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Sergio Ceccotti – Misteri metropolitani
La pittura di Ceccotti – scrive in catalogo Lia De Venere – attinge “con abilità ad un immaginario composito che prende nutrimento dal cinema noir e dal fotoromanzo, dal fumetto e dai cartelloni cinematografici degli anni Quaranta
Comunicato stampa
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Mercoledì 2 giugno 2003 alle ore 20 si inaugura presso lo Studio d’arte Fedele di Monopoli (BARI), una mostra personale di Sergio Ceccotti, intitolata Misteri metropolitani.
La pittura di Ceccotti – scrive in catalogo Lia De Venere – attinge “con abilità ad un immaginario composito che prende nutrimento dal cinema noir e dal fotoromanzo, dal fumetto e dai cartelloni cinematografici degli anni Quaranta, dai set rigorosamente kitsch delle sit-com televisive e dall’arredamento dozzinali di molte abitazioni borghesi. Lo sguardo dell’artista si insinua nei condomini della periferia romana o della Parigi del secondo Ottocento, per cogliere tranches de vie, come fa – pur con altri esiti e finalità – George Perec nel caseggiato parigino di rue Simon-Crubellier ne La vie mode d’emploi (1978). Come nel cinema di Kubrick (un esempio per tutti, il superbo Shining), nei dipinti di Ceccotti incontriamo spesso finestre, scale, corridoi, elementi di collegamento, spazi quasi sempre senza qualità, ma al tempo stesso altamente simbolici, nei quali o nei pressi dei quali sembra debba accadere da un momento all’altro qualcosa di drammatico, una fuga, un agguato, un delitto”.
Come annota opportunamente Lorenzo Canova, “Ceccotti, dunque, come il disegnatore di Peter Greenaway ne I Misteri dei Giardini di Compton House o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, rivela le sottili malvagità celate nelle sue, apparentemente tranquille, vedute di città, nei suoi paesaggi urbani, e forse altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati e quasi beffardi rebus dipinti”(…) “riesce però ad inquietare e, spesso, a terrorizzare, senza rappresentare apertamente i fatti che incombono sulla scena del dipinto, lasciando soltanto intuire i pericoli che si addensano sui protagonisti dei suoi lavori grazie alla sapiente disposizione di una lettera sul pavimento, alla luce di uno sguardo o alla posizione allarmante di un’ombra”(…) “Il pittore mette così in crisi le fragili sicurezze della nostra esistenza, spiazza i rituali e le consuetudini delle nostre giornate, invitandoci ad una maggiore attenzione, ad osservare attentamente tutti i particolari delle città che ci circondano, a scoprire con una nuova consapevolezza le ambiguità che convivono con i gesti e le azioni per costruire lo scenario assurdo dei nostri misteri metropolitani”.
“La distanza tra precisione fotografica e resa pittorica, marcata dal modo in cui viene dispensato il colore, dalle prospettive a volte volutamente un po’ sghembe, dalle fisionomie mai dettagliatamente definite – sottolinea inoltre Lia De Venere – impedisce di definire iperrealista la pittura di Ceccotti”, che se in qualche modo ha guardato a de Chirico, Hopper, e marginalmente a Magritte, ha elaborato d’altra parte una cifra espressiva e stilistica del tutto personale.
In mostra figurano dodici dipinti datati tra il 1984 e il 2003.
Accompagna la mostra un catalogo con testi critici di Lia De Venere e Lorenzo Canova, una nota biografica e le foto a colori delle opere.
La pittura di Ceccotti – scrive in catalogo Lia De Venere – attinge “con abilità ad un immaginario composito che prende nutrimento dal cinema noir e dal fotoromanzo, dal fumetto e dai cartelloni cinematografici degli anni Quaranta, dai set rigorosamente kitsch delle sit-com televisive e dall’arredamento dozzinali di molte abitazioni borghesi. Lo sguardo dell’artista si insinua nei condomini della periferia romana o della Parigi del secondo Ottocento, per cogliere tranches de vie, come fa – pur con altri esiti e finalità – George Perec nel caseggiato parigino di rue Simon-Crubellier ne La vie mode d’emploi (1978). Come nel cinema di Kubrick (un esempio per tutti, il superbo Shining), nei dipinti di Ceccotti incontriamo spesso finestre, scale, corridoi, elementi di collegamento, spazi quasi sempre senza qualità, ma al tempo stesso altamente simbolici, nei quali o nei pressi dei quali sembra debba accadere da un momento all’altro qualcosa di drammatico, una fuga, un agguato, un delitto”.
Come annota opportunamente Lorenzo Canova, “Ceccotti, dunque, come il disegnatore di Peter Greenaway ne I Misteri dei Giardini di Compton House o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, rivela le sottili malvagità celate nelle sue, apparentemente tranquille, vedute di città, nei suoi paesaggi urbani, e forse altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati e quasi beffardi rebus dipinti”(…) “riesce però ad inquietare e, spesso, a terrorizzare, senza rappresentare apertamente i fatti che incombono sulla scena del dipinto, lasciando soltanto intuire i pericoli che si addensano sui protagonisti dei suoi lavori grazie alla sapiente disposizione di una lettera sul pavimento, alla luce di uno sguardo o alla posizione allarmante di un’ombra”(…) “Il pittore mette così in crisi le fragili sicurezze della nostra esistenza, spiazza i rituali e le consuetudini delle nostre giornate, invitandoci ad una maggiore attenzione, ad osservare attentamente tutti i particolari delle città che ci circondano, a scoprire con una nuova consapevolezza le ambiguità che convivono con i gesti e le azioni per costruire lo scenario assurdo dei nostri misteri metropolitani”.
“La distanza tra precisione fotografica e resa pittorica, marcata dal modo in cui viene dispensato il colore, dalle prospettive a volte volutamente un po’ sghembe, dalle fisionomie mai dettagliatamente definite – sottolinea inoltre Lia De Venere – impedisce di definire iperrealista la pittura di Ceccotti”, che se in qualche modo ha guardato a de Chirico, Hopper, e marginalmente a Magritte, ha elaborato d’altra parte una cifra espressiva e stilistica del tutto personale.
In mostra figurano dodici dipinti datati tra il 1984 e il 2003.
Accompagna la mostra un catalogo con testi critici di Lia De Venere e Lorenzo Canova, una nota biografica e le foto a colori delle opere.
02
giugno 2004
Sergio Ceccotti – Misteri metropolitani
Dal 02 al 30 giugno 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE FEDELE
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-12; 18-22
Vernissage
2 Giugno 2004, ore 20