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Marcello Tedesco – Vita di Diogene
Pur avendo una base storica e un valore agiografico, il film va oltre la semplice biografia del filosofo greco Diogene di Sinòpe, vissuto tra il V sec. e il IV sec. a. C., giacché riflette su quell’esperienza della Realtà.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
videoproiezione del film VITA DI DIOGENE di Marcello Tedesco; con Benjamin Florance. Durata: 90 minuti; bianco e nero; produzione:
Italia 2003; pellicola.
Orfeo hotel ®
Presenta
Marcello Tedesco artista e filmaker
Quando in Hotel abbiamo visto per la prima volta il lavoro di Marcello siamo stati tutti rapiti da atmosfere inafferrabili di un mondo lontano, come quello della Grecia antica, estremamente distante dalle consuete atmosfere dell’ Hotel, nel quale l’arte digitale ci spinge verso problematiche comunicative sintetiche ma incapaci di comunicare in modo epico come Marcello Tedesco è riuscito a fare in "Vita di Diogene":è stato un ulteriore momento di scambio con una lentezza quasi necessaria nel mondo contemporaneo. Abbiamo riscontrato, nel film, la forte presenza dell’elemento teatrale, che personalmente mi ha riportato tanto in momenti antichi della memoria, quanto nel ventre umido di un luogo che è solo della mente.
Le atmosfere sono ben sintetizzate nei 4 scatti del preset che saranno parte della mostra insieme al girato in pellicola
role game area
Elisa Laraia
VITA DI DIOGENE di Marcello Tedesco
Diogene è corpo che pulsa tra corpi, si contrae e si masturba, fende il deserto. Diogene è corpo in estenuante conflitto con l’enzima demoniaco
che anima Sinope, radura avvinta da una desolazione che è in nuce quella dei putrefatti formicai venturi, fornace di una civiltà sgraziata che nel freddo letto di Nomos eiacula destini di morte. La via verso la luce è impervia e tenebrosa, infilza le contrade del delitto e della follia.
È radicato alle sorgenti dell’ente il male contro cui Diogene si erge, nel segno di un destino che l’oracolo vomita in forma di enigma. In filigrana o sovrimpressa è sempre questa lotta astorica, affratellante tauromachia e danza concentrica. È spasmo viscerale il pensiero in rivolta del Cinico. Diogene è il Cane il Mendicante il Bambino. La congrega di uomini alacremente affaccendata nella pancia della Bestia è poco più, o poco meno, di una muta lupesca di bambini marciti, accecati dalla sozzura contingente. Radici divelte, fluttuanti in un vuoto irto di aculei. Come suppuranti da carne animale ferita dalla spina dell’agave, fioriscono la castità e il silenzio. Per colui che dispera nel mondo l’unico scampo è il sacrificio. Dice il Poeta: il deserto è un panno steso dentro gli occhi. Estrema illusione: farne un sudario e appiccare il fuoco, fino al divenire cenere dell’osso della maschera che imprigiona la fiamma.
La scissione di Diogene contagia la messa in scena: la figurazione freme fuori sincrono: la ruminante coscienza del filosofo è voce scorporata dalla figura. La parola s’intreccia alle note di Scelsi, al frinire dei grilli, al respiro della natura, a contrappunto di immagini la cui vigoria erettile contrasta il flusso orizzontale dei fotogrammi, straripa gli angusti argini di Logos.
Allucinatorio, discontinuo, inattuale, Vita di Diogene è un viaggio iniziatico di alta densità concettuale, un’esperienza sensoriale dove
ogni verosimiglianza è mortificata, perché affiori, nella sua birifrangenza, fuor di cliché, qualcosa di ulteriore, ansante dietro la
scorza della realtà. Dice il Poeta: solo il canto è la vita vera.
Jonny Costantino
Pur avendo una base storica e un valore agiografico, il film va oltre la semplice biografia del filosofo greco Diogene di Sinòpe, vissuto tra il V sec. e il IV sec. a. C., giacché riflette su quell'esperienza della Realtà, incantevole e abissale al contempo, che sta prima e a fondamento di ogni specifica dottrina; poiché inoltre quell'esperienza, dopo che è avvenuta, incombe in maniera ininterrotta e irreversibie sul Filosofo, tale da sollecitarne tutte le forze e la resistenza, e poiché Diogene il cinico è notoriamente il filsofo dello sforzo, colui che ha incarnato in maniera drammatica e pura il rapporto agonistico tra l'essere e il suo scriba, la sua voce, lo si è prescelto per dare corpo alla vita filosofica in quanto tale. Ne risulta un cinema senza tempo, nel senso che prima lo include, poi lo trascende.
B.J.
Italia 2003; pellicola.
Orfeo hotel ®
Presenta
Marcello Tedesco artista e filmaker
Quando in Hotel abbiamo visto per la prima volta il lavoro di Marcello siamo stati tutti rapiti da atmosfere inafferrabili di un mondo lontano, come quello della Grecia antica, estremamente distante dalle consuete atmosfere dell’ Hotel, nel quale l’arte digitale ci spinge verso problematiche comunicative sintetiche ma incapaci di comunicare in modo epico come Marcello Tedesco è riuscito a fare in "Vita di Diogene":è stato un ulteriore momento di scambio con una lentezza quasi necessaria nel mondo contemporaneo. Abbiamo riscontrato, nel film, la forte presenza dell’elemento teatrale, che personalmente mi ha riportato tanto in momenti antichi della memoria, quanto nel ventre umido di un luogo che è solo della mente.
Le atmosfere sono ben sintetizzate nei 4 scatti del preset che saranno parte della mostra insieme al girato in pellicola
role game area
Elisa Laraia
VITA DI DIOGENE di Marcello Tedesco
Diogene è corpo che pulsa tra corpi, si contrae e si masturba, fende il deserto. Diogene è corpo in estenuante conflitto con l’enzima demoniaco
che anima Sinope, radura avvinta da una desolazione che è in nuce quella dei putrefatti formicai venturi, fornace di una civiltà sgraziata che nel freddo letto di Nomos eiacula destini di morte. La via verso la luce è impervia e tenebrosa, infilza le contrade del delitto e della follia.
È radicato alle sorgenti dell’ente il male contro cui Diogene si erge, nel segno di un destino che l’oracolo vomita in forma di enigma. In filigrana o sovrimpressa è sempre questa lotta astorica, affratellante tauromachia e danza concentrica. È spasmo viscerale il pensiero in rivolta del Cinico. Diogene è il Cane il Mendicante il Bambino. La congrega di uomini alacremente affaccendata nella pancia della Bestia è poco più, o poco meno, di una muta lupesca di bambini marciti, accecati dalla sozzura contingente. Radici divelte, fluttuanti in un vuoto irto di aculei. Come suppuranti da carne animale ferita dalla spina dell’agave, fioriscono la castità e il silenzio. Per colui che dispera nel mondo l’unico scampo è il sacrificio. Dice il Poeta: il deserto è un panno steso dentro gli occhi. Estrema illusione: farne un sudario e appiccare il fuoco, fino al divenire cenere dell’osso della maschera che imprigiona la fiamma.
La scissione di Diogene contagia la messa in scena: la figurazione freme fuori sincrono: la ruminante coscienza del filosofo è voce scorporata dalla figura. La parola s’intreccia alle note di Scelsi, al frinire dei grilli, al respiro della natura, a contrappunto di immagini la cui vigoria erettile contrasta il flusso orizzontale dei fotogrammi, straripa gli angusti argini di Logos.
Allucinatorio, discontinuo, inattuale, Vita di Diogene è un viaggio iniziatico di alta densità concettuale, un’esperienza sensoriale dove
ogni verosimiglianza è mortificata, perché affiori, nella sua birifrangenza, fuor di cliché, qualcosa di ulteriore, ansante dietro la
scorza della realtà. Dice il Poeta: solo il canto è la vita vera.
Jonny Costantino
Pur avendo una base storica e un valore agiografico, il film va oltre la semplice biografia del filosofo greco Diogene di Sinòpe, vissuto tra il V sec. e il IV sec. a. C., giacché riflette su quell'esperienza della Realtà, incantevole e abissale al contempo, che sta prima e a fondamento di ogni specifica dottrina; poiché inoltre quell'esperienza, dopo che è avvenuta, incombe in maniera ininterrotta e irreversibie sul Filosofo, tale da sollecitarne tutte le forze e la resistenza, e poiché Diogene il cinico è notoriamente il filsofo dello sforzo, colui che ha incarnato in maniera drammatica e pura il rapporto agonistico tra l'essere e il suo scriba, la sua voce, lo si è prescelto per dare corpo alla vita filosofica in quanto tale. Ne risulta un cinema senza tempo, nel senso che prima lo include, poi lo trascende.
B.J.
25
giugno 2004
Marcello Tedesco – Vita di Diogene
Dal 25 giugno al 12 luglio 2004
arte contemporanea
Location
ORFEO HOTEL
Bologna, Via Orfeo, 4A, (Bologna)
Bologna, Via Orfeo, 4A, (Bologna)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
25 Giugno 2004, h.19:00