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Incontri con il design – da Memphis a Postdesign
Non solo merchandising di “alto” design, ma anche progettazione di interni e una decennale attività di ricerca e divulgazione, che si concretizza nel ciclo di eventi espositivi Incontri con l’arte: dopo le mostre dedicate all’artigiano progettista e costruttore, alle relazioni tra design e arte concettuale e al gioiello contemporaneo inteso come progetto artistico-industriale, Incontri dedica, nel suo spazio alle porte di Treviso, un omaggio a Memphis
Comunicato stampa
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Non solo merchandising di “alto” design, ma anche progettazione di interni e una decennale attività di ricerca e divulgazione, che si concretizza nel ciclo di eventi espositivi Incontri con l’arte: dopo le mostre dedicate all’artigiano progettista e costruttore, alle relazioni tra design e arte concettuale e al gioiello contemporaneo inteso come progetto artistico-industriale, Incontri dedica, nel suo spazio alle porte di Treviso, un omaggio a Memphis.
Mitico movimento, che desume il suo nome da una canzone di Bob Dylan, fondato nel 1981 da Ettore Sottsass, Memphis espone per la prima volta alla galleria milanese Arc’74, suscitando grande interesse di critica e pubblico per la provocatoria “rottura” rispetto al concetto razionalista secondo cui “la forma segue la funzione”, fino ad allora imperante.
A questo proposito, ha dichiarato, in un’intervista su Rai Educational, Aldo Cibic, all’epoca giovane apprendista nello studio di Sottsass e membro fondatore del gruppo: “La cosa interessante è stata come Sottsass sia riuscito ad attirare a sé degli amici che in tutto il mondo pensavano e sentivano la stessa cosa nello stesso momento. E questa è stata l’enorme energia scatenata da Memphis: a soli due anni dalla sua fondazione, era una parola che rientrava nel vocabolario, nello slang americano, come significato di trasgressione alle mode, di particolare, di speciale (…). È stata come il crollo del muro di Berlino, un’avanguardia visibile che ha aperto la strada a tutte le possibilità, al punto che oggi abbiamo a disposizione tante storie diverse, delle quali è difficile dire quale sia la principale (…)”.
Vere e proprie icone degli anni ’80, oggetti come la libreria Carlton o il vaso Mizar di Sottsass, la lampada Super di Martine Bedin, la sedia First di Michele De Lucchi o i vasi Titicaca di Matteo Thun e Carrot di Nathalie du Pasquier si sono imposti nell’immaginario collettivo fino a diventare oggetti cult, come, negli anni ’60, la Vespa o la macchina da scrivere Valentine per la Olivetti, non a caso sempre di Sottsass.
Configurando un approccio con il design giocoso e libero, che riscopre, reinventandoli, materiali “poveri” come il laminato o la gomma e li nobilita grazie all’uso del colore, agli accostamenti insoliti e ad una fantasia formale che trae ispirazione da un immaginario eclettico e cosmopolita, ma sempre fortemente legato alla dimensione “emotiva” e “comunicativa” dell’arte. Per oggetti-scultura in cui la supremazia conferita alla contaminazione linguistica già prelude alle tendenze più attuali del design contemporaneo. “Un designer Memphis“ scrive infatti Andrea Branzi ”non disegna solo un prodotto che deve contenere, versare, illuminare, reggere, accogliere, riposare: lo pensa, lo visualizza e ingegnerizza formalmente come insieme di segni espressivi di certi contenuti culturali”.
Memphis si scioglie, ufficialmente, nell’88, ma, nel ’96, Alberto Bianchi Albrici ne acquista la società fondando anche Post Design, marchio e galleria, entrambi milanesi, che si pongono tra gli obiettivi la promozione dei giovani designers. Un cambiamento che intende valorizzare, storicizzandole, le ormai leggendarie collezioni Memphis, pur nella continuità di un impegno che ha visto la collaborazione di alcuni dei membri “storici” del gruppo, come Sottsass e la Du Pasquier. E perseguendo lo stesso ”aggiornamento alla contemporaneità” e la stessa ricerca di un “design sensoriale attento al consumo fisico dello spazio” che Barbara Radice configurava come l’essenza di quella vera e propria “rivoluzione culturale del design” che è stata Memphis.
Elena Franzoia
Mitico movimento, che desume il suo nome da una canzone di Bob Dylan, fondato nel 1981 da Ettore Sottsass, Memphis espone per la prima volta alla galleria milanese Arc’74, suscitando grande interesse di critica e pubblico per la provocatoria “rottura” rispetto al concetto razionalista secondo cui “la forma segue la funzione”, fino ad allora imperante.
A questo proposito, ha dichiarato, in un’intervista su Rai Educational, Aldo Cibic, all’epoca giovane apprendista nello studio di Sottsass e membro fondatore del gruppo: “La cosa interessante è stata come Sottsass sia riuscito ad attirare a sé degli amici che in tutto il mondo pensavano e sentivano la stessa cosa nello stesso momento. E questa è stata l’enorme energia scatenata da Memphis: a soli due anni dalla sua fondazione, era una parola che rientrava nel vocabolario, nello slang americano, come significato di trasgressione alle mode, di particolare, di speciale (…). È stata come il crollo del muro di Berlino, un’avanguardia visibile che ha aperto la strada a tutte le possibilità, al punto che oggi abbiamo a disposizione tante storie diverse, delle quali è difficile dire quale sia la principale (…)”.
Vere e proprie icone degli anni ’80, oggetti come la libreria Carlton o il vaso Mizar di Sottsass, la lampada Super di Martine Bedin, la sedia First di Michele De Lucchi o i vasi Titicaca di Matteo Thun e Carrot di Nathalie du Pasquier si sono imposti nell’immaginario collettivo fino a diventare oggetti cult, come, negli anni ’60, la Vespa o la macchina da scrivere Valentine per la Olivetti, non a caso sempre di Sottsass.
Configurando un approccio con il design giocoso e libero, che riscopre, reinventandoli, materiali “poveri” come il laminato o la gomma e li nobilita grazie all’uso del colore, agli accostamenti insoliti e ad una fantasia formale che trae ispirazione da un immaginario eclettico e cosmopolita, ma sempre fortemente legato alla dimensione “emotiva” e “comunicativa” dell’arte. Per oggetti-scultura in cui la supremazia conferita alla contaminazione linguistica già prelude alle tendenze più attuali del design contemporaneo. “Un designer Memphis“ scrive infatti Andrea Branzi ”non disegna solo un prodotto che deve contenere, versare, illuminare, reggere, accogliere, riposare: lo pensa, lo visualizza e ingegnerizza formalmente come insieme di segni espressivi di certi contenuti culturali”.
Memphis si scioglie, ufficialmente, nell’88, ma, nel ’96, Alberto Bianchi Albrici ne acquista la società fondando anche Post Design, marchio e galleria, entrambi milanesi, che si pongono tra gli obiettivi la promozione dei giovani designers. Un cambiamento che intende valorizzare, storicizzandole, le ormai leggendarie collezioni Memphis, pur nella continuità di un impegno che ha visto la collaborazione di alcuni dei membri “storici” del gruppo, come Sottsass e la Du Pasquier. E perseguendo lo stesso ”aggiornamento alla contemporaneità” e la stessa ricerca di un “design sensoriale attento al consumo fisico dello spazio” che Barbara Radice configurava come l’essenza di quella vera e propria “rivoluzione culturale del design” che è stata Memphis.
Elena Franzoia
08
maggio 2004
Incontri con il design – da Memphis a Postdesign
Dall'otto al 29 maggio 2004
design
Location
INCONTRI
San Biagio Di Callalta, Via Postumia Ovest, 117, (Treviso)
San Biagio Di Callalta, Via Postumia Ovest, 117, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.00-12.00, 16.00-18.00
Vernissage
8 Maggio 2004, ore 17