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Simone Dulcis – Morning Prayers
Simone Dulcis traccia irruenti percorsi di colore, violenti flussi che deflagrando irrompono tra coaguli, densi accumuli e filamenti di una materia pulsante che si rigenera.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 7 maggio, alle ore 19, presso le sale dello Studio di Architettura CinquantunoUndici, sarà inaugurata la mostra Morning Prayers di Simone Dulcis (Milano, 1971). In esposizione, fino al 18 giugno, 30 opere tra dipinti e "totem" che costituiscono la produzione ultima dell'artista. Presentazione a cura di Roberta Vanali.
Impulsi primigeni, tumultuoso espandersi di segni, lacerano la forma esorcizzando drammi esistenziali. Stratificazioni di memorie vissute, incise d'impeto, incarnano metafore del tempo che inevitabilmente scorre. Simone Dulcis traccia irruenti percorsi di colore, violenti flussi che deflagrando irrompono tra coaguli, densi accumuli e filamenti di una materia pulsante che si rigenera. Spietatamente crudo scalfisce la superficie pittorica evocando tribali scarificazioni. Rituali iniziatici di passaggio. Cicatrici, vuoti incolmabili, individuano presenze ed evidenziano paradossalmente inquietanti assenze.
Evocatore di valori semantici ambigui, fulcro tra il silenzioso graffitismo primitivo e l'urlato alfabeto segnico metropolitano, l'artista si fa interprete di profondi disagi sociali. Sprofonda nelle voragini occulte di un'esistenza precaria, assorbito dalla tensione interiore che sviscera vibranti dinamismi e fende come lama acuminata marcando linee di confine inaccessibili. Affonda le radici nella rossa terra madre, accecato da infuocati tramonti per confluire travolgenti stati d'animo nell'acre bitume metropolitano la cui brillantezza del nero incarna tutta la solennità del jazz di Coltrane.
Da una pittura gestuale di drammatica forza espressiva, memore del pathos di Hartung e Kline, Simone Dulcis giunge talvolta ad inattese dissolvenze cromatiche, liricità quasi impalpabili, palesate da un rigagnolo che affiora o da un punto rosso che improvvisamente si accende per distinguersi da icone ancestrali. Convulse pennellate concretizzano esplosioni di dolore, raccontano pagine interrotte dalla caducità del destino. Moti dell'anima si trasfigurano in rituali, in formule magiche che evolvono in cadenzate litanie. Silenziose invocazioni, parole pronunciate con ieratica lentezza, scandiscono ritmicamente le ore del giorno. Viaggi iniziatici, aneliti di purificazione il cui potere trascendentale volge ad esiti d'intensa spiritualità, riecheggiano austeri alla luce di un mattino che nasce.
Impulsi primigeni, tumultuoso espandersi di segni, lacerano la forma esorcizzando drammi esistenziali. Stratificazioni di memorie vissute, incise d'impeto, incarnano metafore del tempo che inevitabilmente scorre. Simone Dulcis traccia irruenti percorsi di colore, violenti flussi che deflagrando irrompono tra coaguli, densi accumuli e filamenti di una materia pulsante che si rigenera. Spietatamente crudo scalfisce la superficie pittorica evocando tribali scarificazioni. Rituali iniziatici di passaggio. Cicatrici, vuoti incolmabili, individuano presenze ed evidenziano paradossalmente inquietanti assenze.
Evocatore di valori semantici ambigui, fulcro tra il silenzioso graffitismo primitivo e l'urlato alfabeto segnico metropolitano, l'artista si fa interprete di profondi disagi sociali. Sprofonda nelle voragini occulte di un'esistenza precaria, assorbito dalla tensione interiore che sviscera vibranti dinamismi e fende come lama acuminata marcando linee di confine inaccessibili. Affonda le radici nella rossa terra madre, accecato da infuocati tramonti per confluire travolgenti stati d'animo nell'acre bitume metropolitano la cui brillantezza del nero incarna tutta la solennità del jazz di Coltrane.
Da una pittura gestuale di drammatica forza espressiva, memore del pathos di Hartung e Kline, Simone Dulcis giunge talvolta ad inattese dissolvenze cromatiche, liricità quasi impalpabili, palesate da un rigagnolo che affiora o da un punto rosso che improvvisamente si accende per distinguersi da icone ancestrali. Convulse pennellate concretizzano esplosioni di dolore, raccontano pagine interrotte dalla caducità del destino. Moti dell'anima si trasfigurano in rituali, in formule magiche che evolvono in cadenzate litanie. Silenziose invocazioni, parole pronunciate con ieratica lentezza, scandiscono ritmicamente le ore del giorno. Viaggi iniziatici, aneliti di purificazione il cui potere trascendentale volge ad esiti d'intensa spiritualità, riecheggiano austeri alla luce di un mattino che nasce.
07
maggio 2004
Simone Dulcis – Morning Prayers
Dal 07 maggio al 10 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO CINQUANTUNOUNDICI
Cagliari, Via Ada Negri, 21, (Cagliari)
Cagliari, Via Ada Negri, 21, (Cagliari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 20
Vernissage
7 Maggio 2004, ore 19
Autore
Curatore