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Me, without you
Me, without you indaga la complessa ed articolata relazione che si instaura
tra il soggetto e ciò che si manifesta come l’altro da sé, interrogandosi
su quanto sia necessaria e indispensabile la presenza dell’altro oggi.
CHRISTIAN NICCOLI__TREUKA__LUCA TREVISANI
Me, without you indaga la complessa ed articolata relazione che si instaura
tra il soggetto e ciò che si manifesta come l'altro da sé, interrogandosi
su quanto sia necessaria e indispensabile la presenza dell'altro oggi, quanto
siamo in grado di fare da soli, come siamo legati tra di noi. La separazione
dall'altro, Me, without you, determina una mancanza, un'assenza, un vuoto
da colmare emotivamente, una asincronia tra realtà e desiderio, ma definisce
anche un contrasto, una negazione e, sempre, la presa di coscienza della
sua necessità. E' la consapevolezza di questa assenza a marcare e definire
l'unicità di una identità che postula un carattere espositivo e relazionale.
Gli artisti che sono stati invitati a partecipare si avvalgono di mezzi
diversi, dalla pittura al video, dalla fotografia all'installazione, ma
in tutti i lavori si sentirà in modo più o meno scoperto la dichiarazione
di una riflessione sul tema dell'alterità, passando da una reale e necessaria
collaborazione di più individui ad una indagine più intima e soggettiva.
Me without you, io senza di voi, io senza di te, tu che mi sei necessario,
tu che mi manchi, tu che mi ostacoli, tu che voglio evitare, tu che sono
costretto a sopportare, tu che combatto, tu che elimino, tu che mi lasci
da solo. Meglio con te o senza di te?
Nelle opere di Luca Trevisani (Verona 1979, vive e lavora a Bologna) riconosciamo
elementi mutuati dalla realtà, ma rielaborati in forme autonome legate a
una personale re-interpretazione di certo design. I suoi lavori si astraggono
dalla realtà per restituircene tracce e recuperare così una funzionalità
inedita, che si pone tra gli obiettivi principali quello di creare delle
relazioni e di funzionare, realmente o idealmente, soltanto attraverso la
collaborazione di più persone. La presenza dell'altro, però, sottende sempre
anche una vena di leggerissima, quasi impercettibile violenza, risultato
di un rapporto ambiguamente sospeso tra uno stato di assoluta necessità
ed una vaga sensazione di limitazione della propria sfera privata, di una
invasione dei confini minimali del self. Per Me, without you Trevisani presenta
un nuovo progetto: A pochi centimetri dalle luci della ribalta. L'altro
diventa qui indispensabile per intraprendere il nostro personale e metaforico
cammino verso le luci della ribalta, verso un'ideale esaltazione dell'individualità
e il raggiungimento di una popolarità per la cui conquista ci scopriamo
tutti, nello stesso tempo, complici e concorrenti.
Le immagini fotografiche di Andrea Galvani (Verona 1973, vive e lavora a
Bologna) sono epifanie sospese in una dimensione a-temporale. Ogni immagine
appartiene per l'artista a una sorta di universo parallelo caratterizzato
dal proliferare di sistemi interconnessi, ma nello stesso tempo indipendenti
l'uno dall'altro, ciascuno dei quali è congelato in una autonoma dimensione
spaziale e temporale. Così immagini appartenenti alla realtà sono legate
a un progetto quasi virtuale, una piattaforma, un mondo che visto dall'alto
presenta contenitori d'immagini e di micro-mondi tra loro collegati da una
sorta di corridoio spaziotemporale. Entrare in questi luoghi muti, rarefatti
e misteriosi, significa abbandonare la condizione vigile della coscienza
ed addentrarsi nella dimensione del sogno, dell'alterazione percettiva,
in cui gli oggetti, vicini ma inafferrabili, sembrano non esistere mai del
tutto, privi di una consistenza reale. Il mondo creato da Galvani è dominato
da un'assenza dell'essere umano, da una sparizione, come se i canali di
comunicazione avessero inghiottito le presenze e dato vita a nuovi personaggi,
a un nuovo "altro", creato per incarnare tutte le nostre qualità e debolezze.
I frammenti di realtà su cui Andrea Facco (Verona 1973, vive e lavora a
Bologna) conduce la nostra attenzione ci portano a viaggiare e costruire
percorsi e riflessioni su ciò che sta accadendo, forse, in un altro posto
in questo stesso istante, attraverso raddoppiamenti di immagini e aperture.
Si innesca così un dialogo tra gli spazi che si svolge poi in un racconto
fatto di storie, immagini dentro immagini, incastrature di storie, in relazione
con l'insieme. Andrea Facco sollecita lo spettatore a immaginare il dialogo
tra oggetti e immagini, a stabilire collegamenti e correlazioni. Sono poi
quegli stessi frammenti a diventare i protagonisti dell'immagine successiva
e non semplici elementi decorativi; le immagini si caricano in questo modo
di una sottile ambiguità, perché pur potendo esistere singolarmente ed evocare
ciascuna autonomi rimandi e suggestioni, solo in una lettura d'insieme rivelano
il disegno di una story-board predefinita. Per Facco l'altro è ora l'avversario,
il nemico da combattere in guerra, ora il clandestino e tutto quello che
rimane fuori dal nostro spazio domestico e che viene distrattamente percepito
davanti ad una televisione. Nella sua ricerca, a suggestioni tratte spesso
dall'attualità, si affianca però anche un versante notturno e più intimista
legato ad una sfera privata e fortemente emotiva. Me, without you sembra
così rivelare un bisogno e desiderio di concentrazione e restituire, contemporaneamente,
il senso di una perdita e di una separazione.
Le opere del trio berlinese Treuka (Felix Carl, Annette Stieger, Tamara
Trölsch) sono il frutto di una collaborazione, all'interno della quale ogni
artista mantiene, nello sviluppo del lavoro, tratti e stili riconoscibili.
La loro prassi operativa prevede che uno dei tre inizi il progetto, che
il secondo lo prosegua e che il terzo lo finisca, in una sequenza che loro
stessi improvvisano di volta in volta. Si tratta spesso di disegni su muro,
pensati per lo spazio che accoglie l'intervento, ma anche di realizzazioni
in dimensioni più piccole, solitamente su legno e su carta. La presenza
di un collettivo per Me, without you vuole essere uno sguardo sulla collaborazione,
sull'altro come necessità, sulla sintonia all'interno di un gruppo. Nel
lavoro di Treuka diventa interessante lo stratificarsi dell'opera, il suo
amalgamarsi in un insieme sostanzialmente unitario e, paradossalmente, proprio
l'autonomia che conservano le immagini, il loro distinguersi le une dalle
altre. Sarà curioso andare ad analizzare i punti di congiunzione, il momento
in cui avviene il passaggio di testimone, e capire come l'individualità
del segno e della personalità possa restare integra anche all'interno di
un progetto concepito da più persone.
Un'indagine di tipo sociologico e psicologico sui rapporti tra gli individui,
sia in una sfera privata come quella della coppia che nell'ambito di una
collettività anonima, è alla base della ricerca artistica di Christian Niccoli
(Bolzano 1976, vive e lavora a Berlino). Come un vero e proprio scienziato
l'artista ricostruisce "situazioni tipo" dando vita ad esperimenti in cui
i soggetti coinvolti sono costretti a presenze forzate, in modo da poterne
studiare, attraverso il video e la fotografia, casi e probabilità, reazioni
ed eccezioni. Osservare le relazioni tra gli individui, in uno specifico
contesto sociale e culturale, significa anche esplorare desideri, sogni
e aspettative legati al vivere insieme.
Il video che Niccoli presenta per Me without you si ispira all'estetica
dei video giochi e alla computer grafica anni '80 e riflette sulle dinamiche
di aggregazione all'interno di una piccola comunità. Niccoli osserva cinicamente,
quasi come un Grande Fratello che controlla tutto dall'alto, i movimenti
di un gruppo di persone rappresentate da semplici punti luminosi che si
muovono sullo schermo. Anche noi spettatori, momentaneamente complici dell'artista,
seguiamo lo svolgersi degli eventi in attesa della fine, inesorabile, del
gioco
Me, without you
Firenze, Via Delle Belle Donne, 39r, (Firenze)