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Culture Altre – Luigi Ontani
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua l’indagine sui linguaggi prossimi all’arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre.
Comunicato stampa
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L¹analisi del complesso rapporto tra l¹arte generalmente intesa e i linguaggi a lei prossimi includerà quest¹anno anche quella relativa alla crisi delle culture occidentali, le ³prime culture².
Nell¹arte, nel design, nella musica, nello spettacolo, nella moda, nella letteratura, nella poesia, persino nella filosofia, il forte pensiero occidentale sembra abdicare di fronte alla prorompente avanzata di quelli che sono sempre stati definiti terzi o quarti mondi, terze o quarte culture.
Basta visitare le ultime edizioni della Biennale di Venezia, frequentare le sfilate di moda internazionali, accostarsi alla letteratura e alla poesia che maggiormente suscitano interesse, muoversi in un qualsiasi Festival del Cinema, partecipare alle varie mostre del design più innovativo o semplicemente camminare per le strade di una qualsiasi città o cittadina dell¹Italia, dell¹Europa o dell¹America, per rendersi conto che il panorama culturale e reale è radicalmente cambiato. E¹ interessante ciò che sta accadendo: i mondi si aprono, le culture si mescolano, le forme si ibridano, dando vita a mondi, culture e forme che si presentano ricche di improvvise possibilità.
Il lavoro di artisti, designer, scrittori, musicisti, stilisti, vive così in un continuo dialogo fra realtà differenti, fra pensieri che sembrano giungerci da ³mondi altri², fra immagini e forme che sempre più mostrano la loro totale apertura a immaginari non più ben definiti e codificati, ma da individuare e di cui fare tesoro.
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua perciò l¹indagine sui linguaggi prossimi all¹arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre.
Incontro con LUIGI ONTANI
Luigi Ontani nasce a Vergato, un piccolo paese dell¹Emilia, a poca distanza da Grizzana Morandi: Giorgio Morandi, dice Ontani, è sempre stato una ³presenza sulla collina², un ideale di qualità per il gesto e il mestiere della pittura. Ma il loro modo di intendere l¹arte è diverso: mentre Morandi ritrae bottiglie su toni spenti, Ontani realizza invece, a partire dagli anni Sessanta, gli Oggetti pleonastici, piccoli oggetti in gesso, lavorati con la scagliola e dipinti a tempera, ottenuti a calco da oggetti d¹uso, nei quali, con spirito ludico e fantasia, inserisce forme astratte.
Il riferimento all¹infanzia rimarrà, fino alla fine degli anni Sessanta, la matrice del suo immaginario che scatterà più tardi in una specie di gioco metamorfico giocato su di sé e sulla propria immagine con un ironico e raffinato narcisismo, in azioni spettacolo di un simbolismo mitico e fiabesco.
Nel 1970 si trasferisce a Roma, periodo in cui c¹è una costante di incontri intorno a un grande tavolo di trattoria, oppure dove è possibile imbattersi per strada in personalità d¹eccezione, da De Chirico a Pasolini. L¹atmosfera che vi si respira è neoavanguardistica, tra Minimalismo e Poverismo, difficilmente conciliabile però con il linguaggio che Ontani propone, teso ad esprimere comunque una diversità, senza però l¹alibi dell¹ideologia, nella consapevolezza ³dell¹apoliticità dell¹artista².
L¹arte è per lui il permanere della memoria come gioco sulla storia, sul museo, sul folklore, sulla mitologia, sull¹allegoria, sulla favola, sulla leggenda; concezione artistica diversa che rimane comunque nelle radici della nostra storia.
Dal ¹73 lavora così sulla ³perdita² della propria identità, realizzando i ³tableaux vivants², ovvero il racconto dell¹umanità nel corso del tempo, incarnando egli stesso le icone della storia civile e culturale in personalissime performances contemporaneamente fissate come opera con la posa fotografica.
È un dio dell¹Olimpo, una maschera italiana; il bellissimo pastore Endimione condannato da Giove al sonno perpetuo per aver aspirato all¹amore di Era o un principe orientale; oppure un mago, un santone, un personaggio agreste o ancora un eroe dell¹epoca patriottica italiana ed europea.
Assomiglia a un viandante che attraverso i tempi entra in palazzi splendidi, nei giardini degli uccelli del paradiso e nelle case più umili: abita l¹opera, la sgancia dalla sua fissità storica e la consegna ad una situazione transitoria, di diario, di appunto: al concetto di arte vita, di arte comportamento.
Poi, o da sempre, l¹intensa attrazione per il viaggio: l¹orientalismo di Ontani, già così spiccato nella sua adolescenza, ha la prospettiva di un sogno, di un desiderio esotico, cui va ricondotto il suo primo spostamento a Roma. In seguito, l¹India, una realtà composita in cui si mescolano razze, riti, miti, arcaismo, modernità e leggenda. Vi ³vive² l¹arte indiana, vi ascolta la sua musica, guarda la sua vita e religione e ogni volta torna con un bagaglio di cose da esporre, un deposito di sogni, di fantasie e di visioni: l¹opera di Ontani conserverà sempre quella preziosità indiana, anche quando visiterà Indonesia, America, Messico, Guatemala. Ogni viaggio diventa un¹avventura dell¹Io, un itinerario della coscienza, affinchè l¹arte diventi mondo e vita.
Nonostante Ontani non ami essere incasellato in tendenze e correnti, il nomadismo culturale che gli permette il recupero della storia in modo ³antistorico², distorcendola dal tempo per farla diventare tutta contemporanea, i riferimenti ironici e ludici al mito, al recupero dell¹infanzia, tradiscono la volontà di far piazza pulita di tutti i retaggi delle avanguardie e di sbarazzarsi del progetto moderno rimasto incompiuto, obiettivi questi tipicamente postmoderni.
Non a caso infatti, agli inizi degli anni Ottanta, Barilli, la Alinovi e Roberto Daolio, nella mostra ³I Nuovi nuovi², allestita presso il Museo Civico di Bologna, affiancano a Ontani artisti quali Salvo, Jori, Pagano, Spoldi, intendendo documentare con i loro lavori l¹interesse verso aspetti trascurati dal concettuale ma adesso non completamente estranei, almeno per quanto riguarda la tendenza a ricadere dentro la storia e a ripercorrere a ritroso il cammino dell¹arte.
Le mostre: innumerevoli...
Sarebbe impossibile fare un elenco delle esposizioni di Ontani: ci si deve limitare a citarne qualcuna tra quelle più significative. La prima si tiene nel 1967 alla Galleria San Petronio di Bologna, dove l¹artista espone i suoi Oggetti pleonastici. Dal ¹70 è in tutta Italia: a Verona, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino, Bologna, Venezia e per 4 mostre, dal 1980 al 1990, lo ospita la Galleria Massimo Minini di Brescia. Viene più volte invitato alla Biennale di Venezia, nel ¹72, nel ¹78, ¹84, ¹86, ¹95. Anche nell¹ultima edizione del 2003 è presente nella sezione Utopia Station.
Nel 1986 è alla Quadriennale di Roma, manifestazione che lo coinvolgerà anche nel ¹92 e nel 2000.
Sempre nel 2000 viene nominato migliore artista dell¹anno; nel 2003, nella I sala del Museo Napoleonico di Roma, troneggia il NapoleonCentaurOntano, una scultura in ceramica policroma, oltre ad altre creazioni più piccole della stessa foggia e materia, in una sorta di bestiari contemporanei, creati per simboleggiare, con la consueta ironia, l¹epopea del Bonaparte à la manière di Luigi Ontani.
All¹estero espone, a partire dal ¹75, ad Amsterdam, Parigi, New York, Toronto, Anversa, Tubinga, Bruxelles, Londra, Francoforte, Monaco, Bankok.
Rilevante nel 2004 la mostra presso la Galleria Massimo De Carlo, a Milano, con opere recentissime che ricordano le raffigurazioni dei cieli danteschi: vi si incontrano un¹ideale genealogia artistica di Ontani (Fra¹ Galgario, Parmigianino, Fontana, De Pisis); una rappresentazione dei quattro elementi e una raffigurazione dei rapporti tra l¹Italia, l¹Europa e l¹Universo, tutti e tre personificati.
Nell¹arte, nel design, nella musica, nello spettacolo, nella moda, nella letteratura, nella poesia, persino nella filosofia, il forte pensiero occidentale sembra abdicare di fronte alla prorompente avanzata di quelli che sono sempre stati definiti terzi o quarti mondi, terze o quarte culture.
Basta visitare le ultime edizioni della Biennale di Venezia, frequentare le sfilate di moda internazionali, accostarsi alla letteratura e alla poesia che maggiormente suscitano interesse, muoversi in un qualsiasi Festival del Cinema, partecipare alle varie mostre del design più innovativo o semplicemente camminare per le strade di una qualsiasi città o cittadina dell¹Italia, dell¹Europa o dell¹America, per rendersi conto che il panorama culturale e reale è radicalmente cambiato. E¹ interessante ciò che sta accadendo: i mondi si aprono, le culture si mescolano, le forme si ibridano, dando vita a mondi, culture e forme che si presentano ricche di improvvise possibilità.
Il lavoro di artisti, designer, scrittori, musicisti, stilisti, vive così in un continuo dialogo fra realtà differenti, fra pensieri che sembrano giungerci da ³mondi altri², fra immagini e forme che sempre più mostrano la loro totale apertura a immaginari non più ben definiti e codificati, ma da individuare e di cui fare tesoro.
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il ciclo di conferenze 2003/2004, continua perciò l¹indagine sui linguaggi prossimi all¹arte prendendo però in considerazione quanto siano influenzati dalle culture altre.
Incontro con LUIGI ONTANI
Luigi Ontani nasce a Vergato, un piccolo paese dell¹Emilia, a poca distanza da Grizzana Morandi: Giorgio Morandi, dice Ontani, è sempre stato una ³presenza sulla collina², un ideale di qualità per il gesto e il mestiere della pittura. Ma il loro modo di intendere l¹arte è diverso: mentre Morandi ritrae bottiglie su toni spenti, Ontani realizza invece, a partire dagli anni Sessanta, gli Oggetti pleonastici, piccoli oggetti in gesso, lavorati con la scagliola e dipinti a tempera, ottenuti a calco da oggetti d¹uso, nei quali, con spirito ludico e fantasia, inserisce forme astratte.
Il riferimento all¹infanzia rimarrà, fino alla fine degli anni Sessanta, la matrice del suo immaginario che scatterà più tardi in una specie di gioco metamorfico giocato su di sé e sulla propria immagine con un ironico e raffinato narcisismo, in azioni spettacolo di un simbolismo mitico e fiabesco.
Nel 1970 si trasferisce a Roma, periodo in cui c¹è una costante di incontri intorno a un grande tavolo di trattoria, oppure dove è possibile imbattersi per strada in personalità d¹eccezione, da De Chirico a Pasolini. L¹atmosfera che vi si respira è neoavanguardistica, tra Minimalismo e Poverismo, difficilmente conciliabile però con il linguaggio che Ontani propone, teso ad esprimere comunque una diversità, senza però l¹alibi dell¹ideologia, nella consapevolezza ³dell¹apoliticità dell¹artista².
L¹arte è per lui il permanere della memoria come gioco sulla storia, sul museo, sul folklore, sulla mitologia, sull¹allegoria, sulla favola, sulla leggenda; concezione artistica diversa che rimane comunque nelle radici della nostra storia.
Dal ¹73 lavora così sulla ³perdita² della propria identità, realizzando i ³tableaux vivants², ovvero il racconto dell¹umanità nel corso del tempo, incarnando egli stesso le icone della storia civile e culturale in personalissime performances contemporaneamente fissate come opera con la posa fotografica.
È un dio dell¹Olimpo, una maschera italiana; il bellissimo pastore Endimione condannato da Giove al sonno perpetuo per aver aspirato all¹amore di Era o un principe orientale; oppure un mago, un santone, un personaggio agreste o ancora un eroe dell¹epoca patriottica italiana ed europea.
Assomiglia a un viandante che attraverso i tempi entra in palazzi splendidi, nei giardini degli uccelli del paradiso e nelle case più umili: abita l¹opera, la sgancia dalla sua fissità storica e la consegna ad una situazione transitoria, di diario, di appunto: al concetto di arte vita, di arte comportamento.
Poi, o da sempre, l¹intensa attrazione per il viaggio: l¹orientalismo di Ontani, già così spiccato nella sua adolescenza, ha la prospettiva di un sogno, di un desiderio esotico, cui va ricondotto il suo primo spostamento a Roma. In seguito, l¹India, una realtà composita in cui si mescolano razze, riti, miti, arcaismo, modernità e leggenda. Vi ³vive² l¹arte indiana, vi ascolta la sua musica, guarda la sua vita e religione e ogni volta torna con un bagaglio di cose da esporre, un deposito di sogni, di fantasie e di visioni: l¹opera di Ontani conserverà sempre quella preziosità indiana, anche quando visiterà Indonesia, America, Messico, Guatemala. Ogni viaggio diventa un¹avventura dell¹Io, un itinerario della coscienza, affinchè l¹arte diventi mondo e vita.
Nonostante Ontani non ami essere incasellato in tendenze e correnti, il nomadismo culturale che gli permette il recupero della storia in modo ³antistorico², distorcendola dal tempo per farla diventare tutta contemporanea, i riferimenti ironici e ludici al mito, al recupero dell¹infanzia, tradiscono la volontà di far piazza pulita di tutti i retaggi delle avanguardie e di sbarazzarsi del progetto moderno rimasto incompiuto, obiettivi questi tipicamente postmoderni.
Non a caso infatti, agli inizi degli anni Ottanta, Barilli, la Alinovi e Roberto Daolio, nella mostra ³I Nuovi nuovi², allestita presso il Museo Civico di Bologna, affiancano a Ontani artisti quali Salvo, Jori, Pagano, Spoldi, intendendo documentare con i loro lavori l¹interesse verso aspetti trascurati dal concettuale ma adesso non completamente estranei, almeno per quanto riguarda la tendenza a ricadere dentro la storia e a ripercorrere a ritroso il cammino dell¹arte.
Le mostre: innumerevoli...
Sarebbe impossibile fare un elenco delle esposizioni di Ontani: ci si deve limitare a citarne qualcuna tra quelle più significative. La prima si tiene nel 1967 alla Galleria San Petronio di Bologna, dove l¹artista espone i suoi Oggetti pleonastici. Dal ¹70 è in tutta Italia: a Verona, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino, Bologna, Venezia e per 4 mostre, dal 1980 al 1990, lo ospita la Galleria Massimo Minini di Brescia. Viene più volte invitato alla Biennale di Venezia, nel ¹72, nel ¹78, ¹84, ¹86, ¹95. Anche nell¹ultima edizione del 2003 è presente nella sezione Utopia Station.
Nel 1986 è alla Quadriennale di Roma, manifestazione che lo coinvolgerà anche nel ¹92 e nel 2000.
Sempre nel 2000 viene nominato migliore artista dell¹anno; nel 2003, nella I sala del Museo Napoleonico di Roma, troneggia il NapoleonCentaurOntano, una scultura in ceramica policroma, oltre ad altre creazioni più piccole della stessa foggia e materia, in una sorta di bestiari contemporanei, creati per simboleggiare, con la consueta ironia, l¹epopea del Bonaparte à la manière di Luigi Ontani.
All¹estero espone, a partire dal ¹75, ad Amsterdam, Parigi, New York, Toronto, Anversa, Tubinga, Bruxelles, Londra, Francoforte, Monaco, Bankok.
Rilevante nel 2004 la mostra presso la Galleria Massimo De Carlo, a Milano, con opere recentissime che ricordano le raffigurazioni dei cieli danteschi: vi si incontrano un¹ideale genealogia artistica di Ontani (Fra¹ Galgario, Parmigianino, Fontana, De Pisis); una rappresentazione dei quattro elementi e una raffigurazione dei rapporti tra l¹Italia, l¹Europa e l¹Universo, tutti e tre personificati.
29
aprile 2004
Culture Altre – Luigi Ontani
29 aprile 2004
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Vernissage
29 Aprile 2004, ore 20,30