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Francesca Conchieri – Behind the Mirror
Francesca Conchieri si muove nell’ambito di una complessa ricerca installativa e performativa che si interroga sulla dicotomia realtà – apparenza, statica – azione.
Comunicato stampa
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Seeing comes before words
J.Berger
F. Durrenmatt afferma che la nostra strada passa per un mondo di contrattempi, nel quale, tuttavia si possono ancora cogliere storie possibili. Quali? Spesso la realtà sembra venirci consegnata attraverso il filtro di un immenso specchio che rimanda solo le immagini ammiccanti che noi chiediamo di vedere: ostentazione, residui cultuali, feticci. Lo specchio diventa l’implacabile custode delle nostre brame, il palcoscenico della nostra rappresentazione, la proiezione di un’insistente volontà di comparire.
Oggi, comunque, non abbiamo più bisogno di uno specchio esterno che offra al mondo l’immagine del suo doppio. Il nostro universo ha inghiottito il suo doppio, è diventato cioè spettrale, trasparente. Quest’affermazione forte di J.Baudrillard induce ad assumere la consapevolezza del fatto che le cose sono condannate all’apparenza e che noi ci siamo abituati a questa condizione. Dietro la facciata liscia e morbida dell’esistente brulicano problemi e inquietudini.
Francesca Conchieri, selezionata dal Comitato Scientifico da me presieduto tra i dieci artisti finalisti della quarta edizione della rassegna-concorso Menotrenta, promossa dalla Regione Piemonte ( 2003), si muove nell’ambito di una complessa ricerca installativa e performativa che si interroga sulla dicotomia realtà – apparenza, statica – azione. Il lavoro dal titolo A dimensione umana può connotare in modo chiaro gli obiettivi della sua indagine.
Esso pone l’accento sul senso e sul valore della concretezza dell’agire nel tessuto della realtà contemporanea, scegliendo come pretesto di analisi la religione, espressione di una spiritualità che dovrebbe saper superare ogni conflitto. Planimetrie di due luoghi del culto, l’uno musulmano, l’altro cristiano, proiettate su un pavimento l’una di fronte all’altra, pongono il soggetto al centro di una riflessione dilemmatica sul confronto all’interno di un terreno complesso.. La crisi assiologia è enfatizzata dalla performance di Conchieri che, con una spugna intrisa d’acqua, cancella via via i segni impressi sulla carta, e, dunque, le tracce simboliche. Il progetto fotografico
Ammira , evoca nel sottotitolo Strumenti di mira per traiettorie sospese , la difficoltà di seguire fino in fondo un percorso pre- delineato. “ Trovare nuove modalità della visione, perdersi nell’ammirazione delle distanze che separano dall’obiettivo”. Conchieri ha realizzato barattoli di bolle di sapone; sui tappi sono impresse riproduzioni di sguardi, che suggeriscono un gioco leggero impostato sulla destrezza, sull’idea di soglia, di un limite da valicare. Il confronto si svolge tra il soggetto e il mondo, ma si proietta oltre, dietro lo “specchio” che tutto avvolge, nella volontà di penetrare dentro le sottili contraddizioni che rendono difficile la ricomposizione dell’ identità.
Tra me e il mondo- 5 salti di andata 5 di ritorno si rifà ad un gioco infantile impresso nella memoria collettiva: i gessi sono sostituiti da Studi in gesso che riproducono i cinque sensi. Fondamentale risultano il procedere avanti ad ogni lancio, la possibilità di recupero, il percorrere indefinitamente lo spazio, de-signando in tal modo rapporti tra il soggetto e il Mondo in una chiave dialettica e processuale. Il lavoro trova complementarità in La recherche du monde ( ou
du temps perdu ) , che allude ad uno spazio – oltre, ad una pura possibilità definita dall’azione umana che, in ogni modo, nella ricerca di Conchieri appare la chiave fondamentale in grado di superare l’apparenza calandosi nella densità del fare.
Oggi tutte le cose vogliono essere mostrate chiaramente.
J.Baudrillard
Tiziana Conti
J.Berger
F. Durrenmatt afferma che la nostra strada passa per un mondo di contrattempi, nel quale, tuttavia si possono ancora cogliere storie possibili. Quali? Spesso la realtà sembra venirci consegnata attraverso il filtro di un immenso specchio che rimanda solo le immagini ammiccanti che noi chiediamo di vedere: ostentazione, residui cultuali, feticci. Lo specchio diventa l’implacabile custode delle nostre brame, il palcoscenico della nostra rappresentazione, la proiezione di un’insistente volontà di comparire.
Oggi, comunque, non abbiamo più bisogno di uno specchio esterno che offra al mondo l’immagine del suo doppio. Il nostro universo ha inghiottito il suo doppio, è diventato cioè spettrale, trasparente. Quest’affermazione forte di J.Baudrillard induce ad assumere la consapevolezza del fatto che le cose sono condannate all’apparenza e che noi ci siamo abituati a questa condizione. Dietro la facciata liscia e morbida dell’esistente brulicano problemi e inquietudini.
Francesca Conchieri, selezionata dal Comitato Scientifico da me presieduto tra i dieci artisti finalisti della quarta edizione della rassegna-concorso Menotrenta, promossa dalla Regione Piemonte ( 2003), si muove nell’ambito di una complessa ricerca installativa e performativa che si interroga sulla dicotomia realtà – apparenza, statica – azione. Il lavoro dal titolo A dimensione umana può connotare in modo chiaro gli obiettivi della sua indagine.
Esso pone l’accento sul senso e sul valore della concretezza dell’agire nel tessuto della realtà contemporanea, scegliendo come pretesto di analisi la religione, espressione di una spiritualità che dovrebbe saper superare ogni conflitto. Planimetrie di due luoghi del culto, l’uno musulmano, l’altro cristiano, proiettate su un pavimento l’una di fronte all’altra, pongono il soggetto al centro di una riflessione dilemmatica sul confronto all’interno di un terreno complesso.. La crisi assiologia è enfatizzata dalla performance di Conchieri che, con una spugna intrisa d’acqua, cancella via via i segni impressi sulla carta, e, dunque, le tracce simboliche. Il progetto fotografico
Ammira , evoca nel sottotitolo Strumenti di mira per traiettorie sospese , la difficoltà di seguire fino in fondo un percorso pre- delineato. “ Trovare nuove modalità della visione, perdersi nell’ammirazione delle distanze che separano dall’obiettivo”. Conchieri ha realizzato barattoli di bolle di sapone; sui tappi sono impresse riproduzioni di sguardi, che suggeriscono un gioco leggero impostato sulla destrezza, sull’idea di soglia, di un limite da valicare. Il confronto si svolge tra il soggetto e il mondo, ma si proietta oltre, dietro lo “specchio” che tutto avvolge, nella volontà di penetrare dentro le sottili contraddizioni che rendono difficile la ricomposizione dell’ identità.
Tra me e il mondo- 5 salti di andata 5 di ritorno si rifà ad un gioco infantile impresso nella memoria collettiva: i gessi sono sostituiti da Studi in gesso che riproducono i cinque sensi. Fondamentale risultano il procedere avanti ad ogni lancio, la possibilità di recupero, il percorrere indefinitamente lo spazio, de-signando in tal modo rapporti tra il soggetto e il Mondo in una chiave dialettica e processuale. Il lavoro trova complementarità in La recherche du monde ( ou
du temps perdu ) , che allude ad uno spazio – oltre, ad una pura possibilità definita dall’azione umana che, in ogni modo, nella ricerca di Conchieri appare la chiave fondamentale in grado di superare l’apparenza calandosi nella densità del fare.
Oggi tutte le cose vogliono essere mostrate chiaramente.
J.Baudrillard
Tiziana Conti
12
giugno 2004
Francesca Conchieri – Behind the Mirror
Dal 12 giugno al 09 luglio 2004
arte contemporanea
Location
MACHE’
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Orario di apertura
lunedì/sabato 18.00-23.00
Vernissage
12 Giugno 2004, ore 21
Curatore