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Arthur Danto – La destituzione filosofica dell’arte
Un incontro di studio sul lavoro di Arthur Danto, in cui tre storici dell’arte, Luca Bortolotti, Michele di Monte e Francesco Sorge dell’Università della Sapienza presenteranno al pubblico il saggio “La destituzione filosofica dell’arte” (Tema Celeste, Siracusa, 1991).
Comunicato stampa
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Nell’ambito delle iniziative culturali della rassegna “Dal Vivo”, caratterizzate da un’attenzione rivolta prevalentemente alla contemporaneità, gli incontri del martedì vogliono affrontare in primo luogo tematiche di metodo e di analisi. In quest’ottica la Galleria Nazionale è lieta di presentare un incontro di studio sul lavoro di Arthur Danto, in cui tre storici dell’arte, Luca Bortolotti, Michele di Monte e Francesco Sorge dell’Università della Sapienza presenteranno al pubblico il saggio "La destituzione filosofica dell'arte" (Tema Celeste, Siracusa, 1991).
Figura di spicco nell'odierno scenario filosofico americano, Arthur C. Danto si è assiduamente occupato dei problemi estetici e filosofici posti dalla produzione artistica contemporanea, guidato dalla forma mentis e dalla
strumentazione critica derivanti dalla sua impostazione analitica.
"La destituzione filosofica dell'arte" (Tema Celeste, Siracusa, 1991) costituisce un'esauriente compendio degli interessi prevalenti dell'autore e delle sue riflessioni sulla comprensione, l'interpretazione e il giudizio dell'arte d'avanguardia.
Muovendosi tra questioni ontologiche, problemi di ricezione estetica, discussione dei criteri di valutazione, considerazione del ruolo del
contesto culturale, il libro di Danto offre un denso materiale all'interno del quale si privilegeranno gli aspetti legati allo statuto fenomenico, l'identità e le prerogative (intrinseche o estrinseche) che qualificano
l'opera d'arte in quanto tale, nonché quelli relativi all'attività, le informazioni e le competenze richieste o necessarie a colui che la fruisce.
Si analizzerà, inoltre, il pensiero del filosofo americano intorno alla penetrabilità cognitiva e alla traducibilità linguistica dell'esperienza
della percezione, valutandone alcune implicazioni rispetto alle pratiche e alle strategie descrittive della disciplina storico-artistica.
Figura di spicco nell'odierno scenario filosofico americano, Arthur C. Danto si è assiduamente occupato dei problemi estetici e filosofici posti dalla produzione artistica contemporanea, guidato dalla forma mentis e dalla
strumentazione critica derivanti dalla sua impostazione analitica.
"La destituzione filosofica dell'arte" (Tema Celeste, Siracusa, 1991) costituisce un'esauriente compendio degli interessi prevalenti dell'autore e delle sue riflessioni sulla comprensione, l'interpretazione e il giudizio dell'arte d'avanguardia.
Muovendosi tra questioni ontologiche, problemi di ricezione estetica, discussione dei criteri di valutazione, considerazione del ruolo del
contesto culturale, il libro di Danto offre un denso materiale all'interno del quale si privilegeranno gli aspetti legati allo statuto fenomenico, l'identità e le prerogative (intrinseche o estrinseche) che qualificano
l'opera d'arte in quanto tale, nonché quelli relativi all'attività, le informazioni e le competenze richieste o necessarie a colui che la fruisce.
Si analizzerà, inoltre, il pensiero del filosofo americano intorno alla penetrabilità cognitiva e alla traducibilità linguistica dell'esperienza
della percezione, valutandone alcune implicazioni rispetto alle pratiche e alle strategie descrittive della disciplina storico-artistica.