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La critica e l’opera
Perché la critica oggi?
Per cercare di reagire a quello stato di inerzia della cultura odierna in Italia che il poeta Giancarlo Majorino, nell’antologia Poesie e realtà pubblicata nel 2000, chiama «la mortificazione culturale in atto».
Comunicato stampa
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Perché la critica oggi?
Per cercare di reagire a quello stato di inerzia della cultura odierna in Italia che il poeta Giancarlo Majorino, nell’antologia Poesie e realtà pubblicata nel 2000, chiama «la mortificazione culturale in atto» e perché lo stato delle arti, dopo certi eccessi di concettualizzazione dai primi anni Sessanta alla fine degli anni Settanta, è quello di una
ritirata dal pensare, dal porsi domande sulla nostra esistenza individuale e sociale; di una rinuncia al tentativo di conciliare teoria e prassi, idea e creazione.
Le arti hanno perso la loro carica utopica, la forza del pensiero incorporato nell’opera, la problematicità delle idee, riducendosi a pura tecno-logia, gioco ingegnoso o, forse nel migliore dei casi, a «discreta» pratica
professionale. Il loro ruolo nella società è stato in gran parte sostituito dal sistema dell’entertainment, finalizzato appunto a intrattenere il pubblico. Tale sistema,
d’altronde, con la «facilità» che ne denota i meccanismi della produzione culturale, modellizza, ossia influisce più o meno direttamente sul linguaggio e lo stile di artisti, architetti, poeti, che non siano criticamente attrezzati a distruggerne/elaborarne le giacenze.
La criticità dovrebbe inoltre essere oggi parte costitutiva attribuente valore all’opera anche perché il rischio diffuso di serrarsi all’interno della propria disciplina non è
puramente connesso alla gergalità e a una certa
limitazione di orizzonti ma pure alla carenza di una preparazione culturale liberamente sperimentantesi: l’artista che non misuri ininterrottamente il proprio fare, quello delle altre arti, il movimento della realtà, rischia di
ricadere nell’angustia delle modellizzazioni o tonalizzazioni vigenti.
Si vuole dunque cercare di rimettere in atto quella «intenzionalità di modificare una situazione» di cui parlava Giulio Carlo Argan in una serie di incontri su La critica operativa e l’architettura, tenutisi alla Facoltà di
Architettura del Politecnico di Milano nel 1982 e
pubblicate nel 2002 a cura di Luca Monica, recuperando e riqualificando in rapporto alla realtà esistente la tradizione di origine illuministica della Critica, tradizione
che ha avuto a Milano nell’ultimo dopoguerra un ruolo fondamentale di rinnovamento culturale con l’attività del gruppo di intellettuali, artisti, poeti e architetti legati a Corrente.
Perché un convegno così alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano?
Per ricollegarsi alla tradizione di quegli incontri su La critica operativa e l’architettura sopra menzionati. Perché si vuole aprire il dibattito specialistico al problema
interdisciplinare del rapporto odierno critica/opera in altre arti come la poesia, la pittura e la scultura tentando di rimettere alla prova quel concetto di «assialità della
cultura» caro a Giulio Carlo Argan.
Il Politecnico sembra inoltre, a partire dal suo nome, il luogo adatto per reagire allo stato di isolamento disciplinare in cui versiamo.
Con l’intenzione di istituire un dibattito, i relatori invitati al convegno saranno in particolare chiamati a pronunciarsi
su una serie di snodi prolematici così sintetizzabili:
– STATO DELLE ARTI E DELLA PROPRIA ARTE OGGI;
– STATO E FUTURO POSSIBILE DELL’AUTORE NEL
PROPRIO CAMPO;
– DESCRIZIONE E RACCONTO (DA PARTE DEGLI
AUTORI) DELLA PROPRIA ESPERIENZA CREATIVA:
COME COSTRUISCE/COMPONE OGNUNO LA PROPRIA
OPERA?
– POSSIBILITA’ DI MISURAZIONE E DI VALUTAZIONE
DELL’OPERA NELLA SITUAZIONE CONTEMPORANEA
Il convegno si struttura, nel voler confrontare architettura, poesia, pittura/scultura, musica, lungo un doppio asse:
critici interni/critici esterni e generazioni del
dopoguerra/generazioni recenti.
Gli incontri si terranno nei giorni 5 e 12 maggio 2004
Il convegno prevederà un intervento di 30 minuti circa per ciascun invitato (possibilmente con diapositive) e un dibattito successivo.
Programma
I GIORNATA mercoledì, 5 maggio:
coordinano Maria Cristina Loi, Luca Monica
apertura: Antonio Monestiroli
Guido Canella (architetto)
Carlo Olmo (storico dell’architettura)
Paolo Portoghesi (architetto e storico dell’architettura)
Valerio Adami (artista)
Giovanni Raboni (poeta e critico della letteratura)
Carlos Martí Arís (architetto e storico dell’architettura)
Daniele Vitale (architetto)
Renato Rizzi (architetto)
Eugenio Finardi (musicista)
Stefano Raimondi (poeta)
Gianni Turchetta (critico della letteratura)
Dibattito
II GIORNATA mercoledì 12 maggio:
coordinano Giovanni Gardella, Marco Biagi
Giorgio Cusatelli (germanista e critico della letteratura)
Giancarlo Majorino (poeta e critico)
Tiziano Rossi (poeta e critico)
Kengiro Azuma (artista)
Rossana Bossaglia (storica dell’arte)
Marco Scotini (critico dell’arte contemporanea)
Pietro Finelli (artista)
Franco Purini (architetto)
Aldo Aymonino (architetto)
Dibattito
Per cercare di reagire a quello stato di inerzia della cultura odierna in Italia che il poeta Giancarlo Majorino, nell’antologia Poesie e realtà pubblicata nel 2000, chiama «la mortificazione culturale in atto» e perché lo stato delle arti, dopo certi eccessi di concettualizzazione dai primi anni Sessanta alla fine degli anni Settanta, è quello di una
ritirata dal pensare, dal porsi domande sulla nostra esistenza individuale e sociale; di una rinuncia al tentativo di conciliare teoria e prassi, idea e creazione.
Le arti hanno perso la loro carica utopica, la forza del pensiero incorporato nell’opera, la problematicità delle idee, riducendosi a pura tecno-logia, gioco ingegnoso o, forse nel migliore dei casi, a «discreta» pratica
professionale. Il loro ruolo nella società è stato in gran parte sostituito dal sistema dell’entertainment, finalizzato appunto a intrattenere il pubblico. Tale sistema,
d’altronde, con la «facilità» che ne denota i meccanismi della produzione culturale, modellizza, ossia influisce più o meno direttamente sul linguaggio e lo stile di artisti, architetti, poeti, che non siano criticamente attrezzati a distruggerne/elaborarne le giacenze.
La criticità dovrebbe inoltre essere oggi parte costitutiva attribuente valore all’opera anche perché il rischio diffuso di serrarsi all’interno della propria disciplina non è
puramente connesso alla gergalità e a una certa
limitazione di orizzonti ma pure alla carenza di una preparazione culturale liberamente sperimentantesi: l’artista che non misuri ininterrottamente il proprio fare, quello delle altre arti, il movimento della realtà, rischia di
ricadere nell’angustia delle modellizzazioni o tonalizzazioni vigenti.
Si vuole dunque cercare di rimettere in atto quella «intenzionalità di modificare una situazione» di cui parlava Giulio Carlo Argan in una serie di incontri su La critica operativa e l’architettura, tenutisi alla Facoltà di
Architettura del Politecnico di Milano nel 1982 e
pubblicate nel 2002 a cura di Luca Monica, recuperando e riqualificando in rapporto alla realtà esistente la tradizione di origine illuministica della Critica, tradizione
che ha avuto a Milano nell’ultimo dopoguerra un ruolo fondamentale di rinnovamento culturale con l’attività del gruppo di intellettuali, artisti, poeti e architetti legati a Corrente.
Perché un convegno così alla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano?
Per ricollegarsi alla tradizione di quegli incontri su La critica operativa e l’architettura sopra menzionati. Perché si vuole aprire il dibattito specialistico al problema
interdisciplinare del rapporto odierno critica/opera in altre arti come la poesia, la pittura e la scultura tentando di rimettere alla prova quel concetto di «assialità della
cultura» caro a Giulio Carlo Argan.
Il Politecnico sembra inoltre, a partire dal suo nome, il luogo adatto per reagire allo stato di isolamento disciplinare in cui versiamo.
Con l’intenzione di istituire un dibattito, i relatori invitati al convegno saranno in particolare chiamati a pronunciarsi
su una serie di snodi prolematici così sintetizzabili:
– STATO DELLE ARTI E DELLA PROPRIA ARTE OGGI;
– STATO E FUTURO POSSIBILE DELL’AUTORE NEL
PROPRIO CAMPO;
– DESCRIZIONE E RACCONTO (DA PARTE DEGLI
AUTORI) DELLA PROPRIA ESPERIENZA CREATIVA:
COME COSTRUISCE/COMPONE OGNUNO LA PROPRIA
OPERA?
– POSSIBILITA’ DI MISURAZIONE E DI VALUTAZIONE
DELL’OPERA NELLA SITUAZIONE CONTEMPORANEA
Il convegno si struttura, nel voler confrontare architettura, poesia, pittura/scultura, musica, lungo un doppio asse:
critici interni/critici esterni e generazioni del
dopoguerra/generazioni recenti.
Gli incontri si terranno nei giorni 5 e 12 maggio 2004
Il convegno prevederà un intervento di 30 minuti circa per ciascun invitato (possibilmente con diapositive) e un dibattito successivo.
Programma
I GIORNATA mercoledì, 5 maggio:
coordinano Maria Cristina Loi, Luca Monica
apertura: Antonio Monestiroli
Guido Canella (architetto)
Carlo Olmo (storico dell’architettura)
Paolo Portoghesi (architetto e storico dell’architettura)
Valerio Adami (artista)
Giovanni Raboni (poeta e critico della letteratura)
Carlos Martí Arís (architetto e storico dell’architettura)
Daniele Vitale (architetto)
Renato Rizzi (architetto)
Eugenio Finardi (musicista)
Stefano Raimondi (poeta)
Gianni Turchetta (critico della letteratura)
Dibattito
II GIORNATA mercoledì 12 maggio:
coordinano Giovanni Gardella, Marco Biagi
Giorgio Cusatelli (germanista e critico della letteratura)
Giancarlo Majorino (poeta e critico)
Tiziano Rossi (poeta e critico)
Kengiro Azuma (artista)
Rossana Bossaglia (storica dell’arte)
Marco Scotini (critico dell’arte contemporanea)
Pietro Finelli (artista)
Franco Purini (architetto)
Aldo Aymonino (architetto)
Dibattito
12
maggio 2004
La critica e l’opera
12 maggio 2004
incontro - conferenza
Location
POLITECNICO DI MILANO – CAMPUS BOVISA
Milano, Via Giovanni Durando, 10, (Milano)
Milano, Via Giovanni Durando, 10, (Milano)
Vernissage
12 Maggio 2004, dalle ore 9.30