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Short Stories 2004 – Chia Mendini Sottsass
Short Stories 2004 presenta tre collezioni di oggetti, realizzate da Sandro Chia, Alessandro Mendini e Ettore Sottsass. Short Stories, cioè racconti brevi, piccoli episodi di creatività, collocabili lungo una linea di confine ideale fra design emozionale ed espressione artistica
Comunicato stampa
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Sandro Chia ha realizzato un tavolo in bronzo con 5 diverse sculture saldate sul piano del tavolo. Lavori da alchimista delle forme, bricoleur, trasformatore, come Chia ama presentarsi nella lettera che indirizza a Mendini per presentare le sue opere.
“Come non fantasticare sull’equilibrista che un giorno si reca dall’artigiano per farsi costruire il trespolo e che con l’artigiano, incredulo e svogliato, discute la sezione del tubo, la lucidatura e l’altezza da terra?
Trovo anche che sarebbe interessante fare delle osservazioni su chi lega col filo di ferro due vecchie reti e le combina ad uno spezzone di lamiera e due assi, allo scopo di estendere la superficie coperta di un relitto di automobile. Per quanto mi riguarda vorrei sottrarre almeno il trespolo dell’equilibrista e il guazzabuglio del pollaio alla retorica sulle cose povere ed al nefasto elogio delle cose primitive che come tali, semplicemente non esistono. Fondere in bronzo questo mio trespolo e/o guazzabuglio e’ per me il metodo infallibile per esprimere che in esso e’ insito qualcosa da tramandare che contiene in se’ un’attitudine che somiglia al bricollage della creazione dell’universo, qualcosa di divino che in maniera implacabile ci ricorda che le cose cosi’ dette semplici, semplicemente fanno ridere i polli”.
L’altezza varia tra 100 e 150 cm, a seconda della scultura. Ogni tavolo scultura viene prodotto in 9 esemplari numerati e firmati + due prove d’autore.
Di Alessandro Mendini sono state realizzate 9 miniature in ottone e bronzo dorati di mobili storici: Poltrona di Proust, il Divano Kandissi, le sedie Lassù e Scivolavo, il Monumentino da casa, l’Archetto, il Mobile Metafisico, il Tavolo e la Sedia Spaziale, la Colonna del Mobile. Quegli oggetti che Mendini definisce, negli spazi siderali della sua mente, non come meteore o comete, ma come capisaldi della sua storia, pianeti, presenze insistenti.
“Sono mondi carichi di me, pieni di vicende note ma pure ancora ignote, segni, enigmi e testimoni di problematiche ancora non risolte. Penso che tutto ritorna: il tempo siderale magari non c’è, forse è enorme e lentissimo, può darsi che si svolga all’incontrario. Allora ho puntato oggi ancora l’attenzione su questi nove oggetti, ne ho rilevato la materia e la geografia, ho tentato di estrarne l’aura e l’energia, facendoli riapparire sotto forma di piccole e precise reliquie, Quasi un gioco mitologico, il bisogno di fissare il moto incerto e oscillante della mia mente attorno a questi nove punti di sicurezza”.
Le altezze variano da 35 a 60 cm circa. La finitura di questi oggetti è in oro (2 micron a 24 karati), ed ogni miniatura viene prodotta in 9 esemplari numerati e formati + due prove d’autore.
Ettore Sottsass ha realizzato una collezione di 14 oggetti in ceramica e vetro di Murano, tutti progetti inediti, disegnati espressamente per Short Stories fra il 2000 e il 2002.
Ogni oggetto è prodotto in 33 esemplari numerati e firmati, più alcune prove d’autore (da 3 a 5, a seconda dell’oggetto) datate e firmate. Le prove d’autore sono tutte documentate nel libro-catalogo Short Stories 2003 edito da Belforte, editori librai dal 1805, in 1.333 copie numerate.
Upupa, Allodola, Cuculo sono alcuni dei nomi di questi vasi-sculture, contemporaneamente oggetti d’uso e opere d’arte, in alcuni dei quali Sottsass utilizza per la prima volta nella ceramica il colore acrilico piuttosto che ceramico. Questo interessante esperimento è da lui stesso poeticamente documentato nel suo testo in catalogo.
“Ho cercato per anni di capire come si sarebbe potuto fare ceramiche che riprendessero l’idea di quelle antiche Azteche ma non sono mai riuscito a trovare una soluzione. Ho anche pensato che forse il fascino di quelle ceramiche Azteche veniva dalla loro antichità, dal fatto che i loro colori si erano ossidati o sbiaditi o semplicemente sfaldati nel tempo come è successo ai colori nelle loro architetture, nelle loro stanze e nelle loro tombe affrescate. Forse non erano le loro tecniche che mi commuovevano ma i loro fantasmi...
Ho pensato che i colori acrilici sarebbero andati bene per avere superfici opache, molto opache. Ho pensato che una grande quantità della pittura e “arte” del secolo appena passato è stata dipinta con colori acrilici supposti di essere “quasi” eterni. Se poi non saranno quasi eterni forse nel tempo arriveranno anche loro a una speciale bellezza: qualche colore sbiadirà, qualche colore no, qualche altro colore diventerà più cupo, nerastro, alla fine tutti i colori diventeranno i colori di qualche fantasma, di qualche amata memoria. Come è successo alle ceramiche Azteche...”
“Come non fantasticare sull’equilibrista che un giorno si reca dall’artigiano per farsi costruire il trespolo e che con l’artigiano, incredulo e svogliato, discute la sezione del tubo, la lucidatura e l’altezza da terra?
Trovo anche che sarebbe interessante fare delle osservazioni su chi lega col filo di ferro due vecchie reti e le combina ad uno spezzone di lamiera e due assi, allo scopo di estendere la superficie coperta di un relitto di automobile. Per quanto mi riguarda vorrei sottrarre almeno il trespolo dell’equilibrista e il guazzabuglio del pollaio alla retorica sulle cose povere ed al nefasto elogio delle cose primitive che come tali, semplicemente non esistono. Fondere in bronzo questo mio trespolo e/o guazzabuglio e’ per me il metodo infallibile per esprimere che in esso e’ insito qualcosa da tramandare che contiene in se’ un’attitudine che somiglia al bricollage della creazione dell’universo, qualcosa di divino che in maniera implacabile ci ricorda che le cose cosi’ dette semplici, semplicemente fanno ridere i polli”.
L’altezza varia tra 100 e 150 cm, a seconda della scultura. Ogni tavolo scultura viene prodotto in 9 esemplari numerati e firmati + due prove d’autore.
Di Alessandro Mendini sono state realizzate 9 miniature in ottone e bronzo dorati di mobili storici: Poltrona di Proust, il Divano Kandissi, le sedie Lassù e Scivolavo, il Monumentino da casa, l’Archetto, il Mobile Metafisico, il Tavolo e la Sedia Spaziale, la Colonna del Mobile. Quegli oggetti che Mendini definisce, negli spazi siderali della sua mente, non come meteore o comete, ma come capisaldi della sua storia, pianeti, presenze insistenti.
“Sono mondi carichi di me, pieni di vicende note ma pure ancora ignote, segni, enigmi e testimoni di problematiche ancora non risolte. Penso che tutto ritorna: il tempo siderale magari non c’è, forse è enorme e lentissimo, può darsi che si svolga all’incontrario. Allora ho puntato oggi ancora l’attenzione su questi nove oggetti, ne ho rilevato la materia e la geografia, ho tentato di estrarne l’aura e l’energia, facendoli riapparire sotto forma di piccole e precise reliquie, Quasi un gioco mitologico, il bisogno di fissare il moto incerto e oscillante della mia mente attorno a questi nove punti di sicurezza”.
Le altezze variano da 35 a 60 cm circa. La finitura di questi oggetti è in oro (2 micron a 24 karati), ed ogni miniatura viene prodotta in 9 esemplari numerati e formati + due prove d’autore.
Ettore Sottsass ha realizzato una collezione di 14 oggetti in ceramica e vetro di Murano, tutti progetti inediti, disegnati espressamente per Short Stories fra il 2000 e il 2002.
Ogni oggetto è prodotto in 33 esemplari numerati e firmati, più alcune prove d’autore (da 3 a 5, a seconda dell’oggetto) datate e firmate. Le prove d’autore sono tutte documentate nel libro-catalogo Short Stories 2003 edito da Belforte, editori librai dal 1805, in 1.333 copie numerate.
Upupa, Allodola, Cuculo sono alcuni dei nomi di questi vasi-sculture, contemporaneamente oggetti d’uso e opere d’arte, in alcuni dei quali Sottsass utilizza per la prima volta nella ceramica il colore acrilico piuttosto che ceramico. Questo interessante esperimento è da lui stesso poeticamente documentato nel suo testo in catalogo.
“Ho cercato per anni di capire come si sarebbe potuto fare ceramiche che riprendessero l’idea di quelle antiche Azteche ma non sono mai riuscito a trovare una soluzione. Ho anche pensato che forse il fascino di quelle ceramiche Azteche veniva dalla loro antichità, dal fatto che i loro colori si erano ossidati o sbiaditi o semplicemente sfaldati nel tempo come è successo ai colori nelle loro architetture, nelle loro stanze e nelle loro tombe affrescate. Forse non erano le loro tecniche che mi commuovevano ma i loro fantasmi...
Ho pensato che i colori acrilici sarebbero andati bene per avere superfici opache, molto opache. Ho pensato che una grande quantità della pittura e “arte” del secolo appena passato è stata dipinta con colori acrilici supposti di essere “quasi” eterni. Se poi non saranno quasi eterni forse nel tempo arriveranno anche loro a una speciale bellezza: qualche colore sbiadirà, qualche colore no, qualche altro colore diventerà più cupo, nerastro, alla fine tutti i colori diventeranno i colori di qualche fantasma, di qualche amata memoria. Come è successo alle ceramiche Azteche...”
16
giugno 2004
Short Stories 2004 – Chia Mendini Sottsass
Dal 16 giugno al 23 luglio 2004
arte contemporanea
Location
SOUTH PARK STUDIO
Roma, Largo Cristina Di Svezia, 17, (Roma)
Roma, Largo Cristina Di Svezia, 17, (Roma)
Orario di apertura
14.00 -19.00 lunedi - venerdi
Vernissage
16 Giugno 2004, 19-22
Autore
Curatore