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Giovanna Isnardi – Reperti di discussione
Giovanna Isnardi ama ribadire (e non troviamo difficoltà a crederle) che esiste una totale rispondenza tra il suo modo di dipingere e il suo modo di essere, che sulla tela trasferisce dati caratteriali.
Comunicato stampa
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Giovanna Isnardi ama ribadire (e non troviamo difficoltà a crederle) che esiste una totale rispondenza tra il suo modo di dipingere e il suo modo di essere, che sulla tela trasferisce dati caratteriali, impulsi, passioni, distacchi, delusioni, mutazioni; in maniera tale che il quadro è prodotto diretto della sua vita, riflettendo anche il dramma tutto particolare della condizione di donna-artista, con il complesso gioco dei ruoli che interviene non tanto come elemento di disturbo, quanto come reale condizionamento psicofisico … I primi incontri “dopo” il ‘68 sono costituiti da una fitta parcellizzazione “a tappeto” di due o tre fasce di colore contrastanti (dove per altro, un colore, prevale sugli altri) organizzate in un campo direzionale. Poiché, letteralmente, non esiste “forma”, si potrebbe parlare di soluzione “informale”, con un ampio spettro di riferimenti culturali, grosso modo, tra Pollock e Fautrier. Riferimenti che valgono per altro anche in un momento successivo, quando dal tessuto di fondo emerge una trama, fittissima, intricata, sempre più memoriale, che sembra avvolgere
la stessa volontà di espansione del colore … E’ qui che Giovanna Isnardi comincia a “soffrire” la propria pittura, comincia a capire di dover rendere conto di ogni suo pur minimo gesto, che ogni scelta deve essere motivata non solo al livello del sentimento. E comincia a capire che bisogna “sempre” fare i conti con la cultura, con tutto quell’insieme di gesti, di fatti, di idee che costituiscono i “segni” del nostro vivere di esseri votati alla “disperazione del nuovo” … La “tridimensionalità” diventa qui pesino tautologica: un filo di stacca da una superficie piana per cercare un angolo al di fuori di essa, determinando l’incontro tra superfici reali e superfici immaginarie e, sempre, triadicamente; ma la rigidità dello schema geometrico è definitivamente messa in crisi dalle colorazioni del filo, che non consentono la determinazione di spazi assoluti. Inutile dire che il passo successivo di tali ricerche implica una “verbalizzazione” del segno e una espansione nel campo del suono: anche se si tratta di ipotesi di lavoro che solo lei, può essere in grado di valutare (e qui hanno solo il valore di reperto di discussione). di Vincenzo Accame, luglio 1978
la stessa volontà di espansione del colore … E’ qui che Giovanna Isnardi comincia a “soffrire” la propria pittura, comincia a capire di dover rendere conto di ogni suo pur minimo gesto, che ogni scelta deve essere motivata non solo al livello del sentimento. E comincia a capire che bisogna “sempre” fare i conti con la cultura, con tutto quell’insieme di gesti, di fatti, di idee che costituiscono i “segni” del nostro vivere di esseri votati alla “disperazione del nuovo” … La “tridimensionalità” diventa qui pesino tautologica: un filo di stacca da una superficie piana per cercare un angolo al di fuori di essa, determinando l’incontro tra superfici reali e superfici immaginarie e, sempre, triadicamente; ma la rigidità dello schema geometrico è definitivamente messa in crisi dalle colorazioni del filo, che non consentono la determinazione di spazi assoluti. Inutile dire che il passo successivo di tali ricerche implica una “verbalizzazione” del segno e una espansione nel campo del suono: anche se si tratta di ipotesi di lavoro che solo lei, può essere in grado di valutare (e qui hanno solo il valore di reperto di discussione). di Vincenzo Accame, luglio 1978
24
aprile 2004
Giovanna Isnardi – Reperti di discussione
Dal 24 aprile all'otto giugno 2004
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL MUNICIPIO
Busalla, Piazza Enrico Macciò, 1, (Genova)
Busalla, Piazza Enrico Macciò, 1, (Genova)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 16-19
sabato 10-12, 16-19
Vernissage
24 Aprile 2004, ore 18