Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Yuri Ancarani
La ricerca di Yuri Ancarani si muove in un territorio anfibio di suoni e immagini, ibridato dalle nuove tecnologie: confini del video d’artista in cui sembra inserirsi Bagno – il video del 96 selezionato al Video Art Festival di Locarno che lo ha reso noto – sono per lui decisamente stretti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
E' vero che la pratica del video dagli anni Sessanta in poi ha spinto in molte direzioni le possibilità di sperimentazione nate dall'impatto con le immagini in movimento (soprattutto cinema e televisione) e che, nell?ultimo decennio, i giovani artisti hanno dimostrato con la loro produzione video di muoversi liberamente oltre ogni barriera e in disinvolta affinità con il fumetto, il clip musicale, la musica pop e rock.
Ma, più radicalmente, la convivenza percettiva tra il vedere e l?ascoltare è il punto di partenza del lavoro di Ancarani, anzi si può dire che è questo il processo da lui adottato per produrre nuove forme di comunicazione interessate allo spazio pubblico.
Yuri Ancarani(Ravenna 1972) vive e lavora a Milano. E? stato vincitore nella sezione videoArte di R.A.M. mostre di artisti ravennati 2003.
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Santa Maria delle Croci, Ravenna (con il video Portami al mare)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Chiesa di S.Giovanni, Riolo Terme (Ravenna)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Palazzo Sforza, Cotignola (Ravenna)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Museo del Senio, Alfonsine (Ravenna)
Inoltre si occupa di progettazione e comunicazione visiva nello Studio Bobby Kent & Margot. Dopo la personale per No border (Ravenna, S. Maria delle Croci, 2003) è stato selezionato dalla GAM di Bologna per Keep?n touch (Aeroporto ?G.Marconi?, 2004) e da Marco Scotini (su segnalazione dell?ufficio giovani artisti di Ravenna curato da Mirada) per le esposizioni legate a Genova capitale della cultura europea 2004.
le opere in mostra
Portami al mare (2003) è una videoinstallazione che sfugge allo spazio costretto del monitor tv. Con lo striscione pubblicitario su cui far scorrere le immagini il campo visivo si allarga in orizzontale, il bisogno di comunicazione invade l?ambiente e rifiuta il modello televisivo. (Primo tempo): il volo di un gabbiano si allunga nel cielo come il rincorrersi delle onde e i passi del cercatore di vongole sulla spiaggia, poi si perde nell?indistinto pointillisme di uno spazio bianco e nero come la sagoma di un ?pozzo? nell?orizzonte umido dei lidi ravennati. Le dune si stendono
sul mare: sabbia, erbe e acque, natura ancora intatta. Una ragazza chiama, parole mute e gesti in ralenti, come il movimento dell?acqua e lo scandirsi grave delle note. (Secondo tempo): lo scorrere liquido di un segno è spinto da un ritmo incalzante che scansiona immagini astratte, pitture digitali in veloce movimento. Colori, suoni, luci compongono una dimensione sur-naturale, caleidoscopica, mutevole. (Terzo tempo): il lento volo orizzontale del gabbiano si alterna al divenire dinamico delle immagini digitali; un ultimo lembo di terra incontaminata, come un?apparizione. Il progetto (di cui questo video è un frammento) include una ricognizione della riviera adriatica coi suoi luoghi spaesati e spaesanti la natura intatta alle foci del Bevano, il contesto multietnico di Lido Adriano, la spettralità della zona industriale di notte con le sue ciminiere e le sue luci. Le immagini riprese dal vero divengono segni luminosi e ritmi, così come le immagini digitali già presenti nel video Genesi (2000) che compongono il secondo tempo.
Lido Adriano. Dodici chilometri per sentirti lontano, precedentemente proposta come videoinstallazione in via Diaz a Ravenna (2003), è un? esplorazione suggestionata dalle pagine di Tondelli sul complesso universo multietnico della località adriatica, dove allo stereotipo balneare si oppone la dimensione notturna di chi la abita. Immagini di vita spettrale e multietnica, riprese in bianco e nero, si alternano ai volti e ai colori dei bambini che vi abitano coi loro ingenui racconti (?i miei genitori sono albanesi, io sono italiana?, dice Claida nella lingua d?origine e in italiano). Il non luogo balneare descritto da Tondelli negli anni ?80 ? dove ?complessi residenziali e condomini a torre riempivano il paesaggio come avrebbero potuto riempirselo dei ragazzini giocando a Monopoli non su un tabellone, ma su una pianta della zona?, è il crocevia del non fatto, del non finito.
?Soprattutto il non abitato dà - la notte - l?impressione eccitante di vivere in una metropoli abbandonata e galattica, costruitasi da sé dalle acque per via di quelle luci d?astropista che le raffinerie di Ravenna diffondono nel cielo Star Wars del litorale (un videogame a grandezza naturale ai margini di un delta desolato come può esserlo il territorio di frontiera tra cervello e istinto)?: questo è lo scenario fisso dove si muovono da protagonisti gli improbabili rappresentanti dei diversi gruppi etnici che lo popolano. Ci si sente lontano: lontano dagli stereotipi, soprattutto, perché sulla riviera adriatica, come altrove, non si vive in un mondo sole-mare-e-pinete.
L?indagine borderline nell?ambito della città e del territorio condotta dall?artista mette allo scoperto una realtà fatta di ibridazioni e mutazioni identitarie non riservata alle sole grandi metropoli. Col video Ip op(balera) (2003) si è trascinati nel ritmo di uno sfrenato ballo di nigeriani che si ritrovano nella sala ?Romagna mia? di un piccolo paese ravennate. Spaesante eppure reale.
Ma, più radicalmente, la convivenza percettiva tra il vedere e l?ascoltare è il punto di partenza del lavoro di Ancarani, anzi si può dire che è questo il processo da lui adottato per produrre nuove forme di comunicazione interessate allo spazio pubblico.
Yuri Ancarani(Ravenna 1972) vive e lavora a Milano. E? stato vincitore nella sezione videoArte di R.A.M. mostre di artisti ravennati 2003.
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Santa Maria delle Croci, Ravenna (con il video Portami al mare)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Chiesa di S.Giovanni, Riolo Terme (Ravenna)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Palazzo Sforza, Cotignola (Ravenna)
- RAM Mostre di artisti ravennati 2003, collettiva dei vincitori del concorso R.A.M, Museo del Senio, Alfonsine (Ravenna)
Inoltre si occupa di progettazione e comunicazione visiva nello Studio Bobby Kent & Margot. Dopo la personale per No border (Ravenna, S. Maria delle Croci, 2003) è stato selezionato dalla GAM di Bologna per Keep?n touch (Aeroporto ?G.Marconi?, 2004) e da Marco Scotini (su segnalazione dell?ufficio giovani artisti di Ravenna curato da Mirada) per le esposizioni legate a Genova capitale della cultura europea 2004.
le opere in mostra
Portami al mare (2003) è una videoinstallazione che sfugge allo spazio costretto del monitor tv. Con lo striscione pubblicitario su cui far scorrere le immagini il campo visivo si allarga in orizzontale, il bisogno di comunicazione invade l?ambiente e rifiuta il modello televisivo. (Primo tempo): il volo di un gabbiano si allunga nel cielo come il rincorrersi delle onde e i passi del cercatore di vongole sulla spiaggia, poi si perde nell?indistinto pointillisme di uno spazio bianco e nero come la sagoma di un ?pozzo? nell?orizzonte umido dei lidi ravennati. Le dune si stendono
sul mare: sabbia, erbe e acque, natura ancora intatta. Una ragazza chiama, parole mute e gesti in ralenti, come il movimento dell?acqua e lo scandirsi grave delle note. (Secondo tempo): lo scorrere liquido di un segno è spinto da un ritmo incalzante che scansiona immagini astratte, pitture digitali in veloce movimento. Colori, suoni, luci compongono una dimensione sur-naturale, caleidoscopica, mutevole. (Terzo tempo): il lento volo orizzontale del gabbiano si alterna al divenire dinamico delle immagini digitali; un ultimo lembo di terra incontaminata, come un?apparizione. Il progetto (di cui questo video è un frammento) include una ricognizione della riviera adriatica coi suoi luoghi spaesati e spaesanti la natura intatta alle foci del Bevano, il contesto multietnico di Lido Adriano, la spettralità della zona industriale di notte con le sue ciminiere e le sue luci. Le immagini riprese dal vero divengono segni luminosi e ritmi, così come le immagini digitali già presenti nel video Genesi (2000) che compongono il secondo tempo.
Lido Adriano. Dodici chilometri per sentirti lontano, precedentemente proposta come videoinstallazione in via Diaz a Ravenna (2003), è un? esplorazione suggestionata dalle pagine di Tondelli sul complesso universo multietnico della località adriatica, dove allo stereotipo balneare si oppone la dimensione notturna di chi la abita. Immagini di vita spettrale e multietnica, riprese in bianco e nero, si alternano ai volti e ai colori dei bambini che vi abitano coi loro ingenui racconti (?i miei genitori sono albanesi, io sono italiana?, dice Claida nella lingua d?origine e in italiano). Il non luogo balneare descritto da Tondelli negli anni ?80 ? dove ?complessi residenziali e condomini a torre riempivano il paesaggio come avrebbero potuto riempirselo dei ragazzini giocando a Monopoli non su un tabellone, ma su una pianta della zona?, è il crocevia del non fatto, del non finito.
?Soprattutto il non abitato dà - la notte - l?impressione eccitante di vivere in una metropoli abbandonata e galattica, costruitasi da sé dalle acque per via di quelle luci d?astropista che le raffinerie di Ravenna diffondono nel cielo Star Wars del litorale (un videogame a grandezza naturale ai margini di un delta desolato come può esserlo il territorio di frontiera tra cervello e istinto)?: questo è lo scenario fisso dove si muovono da protagonisti gli improbabili rappresentanti dei diversi gruppi etnici che lo popolano. Ci si sente lontano: lontano dagli stereotipi, soprattutto, perché sulla riviera adriatica, come altrove, non si vive in un mondo sole-mare-e-pinete.
L?indagine borderline nell?ambito della città e del territorio condotta dall?artista mette allo scoperto una realtà fatta di ibridazioni e mutazioni identitarie non riservata alle sole grandi metropoli. Col video Ip op(balera) (2003) si è trascinati nel ritmo di uno sfrenato ballo di nigeriani che si ritrovano nella sala ?Romagna mia? di un piccolo paese ravennate. Spaesante eppure reale.
07
maggio 2004
Yuri Ancarani
Dal 07 maggio al 05 giugno 2004
arte contemporanea
Location
VILLA SERENA
Bologna, Via Della Barca, 1, (Bologna)
Bologna, Via Della Barca, 1, (Bologna)
Orario di apertura
venerdì e sabato dalle ore 21.00 alle ore 01.00