa possibilità di pensiero, esercizio critico che cresce e si sviluppa nella collettività.
La scelta della doppia premiazione, che giunse un po’ inaspettata, oltre che onerosa, considerando il raddoppiamento del premio iniziale di 10.000 euro, si è rivelata indovinata alla prova dei fatti. Come “My Dreams…” privilegia la contemplazione individuale e il concetto, “Le Jardin” coinvolge l’esperienza diretta e condivisa, in un percorso di esplorazione tattile degli arbusti selvatici e dei materiali naturali usati per la costruzione. Le opere propongono modalità fruitive e impianti teorici antitetici ma si integrano strutturalmente, facendo dialogare vuoto e pieno, esterno e interno, pratica e teoria. Arricchendo, con la ventata delle nuove ricerche, dall’estetica relazionale all’integrazione tra architettura e natura, il panorama visionario di Castel Sant’Elmo, tra i colori diffusi del paesaggio e la concretezza della pietra.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata il 25 settembre 2014
Dal 25 settembre 2014
Un’opera per il Castello 2013. Giulia Beretta, Francesca Borrelli, Francesco Cianciulli, Romain Conduzorgues, Baptiste Furic, Silvia Lacatena, Jule Messau, Carolina Rossi, Le Jardin / Gian Maria Tosatti, My dreams, they’ll never surrender.
Castel Sant’Elmo
Via Tito Angelini, 22
80129 Napoli
Orari: aperto tutti i giorni h 8.30-19.30; chiuso il martedì.